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IL TESSUTO ECONOMICO DEL CENTRO STORICO DI VENEZIA

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2. IL TESSUTO ECONOMICO DEL CENTRO STORICO DI VENEZIA

Il secondo capitolo tratta il tema degli esercizi commerciali nella città di Venezia, cercando di tracciare l’evoluzione di quest’ultimi nelle prime due decadi del ventesimo secolo, a livello d’espansione e di offerta merceologica nei vari sestieri.

Ogni studio utilizzato per analizzare la dinamica delle attività commerciali nel centro storico di Venezia si riferisce a precisi anni di indagine, come per esempio lo studio della Salizada Sant’Antonin nel 2007, nel 2009 e nel 2020.

Per perseguire tale obiettivo, si sono utilizzati gli studi condotti il primo ed il secondo paragrafo sono quanto riportato dall’Ufficio di Piano su dati COSES 2001 e COSES 2008. Il terzo paragrafo invece si basa su studi di Wolfgang Scheppe. Il quarto è uno studio della Fondazione di Venezia sul punto di vista lavorativo (posti di lavoro ed andamento dei diversi settori), dell’economia turistica.

2.1 LE ATTIVITÀ COMMERCIALI NEI SESTIERI DI VENEZIA NELL’ANNO 2001

Uno studio commissionato da COSES nel 2001 ha analizzato la situazione delle attività commerciali a Venezia, con un focus sulle ripercussioni del D.L. 114\98, che introdusse misure di liberalizzazioni come per esempio l’abolizione delle licenze per gli esercizi commerciali fino a 250mq di superficie e la classificazione degli esercizi in ‘alimentari’ e ‘non alimentari’ . Lo studio analizzò la presenza di attività commerciali del settore 99

alimentare per ogni sestiere di Venezia rispetto alle altre attività commerciali, in particolare si selezionarono alcune zone fondamentali per l’indagine, come Rialto, Rio Terà S. Leonardo - Strada Nuova, Campo Santa Margherita, Via Garibaldi, Bragora - S. Francesco della Vigna, a cui si combinarono dati forniti dall’Ufficio Commercio del Comune e la documentazione storica dell’Archivio Fotografico dell’Ufficio Urbanistica. Lo studio si concentrò su alcune categorie merceologiche la cui clientela è prevalentemente costituita da turisti. Il risultato fu che il 20% dell’offerta commerciale delle zone sopra menzionate cambiò la propria offerta per soddisfare una domanda turistica, mentre altri tipi di settori gradualmente cercarono di soddisfare le esigenze di un’utenza diversificata, cioè composta da residenti e turisti, come accadde per esempio nel settore del vestiario, che si adeguò alle diverse disponibilità economiche e di gusto.

P. Gasparoli, F. Trovò, Venezia fragile. Processi di usura del sistema urbano e possibili mitigazioni, Pisa, Altralinea Edizioni s.r.l.,

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Nel 1998, il D.L. 114\98, conosciuto anche come ‘Decreto Bersani’, limitò dunque gli strumenti che permettevano alle Amministrazioni locali di gestire l’attività commerciali. Tuttavia, negli anni successivi si tentò di arginare questa manovra, che favoriva una rottura dell’equilibrio del tessuto commerciale in alcune zone quali l’insula di Rialto, via Garibaldi, Campo Santo Margherita e Rio Terà San Leonardo con la Deliberazione del Consiglio Comunale n.125 del 29.10.2001, la Deliberazione di attuazione n. 73 del 05.06.2003 e la Disposizione Dirigenziale n. 14220 del 05.04.04, per cui furono individuate le unità edilizie del centro storico di Venezia da sottoporre a particolari disposizioni rispetto alle attività commerciali artigianali ed il pubblico esercizio regolarizzando gli articoli disponibili al commercio.

In seguito, tramite una modifica del Regolamento per la gestione dei beni immobili comunali del Comune di Venezia, che emanò agevolazioni per i gerenti di attività economiche indirizzate ai bisogni della comunità residenziale, e specifici Regolamenti Comunali, s’imposero dei criteri progettuali che regolamentarono gli elementi accessori degli esercizi economici che potevano disturbare la percezione dell’ambiente urbano, come ad esempio vetrine e cartelli.

Il D.Lgs. 138\2011 Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo, anziché contrastare il cambiamento di direzione dell’offerta commerciale, la incentivò in quanto introdusse liberalizzazioni come la sostituzione delle licenze con autocertificazioni (solo gli esercizi alimentari non dovettero sottoporsi a tali modifiche), l’eliminazione di limiti territoriali all’apertura di esercizi commerciali (imposti solo nel caso di tutela di beni culturali) e la liberalizzazione degli orari . 100

Per l’anno 2001 l’Ufficio di Piano diffuse la seguente tabella riguardante la composizione delle attività economiche : 101

P. Gasparoli, F. Trovò, Venezia fragile. Processi di usura del sistema urbano e possibili mitigazioni, Pisa, Altralinea Edizioni s.r.l.,

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2014, pp. 124-125

Ufficio di Piano, Turismo sostenibile a Venezia. Analisi conoscitiva e prime indicazioni. Rapporto tematico, Venezia, 2011, p. 67

Tabella 2.1 - Attività economiche nel centro storico di Venezia, per ambiti subcomunali, tipo di utenza e settore nel 2001 [fonte: Ufficio di Piano, “Turismo sostenibile a Venezia. Analisi conoscitiva e prime indicazioni. Rapporto tematico”, 2011, p. 67]

Il settore “Artigianato e vendita” è composto dalle attività legate alla «produzione e vendita di alimentari, articoli per la casa, confezionamento di prodotti tessili e di abbigliamento, ortopedia, lavorazione e vendita di articoli destinati alle attività di produzione». Il settore “Commercio” è costituto da «esercizi alimentari, punti vendita di prodotti per la casa, farmaceutici, articoli di supporto alla produzione, veicoli e accessori ed altri beni di consumo aggregati (ferramenta, mercerie, elettrodomestici, ecc.)»; queste prime due tipologie d’attività interessano prevalentemente una domanda residenziale . 102

Nel settore “Artigianato e vendita” gli esercizi rivolti invece d’utenza mista, ovvero residenziale e turistica, sono quelli inerenti alla «lavorazione e vendita di prodotti in ceramica, pietre, oreficeria e bigiotteria; confezionamento di prodotti in pelle e articoli da viaggio; fabbricazione di oggetti in vetro e carta; altri articoli artigianali». Per quanto riguarda gli esercizi inerenti alla “Ricettività” ed alla “Ristorazione” (comprensivo di ristoranti, bar, mense e servizi catering), questi sono rivolti prevalentemente ad un’utenza turistica, anche se in realtà si tratta di un’ipotesi semplificativa in quanto l’utenza dei

Ufficio di Piano, Turismo sostenibile a Venezia. Analisi conoscitiva e prime indicazioni. Rapporto tematico, Venezia, 2011, pp. 67-68

pubblici esercizi è di tipo misto. Le attribuzioni delle attività alle diverse utenze, ovvero residenziale, mista e turistica sono state basate sulle «caratteristiche tipologiche delle