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Infanzia a Rischio

Negli stessi documenti redatti per la definizione di nuove strategie inclusive, accanto alla promozione delle possibilità occupazionali, si affianca un ulteriore obiettivo, peculiare delle realtà in transizione: la tutela dell’infanzia a rischio. Si tratta di una criticità comune a tutti i transition countries, dove la complessità del cambiamento socio-economico e gli alti costi della transizione hanno inciso, come si è visto, sulle categorie più deboli, aumentando le condizioni di rischio in particolare per le famiglie a basso reddito, numerose e/o monogenitoriali89.

Tale condizione, che ha portato l’elaborazione comunitaria più recente a porre tra gli obiettivi prioritari della politica sociale e occupazionale integrata la riduzione della povertà infantile, evidenzia proprio nel contesto albanese la stretta connessione tra la precedentemente analizzata esclusione lavorativa e l’esclusione dell’infanzia a rischio: all’Albania, infatti, pare spettarle il triste primato della più alta concentrazione di bambini che vivono in famiglie prive di occupazione, rispetto alla media dei paesi OCSE, evidenziando la necessità di sviluppare strategie e piani di intervento integrati tra politiche del lavoro e politiche familiari (intese non solo come politiche di sostegno economico, ma anche, di tipo educativo e formativo), per prevenire e/o arginare le condizioni di disagio.

Il concetto di disagio assume qui una connotazione ampia e complessa, indicando sia le forme di disagio materiale ed economico, sia quelle più propriamente legate alla sfera socio-relazionale, quindi strettamente connesse alla capacità/possibilità per il bambino di sviluppare una solida, autonoma identità, quanto una piena

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115 integrazione nel processo di socializzazione. Sulla base delle interviste e dei colloqui effettuati con funzionari ministeriali e operatori di organizzazioni non governativi, si possono distinguere alcune aree prioritarie nelle iniziative e nei progetti per la salvaguardia dell’infanzia. Di seguito si evidenziano le dimensioni prioritarie.

- Tutela, promozione e valorizzazione dei diritti umani. Rientrano in quest’ambito tutti i progetti volti a sostenere i diritti dei bambini stabiliti a livello internazionale dall’apposita convenzione ONU, in quanto assunti come primo fondamentale momento per assicurare un pieno e sano sviluppo a ciascun bambino. L’obiettivo principale di tutte le attività intraprese in questo settore consiste nel diffondere una maggiore consapevolezza sociale circa l’importanza dei diritti dell’infanzia, predisponendo una serie d’interventi, progetti e attività volte a sviluppare, diffondere e incentivare il dibattito pubblico, attraverso seminari conferenze, incontri e creazione di network, tanto a livello nazionale, quanto internazionale. Proprio in questa prospettiva è attribuita una particolare rilevanza alla cooperazione internazionale, quale strumento da promuovere e incentivare per favorire lo scambio di esperienze e di best practices90.

- Formazione. L’ambito formativo acquista una rilevanza fondamentale e trasversale a tutti i settori d’intervento a tutela dell’infanzia. Questa diviene, infatti, il momento attraverso il quale sviluppare l’integrazione e la partecipazione dei bambini alla vita sociale, ma al tempo stesso rappresenta lo strumento principale attraverso il quale sviluppare competenze e capacità che, specialmente

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Spunti emersi durante una tavola rotonda fra esponenti del Ministero di Welfare albanese e Unicef nell’ottobre del 2011.

116 per i giovani in condizione di disagio, divengono necessarie per entrare nel mondo del lavoro e acquistare così una propria autonomia, identitaria ed economica.

- Sostegno e intervento per bambini con famiglie a rischio o privi di famiglia. In quest’ambito rientrano tutte le iniziative portate avanti dalle ONG strutturate secondo un modello molto simile a quello delle ‘case famiglia’ presenti in Italia, all’interno delle quali vengono forniti sostegno ed assistenza ai bambini in difficoltà ed in certi casi anche alle madri. Si tratta principalmente di strutture e attività destinate a ospitare i cosiddetti ‘orfani sociali’, vittime della povertà, della disoccupazione e spesso anche dei fenomeni di alcolismo e violenza subiti nelle loro famiglie, un problema che si è fatto particolarmente evidente nella difficile fase di transizione politica e i cui soggetti maggiormente colpiti vanno ricercati nella comunità rom.

- Recupero minorile. Il recupero dell’infanzia e dell’adolescenza a rischio è un altro settore particolarmente critico, specialmente per quanto attiene al recupero della criminalità giovanile. In questa direzione, infatti, si muovono diversi progetti finalizzati alla reintegrazione dei giovani in prigione, portati avanti in particolare dalle ONG, ma anche misure e interventi predisposti in cooperazione tra Stato, governo locale e associazioni non profit. In particolare è il caso della Crime Prevention Network, organizzata d’intesa tra Ministero del Welfare, della Sicurezza sociale e dell’Educazione e della Ricerca, attraverso il Youth Affairs Department, insieme con gli organi di governo locali e con la partecipazione della cittadinanza attraverso le associazioni non profit. Se l’obiettivo della rete è principalmente quello di prevenire i comportamenti criminali, gli interventi delle ong si concentrano invece principalmente sul recupero dei giovani già con

117 esperienze di criminalità, favorendo la loro reintegrazione ed inclusione sociale, attraverso programmi di studio e formazione al lavoro.

- Analisi delle problematiche familiari e azioni di supporto. Si tratta dell’area di intervento più strettamente connessa con le linee guida impostate a livello comunitario e finalizzata ad offrire una costante azione di analisi e monitoraggio sulle condizioni di rischio e sulle emergenze su cui impostare piani di intervento integrati. In particolare le definizioni strategiche di questi ultimi anni e quelle impostate per i successivi spingono verso un’azione integrata tra sistema familiare e infanzia, al fine di favorire il più possibile, l’inclusione tanto del bambino quanto della famiglia, sia predisponendo interventi di sostegno al reddito e diffusione di servizi, sia promuovendo una diversa e più responsabile educazione genitoriale91.

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