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EFFETTI DELLO SVILUPPO DI CINA E INDIA SULL’ECONOMIA MONDIALE

4. India e Cina oggi

Per la prima volta i due Paesi hanno firmato una dichiarazione congiunta sullo sviluppo economico32. Sono stati siglati nove accordi riguardanti gli scambi di frontiera, le restrizioni sui visti, la cooperazione in campo giudiziario, l’istituzione di centri culturali e la cooperazione nel settore delle risorse di energia rinnovabile. La dichiarazione congiunta sui principi alla base delle relazioni e della cooperazione assume il significato di un’importante tappa nei rapporti tra i due Paesi.

La dichiarazione congiunta delinea i contorni dell’amicizia e della cooperazione, che saranno in grado di promuovere lo sviluppo socio-economico di entrambi i Paesi e di mantenere la pace e la stabilità regionalmente e globalmente. I due Paesi non costituiscono una minaccia uno per l’altro. Per contribuire alla risoluzione della disputa sulle frontiere, le due parti hanno deciso di nominare una speciale commissione che definisca le prospettive politiche, per arrivare a un regolamento definitivo.

Il risultato più promettente dell’accordo è rappresentato dalle prospettive di cooperazione economica. Lo scorso anno gli scambi tra India e Cina sono cresciuti, fino a raggiungere i 5 miliardi di dollari e solo nel primo quadrimestre di quest’anno l’interscambio è cresciuto del 70%. Sebbene la base di partenza della crescita fosse abbastanza ridotta, essa comunque mostra il potenziale di cui i due Paesi beneficerebbero per la complementarietà esistente tra le due economie. A tal proposito, la visita del Primo Ministro indiano ha permesso di allestire un gruppo di studio misto, formato da economisti e personalità ufficiali, per individuare nuove aree di cooperazione economica.

Si è appena chiuso un semestre strabiliante nelle relazioni commerciali tra India e Cina33. Da gennaio a giugno il totale degli scambi bilaterali ha superato i 17 miliardi di dollari (precisamente 17,20), con un incremento del 47,97% rispetto allo stesso periodo del 2006. Si tratta dell’ovvia conseguenza delle continue e

32 Si veda Rais (2007c).

33 Si veda Confortin (2007)

crescenti intese che in un decennio hanno accorciato le distanze tra Nuova Delhi e Pechino. Una serie di accordi, commerciali e di cooperazione, basati su strategie comuni volte, da un lato, a consolidare il primato economico del dragone, dall’altro, a velocizzare la corsa dell’elefante.

Risultati raggiunti in pieno, lo dimostrano i numeri. Mentre nel 1995 l’interscambio tra India e Cina aveva di poco superato il miliardo di dollari americani, al termine del passato esercizio eravamo già a 25,05 miliardi, record avvicinato nel primo semestre 2007 e destinato ad essere polverizzato entro fine anno. Venendo ai dati forniti dai rispettivi governi, i settori nei quali sono maggiormente concentrati gli scambi sono: macchinari e attrezzature per l’industria, elettronica, chimica, tessile, minerario, lavorazione dei metalli, calzature, prodotti agricoli, materie plastiche, gomma, ceramica, vetro e strumenti di precisione. Sebbene il paniere commerciale sia piuttosto omogeneo, recentemente è aumentato il divario delle rispettive esportazioni, a sfavore dell’India. Se nel 2005 l’export indiano in Cina si era chiuso in attivo, con 843 milioni di dollari in più rispetto alle esportazioni cinesi in India, lo scorso anno la bilancia è passata dalla parte opposta, con 4,11 miliardi di dollari in più per Pechino, e tale divario è destinato ad aggravarsi ulteriormente in questo esercizio, che già vede l’export cinese a 10,24 miliardi di dollari (+ 64,07% rispetto al 2006), mentre quello indiano ha raggiunto quota 6,9 miliardi di dollari (+

29,29%), che rappresenta uno squilibrio inferiore rispetto a quello dello scorso anno, ma cresciuto in modo esponenziale, basti pensare che a marzo era di 1,03 miliardi di dollari, mentre a fine semestre aveva superato i 3,34 miliardi. Questo trend che ha creato un certo allarmismo tra i vertici del governo di Nuova Delhi, già attivi per cercare di arginare il problema.

Sulla questione è intervenuto il ministro indiano per il commercio e l’industria Kamal Nath, che durante una recente missione istituzionale in Cina, ha puntato il dito sulla limitata varietà del paniere commerciale alla base degli scambi tra le due Nazioni. Di certo, vista la vivacità con cui India e Cina stanno interagendo, c’è da scommettere che in breve la bilancia degli scambi tornerà ad appianarsi. In linea con il crescente bisogno di risorse energetiche di entrambi i

Paesi, nel 2006 il ministro indiano per il petrolio e i gas naturali Mr Aiyar ha firmato a Pechino un accordo per rafforzare la cooperazione nel settore petrolifero e dei gas naturali. A questo si aggiunge la recente nascita in India della Sinosteel India Private ltd, un’impresa cino-indiana appoggiata da entrambi i governi e destinata a sviluppare nuove sinergie nel campo dell’estrazione mineraria.

L’accordo prevede l’utilizzo delle tecnologie e strumentazioni cinesi nei ricchi giacimenti indiani, dai quali in appena 5 mesi sono state estratte ben 31,46 milioni di tonnellate di ferro.

Infine, oltre ad intensificare gli approvvigionamenti di petrolio, gas e carbone, India e Cina34 sembrano intenzionate a cooperare anche in campo ambientale, per ridurre le emissioni di gas serra, causa del surriscaldamento globale e dei principali cambiamenti climatici. Questi sono i buoni propositi discussi dal premier indiano Manmohan Singh e dal presidente cinese Hu Jintao nel corso del G8 di giugno in Germania. Inevitabile lo scetticismo di tanti, ma visti i ritmi con cui interagiscono i due giganti asiatici, non stupirebbe se i primi veri risultati nella salvaguardia del clima giungessero proprio da Cina e India.

34 Si veda Confortin (2007).

CONCLUSIONI

Nel presente lavoro ho descritto dapprima le teorie che mi hanno aiutato nella comprensione della crescita e dello sviluppo di Cina e India. Le teorie sul capitale umano e sulla crescita endogena, visto che prendono in considerazione la variabile più importante, la popolazione, hanno spiegato meglio le possibili evoluzioni. Attraverso la descrizione dei Paesi, ho voluto dare un quadro generale di come sono Cina e India. Con l’analisi dei dati ho quantificato numericamente le differenze ed i punti di contatto; il nodo cruciale è stata l’analisi della popolazione con la sua evoluzione nel tempo. Infine ho confrontato Cina e India nel contesto mondiale, prima, e italiano, poi, esponendo l’influenza che i due Paesi hanno in quegli ambiti. Ho presentato, inoltre, delle possibili prospettive future, attraverso l’analisi delle previsioni fornite dagli specialisti del settore.

Dopo aver analizzato la storia e le strutture di Cina e India e avere sviluppato un confronto tra le principali variabili che maggiormente influenzano queste due potenze, si può giungere ad alcune conclusioni.

I due Paesi hanno evidenziato alcune caratteristiche comuni: sono un punto di riferimento per le altre Nazioni dell’area e non, una concorrenza nascente per tutte le potenze economiche e un’opportunità di investimento per tutti.

Cina e India sono oggetto di studio e discussione da parte degli studiosi, non solo del settore, per l’impressionante crescita economica, in quanto a rapidità e grandezza, storicamente vista nell’ultimo decennio. C’è un continuo interrogarsi sulle variabili che hanno inciso sulla crescita e sulle possibili evoluzioni che si avranno nel prossimo futuro, sulla durata e portata del fenomeno.

Una concorrenza nascente dal punto di vista degli imprenditori che, oggi e domani, dovranno affrontare due agguerriti nemici in più, che, con i loro prodotti a basso costo, presentano un reale problema alla propria sopravvivenza, in un mondo in cui comunque era già difficile rimanere vivi. Molti hanno già pagato la presenza scomoda delle industrie del sol levante, altri cercano di sfruttare a proprio vantaggio la manodopera a basso costo, ma si parla comunque di casi

sporadici, visto che solo le grandi imprese hanno le possibilità di attuare tale strategia.

Un’opportunità per tutti gli investitori, grandi e piccoli, attirati dai lauti guadagni promessi in queste terre dalle autorità locali e dalle imprese, visto che nei propri mercati i rendimenti sugli investimenti sono stabili a livelli nettamente inferiori.

India e Cina presentano molte differenze all’interno di un fattore comune che è la popolazione.

I due Paesi hanno in comune l’abbondanza di forza lavoro impegnata in agricoltura, che rappresenta una riserva dalla quale possono attingere nella loro crescita economica.

Le prospettive future che si aprono vedono, a mio avviso, il sopravvento dell’elefante indiano sul dragone cinese.

La popolazione rappresenterà il nodo cruciale: da un lato, ci sarà la forza lavoro cinese che, a causa della ultra trentennale politica di controllo delle nascite, ridurrà il proprio numero e aumenterà l’età media dei propri lavoratori, dall’altro, quella indiana che continuerà ad avere l’ingresso di forze giovani aumentando il numero effettivo e stabilizzando l’età media della popolazione. Questo sarà un crocevia tra le due economie per il rispettivo futuro: una popolazione che invecchia contro una che resta giovane e continua a crescere.

Bisogna ricordare inoltre un particolare di non poco conto: l’India è stata una colonia britannica e ancora oggi risente l’influenza dell’ex impero, per cui la maggior parte della popolazione parla la lingua inglese. Questo è un enorme vantaggio a livello mondiale, per gli scambi e il commercio, ed è un punto a proprio favore nei confronti dei diretti concorrenti che hanno un alfabeto totalmente differente e un linguaggio con il quale rapportarsi con gli altri diventa un’impresa assai difficile.

In ultima battuta, ma non meno importante, l’efficienza del sistema di istruzione indiano nei confronti di quello cinese è sotto gli occhi di tutti. L’India avrà dalla sua una crescente manodopera specializzata che peserà nettamente a suo vantaggio nel prossimo futuro. A conferma dell’importanza del mix

capacità-numerosità della forza lavoro, si ricordano le citate teorie del capitale umano e della crescita endogena, in quanto queste affermano che le capacità intellettive dell’uomo influenzano direttamente la produzione e sono motore di evoluzione, attraverso l’innovazione, e crescita economica. Come affermato nella teoria di Schumpeter l’innovazione è alla base del progresso tecnologico che influisce sulla crescita dell’economia.

Sappiamo inoltre che l’India è specializzata nel software e la Cina nell’hardware; questa differenza tecnologica peserà, a mio modo di vedere, in maniera rilevante a favore dell’India che, salvo improvvisi e radicali mutamenti di condotta, potrebbe sorpassare la Cina nello sviluppo e nella crescita, diventando il primo mercato asiatico.

La crescita della Cina è un prodotto del suo totalitario e onnipotente governo. La crescita dell’India, invece, è disordinata, caotica e largamente non programmata.

Visto e considerato ciò, mi aspetto che il ruolo principale nella scena mondiale negli anni futuri l’avrà l’India, riuscendo a sorpassare il diretto concorrente nella produzione e nell’attrattività, tanto più che, nella graduatoria mondiale, l’economia indiana si inserisce, se non nella prima, nelle prime posizioni al fianco degli Stati Uniti, super potenza per eccellenza.

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