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Illustrazione della macrostrategia traduttiva

Commento traduttologico

4. Illustrazione della macrostrategia traduttiva

La scelta di una dominante (con eventuali sottodominanti) e l'indirizzamento a un determinato lettore modello sono funzionali al traduttore nell'adozione di una corretta strategia traduttiva, cioè "l'insieme dei procedimenti attuati dal traduttore per convogliare il testo dalla cultura emittente alla cultura ricevente" (Osimo, 2004: 228). Si possono, infatti, abbracciare due approcci opposti, che Schleirmacher esemplifica in una metafora ormai diventata pari ad un dogma nel mondo della traduzione:

O il traduttore lascia il più possibile in pace lo scrittore, e gli muove in contro il lettore, o lascia il più possibile in pace il lettore, e gli muove incontro lo scrittore. (Schleiermacher in Eco, 2010: 192).

Questa immagine metaforica spiega le due possibili macrostrategie traduttive che possono essere adottate nel processo di traduzione: la prima volta a creare una traduzione straniante, l'altra addomesticante.

Ci sono due scuole nell'ambito della traduzione. Una sostiene che il lettore debba "inciampare" continuamente nel fatto che il testo è una traduzione, a causa delle concatenazioni desuete di parole, delle note del traduttore, delle parole straniere e degli elementi culturalmente inconsueti. Che, in altre parole, il lettore venga straniato dall'intervento del primo autore ed estraniato da quello del traduttore. L'altra scuola afferma che il lavoro del traduttore debba essere invisibile, che il lettore […] non debba nemmeno sospettare che si tratti di qualcosa di meno o di più che di un originale. (Osimo, 2004: 56).

Questi due approcci prevedono quindi diverse strategie di accessibilità della cultura al testo, secondo due parametri chiamati da Toury "adequacy" (adeguatezza) e "acceptability" (accettabilità), cioè "heavy leaning on the assumed original", (preponderante inclinazione al presunto originale), oppure "sweeping adherence to norms which originate and act in the target culture itself" (una

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radicale aderenza a norme che si originano ed operano nella cultura ricevente del testo), (Toury, 2012: 79).

Nel caso del testo in esame, si è deciso di optare per una strategia traduttiva estraniante, scelta naturale se si considera la dominante del testo d'arrivo, cioè il desiderio di presentare non solo le differenze culturali tra l'etnia tibetana e l'etnia Han ma anche la loro distanza dalla cultura ricevente del testo. Si ricorda, inoltre, che il lettore modello del testo è in possesso di tutti i requisiti culturali necessari per apprezzare un testo che dia maggiore importanza all'adeguatezza a discapito dell'accettabilità del testo.

Schleirmacher affermava che dalla scelta di una precisa posizione teorica doveva corrispondere una stretta aderenza alla regola generale

Le due vie sono talmente diverse che, imboccatane una, si deve percorrerla sino in fondo con il maggiore rigore possible; dal tentativo di percorrerle entrambe contemporaneamente non ci si possono attendere che risultati estremamente incerti, con il rischio di smarrire completamente sia lo scrittore sia il lettore. (Schleiermacher in Eco, 2010: 192-193).

Nonostante ciò, la teoria recente ammette delle eccezioni alla regola generale e prevede una posizione più elastica. Si sono tenute a mente, quindi, le parole di Venuti, massimo fautore della strategia traduttiva dello straniamento:

Una traduzione attenta a limitare il proprio etnocentrismo non rischia necessariamente l'incomprensibilità o la marginalità culturale. Un progetto di traduzione può deviare dalle norme della cultura d'arrivo per sottolineare l'estraneità del testo straniero e creare così un pubblico di lettori più aperto alle differenze linguistiche e culturali, senza dover ricorrere ad esperimenti linguistici così estranianti da risultare controproducenti. Il fattore chiave è l'ambivalenza del traduttore nei confronti delle norme locali e delle pratiche istituzionali nelle quali tali norme sono inserite, una certa riluttanza ad identificarsi completamente con esse. (Venuti, 2005: 109).

Anche Eco ci ricorda che nella traduzione di un testo recente (come quello oggetto di analisi) sarebbe più corretto prendere decisioni operative specifiche e mirate a risolvere le problematiche offerte dal testo frase per frase, evitando l'osservanza rigida di una regola generale:

Ripeto che un criterio così severo vale solo per testi remoti per antichità o assoluta diversità culturale. […] Ma il criterio dovrebbe essere più flessibile per testi moderni. Scegliere di orientarsi alla fonte o alla destinaizone rimane in questi casi un criterio da negozioare frase per frase. (Eco, 2010: 193).

Il testo d'arrivo cerca quindi di conservare intatti i riferimenti culturali presenti nel testo di partenza anche inserendo, quando necessario, un apparato metatestuale costituito da note e riferimenti, o espandendo all'interno del testo eventuali termini alieni alla cultura ricevente. Dal punto di vista sintattico e testuale inoltre si è cercato di mantenere inalterata la sintassi e l'organizzazione delle informazioni del testo di partenza, ma nei casi in cui le esigenze grammaticali della lingua d'arrivo hanno reso necessaria una diversa organizzazione della frase non si è esitato a

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sacrificare parte dell'adeguatezza per la salvaguardia dell'accettabilità (e leggibilità) del testo. Come suggerito sia da Venuti sia da Toury, la scelta di una determinata macrostrategia traduttiva non può dare vita a una assoluta coerenza a livello microstrategico e bisognerà analizzare nel dettaglio le soluzioni adottate a livello operativo.

To be sure, the notion of the initial norm is intended to serve first and foremost as an explanatory tool. Thus, even if no clear macro-level tendency can be discerned towards either adequacy or acceptability it should still be possible – and helpful – to account for micro-level decisions in those terms. On the other hand, in cases when an overall choice can be pointed out, it is by no means necessary to assume that every single low-level choice was made in full accord with one and the same initial norm.16 (Toury, 2012: 80).