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La nostra mente è attraversata da innumerevoli pensieri che spesso sfuggono alla nostra consapevolezza, per questo vengono chiamati “automatici”, cioè non ci accorgiamo di farli. Alcuni di questi pen- sieri automatici possono sono essere disfunzionali inducendoci a fare degli errori nell’interpretare e valutare cioè che ci accade. Imparare a riconoscere e gestire i nostri pensieri disfunzionali è fondamentale, perché possono influire sulle nostre emozioni e, di conseguenza, sui nostri comportamenti.

Ad esempio, esaminiamo questa situazione: se a fronte di un ritardo di un amico con cui abbiamo un appuntamento pensiamo: “Mario ha avuto un imprevisto, certo arriverà al più presto”, rimarremo tranquilli magari approfittando del tempo a nostra disposizione per leggere un giornale o fare una telefonata; al suo arrivo lo saluteremo cordialmente e ci dedicheremo serenamente alle attività previste. Se, invece, il nostro pensiero è “Mario è il solito menefreghista, chi crede di essere? Perché dovrei rimanere qui ad aspet- tare mentre lui non si preoccupa affatto di me?” probabilmente sentiremo montare una rabbia crescente e di conseguenza potremmo decidere di andare via o di accogliere in malo modo la persona quando si presenterà. O ancora potremmo pensare “Ecco, ancora una persona che non si interessa di me e dei miei sentimenti”, e così sentirci dispiaciuti e offesi, e accoglierlo al suo arrivo con uno stato d’animo triste e un atteggiamento di rassegnazione. Questi sono solo alcuni esempi di come davanti a una situazione un “semplice” pensiero possa influire sul nostro stato d’animo e sul nostro comportamento.

A lungo andare il ripresentarsi in maniera costante di pensieri “di- sfunzionali”, può avere conseguenze decisamente negative rispetto sia al mantenimento di relazioni interpersonali significative che al raggiungimento di obiettivi importanti della nostra vita.

Il metodo ABC ci permette di affrontare le nostre problematiche relazionali aiutandoci a individuare i pensieri disfunzionali e pian piano a modificare le nostre inferenze e le nostre valutazioni (su di noi, sugli altri, sul mondo). Le inferenze sono ipotesi relati- ve alla presenza o assenza di condizioni reali (cosa sta succeden- do, è successo, o succederà). Alcune inferenze sono elaborate in modo quasi-automatico, e quindi non ne siamo immediatamente cosciente (“pensieri automatici”). Nel momento in cui facciamo delle inferenze possiamo commettere degli errori, relativi sia alle caratteristiche dello stimolo sia alle sue determinanti. Le valutazioni (i pensieri) che noi facciamo rispetto a noi stessi, agli altri e verso il

Metacognizione, neuropsicologia e riabilitazione psichiatrica

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mondo, possono essere definite come giudizi (buono-cattivo, OK- non OK) o preferenze.

Noi formuliamo delle valutazioni sulla base di processi inferenziali (ipotesi), che dipendono anche dalla nostre conoscenze e dalle no- stre esperienze passate, da come noi “ci spieghiamo la vita”.

Le caratteristiche

di un pensiero disfunzionale (irrazionale)

1) non ha attinenza con la realtà non ci sono prove tangibili che ne dimostrano la veridicità

2) ci fa stare male e provare emozioni fortemente negative 3) peggiora le relazioni interpersonali, non ci fa raggiungere i no-

stri obiettivi

Esempi di pensieri difunzionali

Vediamo quali sono i più frequenti:

– Pensiero dicotomico: le cose sono viste solo in termini positivi

o negativi, senza gradi intermedi. Ad esempio, una situazione o è un successo oppure è un fallimento. Non esistono vie di mezzo,

o bianco o nero, tutto o nulla.

– Inferenza Arbitraria

“Saltare alle conclusioni”:

Una persona può sostenere che altri individui stiano formulan- do giudizi negativi su di lui, ma senza alcuna prova evidente di ciò che afferma. Ad esempio, affermare di sapere che l’altro ci giudica male anche contro la rassicurazione di quest’ultimo. (Ti

ho già capito, so quello che pensi… lo so già…).

Personalizzazione

Tendenza a mettere in relazione eventi esterni con se stessi. Cioè sentirsi sempre come se fossimo al centro dell’attenzione per gli altri.

– Astrazione Selettiva, vuol dire: concentrarsi solo su un dettaglio

in una determinata situazione o contesto e ignorare, cioè non tenere conto altre importanti aspetti o caratteristiche di quella situazione. Abbiamo 2 casi: Minimizzare: quando ad esempio le situazioni positive sono trattate e riconosciute come tali, ma non gli si da tanto peso, per noi sono senza valore, tendiamo a pensare che c’è sempre qualcosa in più o di meglio. Squalificare

il lato positivo:in questo caso invece le situazioni, le esperienze

positive sono trascurate, non riconosciute, tendiamo ad avere una visione negativa delle cose, quindi no riconosciamo ciò che è positivo, questi aspetti non contano. Il bicchiere mezzo vuoto.

– Generalizzazione:Uno specifico evento è visto come caratteristi-

ca generale, l’evento viene esteso a tutti gli altri che ci capitano come caratteristica di vita in generale piuttosto che come essere un evento tra tanti . Non possiamo fare di tutta l’erba un fascio.

Allegati

133 – Ragionamento emotivo: considerare le nostre emozioni come

reazioni strettamente attendibili della situazione reale che ci sta capitando. Se mi sento così…. allora vuol dire che è vero. Se mi sento

sfiduciato in una determinata situazione o periodo allora vuol dire che non c’è speranza

– Doverizzazioni: l’uso di “dovrei”, “devo”, “bisogna”, si deve”

“gli altri devono”, segnala la presenza di un atteggiamento di pensiero rigido e tendente alla confusione tra “pretendere” e “desiderare”. Questo è in diretta connessione con le proprie regole personali

– Catastrofizzare: succede quando gli eventi negativi che posso-

no verificarsi sono trattati come intollerabili catastrofi piuttosto che essere visti in una prospettiva più pratica e moderata. Ad esempio, il disperarsi dopo un brutta figura come se fosse una catastrofe terribile e non come una situazione semplicemente imbarazzante e spiacevole (è terribile se…).