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Rita Restante

Istituto Professionale “Enrico Berlinguer”, Acilia (Roma)

Insegno in un istituto professionale, dove il libro di testo e lo studio difficilmente appaiono collegabili al piacere della scoperta e della crescita culturale. Ho cercato, quindi, fin dall’inizio dell’anno scolastico, attraverso una serie di strategie, di tra- smettere il senso del valore delle conoscenze e della comprensione di ciò che ci cir- conda e che avesse attinenza con la mia disciplina.

Il metodo Problem-Based Learning (PBL), conosciuto in seguito alla frequenta- zione di un corso di formazione presso l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), mi è sem- brato uno strumento in più per cercare di affrontare la mia realtà. Non ho avuto, quindi, difficoltà a interrompere la normale attività didattica per dedicarmi a questa esperienza.

Una volta fissata la finalità, ho definito le capacità e le competenze che, secon- do me, sarebbero dovute scaturire da questo progetto una volta portato a termine dagli studenti (Tabella).

A gennaio ho parlato, alla classe, del PBL e ho proposto, secondo quanto pre- vede questo metodo di apprendimento, il problema dal titolo “Un colloquio delicato” (vedi p. 28), affrontato nel corso “Le biotecnologie in medicina: aspetti scientifici ed etici. Spunti per un’azione didattica” organizzato dall’ISS il 4-5 novembre 2002.

Tabella - Schema riassuntivo del progetto

Problema PBL: Un colloquio delicato

Finalità: Utilizzare il PBL per raggiungere una chiara e semplice com- prensione dei principi che regolano la trasmissione delle malat- tie ereditarie e dei principi applicativi delle biotecnologie in medicina, e avere, quindi, la consapevolezza di alcuni aspetti che riguardano la nostra salute

Prerequisiti: Leggere e interpretare un testo scientifico semplice

Capacità: L’alunno è in grado di analizzare la situazione problematica proposta:

motivando i meccanismi che regolano la trasmissione delle malattie genetiche mendeliane

riconoscendo l’importanza dell’identificazione, all’interno di una famiglia, di patologie che rendono una coppia a rischio utilizzando le informazioni sulle biotecnologie per motivare

la scelta di alcune indagini di laboratorio a scopo diagnostico

Contenuti: Malattie genetiche ed eredità mendeliana; La fibrosi cistica e la diagnosi prenatale;

Le biotecnologie e il trattamento delle malattie genetiche

Gli studenti nell’affrontare questa tematica non potevano attivare conoscenze pregresse, pertanto si è lavorato partendo da conoscenze basate su luoghi comu- ni e sul “sentito dire”.

Ciononostante, durante la prima fase del lavoro che doveva portare a sistema- tizzare le ipotesi, abbiamo ottenuto risultati accettabili.

Dalla discussione in classe sono emersi i seguenti punti da approfondire: • Che cos’è la fibrosi cistica, quali effetti provoca e se è curabile;

• se è ereditaria;

• stabilire come si trasmette all’interno della famiglia;

• che cos’è la diagnosi prenatale e se è pericolosa per il feto; • in che cosa consiste la terapia genica.

Le informazioni di base sulla fibrosi cistica, malattie genetiche e diagnosi prenatale sono state ricavate da opuscoli a carattere divulgativo forniti dall’Istituto “G. Mendel” e dall’Associazione famiglie fibrosi cistica (Figura).

Per quanto riguarda la terapia genica, a scuola non c’era niente di adatto, così i miei studenti hanno raccolto le informazioni necessarie consultando diverse pagi- ne web.

Infine ho dato la mia disponibilità, sia per fornire chiarimenti, che per svolgere eventuali lezioni su tematiche poco conosciute.

La classe è stata, quindi, divisa in gruppi, ognuno con una tematica da approfondire.

Dopo una settimana, dall’inizio del lavoro autonomo, quasi tutta la classe ha rinunciato e solo sei studenti hanno continuato il lavoro intrapreso.

Il prodotto finale di questo progetto è stata una relazione sintetica, ma sostan- zialmente esauriente su tutte le ipotesi formulate, ma nessuno degli argomenti trat- tati è stato approfondito.

Considerazioni dell’insegnante

L’aspetto più interessante e per certi aspetti sconcertante di questa esperienza è stato l’atteggiamento degli studenti nei confronti delle problematiche affrontate. Non hanno, dal loro punto di vista, mai avuto dubbi o incertezze nella comprensio-

Competenze Descrittori di abilità

1 A DNA

B Elementi di genetica C Le malattie genetiche

2 A Il calcolo della probabilità applicato all’eredità 3 A Le biotecnologie: principi e applicazioni

B Terapia genica

Metodi e strumenti Studio autonomo Testi scientifici Internet

Tempo 2 mesi

ne degli argomenti, posizione questa che mi ha lasciata perplessa fin dall’inizio, in quanto, sapevo bene che non avevano, ad esempio, le conoscenze minime di genetica generale per comprendere appieno ciò che stavano studiando.

Per indagare su quanto sospettavo, ho organizzato una “prova generale”, pre- gando i compagni di classe di prestare molta attenzione su quanto era esposto e di fare domande su qualsiasi aspetto della relazione. Da tale verifica è emersa imme- diatamente la scarsa comprensione degli argomenti trattati; il gruppo, quindi, preso atto della debolezza di alcune loro argomentazioni, ha ricominciato il lavoro per col- mare le lacune evidenziate. Ritengo che, quanto riscontrato, sia dovuto al fatto che l’atteggiamento prevalente dei miei studenti di fronte a qualsiasi testo, scolastico o meno, sia quello di non porsi domande, accettando senza riserve tutto ciò che tro- vano scritto.

Vignette tratte dalla relazione presentata dai ragazzi dell’Istituto Professionale “Enrico Berlinguer” di Acilia (Roma) nel convegno conclusivo del progetto presso l’Istituto Superiore di Sanità

Sono arrivata, quindi, alla conclusione che questo percorso formativo, per me, doveva rappresentare il “contenitore” da cui partire per progettare un’azione didat- tica seguendo lo schema indicato (Tabella).

L’esperienza è stata in ogni modo positiva, dopo l’incontro avuto presso l’ISS, in classe sono state poste domande suscitate dai lavori presentati dalle altre scuole ed è emersa la necessità di saperne di più su quanto era stato affrontato durante la realizzazione di questo progetto.

Inoltre, gli studenti che non hanno partecipato, hanno espresso il desiderio di affrontare un’altra problematica seguendo lo stesso metodo.

L’APPRENDIMENTO PER PROBLEMI IN III LICEO SCIENTIFICO