«Una impresa multiutility è in primo luogo un’impresa che produce diversi beni e servizi diversi, in parte o completamente appartenenti ai settori dei servizi di pubblica utilità»139. Dunque, la vocazione di questa tipologia di aziende è quella di «erogare una utilitas nei confronti della cittadinanza»140, vale a dire servizi definiti come pubblici poiché indispensabili per i clienti. Questi servizi devono rispettare una serie di requisiti essenziali141:
• Fornitura a tutti gli utenti, indipendentemente dalla loro ubicazione geografica; • Prezzi accessibili;
• Standard qualitativi omogenei e preventivamente stabiliti.
A partire dagli anni Novanta e, in modo massiccio, dall’inizio del XXI secolo si è assistito a cambiamenti sostanziali nel settore in questione.
La Legge 142/1990 ha rappresentato il primo punto di svolta, riconoscendo potestà statuaria a comuni e province e, di conseguenza, potenziando l’autonomia dei servizi
139 BRUTI LIBERATI E., FORTIS M. (a cura di). (2001). Le imprese multiutility. Aspetti generali e
prospettive dei settori a rete. Il Mulino. P. 31.
140 BONACCHI M. (2004). Aziende multi-utility e misurazione delle performance. FrancoAngeli. P. 3.
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pubblici locali142. Infatti, l’art. 22 comma 1 amplia la definizione di bene pubblico
comprendendo oltre alle attività imprenditoriali anche quelle attività non imprenditoriali finalizzate allo sviluppo sociale ed economico.
Successivamente, si è arrivati alla conclusione che gli enti di gestione dei servizi pubblici fossero tenuti a perseguire e realizzare il pareggio di bilancio attraverso l’equilibrio tra ricavi e costi. A tal fine, la gestione del pubblico servizio doveva realizzare efficienza, efficacia ed economicità, scopi tipici di aziende di stampo privatistico.
L’art. 22, inoltre, prevedeva che i servizi pubblici potessero essere gestiti143:
1. In economia, qualora le caratteristiche del servizio rendessero svantaggiosa la creazione di un’azienda ad hoc;
2. In concessione a terzi, se il costo del servizio comportasse un ostacolo oppure se fosse necessaria un’alta professionalità e competenze specifiche non possedute dall’amministrazione;
3. A mezzo di azienda speciale, qualora non fosse stata vantaggiosa la gestione in economia;
4. A mezzo di istituzione, quando vi era evidenza di servizi di rilevanza non imprenditoriale;
5. A mezzo di società per azioni a prevalente capitale pubblico, al fine di permettere la partecipazione di soggetti privati o altri soggetti pubblici. In seguito, con la Legge 448/2001, la riforma dei servizi pubblici ha segnato un’ulteriore evoluzione normativa. L’art. 35 di tale Legge separa il servizio dalle strutture adottate per adempiere ad esso144; per quanto concerne queste ultime, infatti, la proprietà delle reti, degli impianti e delle altre dotazioni patrimoniali deve restare in mano agli enti pubblici introducendo l’obbligo di una procedura di evidenza pubblica. Inoltre, l’art. 35 ha operato una distinzione tra “servizi pubblici di rilevanza industriale” e “servizi pubblici privi di
142 Per una trattazione completa dell’articolo di Legge in questione si rimanda a:
http://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazione Gazzetta=1990-06-12&atto.codiceRedazionale=090G0189&elenco30giorni=false, ultima consultazione 12/10/2017.
143 Cfr. Ibidem.
144 Per una trattazione completa dell’articolo di Legge in questione si rimanda a:
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rilevanza industriale”. Nel 2003, data la non chiara interpretazione al contesto del termine industriale, essa è stata sostituita con il termine “rilevanza economica”, in modo da includere le attività destinate alla generazione degli utili e, dunque, a scopo di lucro145. Inoltre, l’art. 14 comma 1 d) della Legge 326/2003 prevede tre forme di gestione per l’erogazione dei servizi locali di rilevanza economica146:
1. Attraverso società di capitali interamente privato, individuate attraverso l’espletamento di gare con procedure di evidenza pubblica;
2. Attraverso società a capitale misto pubblico-privato, nelle quali il socio privato venga stabilito attraverso gare con procedure ad evidenza pubblica;
3. Attraverso società a capitale interamente pubblico, con la condizione necessaria di esercitare un tipo di controllo uguale a quello esercitato sui propri servizi e che la società svolga la parte più rilevante della propria attività con l’ente che la controlla.
In definitiva, la progressiva liberalizzazione e privatizzazione147 che è avvenuta nel corso degli anni può essere rappresentata in questo modo, mostrando come l’intervento normativo abbia influito sul cambiamento della tipologia di gestione dell’erogazione di servizi pubblici.
Tavola 3.1 – Il vettore del cambiamento nelle forme gestionali dei servizi pubblici
Fonte: SAVIOLI G. (2002). Gli effetti del processo di privatizzazione e liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Paper presentato al XXV Convegno AIDEA.
145 Cfr. PALLIGGIANO G. (2009). L’evoluzione legislativa della gestione dei servizi pubblici locali dalla
legge Giolitti al Testo unico degli enti locali. Atti del convegno “La riforma dei servizi pubblici locali di
rilevanza economica”. P. 23.
146 Per una trattazione completa dell’articolo di Legge in questione si rimanda a:
http://www.camera.it/parlam/leggi/03326l.htm, ultima consultazione il 12/10/2017.
147 Processo inverso della nazionalizzazione; tende a trasferire la proprietà e il controllo di un’azienda o di
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All’inizio degli anni Duemila, dunque, si è assistito ad un forte processo di deregulation che ha portato le imprese erogatrici di servizi pubblici a convergere su più settori, facendo così nascere il modello dell’impresa multiservizi, definita multiutility148.
I principali settori interessati da tale cambiamento sono i seguenti149: 1. Energia elettrica;
2. Gas;
3. Servizio idrico; 4. Telecomunicazioni.
La filiera dell’energia elettrica è suddivisibili in quattro fasi:
• Generazione, inerente alla produzione attraverso lo sfruttamento di fonti rinnovabili o attraverso la trasformazione di idrocarburi;
• Trasmissione, relativo al trasporto dal generatore sino ai nodi periferici in prossimità del consumatore;
• Distribuzione, permette l’effettivo trasporto dell’elettricità al consumatore; • Vendita, è la fase più liberalizzata e si sostanzia nella fatturazione e assistenza al
consumatore.
L’industria del gas, invece, può essere divisa e analizzata in sei fasi: • Approvvigionamento;
• Trasporto; • Stoccaggio; • Dispacciamento;
• Distribuzione agli utenti finali (aziende industriali termoelettriche) e intermedi (aziende di distribuzione secondaria);
• Distribuzione secondaria (vendita alle utenze domestiche).
Il ciclo dell’acqua verrà trattato in maniera marginale dato che il Gruppo Estra, azienda oggetto dell’analisi, non è inserita all’interno di tale business.
148 BRUTI LIBERATI E., FORTIS M. (a cura di). (2001). Le imprese multiutility. Aspetti generali e
prospettive dei settori a rete. Cit. P. 31.
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Questo parte con la raccolta in una sorgente, mediante gli acquedotti si ha la distribuzione agli utenti e termina con lo scarico delle acque reflue nella rete fognaria e, in seguito, nel mare.
Per quanto concerne il settore delle telecomunicazioni (TLC) il processo di liberalizzazione e privatizzazione, unito alla continua e repentina innovazione tecnologica, ha reso possibili l’ingresso di nuovi player e la nascita di nuovi mercati. Dell’Oste e Drusiani affermano che le imprese multiutility operano in due aree di servizi di TLC150:
• Servizi di trasporto da fornire agli operatori, inerenti a fibre nude, servizi di
hosting e cavidotti;
• Servizi da fornire agli utenti, tra cui vi sono i servizi definiti tradizionali, come la fonia e internet, e i servizi definiti innovativi, come la fibra ottica.
I vantaggi di un modello di impresa multiutility sono molteplici; innanzitutto è possibile agire sul lato dei costi, realizzando economie di scala151 ed economie di scopo152, oltre che sul lato della domanda come la possibilità di offerta di bundle, ossia pacchetti, di servizi.
Questi vantaggi portano l’impresa multiservizi a un livello di competizione più alto rispetto alle monoservizio, le quali possono adottare due possibili risposte strategiche153: 1. Mantenere la propria specializzazione ad un solo business, dato che sia l’antitrust che i vincoli competitivi nei mercati liberalizzati mirano ad evitare l’insorgere di posizioni dominanti. In questo modo l’impresa multiutility è pressoché
150 Cfr. DELL’OSTE E., DRUSIANI R. (2002). La larga banda e le nuove tecnologie per lo sviluppo dei
servizi pubblici: ruolo delle imprese di Federgasacqua e Federelettrica. In: La larga banda e le nuove tecnologie per lo sviluppo dei servizi pubblici. Atti del forum ICT.
151 Si sostanziano quando all’aumentare dei volumi produttivi si ha una diminuzione dei costi unitari. Grant
osserva che con un aumento degli input utilizzati nel processo produttivo si verifica un aumento più che proporzionale degli output. Per una maggiore trattazione si rimanda a: GRANT R. (2011). L’analisi
strategica per le decisioni aziendali. Il Mulino.
152 Definite anche “economie di varietà”; si verificano quando la varietà dei prodotti o servizi realizzati
provoca una riduzione dei costi sostenuti per il processo produttivo. Per una trattazione completa dell’argomento si rimanda a: BELLANDI M. (1995). Economie di scala e organizzazione industriale. FrancoAngeli. Pp. 21-40.
153 Cfr. BRUTI LIBERATI E., FORTIS M. (a cura di). (2001). Le imprese multiutility. Aspetti generali e
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impossibilitata ad ottenere una posizione di monopolio nel mercato, ma può ottenere una leadership con la simultanea presenza di competitors di piccole dimensioni, tollerati proprio in ragione della ridotta dimensione e dello scarso potere contrattuale. Questo scenario porta gli operatori monoservizio a restare soggetti marginali ma in grado di realizzare margini di profitto considerevoli; 2. Decidere di adottare il modello multiutility, condizione tuttavia strettamente
correlata al grado di libertà stabilito dalle politiche regolatorie del settore di riferimento.