L’evoluzione congiunturale. La nuova indagine trimestrale avviata dal 2003 dal sistema camerale dell’Emilia-Romagna, in collaborazione con l’Unione italiana delle Camere di commercio, ha registrato un andamento moderatamente espansivo, in recupero rispetto a quanto emerso nel 2005. In termini di valore aggiunto, l’Unione italiana delle Camere di commercio ha stimato una crescita reale dello 0,2 per cento, in rallentamento rispetto all’evoluzione del 2005 (+1,9 per cento). In Italia è stato previsto un aumento più sostenuto (+1,6 per cento), oltre che in accelerazione rispetto al 2005.
Nei primi nove mesi del 2006, secondo l’indagine camerale il volume di affari delle imprese edili fino a 500 dipendenti dell’Emilia-Romagna è risultato mediamente in crescita dello 0,9 per cento rispetto all’analogo periodo del 2005, che a sua volta aveva accusato una diminuzione di eguale intensità. Nel Paese i primi nove mesi del 2006 si sono invece chiusi con un calo dello 0,8 per cento, tuttavia più contenuto rispetto a quanto emerso tra gennaio e settembre 2005 (-2,2 per cento). La moderata crescita media del fatturato riscontrata in Emilia-Romagna è stata determinata dagli andamenti espansivi dei trimestri primaverile ed estivo, dopo un esordio caratterizzato da sostanziale stazionarietà.
Dal lato della dimensione d’impresa, sono state quelle di media dimensione da 10 a 49 dipendenti, a trainare la crescita, manifestando un incremento medio del volume d’affari pari al 4,1 per cento, a fronte delle diminuzioni dello 0,5 e 0,4 per cento accusate rispettivamente dalle piccole e grandi imprese.
In ambito produttivo, i primi nove mesi del 2006 hanno visto prevalere i giudizi di diminuzione rispetto a quelli di aumento, ma in misura meno intensa rispetto a quanto registrato nei primi nove mesi del 2005.
E’ da sottolineare che questo andamento, descritto dai saldi delle risposte, non implica una automatica diminuzione percentuale della produzione. Il gruppo minoritario di imprese che ha dichiarato aumenti potrebbe infatti essere cresciuto molto più intensamente rispetto alle diminuzioni prospettate dalle altre imprese.
Nel Paese, l’indagine Istat ha registrato nei primi sei mesi del 2006 una crescita grezza della produzione pari al 3,2 per cento, rispetto all’analogo periodo del 2005, che è scesa al 3,1 per cento, tenendo conto dei giorni effettivamente lavorati. Alla base di questo buon andamento c’è il forte recupero produttivo avvenuto nel primo trimestre, a fronte della moderata crescita rilevata tra aprile e giugno.
Per quanto concerne le prospettive a breve termine relative all’andamento del quarto trimestre rispetto al terzo, è prevalso l’ottimismo, nella stessa misura riscontrata nei primi nove mesi del 2005. La percentuale di imprese che ha prospettato incrementi del volume di affari è stata mediamente del 30 per cento, a fronte dell’11 per cento che ha invece previsto diminuzioni. La prevalenza dei giudizi di aumento ha riguardato tutte le classi dimensionali, soprattutto quelle medie, che sono state le uniche, come visto precedentemente, a crescere nei primi nove mesi del 2006.
L’occupazione. Il leggero recupero del volume di affari si è associato alla buon andamento dell'occupazione. Secondo l’indagine continua Istat sulle forze di lavoro, nei primi sei mesi del 2006 è stato registrato in Emilia-Romagna un aumento tendenziale degli occupati del 3,2 per cento, equivalente in termini assoluti a circa 4.000 addetti. Un analogo andamento ha caratterizzato la ripartizione nord-orientale (+4,0 per cento), mentre nel Paese è emersa una diminuzione dello 0,7 per cento. Dal lato della posizione professionale, è stata quella indipendente a determinare la crescita generale (8,8 per cento), a fronte della flessione dell’1,8 per cento degli occupati alle dipendenze.
Per completare il discorso sull'occupazione, secondo i dati dell'indagine Excelsior, nel 2006 il settore delle costruzioni dovrebbe registrare una crescita percentuale degli occupati alle dipendenze dell’1,1 per cento, superiore all’aumento dello 0,7 per cento dell’industria. Nel 2005 era stato prospettato un aumento appena superiore (+1,2 per cento).
Il saldo tra assunti e licenziati è risultato positivo per 880 dipendenti, in misura più ampia rispetto agli 830 del 2005. Dal lato della dimensione, sono state nuovamente le imprese più piccole da 1 a 9 dipendenti a prevedere la crescita percentuale più elevata (+4,4 per cento), in progresso rispetto alle aspettative del 2005 (+3,1 per cento). Nelle rimanenti classi dimensionali fino a 249 dipendenti gli aumenti sono risultati molto più contenuti, attorno allo 0,5-0,7 per cento. Nella classe da 250 dipendenti e oltre è stata invece rilevata una flessione pari all’8,9 per cento, più ampia di quella prospettata per il 2005 (-2,8 per cento).
Il 64 per cento circa delle 6.750 assunzioni previste nel 2006 è stato rappresentato da figure professionali con specifica esperienza rispetto alla media del 56,2 per cento del totale dell'industria.
Il 29,1 per cento del personale era richiesto senza specifica esperienza, contro il 32,2 per cento dell’industria.
Quasi il 50 per cento (era circa il 54 per cento nel 2005) degli assunti è stato inquadrato con contratto a tempo indeterminato contro il 44,2 per cento della media dell'industria. Da sottolineare il peso dell’apprendistato: 18,1 per cento rispetto all’11,1 per cento dell’industria.
-4,0 -3,0 -2,0 -1,0 0,0 1,0 2,0
1 trim.
2003
2 trim. 3 trim. 4 trim. 1 trim.
2004
2 trim. 3 trim. 4 trim. 1 trim.
2005
2 trim. 3 trim. 4 trim. 1 trim.
2006
2 trim. 3 trim.
Figura 1 Volume di affari dell'industria edile dell'Emilia-Romagna variazioni percentuali sullo stesso trimestre dell'anno precedente
Il reperimento di manodopera rappresenta un problema piuttosto sentito dalle imprese del settore e non solo. L’indagine Excelsior ha registrato una percentuale di imprese che hanno segnalato difficoltà di reperimento di manodopera pari al 46,0 per cento - era il 54,3 per cento nel 2005 - a fronte della media industriale del 41,4 per cento. In questo ambito, solo le industrie estrattive, meccaniche-mezzi di trasporto e dei metalli hanno registrato valori più elevati. I principali motivi delle difficoltà di reperimento di manodopera sono per lo più costituiti dalla mancanza di qualifica necessaria e dalla ridotta presenza delle figure professionali richieste. Per ovviare alla carenza di organici si ricorre alla manodopera d’importazione. Nel 2006 è stato previsto di assumere da un minimo di 1.410 fino a un massimo di 1.680 extracomunitari, equivalenti questi ultimi a quasi un quarto delle assunzioni totali, in sostanziale linea con la media dell’industria (25,4 per cento). Il 78,4 per cento delle assunzioni di minima dovrà essere formato, rispetto alla media dell’82,3 per cento dell’industria. Circa il 46 per cento degli extracomunitari richiesti non necessita di esperienza specifica, rispetto alla media industriale del 55,0 per cento.
Accanto a imprese che manifestano intenzione di assumere personale, ne esistono anche altre che dichiarano il contrario. La percentuale di imprese edili che non ha previsto di effettuare assunzioni nel 2006 è stata del 73,9 per cento – era il 67,5 per cento nel 2005 - rispetto alla media industriale del 70,6 per cento. Su quattordici comparti industriali, solo due, vale a dire industrie tessili, abbigliamento e calzature e legno e mobile hanno evidenziato percentuali più elevate. Quasi il 55 per cento delle imprese – era il 46,9 per cento nel 2005 - che non assumerebbero comunque personale ha indicato come motivo principale la completezza degli organici, rispetto al 49,5 per cento della media industriale. La seconda motivazione dell’intenzione di non assumere comunque è stata rappresentata dalle difficoltà e incertezze di mercato (35,8 per cento), in misura più contenuta rispetto alla totalità dell’industria (41,2 per cento) e alla percentuale emersa nel 2005 (41,8 per cento). Tra le imprese che non intendono assumere ve ne sono alcune che lo farebbero a determinate condizioni. Nel 2006 hanno rappresentato il 6,2 per cento del totale (era l’8,3 per cento nel 2005), a fronte della media industriale del 6,1 per cento. L’impedimento maggiore ad assumere è stato rappresentato dalla pressione fiscale, con una percentuale del 45,4 per cento, largamente superiore al 32,8 per cento della media dell’industria. Come seconda causa troviamo
dell’industria. E’ da sottolineare infine la bassa incidenza, pari ad appena lo 0,8 per cento, degli impedimenti dovuti alla scarsa flessibilità e gestione del personale. Nell’industria la corrispondente percentuale sale al 10,8 per cento.
La consistenza delle imprese. La consistenza delle imprese è apparsa nuovamente in crescita. A fine settembre 2006 quelle attive iscritte nel relativo Registro sono risultate 71.345 vale a dire il 4,1 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2005. A fine 1995 se ne contavano 41.135. Tra questi due periodi, il peso del settore è cresciuto dal 13,4 al 16,7 per cento. Nel Paese la consistenza delle industrie edili è aumentata più lentamente (+3,7 per cento). Il saldo tra iscrizioni e cessazioni, compreso le cancellazioni d’ufficio, registrato nei primi nove mesi è risultato ampiamente positivo (+1.535), anche se in misura più contenuta rispetto all’analogo periodo del 2005, quando si registrò un attivo di 2.163 imprese.
Come sottolineato dal centro servizi Quasco, non è affatto improbabile che il numero d’imprese possa essere inferiore alla realtà. Questa affermazione si basa sul fatto che un’aliquota di imprese, a tutti gli effetti edili, è probabilmente compresa nel lotto delle attività immobiliari. Questa ipotesi trae fondamento dal relativo cospicuo numero di infortuni sul lavoro registrato dall’Inail nel settore immobiliare, circostanza questa abbastanza singolare per attività che si esplicano soprattutto al chiuso degli uffici, potenzialmente più sicuri di un cantiere.
Dal lato della forma giuridica, la crescita percentuale più elevata, pari al 7,4 per cento, è stata rilevata nelle società di capitale, seguite dalle ditte individuali, cresciute del 4,4 per cento, in contro tendenza con il calo medio generale dello 0,2 per cento. Secondo il Quasco, il dinamismo delle imprese individuali, divenuto ormai tendenziale, può essere il frutto del processo di destrutturazione del tessuto produttivo, nel senso che si va verso una mobilità delle maestranze sempre più ampia, incoraggiata da provvedimenti legislativi, ma anche verso un maggiore ricorso ad occupati autonomi, che probabilmente in molti casi nascondono un vero e proprio rapporto di "dipendenza" verso le imprese. In estrema sintesi siamo di fronte ad una sorta di flessibilità del mercato del lavoro specifica del settore delle costruzioni.
Nelle altre forme societarie è da sottolineare il leggero calo delle società di persone (-0,1 per cento), mentre è aumentata dell’8,8 per cento la consistenza del piccolo gruppo delle “altre forme societarie”. In Italia c’è stato un aumento generalizzato delle varie forme societarie, con in testa le società di capitale.
L’unica eccezione è stata rappresentata dal piccolo gruppo delle “altre forme societarie”, diminuite dello 0,7 per cento.
Una peculiarità dell’industria edile è rappresentata dalla forte diffusione di imprese di piccola dimensione, per lo più artigiane. A fine settembre 2006, secondo i dati elaborati da Infocamere, erano attive 60.559 imprese artigiane, con un incremento del 4,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2005, superiore all’aumento medio di tutti i settori artigiani dell’1,0 per cento. L’incidenza dell’artigianato sulla totalità delle imprese edili ha sfiorato l’85 per cento. In ambito industriale solo la fabbricazione di prodotti in legno, esclusi i mobili, ha registrato una incidenza superiore pari all’85,9 per cento. Nel 1997 l’edilizia registrava una percentuale pari al 76 per cento.
Un altro aspetto del Registro imprese da sottolineare è rappresentato dalle presenze straniere. A fine settembre 2006 le cariche occupate dagli immigrati extracomunitari, tra titolari, soci, amministratori ecc., sono risultate poco più di 12.000, rispetto alle 2.785 rilevate nel settembre 2000. Nell’arco di sei anni c’è stata una crescita percentuale del 333,1 per cento, a fronte dell’incremento medio del 27,0 per cento, che per gli italiani scende al 15,6 per cento. Nello stesso arco di tempo il peso degli stranieri extracomunitari sul totale delle cariche è salito dal 3,5 al 12,1 per cento (in Italia si passa dal 2,3 al 7,4 per cento).
Nessun altro ramo di attività ha registrato incidenze più ampie. Se inoltre consideriamo che i dati di settembre 2006 non includono più tra i paesi extracomunitari quelli entrati recentemente nell’Unione europea, siamo in presenza di un fenomeno dalle proporzioni ancora più vaste rispetto a quelle appena descritte, visto e considerato che dovremmo detrarre dai dati 2000 i nuovi paesi Ue per disporre di un confronto pienamente omogeneo.
Gli appalti di opere pubbliche. Per quanto riguarda gli appalti delle opere pubbliche banditi nella prima metà del 2006 - i dati sono di fonte Quasap – è emersa una tendenza orientata alla ripresa, in contro tendenza con quanto emerso nel primo semestre 2005. Alla leggera diminuzione del numero dei bandi (-5,4 per cento) si è contrapposta la crescita del 29,7 per cento del valore degli importi a base d’asta. Buona parte degli 868,70 milioni di euro banditi è stata nuovamente destinata alla viabilità e trasporti (43,3 per cento), ma in misura inferiore rispetto alla percentuale del 48,3 per cento riscontrata nei primi sei mesi del 2005.
Il progresso degli importi banditi è stato determinato dalla maggioranza degli enti appaltanti. Quelli locali hanno accresciuto gli importi del 28,9 per cento, riflettendo soprattutto la vivacità di Regione, Comuni e Case ed Istituti assistenziali. Dal contesto di crescita si sono distinti negativamente Comunità montane (-18,8 per cento), Università (-70,3 per cento) e Italferr spa (-85,7 per cento). Gli enti statali
hanno aumentato gli importi delle proprie gare del 44,8 per cento, per effetto dei concomitanti incrementi rilevati per Ministeri e Anas.
In termini di fasce d’importo è da sottolineare la forte crescita (+63,9 per cento) degli importi delle gare di valore superiore ai 5 milioni di euro, che sono arrivate a coprire quasi il 42 per cento del totale degli importi banditi, migliorando significativamente rispetto alla percentuale del 33,1 per cento della prima metà del 2005.
La gara di maggiore importo della prima metà del 2006, del valore di 47,85 milioni di euro, è stata bandita dall’Azienda ospedaliera universitaria del policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna per la realizzazione del nuovo polo chirurgico e dell’emergenza.
Più del 56 per cento dell’importo complessivo dei bandi di gara è stato destinato ad opere infrastrutturali. Tra queste, la tipologia che ha registrato i maggiori importi è stata, come sottolineato precedentemente, “viabilità e trasporti”, con 376,32 milioni di euro, seguita da “difesa del suolo e verde”
(32,93 mln), “impianti sportivi” (31,87 mln), “raccolta e distribuzione fluidi” (24,72 mln), “altre infrastrutture”
(10,78 mln) e “smaltimento rifiuti” (10,61 mln). Tra gli interventi destinati all’edilizia, gli investimenti più cospicui sono stati destinati alla ”sanità”, con 135,59 mln di euro, precedendo “edilizia scolastica” (71,59 mln) e “uffici pubblici” (44,36 mln).
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 40,0
I 98 I 99 I 2000 I 2001 I 2002 I 2003 I 2004 I 2005 I 2006
Figura 2
ns elaborazione su dati Bankitalia
Mutui destinati alle famiglie per l'acquisto di abitazioni variazioni percentuali sullo stesso trimestre dell'anno precedente
Per quanto concerne le aggiudicazioni, sono emersi dei segnali di rallentamento.
Nella prima metà del 2006 sono risultate 2.012, vale a dire l’11,8 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2005. Il relativo valore, pari a 650,79 milioni di euro, è invece diminuito del 38,4 per cento.
Gran parte degli importi affidati, esattamente 614,26 milioni di euro, corrispondenti al 94,4 per cento del totale, è venuto dagli enti locali, i cui affidamenti sono diminuiti in valore del 33,8 per cento rispetto alla prima metà del 2005. In testa, con 207,44 milioni di euro, troviamo i Comuni, davanti a Asl (127,21 mln), Autostrade per l’Italia spa e del Brennero spa (93,65 mln). A far pendere in negativo la bilancia degli Enti locali sono state le flessioni accusate soprattutto da Rete Ferroviaria Italiana, unitamente ad Autostrade per l’Italia spa e del Brennero spa, Università e Aziende ex – municipalizzate e Consorzi. Da sottolineare inoltre l’assenza di affidamenti da parte di Italferr spa, . Gli incrementi percentuali sono stati circoscritti a Regione, Comuni, Asl e “Altri enti locali”. Nell’ambito degli Enti statali è stata rilevata una flessione del
euro affidati nella prima metà del 2006 è stato rappresentato da infrastrutture. La parte più consistente di questo settore, pari a oltre 307 milioni di euro, è stata nuovamente destinata alla viabilità e trasporti. Tutte le altre tipologie sono state distanziate notevolmente. La seconda per importanza è stata rappresentata da “difesa del suolo e verde”, con 35 milioni di euro. Nell’ambito dell’edilizia, è stata quella sanitaria ad assorbire la parte più consistente degli affidamenti, con quasi 128 milioni di euro, davanti a quella scolastica con 45,62 milioni di euro.
In termini di fasce di importo, le gare affidate di valore superiore ai 5 milioni di euro, pari a 224,34 milioni di euro, sono diminuite sia come consistenza (-71,4 per cento) che valore (-67,1 per cento). La gara di maggior importo (quasi 97 milioni di euro) è stata realizzata dall’Azienda universitaria ospedaliera di Ferrara, relativamente ai lavori di completamento del nuovo polo ospedaliero di Cona, affidati al
“Consorzio cooperative costruzioni (capogruppo) di Bologna”. Le imprese provenienti da altre regioni si sono aggiudicate il 19,0 per cento delle gare affidate e il 43,1 per cento dei relativi importi (era quasi il 61 per cento nella prima metà del 2005). In pratica meno gare vinte, ma mediamente più consistenti, in linea con quanto emerso nel primo semestre del 2005.
Il ribasso medio praticato si è attestato all’11,0 per cento. Quello praticato dalle imprese extraregionali, pari al 14,4 per cento, è risultato nuovamente maggiore rispetto a quanto rilevato nelle imprese con sede in Emilia-Romagna (10,2 per cento), sottintendendo una concorrenzialità piuttosto spiccata.
Il credito. Il settore edile secondo i dati di Bankitalia, aggiornati a giugno 2006, ha visto crescere tendenzialmente gli impieghi bancari del 13,3 per cento, accelerando sul trend del 10,3 per cento dei dodici mesi precedenti e superando di oltre quattro punti percentuali l’aumento generale. In Italia la crescita tendenziale è apparsa più lenta (+11,2 per cento), uguagliando nella sostanza l’aumento medio dei dodici mesi precedenti (+11,1 per cento). Il settore edile continua a vivacizzare il ciclo degli impieghi, consolidando la tendenza in atto da lunga data.
0,00
0,00 5,00 10,00 15,00 20,00 25,00
UMBRIA
Fo nte: ns elabo razio ne su dati Inps e Istat
Cassa integrazione guadagni straordinaria.
Ore autorizzate per dipendente dell'edilizia.
Periodo gennaio-ottobre 2006.
Altri segnali di vivacità sono venuti dai finanziamenti in essere oltre il breve termine destinati agli investimenti in costruzioni, la cui crescita tendenziale si è attestata al 26,3 per cento, distinguendosi
significativamente dal già apprezzabile trend del 22,5 per cento. In Italia c’è stata una crescita relativamente più moderata (+17,0 per cento), anch’essa superiore all’aumento medio del 14,2 per cento dei dodici mesi precedenti. Per la sola costruzione di abitazioni, l’incremento regionale sale al 31,9 per cento, largamente al di sopra del trend del 21,0 per cento. In Italia il corrispondente incremento è sceso al 19,5 per cento, superando anch’esso l’evoluzione media dei dodici mesi precedenti (+14,0 per cento). Se spostiamo il campo di osservazione all’entità dei finanziamenti erogati, possiamo vedere che in Emilia-Romagna, relativamente alla costruzione di abitazioni, si è passati dagli oltre 942 milioni di euro del primo semestre 2005 ai quasi 1.327 milioni della prima metà del 2006. Nelle opere del Genio civile, in pratica le infrastrutture, il sistema bancario dell’Emilia-Romagna ha erogato finanziamenti per quasi 291 milioni di euro, contro i circa 40 milioni del primo semestre 2005.
La buona intonazione degli investimenti in abitazioni si è associata al dinamismo dei mutui concessi alle famiglie destinati all’acquisto delle abitazioni, il cui incremento del 16,8 per cento ha in pratica rispecchiato il trend dei dodici mesi precedenti (+17,0 per cento). In Italia c’è stata invece una sostanziale riduzione rispetto al trend: +16,1 per cento contro +20,3 per cento. Sotto l’aspetto delle erogazioni effettuate nella prima metà del 2006 (non è detto che le relative richieste siano state tutte effettuate nel 2006 a causa dei tempi delle istruttorie) possiamo cogliere ulteriori segnali di crescita. Dagli oltre 2.601 milioni di euro della prima metà del 2005 si è passati ai quasi 2.949 milioni dell’analogo periodo del 2006, per un incremento percentuale del 13,3 per cento. Segno meno invece per i mutui concessi ai soggetti diversi dalle famiglie scesi da 109 milioni e 105 milioni e 588 mila euro (-3,2 per cento). In Italia entrambe le destinazioni sono apparse in progresso, con aumenti per mutui alle famiglie e soggetti diversi pari rispettivamente al 20,5 e 35,7 per cento. I depositi delle industrie edili sono ammontati a fine giugno 2006 a 1.586 milioni e 583 mila, vale a dire il 16,5 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2005. La liquidità del settore è cresciuta prepotentemente, superando sia l’evoluzione media dei dodici mesi precedenti, che quella generale attestata a fine giugno 2006 a +8,1 per cento. In Italia c’è stato un analogo andamento. Ogni 100 euro di depositi il settore edile ne ha ricevuti circa 681 sotto forma di impieghi, confermando la situazione del passato. Nell’ambito delle società non finanziarie, che rappresentano gran parte della produzione di beni e servizi, siamo in presenza del rapporto più elevato.
Rispetto al trend dei dodici mesi precedenti c’è stato un aumento del rapporto impieghi/depositi di quasi sei punti percentuali.
Un ultimo aspetto del credito all’edilizia è rappresentato dai tassi passivi sui conti correnti a vista. In un contesto di ripresa dei tassi, a fine giugno 2006 si sono attestati all’1,56 per cento, migliorando di 0,28 punti percentuali rispetto al trend dei dodici mesi precedenti. Nell’ambito dei vari comparti economici, solo la Pubblica amministrazione e le Società finanziarie hanno goduto di condizioni migliori. Da sottolineare infine che rispetto alla media italiana, le industrie edili dell’Emilia-Romagna hanno beneficiato di tassi passivi più elevati, con uno spread che in giugno si è attestato a 0,41 punti percentuali rispetto alla media
Un ultimo aspetto del credito all’edilizia è rappresentato dai tassi passivi sui conti correnti a vista. In un contesto di ripresa dei tassi, a fine giugno 2006 si sono attestati all’1,56 per cento, migliorando di 0,28 punti percentuali rispetto al trend dei dodici mesi precedenti. Nell’ambito dei vari comparti economici, solo la Pubblica amministrazione e le Società finanziarie hanno goduto di condizioni migliori. Da sottolineare infine che rispetto alla media italiana, le industrie edili dell’Emilia-Romagna hanno beneficiato di tassi passivi più elevati, con uno spread che in giugno si è attestato a 0,41 punti percentuali rispetto alla media