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Il questionario, riportato in appendice a questo lavoro, si compone di due parti: la prima esplora la conoscenza dei principi base della RS, gli aspetti che maggiormente si riflettono nella propria azienda, nonché i più importanti driver d’azione per l’imprenditore, cioè i motivi che spingono il capo azienda ad avvici- narsi a un percorso di sostenibilità d’impresa. Si prosegue con alcuni quesiti vol- ti a stabilire in che misura le politiche adottate in sede comunitaria sostengono l’attuazione di comportamenti sostenibili; e ancora, l’uso di certificazioni e ren- dicontazioni di vario tipo (es. marchi, bollini, report, bilanci, ecc.) e le criticità fi- nora incontrate. Seguono altre domande sulle buone pratiche attuate in azienda secondo lo schema delle quattro macroaree individuate dall’INEA come elementi in cui si declina la RS (prodotto, ambiente, territorio e risorse umane), nonché sulle esperienze di RS a livello di filiera e sulla multifunzionalità in azienda. La se- conda parte del questionario si completa con due sezioni contenenti informazioni sull’intervistato e la sua impresa in termini economico-giuridici. In particolare, la sezione I riguarda informazioni anagrafiche (es. età, sesso, grado di istruzione) e la formazione (i corsi di aggiornamento frequentati), mentre la sezione II si concentra sulla forma giuridica dell’impresa ed eventuali sedi produttive all’estero e sul tipo di attività svolta.

Il questionario (cartaceo), somministrato in maniera diretta, è stato com- pilato da 70 tra imprenditori e imprenditrici agricole partecipanti a un corso di formazione organizzato da Coldiretti. Tale campione, pur non essendo statistica- mente rappresentativo dell’universo cuneese, rimane fedele al trend descritto a livello provinciale.

I dati dell’indagine sono stati successivamente inseriti in un database ed elaborati per ottenere i risultati che si riportano di seguito.

In entrambe le sezioni, il tasso medio di risposta ha superato l’80%, un valo- re considerato più che soddisfacente.

imprenditrici, oltre la metà del campione indagato. L’età media degli intervistati è di 36 anni e la maggior parte di loro ha un diploma di scuola media superiore come titolo di studio. Tali dati sono coerenti con il contesto socio-economico descritto nella parte iniziale del report, nel quale si fa riferimento ad una notevole dinami- cità del tessuto imprenditoriale, presupposto necessario per l’implementazione di buone pratiche di RSI.

Alla data di ricezione dei questionari compilati, oltre il 58% degli intervistati aveva frequentato almeno un corso di aggiornamento professionale negli ultimi 5 anni, coerentemente con il fatto che tale iniziativa si è svolta all’interno di un percorso formativo orientato prevalentemente a realtà imprenditoriali gestite da donne (box 8.1).

Oltre il 70% delle aziende censite opera nel comparto agricolo, mentre solo il 15% si occupa di agroalimentare di prima e seconda trasformazione. Il 37% delle imprese sono di recente costituzione, cioè in attività da meno di 5 anni (box 8.2), mentre poco meno del 50% possono considerarsi più strutturate, con esperienze nel settore anche decennali.

BOX 8.1 – L’imprenditoria femminile

Mercato globale, competitività, qualità, sono solo alcune delle sfide che l’agricoltura è chiamata ad affron- tare nei prossimi anni. In questo scenario, una risorsa chiave è senza dubbio rappresentata dalla presenza femminile. La crescente affermazione di imprenditrici agricole, il loro apporto di idee e di proposte possono contribuire ad una svolta in grado di aprire al settore prospettive nuove e più incoraggianti. La presenza femminile in agricoltura, oltre a rivestire un importante tassello a livello di produzione agricola, svolge una funzione essenziale per mantenere vivo il territorio rurale. Sostenere la presenza delle donne in tale settore diventa dunque necessario alla promozione di uno sviluppo locale, dove ambiente, biodiversità, patrimo- nio culturale e qualità della vita siano elementi portanti per la crescita sostenibile. Attualmente le donne rappresentano circa un terzo (37%) della popolazione agricola attiva europea; ben più basse sono le quote a livello nazionale e regionale (circa 14%), mentre nella sola provincia di Cuneo la quota sale addirittura al 24%. La loro capacità di creare relazioni nuove tra agricoltura e società, si concretizza, ad esempio, con risposte adeguate alle nuove esigenze e combinando le risorse esistenti sul territorio attraverso processi ecosostenibili, economicamente soddisfacenti ed innovativi, con particolare riferimento all’agriturismo, alle fattorie didattiche, al settore biologico e alle produzioni di nicchia nei comparti ortofrutticolo e vitivinicolo.

capitoloviii - l'indaginesulcampo

Al fine di promuovere e diffonde pratiche di RSI, un ruolo fondamentale è svolto da soggetti come enti locali, camere di commercio, organizzazioni profes- sionali, associazioni, ecc. che possono fornire maggiori informazioni riguardo gli effetti positivi della responsabilità sociale sulle imprese e sulla società, oltre ad attivare e favorire la costituzione di una rete di attori per implementare il sistema e rafforzare lo scambio di esperienze e buone pratiche. In questo modo, si può dare un impulso allo sviluppo di capacità di gestione della sostenibilità, permettendo la formazione di politiche pubbliche anche attraverso l’apporto delle imprese. In altre parole, il lavoro sulla RSI svolto sul territorio dagli attori locali rimane uno dei pun- ti chiave; nel contesto locale preso in considerazione, e grazie al loro sforzo, ben il 71% degli intervistati si ritiene “molto informato” (grafico 8.1) sulla responsabilità sociale, confermando come questo argomento non sia più appannaggio delle sole imprese multinazionali, ma anche delle realtà minori a carattere familiare, le quali costituiscono oltre il 90% del tessuto produttivo nazionale.

Il grafico 8.2 offre una panoramica su quali siano i driver che hanno spinto l’imprenditore ad abbracciare politiche aziendali di responsabilità sociale. Oltre il 60% dei rispondenti rimanda questa scelta a convinzioni etiche personali, sebbene il 38,6% sia spinto da incentivi fiscali di natura pubblica; soltanto nel 14,3% dei casi si cerca, invece, un ritorno di immagine positivo come conseguenza di iniziative promozionali.

BOX 8.2 – L’imprenditoria giovanile

In Europa, dove la presenza di imprenditori under 35 si attesta attorno al 6%, appare oggi chiaro come, oltre ai problemi strutturali legati al ricambio generazionale (difficoltà di accesso al credito e alla terra, burocrazia, frammentarietà dell’informazione sulle possibilità di finanziamento e di formazione, carenza di servizi per l’infanzia e per la famiglia, ecc.), esistano delle problematiche che investono la rappresentazione stessa della figura dell’agricoltore e della vita nelle aree rurali, problematiche spesso causate da una mancanza di informazioni sull’evoluzione che questo mondo sta sperimentando negli ultimi anni.

I giovani sono quelli che investono di più nella diversificazione delle attività (agriturismi, fattorie didattiche), nella multifunzionalità, nella sostenibilità (energie alternative) e nell’innovazione, con performance aziendali migliori. Inoltre, secondo dati recenti l’occupazione dei giovani in agricoltura registra una controtendenza po- sitiva rispetto ad altri settori. Nello stesso tempo è cambiata radicalmente la figura dell’agricoltore, che oggi deve avere competenze manageriali, e del lavoro agricolo, dove la componente altamente tecnologica, il marketing, la comunicazione, giocano un ruolo importantissimo.

Fonte: La percezione delle aree rurali da parte dei giovani - Un’indagine europea realizzata su otto Stati Membri Ottobre 2012- MIPAAF - Rete rurale nazionale

Grafico 8.1 - In che misura si ritiene informato sulla responsabilità sociale d’im- presa? 3% 71% 24% 2% molto abbastanza poco per nulla

Fonte: nostra elaborazione

Grafico 8.2 – Quali tra i seguenti aspetti sono determinanti nella scelta di aderire a iniziative di sensibilità sociale e/o nell’adottare strumenti di RSI?

61,4 11,4 38,6 14,3 11,4 1,4 Convinzione personale dell’imprenditore Elevata concorrenza di comparto

spinte dal territorio Incentivi fiscali pubblici

Iniziative promozionali Su richiesta del cliente altro

capitoloviii - l'indaginesulcampo

muni di RSI: la cura per il prodotto e la tutela del consumatore sono decisamente gli aspetti più sentiti, con particolare riferimento al miglioramento del processo produttivo, alla sicurezza alimentare e al benessere degli animali. Allo stesso tem- po, è opportuno sottolineare come la valorizzazione del territorio e delle tradizioni agroalimentari abbiano ricevuto altrettanto interesse, come pure il rispetto e la tu- tela dell’ambiente. Dall’altro lato, il rapporto con le comunità locali e le interazioni a livello di filiera risultano ancora in fase di crescita, come dimostrano gli sforzi compiuti da diversi enti di ricerca per le filiere vitivinicola e zootecnica.

Grafico 8.3 - Quali dei seguenti aspetti ritiene particolarmente importanti per la sua impresa? 52,9 58,6 31,4 25,7 24,3 54,3 50,0 1,4 1,4

sicurezza alimentare e benessere animale

miglioramento del prodotto miglioramento delle relazioni con la

comunità

attenzione alla qualità del lavoro interesse per la salute dei lavoratori valorizzazione del territorio rispetto e tutela dell’ambiente altro non risponde

%

Fonte: nostra elaborazione

Attraverso queste domande è stato possibile esaminare alcune informazioni preliminari relative all’attuazione di comportamenti di responsabilità sociale tra le aziende del settore primario della provincia di Cuneo. Il modello delle 4 macroa- ree, formulato dall’INEA all’inizio della sua attività sulla RSI, è stato ampiamente condiviso su scala internazionale in occasione del Global Compact delle Nazioni Unite. Tale impianto teorico prevede l’individuazione di quattro macroaree, di se- guito illustrate, all’interno delle quali è possibile inserire molti degli elementi fino- ra citati, argomenti e aree di lavoro su cui si concretizza la responsabilità sociale.

Prodotto e consumatori

Il tema del consumo responsabile gioca un ruolo rilevante, nella misura in cui le imprese mettono in atto comportamenti etici per conquistare anche i con- sumatori più critici e consapevoli. Una strategia di responsabilità sociale rivolta al prodotto, ad esempio, considera almeno uno dei seguenti aspetti:

• la qualità, vale a dire sicurezza, salubrità e rispondenza a determinate caratte- ristiche delle materie prime, nonché dei metodi di produzione utilizzati;

• la territorialità, ovvero la capacità del prodotto di rappresentare il valore del territorio di provenienza, esprimendone l’insieme di tradizioni, cultura e know- how che lo rendono unico. È una dimensione valorizzata dalla crescente diffu- sione di prodotti con marchio di origine (DOCG, DOP, ecc.);

• la trasparenza delle informazioni relative al ciclo di vita e alla composizione organolettica del prodotto alimentare. L’informazione costituisce un valore ag- giunto imprescindibile che interessa le qualità specifiche del prodotto, il pro- cesso produttivo e il relativo impatto ambientale.

Il grafico 8.4 è il primo elemento relativo al tema della produzione, della comunicazione e del consumo. Quasi l’80% degli imprenditori intervistati condivi- dono l’importanza di fornire un prodotto di qualità al cliente, con il quale è altresì fondamentale instaurare uno stretto rapporto di fiducia. Prezzi concorrenziali, na- turalmente, giocano ancora un ruolo primario per mantenere buone relazioni con i consumatori, mentre la storia dell’azienda e il suo impegno etico passano decisa- mente in secondo piano, confermando le numerose ipotesi di natura accademica secondo cui le strategie di sostenibilità messe in atto in sede aziendale non trovano sempre un riscontro dal lato della domanda, spesso a causa di una insufficiente comunicazione.

capitoloviii - l'indaginesulcampo

Grafico 8.4 - Nei rapporti con la clientela, quali tra i seguenti aspetti sono im- prescindibili o fortemente apprezzati da parte dell’impresa cliente/consumatore finale? 4 3 6 13 3 4 5 9

Certificazione di rintracciabilità azienda agro-alimentare Certificazione di sicurezza (ISO 22000) Certificazione del sistema di gestione in linea con I

principi dell’Haccp – (ISO 10854) Certificazione di origine Certificazione del prodotto da “Agricoltura biologica -

Regime di controllo CEE” (Reg. CE 2092/91) Certificazione biologico (Reg. CE 834/07 Marchio collettivo (marchio ombrello, marchio di consorzio, marchio di consorzio d’area/GAL/distretto

rurale o agro-alimentare di qualità, ecc.) Marchio di qualità della carne bovina a norma di legge

Numero di aziende Fonte: nostra elaborazione

Un secondo aspetto interessante riguarda l’adozione di certificazioni e bolli- ni (grafico 8.5). Tra le 70 osservazioni degli intervistati, meno della metà utilizzano strumenti per comunicare il loro impegno in materia di qualità del prodotto e del ciclo produttivo. Tra le certificazioni adottate, la ISO 10854 che certifica il sistema di gestione in linea con i principi dell’HACCP è stato adottato da 6 aziende, 13 si servono delle indicazioni di origine territoriale (es. DOP) e 9 si fregiano del marchio di qualità della carne bovina a norma di legge, mentre il resto delle opzioni1 non ha

mai superato le 5 preferenze. Il dato del grafico 8.6 conferma non solo la difficoltà delle piccole imprese a utilizzare strumenti quali bilanci sociali, ambientali e di sostenibilità, spesso troppo complessi sotto il profilo burocratico- ma anche la ne- cessità di sviluppare per le piccole e medie imprese impegnate nel percorso di RSI parametri e linee guida differenti da quelle utilizzate dalle imprese multinazionali.

1 Per comodità grafica, si è preferito non riportare tutte le opzioni, le quali sono comunque presenti nel questionario riportato in appendice.

Grafico 8.5 – Utilizza strumenti di certificazione d’impresa/prodotto? Se sì, quali? 4 3 6 13 3 4 5 9

Certificazione di rintracciabilità azienda agro-alimentare Certificazione di sicurezza (ISO 22000) Certificazione del sistema di gestione in linea con I

principi dell’Haccp – (ISO 10854) Certificazione di origine Certificazione del prodotto da “Agricoltura biologica -

Regime di controllo CEE” (Reg. CE 2092/91) Certificazione biologico (Reg. CE 834/07 Marchio collettivo (marchio ombrello, marchio di consorzio, marchio di consorzio d’area/GAL/distretto

rurale o agro-alimentare di qualità, ecc.) Marchio di qualità della carne bovina a norma di legge

Numero di aziende Fonte: nostra elaborazione

Grafico 8.6 – Quali dei seguenti strumenti della responsabilità sociale d’impresa utilizza? 4 7 8 28 21 Bilancio sociale Bilancio di sostenibilità Codici etici Nessuno Non risponde

capitoloviii - l'indaginesulcampo

ambiente

Il settore primario è a stretto contatto con le componenti ambientali (es. aria, acqua, biodiversità, clima e paesaggio) ed è in grado di influirvi in termini di esternalità non solo positive ma anche negative. Sotto questo secondo profilo, l’a- zienda agricola può rendersi potenzialmente dannosa in diversi modi, ad esempio attraverso l’uso eccessivo di fertilizzanti e fitofarmaci, una cattiva gestione delle risorse idriche, il sovrapascolo, il ricorso a macchinari pesanti, ecc. Ognuna di queste azioni, però, può diventare un punto di forza laddove l’operatore agricolo decida di adottare prassi volontarie e di intraprendere un percorso di responsa- bilità sociale che tenga in considerazione la sostenibilità ambientale, ad esempio attraverso l’adozione di metodi di produzione a basso impatto.

Lo smaltimento corretto dei rifiuti è la pratica relativamente più comune e facile da adottare in una azienda agroalimentare (grafico 8.7), e tra le 70 azien- de della provincia di Cuneo ben 45 hanno segnalato il loro impegno in tal senso. La tutela del paesaggio e l’adozione di pratiche di agricoltura non convenzionale (biologica e biodinamica) rappresentano la seconda scelta più condivisa, con poco più del 27% delle preferenze. A tal proposito, va ricordato che il Piemonte non si distingue per essere una realtà produttiva ad alto regime biologico, pertanto, ritrovare nel campione un valore così ampio può considerarsi un elemento posi- tivo. A questa quota è possibile aggiungere un 24,3% corrispondente a coloro che dichiarano di utilizzare una minore quantità di antiparassitari e sostanze chimiche in generale. Infine, una azienda su 5 produce e utilizza energia alternativa (es. biomasse, eolico, solare, ecc.), operando inoltre una riduzione sul consumo di ma- terie prime (box 8.3).

BOX 8.3 – Energie rinnovabili

Sicurezza energetica, necessità di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, diversificazione dei redditi agricoli sono le motivazioni alla base della crescente attenzione dell’opinione pubblica alla produzione, sia su scala globale che locale, di biomassa per fini energetici. Nell’ambito delle energie rinnovabili assume particolare importanza la biomassa di origine agricola e forestale che ne costituisce una parte rilevante, nell’ordine dell’80%. Con il termine biomasse si intende il materiale biodegradabile dei prodotti residui provenienti dall’agricoltura, dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché quella dei rifiuti industriali e urbani. Secondo l’Annuario INEA (2012a) dell’agricol- tura italiana, oggi in Italia la quota prevalente di energia rinnovabile è ancora prodotta dagli impianti idroelettrici (56% nel 2010), seguita dalle biomasse e i rifiuti (32%).

Grafico 8.7 - Svolge iniziative finalizzate alla riduzione dell’impatto ambientale? 64,3 22,9 2,9 10,0 20,0 11,4 24,3 7,1 27,1 5,7 10,0 27,1 1,4 20,0 12,9 15,7

trattamento e smaltimento dei rifiuti (esempio: riciclaggio)

riduzione del consumo energetico riduzione dei rumori riduzione delle emissioni inquinanti riduzione dei consumi di materie prime riduzione dei consumi di acqua mancato impiego di antiparassitari imboschimento di terreni agricoli agricoltura con metodi di produzione integrata e/o

biologica (naturale)

agricoltura di tipo estensivo gestione dei sistemi di pascolo a scarsa intensità tutela del paesaggio utilizzo di biocarburanti sviluppo di energia alternativa (biomassa/

fotovoltaica/ecc..)

utilizzo di materie prime ecocompatibili utilizzo di confezionamento e/o imballaggio

ecocompatibile

% Fonte: nostra elaborazione

territorio

capitoloviii - l'indaginesulcampo

stakeholder coinvolti. In un settore così frammentato come quello agricolo, dove le aziende sono spesso a carattere familiare o comunque troppo piccole per venire incontro alle richieste del mercato, il grado di coinvolgimento dell’impresa nelle diverse fasi della filiera determina la misura in cui questa è in grado di fornire un prodotto di qualità, facendo propri i cardini della responsabilità sociale. All’interno della filiera, infatti, è determinante il grado di condivisione degli obiettivi e la coo- perazione fra le imprese locali, con il fine di accrescere il valore etico-sociale del territorio e del prodotto stesso.

Nel contesto della RS, l’idea di territorio richiama dunque tre concetti: • esclusività - il territorio racchiude in sé diversi elementi materiali (es. popo-

lazione, superficie, ricchezza, configurazione orografica, ecc.) e immateriali (es. la lingua, la cultura e le tradizioni, il paesaggio, il clima, ecc.). Questi sono fortemente correlati e consolidati tra di loro in maniera più o meno naturale e spontanea, producendo un insieme di effetti difficilmente replicabili in altri ter- ritori; in questo senso, la comunità acquisisce una serie di prerogative e tratti distintivi che si materializzano nella tipicità dei prodotti;

• complementarietà - il significato di territorio in un’ottica di RS riguarda la cre- azione di reti tra gli stakeholder, dunque creazione ed espansione di capitale sociale tra i vari attori della filiera agricola; la costruzione collettiva di una rete complementare di rapporti e interazioni ha un triplice obiettivo: un esteso be- nessere della comunità che passi attraverso una maggiore sostenibilità econo- mica e ambientale, la condivisione delle buone pratiche e delle esperienze di RS e la creazione di una piattaforma per il dibattito da cui far nascere ulteriori iniziative virtuose;

• sussidiarietà - un territorio è competitivo quando è in grado di fare sistema a li- vello locale con istituzioni pubbliche, associazioni agricole, aziende, industrie di trasformazione e consumatori, nel rispetto della sostenibilità economica, am- bientale e sociale. La RS trova ragione di esistere anche nella sua estensione dalle singole imprese all’intera comunità, ponendosi come obiettivo il migliora- mento della qualità della vita nel territorio.

Stando ai risultati del questionario, il territorio è da considerare come og- getto di attenzioni da parte delle imprese, ma è anche un’entità da cui le stesse ricevono il proprio prestigio, confermando ancora una volta la natura concausale delle relazioni esistenti. In ogni caso, solo il 15,7% dei rispondenti afferma di svol- gere attività per la comunità locale, mentre donazioni e sponsorizzazioni di eventi (cause-related marketing) sono ancora meno frequenti (grafico 8.8).

Grafico 8.8 - Quale di queste attività in ambito sociale sono state adottate dall’im- presa? 15,7 10,0 11,4 1,4 2,9 5,7

iniziative per la comunità locale donazioni e/o interventi rivolti alle fasce sociali

più deboli (anziani, disabili, ecc.) sponsorizzazioni di mostre, spettacoli, restauri,

attività sportive

aiuti alla ricerca e/o erogazione di borse di studio commercio equo-solidale altro

%

Fonte: nostra elaborazione

Come accennato in precedenza, le collaborazioni tra aziende (appartenenti alla stessa filiera) sono ancora in fase di sviluppo, tant’è che il 71% dei rispondenti afferma di non aver mai realizzato collaborazioni sul tema della RSI insieme ad altre realtà territoriali (box 8.4). In ogni caso, vale la pena sottolineare la rilevanza assunta dalle filiere zootecnica e vitivinicola, quest’ultima capace di coniugare il settore agricolo cuneese con quello terziario. Tra le nove aziende che hanno rispo- sto in maniera affermativa, il riconoscimento di marchi territoriali e le iniziative

Box 8.4 – La RSI di filiera

In un settore così frammentato come quello agricolo, dove le aziende sono spesso a carattere familiare o comun- que troppo piccole per venire incontro alle richieste del mercato, il grado di coinvolgimento dell’impresa nelle diverse fasi della filiera determina la misura in cui questa è in grado di fornire un prodotto di qualità, facendo propri i cardini della responsabilità sociale. All’interno della filiera, infatti, è determinante il grado di condivisione degli obiettivi e la cooperazione fra le imprese, con il fine di accrescere il valore etico-sociale del territorio e del

capitoloviii - l'indaginesulcampo

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