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II. Sintassi e testualità

3. Elementi della discontinuità

3.3. Incidentali

Una variante delle parentetiche sono le frasi incidentali. Tutta l’opera della poetessa ne è piena. L’inciso costituisce una componente strutturale immancabile nella composizione e, pur essendo per molti versi sormontabile alla frase tra parentesi, si presta ad una grande varietà di utilizzi. Vediamone alcuni.

In primo luogo, la frase incidentale aggiunge una puntualizzazione, arresta il discorso per precisare qualcosa e lo riprende arricchito di significato:

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«la materia inerte delle Stazioni assorbe in fatti – e modifica – le atmosfere» SR 12;

«il refolo che li precede – anzi, che fa da ala alle loro spalle» SR 14; in questo caso la puntualizzazione ribalta il senso di quanto espresso nella principale;

«siamo simili a piante – non al mare» SR 12;

«Entrano – a uno a uno – nella cucina» SR 14, si noti come in questo esempio l’interruzione oltre a puntualizzare una modalità la renda visibile graficamente, decelerando il ritmo veloce dato dal verbo sdrucciolo. Contribuisce alla formazione di questo effetto anche la ripetizione;

«La cuspide anatomica brillava – alle 14 | di una giornata di sole – | per dare l’impressione...» 41

«Canta | il mondo con accompagnamento di shofar – coro d’ossa ricurve | dell’ariete – un canneggio di bianchi | strumenti umani.» MR 32;

«Questo sono le nuvole: turbolenza | e meandro, sacrari | in galoppo animale, menhir di scimmie erette fino alle stelle – splendide | scimmie – senza trono – senza | luce – pari alle stelle» MR 13. In questi ultimi versi è visibile anche la funzione strutturale dell’asindeto, che, oltre a puntualizzare, crea una catena di discontinuità, confondendo i piani del periodo principale e incidentale.

In altri casi l’inciso introduce una seconda possibilità di lettura, una variante possibile in un’analogia, oppure rivela una verità altra:

«l’onda lunga del dolore [...] è un furore frangibile che | approfondisce | la dignità raggiunta dalla cronaca | tra i banchi merci del rione | dismesso: resti del biasimo di una conclusa battaglia – o il fracasso | di una bontà a noi estranea.» SR 72;

«La risata del banditore di arance è l’ultima a morire | nell’area sgomberata | – ma non è naturale (è il mio cuore farneticamente immerso nella terra levata da tutti i lati | dal mar Ionio – è un richiamo tolto di peso dalla schiatta degli angeli | alacri – dei bellissimi

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angeli da combattimento – il nonnulla invincibile | del Primo Amore). Il vento lapidario del mattino | rimescola le vittime – noi | e i nostri sfumati testimoni.» SR 73, si noti qui la compresenza della parentetica, che da sola occupa quasi l’intera strofa e contiene anch’essa due incisi, ampliando la frammentazione dei versi;

«sotto il sibilo di un sole leale – o il suo quaresimare nel calore del sangue» SR 17.

La frase incidentale, come la parentetica, è anche il luogo adatto per la creazione, o moltiplicazione, di analogie:

«notiamo [...] la completa assuefazione [...] – un remoto struggimento di naviganti sul fondo limpido della catastrofe» SR 12;

«sugli umani – su questo | rimanere di noi | nelle pozze, dove ha piovuto di fresco.» SR 26;

«lo stesso (lo stesso!) sole riflesso | dal sottoscala pieno dei frantumi delle nostre risa e dei giochi – una luce ustoria | e illudente – tempo | ritrovato in tempo» SR 45;

«Vacche | del colore del grano | nel sole malinconico – un campo brado | di dolcissimo latte» MR 17;

«Le casacche odoravano di pula – tutto il corpo dei fanti | era pula e volava.» MR 91.

Prendiamo ora in considerazione i seguenti esempi:

«L’infanzia è [...] il suono franco e veniale della risacca | ieri – e il fiume | che avvolge tiepidamente la fauna.» SR 13;

«lingua di terraferma nella sua spira di polvere – e parole | guizzanti...» SR 107;

«Fuori | è il verso giusto tra i cavalcavia ossei | sulla statale verso la campagna che inonda la finestra del primo albergo [...] – e fuori è la vernice giallo limone | della giornata di

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mercato che finisce (ne puoi già intravedere | i fari tra i ciliegi e i banchi | delle acciughe scodanti?) nella sera pulita...» SR 54;

«C’è poco buio nel corpo dei bambini [...] il poco – e rovi grossolani» MR 36;

«Sette colpi tra il sonno e la veglia – e lei la sindone della febbre» MR 47;

«Il convoglio soffiava | dalla canna d’organo della motrice prismi e gigli di nuvole | disincarnate – e lei nel raggio della sua investitura puntava | la freccia» MR 56.

In tutti il trattino dell’incidentale è seguito da e, dunque l’interruzione creata dalla lineetta è immediatamente negata dalla congiunzione, creando un cortocircuito ossimorico tra discontinuità e continuità.

Si può osservare un processo simile negli esempi sotto riportati, nei quali l’inciso introduce (e separa), complementi o subordinate. Il discorso poetico risulta segmentato (graficamente, ma non logicamente) in pezzi allineabili, e la poesia è il risultato dell’assemblaggio di segmenti frasali:

«Di ritorno sentimmo l’odore a riposo del dolore – nel vedere trascorrere il cielo lungo il treno che si stava formando.» SR 11;

«tratteniamo la luce calante del pomeriggio nelle guance – che assorbono lentamente il buio, la calata nel nero dell’occhio | oltre le ringhiere, profondo come la bottoniera di un vulcano – o un cumulo affocato di maceria» SR 17;

«Sul fondale di quel creare e crepitare, echeggia | il singhiozzo di ogni creatura – per l’ostinato | cercare attorno ai nostri sensi; per quel rondone che ha battuto innamoratamente il capo nella schiarita come un martirio – un soliloquio, un traguardo che si rigira | nell’inquieto femminile.» SR 24;

«Sei [...] il conio splendido degli occhi dell’umano – che come | la bellezza e l’amore, si giustifica da sé.» SR 110;

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«Una croce | di silenzio erompe | nel coro sacro | – nel profitto | di erbe estinte che sanno di cratere» MR 17;

«Pedalano – dalla balza tappezzata di macchia | rupestre a vigneto | nero della contrada – stellata | di cose lontane senza macerie.» MR 35.

Un’osservazione a quest’ultimo verso: l’aggettivo «stellata» è riferito a «contrada», quindi con la chiusura dell’inciso non si torna alla frase principale (Pedalano), bensì si continua all’esterno la descrizione di quanto presentato all’interno dell’inciso: il dentro e il fuori sono in un rapporto di continuità, seppur separati graficamente.

L’esempio precedente ci aiuta a introdurre un altro caso di utilizzo anomalo delle lineette incidentali, ossia l’uso puramente grafico: «misuriamo | la grazia terribile del suo volto | vicino | a un gioia animale – pane | – culto | – commerci.» MR 20, in cui i trattini servono a creare un elenco. Si tratta di una soluzione simile a quella già adottata a pagina 11: «soldati, ostie nere | – bilance | – cuori | di larva» (tra l’altro questo elenco ricalca e intensifica con le lineette quello che si trova nella strofa precedente dello stesso componimento: «Siamo una estrema razza azzurra | – nuove sembianze erette | torri | ricevimenti | torri deflagrate | che crollano lentamente.»). Questa modalità compositiva è portata al limite in Sulla bocca di tutti, in cui, a pagina 28, è inserito un vero e proprio elenco puntato: «Dunque senza gli oggetti non ci sarà dolore ma | 1. il sorriso | 2. la resina fossile del sorriso | 3. la nullità che non teme | la clamorosa eco della terra»; nelle opere più recenti la Calandrone sembra utilizzare al massimo questa strategia dell’elencazione per mezzo delle lineette: «Tutto il sole che cade sulla terra è raccolto: | – spiga | – mela.» SBT 35; «prima che le truppe | rovinassero l’orto, piegassero | come fili di lana | – pannocchie | – donne | – girasoli.» VC 61.

Si può parlare di valore grafico del trattino anche nei casi come il successivo: «Il tempo – tra i cardi | e il pane ancora ci tornisce | come due fiori (espedienti | di non-morte) incrucciati e sensitivi dello stesso corpo.» SR 39. Qui l’inciso isola la parola-tema tempo, separandola dal resto della frase, la quale però è retta logicamente da tempo, che ne è il soggetto. Si tratta di una violazione della logica della sintassi.

Sarebbe un errore però credere che si possa circoscrivere il valore di questi trattini all’unico ambito grafico. Dal momento che sono utilizzati per separare, elencare e isolare

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elementi della frase, assumono un chiaro valore prosodico, dettando il ritmo, obbligando alle pause anche l’occhio del lettore, il quale allora dovrà necessariamente tradurre questo dato visivo come una presa di respiro, un’enfasi. Nel riprodurre la «dettatura interiore», l’autrice cerca di renderla riproducibile anche al lettore attraverso l’utilizzo di questi escamotage grafici.

Non si tratta solo di indicazioni per l’occhio, ma anche per una vera e propria lettura ad alta voce: è l’autrice stessa infatti a confermare l’intenzione di rendere i testi adatti per essere recitati.6

Come già le parentesi, gli incisi sono chiaramente anche strumento di moltiplicazione. In alcuni casi questa affermazione risulta più evidente che in altri:

«Sporgiamo come efemere | [...] sui terrapieni coltivati a spazzole | di abeti, tagli | di luce, scudisci | raggianti – mulinelli» MR 18.

In questo esempio sembra che, non paga della già nutrita catena nominale, la poetessa abbia voluto aggiungere in chiusa un ulteriore elemento denotativo, e lo ha fatto isolandolo con la lineetta.

«il tuo corpo è sostanza termica tenuta in pugno – dal tempo | che si allontana lungo la natura | – dalla specie separata da un dubbio di lucentezza (se | siamo fatti di esistenza e pure abbiamo sogni trasparenti, di andare da Occidente verso l’amore | non sapendo che cosa ci congiunge): | l’infanzia è l’organo respiratorio della terra.» SR 16

Quest’ultimo esempio ci permette di constatare come tutti gli elementi che abbiamo veduto finora si intreccino e supportino vicendevolmente nel procedere per moltiplicazione della Calandrone: incontriamo dapprima un inciso che spezza e arricchisce il periodo, poi una ulteriore interruzione dovuta a una parentetica che

6 Lo dice nell’intervista per Radio 3 Suite, cit. L’autrice stessa è solita dare lettura delle sue poesie (si possono facilmente trovare sue registrazioni anche on-line). In questa pratica si può notare l’interazione con le tecniche del teatro: adotta il tipo di lettura detta “bianca”, nella quale chi legge non deve interpretare il testo, non deve cioè recitarlo, immedesimandosi in qualche modo. Questo perché ciò che va messo in scena è la parola, non l’io del poeta, o del lettore. L’autrice fornisce una spiegazione della tecnica della “lettura bianca” in Vivavox, Sossella, Bologna, 2011.

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esplicita il dubbio espresso nella frase precedente, infine una sentenza in clausola, anch’essa tipica del procedere di questa poetessa, introdotta dai due punti: è un trarre le somme dalle considerazioni complicate e sovrapposte precedenti, le quali sembrano seguire il flusso del pensiero e rendere la complessità dell’esistenza; è ridurre all’osso quanto prima volutamente moltiplicato, per necessità di esplicazione del complesso (che è il mondo in tutte le sue sfaccettature e manifestazioni).