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come individuare valori condivisi

di Guido Piazza*

Il tema, a mio parere, deve portare a formulare una visione unitaria dei problemi al di là delle differenze fra valligiani e cittadini come portatori di vissuti, di valori specifici, di aspetti economici diversi, e di un rapporto peculiare con il territorio. Spero quindi che l’analisi dei valori, in simbiosi fra le due realtà, sia solo il primo scalino analitico. I governanti della città, a mio parere non si sono (mai?) chiesti quale sviluppo si avvicinasse al concetto di città ideale e che valori dovessero essere definiti per soddisfare i bisogni di ben-essere dei cittadini. Architetti e filosofi difficilmente avevano e hanno ascolto. Lo stesso concetto vale per le valli, e ora siamo qui a chiederci che valore dobbiamo dare al territorio, in relazione alla qualità della vita, e quanto il nostro futuro dipenda da una sua tutela. In sintesi sino a che punto lo sviluppo economico e la speculazione, possa condizionare una comunità. Anna Facchini ha parlato di etica civile e bene ha fatto perchè parlare di economia, di turismo, di viabilità, di ambiente e sviluppo, senza precisi riferimenti etici non è possibile, non ha logica, non ha fondamenta su cui costruire un futuro. Le ho ricordato la citazione di Leonide Douskis, che affermava come nelle scelte morali non ci sono alleati e che l’etica è solitudine per definizione. Sono le idee pre-confezionate dalle ideologie e dagli appetiti finanziari che condizionano il divenire di una comunità, non certo i principi etici. Nella ricerca di una integrazione fra valli e città si è parlato di attenzione ai problemi della persona, del territorio, ma secondo me, sarebbe più corretto parlare di attenzione allo sviluppo culturale, alla crescita o meglio ad una ri-nascita del concetto di Comunità, dove gli individui erano coesi, uniti, e si agiva anche pensando al futuro dei figli, con la presenza costante di valori comuni un tempo indispensabili per la sopravvivenza, dove nulla veniva sprecato, e dove il territorio era profondamente rispettato. Leggendo la Lettura del Corriere della Sera mi ha colpito una frase di Le Breton inserita in un articolo di Adriano Favole:”Il legame sociale è divenuto un dato ambientale più che una esigenza morale... l’individuo contemporaneo è connesso, non già in relazione con gli altri.

* Medico ospedaliero in pensione, volontario della LILT Sezione Valle di Fiemme; scarian.piazza@gmail.com.

È questo il mondo di cui oggi stiamo parlando? Spero tanto di no! Le valli hanno subito una evoluzione complessa e importante con la presenza di realtà agricole, frammiste ad attività economiche legate all’utilizzo delle materie prime, e con la presenza di attività industriali una volta peculiari della pianura e non pensabili fino a pochi anni fa, in un contesto valligiano, e infine a pratiche sportive legate al turismo che devono poter disporre di un territorio integro non di un parco tipo Disneyland. La domanda che gli amministratori e i politici devono farsi è quindi quale turismo nelle valli risponda alle necessità di una comunità e difenda nello stesso tempo il territorio con i suoi valori storici e culturali. In pianura è nata la "società industrializzata” e una agricoltura intensiva, e nelle valli una produzione agricola di nicchia. Le piccole realtà contadine hanno dovuto infatti trovare una identità molto selettiva e di qualità per poter essere competitive e sopravvivere.

La città è nata a nuova vita con l’avvento dell’ Università. Questa è una realtà di grande valore, che deve tessere un forte legame con le valli permettendo alle nuove generazioni una crescita culturale importante. La Fondazione MACH si integra oggi perfettamente con le nuove facoltà, la ricerca si apre a 360 gradi, con il contadino imprenditore e il contadino valligiano a fianco del ricercatore.

Campagna e innovazione tecnologica si incontrano ed è una integrazione importante, fondamentale per un ulteriore miglioramento culturale e commerciale. Le nuove tecnologie devono essere ovviamente alla portata di tutto il mondo agricolo.

Questo aspetto, a mio parere, andrebbe ulteriormente rafforzato mantenendo alto il livello formativo nei capoluoghi. Le sinapsi fra la città e le valli devono far crescere un territorio unito in una progettualità non territoriale o a settori, ma unica, in una visione integrata; quindi ne consegue che la qualità dell’istruzione nelle valli non può e non deve essere inferiore a quella cittadina.

Esiste una sola realtà agricola, scolastica, culturale, economica diversificata fin che si vuole, ma solo con una visione unitaria si potranno trovare le giuste soluzioni per uno sviluppo armonico su tutto il territorio provinciale.

Il cambiamento economico, la nascita di una nuova realtà imprenditoriale, lo sviluppo di discipline universitarie importanti, devono essere punti di incontro fra le valli e la città; tuttavia, quello che si percipisce di fronte a certi eventi, è la

regressione di alcuni valori etici condizionati pesantemente da una economia sempre più aggressiva per le difficoltà dei mercati, ma anche per la mancanza di etica civile, ovvero per la quasi scomparsa, nel mondo imprenditoriale, del concetto di re-investimento nella Comunità del guadagno dell’impresa per dare al cittadino il benessere economico e culturale che gli è dovuto, attraverso la partecipazione al divenire delle fabbriche e delle realtà produttive. Il profitto non può e non deve essere fine a se stesso, Olivetti insegna.

Inoltre appare evidente come il territorio, fiumi e laghi compresi, sia usato a profitto di interessi meramente economici, e non salvaguardato e protetto come dovrebbe essere. Questo è un importante elemento negativo in comune fra i due mondi perchè i valori espressi dall’etica a livello politico sono ancora ben lontani secondo me, dal bene comune.

Il punto quindi non è solo individuare i valori condivisi fra città e valli, ma definire come dovrà essere il nostro futuro e quello dei nostri figli affinchè benessere, rispetto ambientale e principi etici siano riconosciuti e condivisi da tutti.

Revò val di Non