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2.2 Analisi delle pressioni

2.2.2 Indicatori di pressione sulla quantità dell’acqua

Questi indicatori, come descritto, definiscono l’impatto causato dall’attività agricola sugli aspetti prevalentemente quantitativi della risorsa idrica, quindi l’insieme delle attività che nel complesso, richiedono notevoli volumi idrici. Per l’analisi si è fatto ricorso alla banca dati SIGRIAN ed, in particolare, le

informazioni sulle fonti ed i rispettivi volumi prelevati si riferiscono alla gestione collettiva dell’irrigazione. Nel Distretto l’approvvigionamento irriguo è garantito da 77 opere di presa; lo studio, inoltre, ha considerato ulteriori 46 fonti, esterne al Distretto, ma ricadenti all’interno dei territori provinciali e ad esso connesse sotto il profilo idrografico (Bologna, Ravenna, Viterbo, Siena, Arezzo e Grosseto). La tipologia di prelievo più diffusa è rappresentata da prelievi da reticolo superficiale naturale, artificiale e da sorgenti (56%); il restante 44% è rappresentato da prelievi da falda23.

Per quanto riguarda l’indicatore densità di volumi irrigui prelevati (fig. 2.9), l’analisi è stata compiuta sulle sole fonti con dato di prelievo disponibile. Seppure detto dato non possieda una copertura totale per la superficie distrettuale, risulta rappresentativo.

23 Il calcolo è stato effettuato sul totale delle fonti presenti nell’area di studio, comprese quindi le fonti per cui il dato di volume prelevato non è disponibile

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Dall’elaborazione dei dati emerge che i maggiori volumi sono prelevati nei comprensori irrigui romagnoli ed in particolare in provincia di Bologna; nella provincia di Ravenna l’indicatore assume valori molto più bassi. Tra le due province suddette si concentra quasi l’81% dei prelievi del Distretto: i maggiori prelievi avvengono sul Reno, in provincia di Bologna, e sul fiume Senio, in provincia di Ravenna. Da tenere presente è il fatto che nell’area appena indicata sono presenti 9 fonti rappresentate da impianti di depurazione delle acque reflue24 che, utilizzando reflui affinati a scopo irriguo, permettono un risparmio di risorsa idrica

convenzionale.

Dall’elaborazione dei dati emerge che la densità dei prelievi risulta bassa per le restanti province Emiliane, così come per le Marche.

Valori medio-alti dell’indicatore si riscontrano al confine tra Toscana e Liguria e, comunque, di gran lunga inferiori rispetto le province romagnole descritte. Altro areale in cui i prelievi risultano piuttosto contenuti è la parte più meridionale del Distretto, mentre non risultano prelievi nelle restanti aree, fatto, questo, imputabile all’assenza di irrigazione collettiva, quindi alla non copertura del dato nel SIGRIAN.

Figura 2.9 Indicatore Densità dei volumi irrigui prelevati

Fonte: elaborazione INEA su dati SIGRIAN

Nel caso dell’indicatore di densità della presenza di prelievi da falda (consortili) l’indicatore individua un unico areale ben definito, corrispondente al limite distrettuale meridionale che si colloca al confine tra la provincia di Viterbo e quella di Grosseto. In questa area si rinviene la presenza di una serie di batterie di pozzi, di competenza degli schemi Olpeta e Vulsini, nel territorio di competenza del Consorzio di bonifica Val di Paglia Superiore. Si tratta, nello specifico, dell’area ad ovest del Lago di Bolsena. Il complesso delle formazioni del Distretto Vulcanico Vulsino presenta, in linea generale, una discreta permeabilità, legata alla conformazione morfologica. Ne deriva la presenza di un acquifero vulcanico composito, costituito da più orizzonti sovrapposti, sostenuti da variazioni di facies nell’ambito delle stesse vulcaniti, nel caso delle “falde sospese”, e dal substrato sedimentario, di natura argillosa, o flyschioide, nel caso della “falda basale”. Quest’ultima presenta una maggiore potenzialità e una maggiore diffusione areale, e rappresenta il corpo idrico prevalentemente sfruttato dai pozzi pubblici e privati dell’intero bacino e quello che contribuisce direttamente all’alimentazione del lago (AA.VV., 2000).

24 I depuratori Anzola, Calcara, Calderara di Reno, Ozzano e Castel San Pietro nel territorio del Consorzio della Bonifica Renana; i depuratori Ravenna, Savio, Cervia e Cesena nel territorio del Consorzio della Bonifica della Romagna.

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Negli ultimi decenni il pesante incremento della pressione antropica (prelievi dal lago e dalla falda, pratiche agricole intensive, etc.) accompagnato da un trend climatico siccitoso, hanno alterato l’assetto ambientale del sistema lacustre, che si è manifestato in una diminuzione del volume d’acqua invasato nel lago e nella riduzione della portata degli emissari (AA.VV., 2012).

Due areali in cui la concentrazione di pozzi è più bassa sono ubicati in provincia di Livorno e di Lucca. Nella prima è presente un campo pozzi interno al Consorzio Val di Cornia: per i pozzi Guardamare 1, Guardamare 2, Pozzo Pinetina e Pozzo A, gestiti dall’ASA, non sono disponibili i dati di concessione al prelievo. Secondo quanto riportato dal Rapporto sullo Stato dell’Irrigazione in Toscana, in questa area si riscontra il depauperamento della falda a causa di eccessivi emungimenti, non solo ad uso irriguo, ma anche industriale e per l’approvvigionamento dell’Isola d’Elba. Nella maggior parte dell’anno, infatti, la ricarica stagionale non è in grado di compensare i prelievi; l’abbassamento dei livelli piezometrici in detta area ha come diretta conseguenza il verificarsi di fenomeni di subsidenza. Il cuneo salino interessa la maggior parte dell’area affetta da depressione piezometrica oltre i 5 m sotto il livello del mare: i dati storici indicano che il fenomeno si estende e si aggrava nel tempo, con fluttuazioni legate all’apporto pluviometrico (ricarica) ed all’entità degli emungimenti (Zucaro e Tudini, 2008).

L’ultimo areale evidenziato dall’analisi è quello posto in provincia di Lucca, all’interno del Distretto pilota del fiume Serchio, e più precisamente del Consorzio di bonifica Versilia e Massaciuccoli che si avvale di una consistente rete di pozzi per l’emungimento da falda, a scopo principalmente irriguo che, insieme alle derivazioni superficiali dal lago o dai suoi principali affluenti, esercitano sulla falda una forte pressione, favorendo l’intrusione del cuneo salino.

Figura 2.10 Indicatore Densità degli attingimenti da falda

Fonte: elaborazione INEA su dati SIGRIAN

La rappresentazione dell’indicatore “Fabbisogni irrigui”, riportata in figura 2.11 fa emergere in maniera evidente che i fabbisogni irrigui massimi del Distretto si riscontrano in provincia di Ravenna; seguono Viterbo e Bologna; in entrambi i casi i maggiori fabbisogni provinciali sono da collegare alla presenza di fruttiferi, al mais e alle foraggere avvicendate.

Le province a minor fabbisogno irriguo risultano quelle di La Spezia, Massa e Prato, anche in relazione alla ridotta SAU provinciale; nel caso ligure il basso valore di SAU si accompagna alla prevalenza di prati pascoli permanenti, coltivazioni tra le meno esigenti in termini di volumi d’adacquamento.

61 Figura 2.11 Indicatore Fabbisogni irrigui

Fonte: elaborazione INEA su dati CRA-CMA

In merito all’indicatore in oggetto è bene far presente che si riscontrano valori medi di fabbisogni irrigui anche nelle aree non servite da irrigazione consortile; in queste aree il soddisfacimento dei fabbisogni è garantito da irrigazione autonoma (aziendale). Questo fattore può rappresentare un criticità considerando l’andamento climatico e le manifestazioni siccitose prolungate degli ultimi anni, che contribuiscono ad aumentare la richiesta di acqua per l’irrigazione. I sistemi irrigui collettivi, infatti, rispetto all’irrigazione privata reagiscono alle condizioni avverse dimostrando una migliore capacità di organizzazione nella gestione delle crisi e riuscendo, in regime di riduzione dei prelievi consentiti, a garantire, quasi ovunque, le erogazioni necessarie alle colture in campo. A tal proposito, un esempio è rappresentato dall’area della Val di Chiana, in Toscana; in quest’area, non ancora servita dallo schema idrico di Montedoglio, il Canale Maestro della Chiana, che si origina dal lago di Montepulciano e che sfocia in sinistra Arno, serve moltissime utenze private. L’area ha manifestato negli ultimi 8 anni problemi di approvvigionamento e la Provincia di Arezzo ha sospeso o ridotto più volte durante i mesi estivi, le autorizzazioni di attingimento e di concessione per uso irriguo e per tutti i restanti usi su alcuni corsi d’acqua della provincia, a causa delle relative basse portate (affluenti del fiume Arno, Canale Maestro della Chiana e suoi affluenti, affluenti del fiume Tevere e fiume Tevere a monte dell’invaso di Montedoglio) 25. La riduzione dei prelievi è coincisa con

i periodi di maggiore fabbisogno irriguo.