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Trentino: prospettive dei percorsi di innovazione sociale ed economica e di diversificazione dei modelli di sviluppo locale

Nuovi sguardi sul territorio montano

3. Trentino: prospettive dei percorsi di innovazione sociale ed economica e di diversificazione dei modelli di sviluppo locale

Il territorio trentino è strutturato attualmente in una serie di sistemi in-sediativi che, nelle diverse vallate, offrono servizi, opportunità di lavoro, luoghi della formazione e della cultura in grado di sostenere livelli di vita mediamente elevati. Anche nelle valli che hanno perso popolazione si sono formate delle

cen-tralità in grado di compensare la contrazione demografica (a volte assai elevata) delle aree più appartate. La pluralità di percorsi e la varietà delle forme - anche inconsuete e spesso innovative - dello sviluppo locale mettono in luce una vi-talità delle aree periferiche difficilmente individuabile in altri contesti regionali, dove molti piccoli centri hanno vissuto un inesorabile declino. In particolare, i limiti imposti dalla debolezza delle risorse e delle basi economiche sono stati superati grazie ad una straordinaria capacità di “fare rete”, di costruire sistemi di cooperazione economica e sociale.

Il Trentino sta però vivendo una fase cruciale a causa delle dinamiche – locali e a grande scala - di riorganizzazione delle centralità, di formazione di nuove connessioni internazionali, di ridefinizione del senso dei luoghi, tra crisi delle economie tradizionali e nuovi usi turistici e insediativi. È necessaria una straordinaria capacità di innovare, sapendo cogliere e difendere gli aspetti no-dali dell’assetto portante della società locale e del suo ambiente di vita. La mon-tagna si sta però rivelando un territorio ricco di opportunità, non solo per lo svago o il turismo, ma anche per abitare stabilmente. Emergono, in particolare, occasioni e capacità di attrarre persone e nuove funzioni, non di rado innovative e di prestigio. Del resto, anche l’Unione Europea, nei documenti più recenti, ha accolto la diversità geografica e morfologica come una condizione da conside-rare nelle politiche di settore, spingendo ad una revisione degli indirizzi conso-lidati (European Parliament, 2016).

I diversi sistemi economici sviluppati nei territori del Trentino si basano in genere sulla integrazione di una pluralità di attività che fanno uso di risorse locali, tanto ambientali quanto (a volte soprattutto) sociali. Possiamo citare, in proposito, l’agricoltura specializzata della valle di Non, il sistema viti-vinicolo, il turismo invernale in valle di Fassa e in alta Rendena, l’integrazione di turismo, piccola industria, allevamento in valle di Fiemme, il turismo dell’outdoor inte-grato con altre attività in Alto Garda, ecc. In tutti questi casi il sistema portante è composto da una rete sociale in grado di sostenere i piccoli produttori o i singoli operatori a competere entro un mercato integrato a livello internazionale. Sono numerose inoltre le iniziative di valorizzazione di “risorse deboli” mediante pro-getti che traggono forza da un mix di competenze di livello elevato e di reti in-formali, attivando nuove filiere produttive e di offerta turistica. I casi sono quelli dei prodotti agricoli di nicchia, ma anche di “Arte Sella”, della valorizzazione dei

“canyon” della valle di Non, delle azioni di diversi ecomusei e di molte altre ini-ziative locali (Zanon e Berloffa, 2016).

Per quanto riguarda il ruolo delle città, la collocazione e il rafforzamento a Trento e a Rovereto di funzioni di livello elevato (università, ricerca,

innovazio-ne) non solo hanno sostenuto l’aggiornamento di una economia agganciata fino a poco tempo fa alle attività industriali e al ruolo dominante dell’edilizia, ma hanno anche capitalizzato la qualità ambientale e urbana, nonché la prossimità a opportunità di svago e di fruizione di una varietà di condizioni naturalistiche e di beni culturali.

I segnali della presenza di nuove opportunità per la montagna sono nu-merosi, ad iniziare dai “nuovi abitanti”, corrispondenti sia a fasce sociali che sostituiscono le figure tradizionali abbandonate dai residenti (boscaioli, operai, persone addette alla cura delle persone, lavoratori di basso profilo nel turismo, ecc.), sia a persone che scelgono la vita in montagna per la qualità ambientale, le relazioni sociali, la possibilità di dare vita a nuove (spesso micro) imprese. A questo proposito va però adeguatamente considerata la presenza, in alcune val-li, di diverse imprese innovative, in grado di competere sul mercato internazio-nale. Le ragioni della loro permanenza in contesti non urbani vanno ricercate in motivazioni apparentemente deboli e contradditorie rispetto a quelle consuete dell’economia urbana, costringendo ad apprezzare a pieno l’ambiente socio-e-conomico di molti contesti di valle e a cogliere la presenza di stimoli all’innova-zione di una varietà di prodotti connessi all’ambiente montano.

La difesa della montagna trentina richiede però un raccordo adeguato alle “reti lunghe” del mondo contemporaneo. Si tratta, in buona parte, di reti

Cabinovia 5 Laghi Madonna di Campiglio - sullo sfondo il Gruppo delle Dolomiti di Brenta

immateriali, fatte di relazioni personali, di flussi di informazioni e di conoscenza, che si reggono sul capitale umano. E tale capitale è generato e sostenuto dai centri della formazione - ai diversi livelli, dalla scuola elementare all’universi-tà -, nonché dalle istituzioni dell’innovazione. Il Trentino ha scommesso in tale prospettiva (ancora una volta, a partire dal disegno di territorio degli anni ’60) e deve continuare a investire in modo adeguato sulla formazione e sulla ricerca.

Ci sono, naturalmente, anche le reti materiali formate dalle infrastruttu-re. Non si può però enfatizzare il loro ruolo, ritenendo che un investimento in dotazioni territoriali consegua automaticamente esiti di sviluppo. Va certamen-te garantita la mobilità delle persone e delle merci, ma non è facile assicurare il rientro di investimenti colossali sulla base del risparmio di un po’ di tempo da parte di un numero ridotto di utenti. Anche in questo caso, la qualità dell’in-formazione, la puntualità del servizio, il buon raccordo tra i diversi sistemi di trasporto – dal locale ai grandi centri internazionali – possono conseguire risul-tati di alto livello utilizzando le reti attuali. Senza contare che, per molte aree montane, è proprio il loro carattere appartato a costituire un valore aggiunto e a definirne l’esclusività.

Sulla capacità di tracciare un disegno coerente e condiviso per i diversi territori, va ricordato come negli anni recenti abbia avuto luogo in molte Co-munità di valle una breve stagione di pianificazione. I risultati sono stati molto spesso parziali e in un solo caso (l’Alta Valsugana e Bernstol) si è conseguito l’esito dell’adozione del Piano territoriale di comunità. Si è avviata però una fase intensa di riflessione collettiva sul senso dell’abitare il territorio, comprendendo le specificità locali e individuando le criticità e le opportunità al fine di elaborare delle prospettive condivise. In breve, si sono sviluppati dei percorsi di “pianifica-zione strategica” che hanno coinvolto i diversi soggetti sociali ed economici. In alcuni casi le riflessioni sono state di grande interesse ed hanno portato a delle proposte operative. Le difficoltà si sono avute nei confronti del sistema politi-co-amministrativo, in quanto sindaci e rappresentanti eletti hanno fatto pesare il proprio ruolo ed hanno riportato molto spesso il confronto ai consueti mec-canismi della contrattazione. L’esito è consistito quindi nell’affermazione di una dimensione programmatica e decisionale per molti aspetti obsoleta, anziché nell’elaborazione di una visione integrata, appropriata alle sfide attuali.