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I Piani di zona come nuovo strumento di programmazione integrata nelle politiche di welfare della Regione di Scutar

L’elemento del tutto innovativo introdotto attraverso la riforma dei servizi di welfare è, senza dubbio, l’ideazione della zona sociale come luogo di programmazione integrata dal basso e di governance locale. Nella maggioranza dei casi le zone sociali sono state definite ricalcando la ripartizione amministrativa del territorio. Si tratta di una nuova unità territoriale, che può assumere dimensione sovra-comunale, al fine di perseguire criteri di economicità e di efficacia maggiori. La programmazione di ciascuna zona sociale si traduce nella stesura del piano sociale di zona, all’interno del quale sono definiti obiettivi, priorità e strumenti per la realizzazione degli interventi sul territorio, come risultato della programmazione congiunta tra gli enti pubblici e i soggetti privati.

Il Piano di zona è l'occasione offerta alle comunità locali per programmare, guidare e valutare il proprio sviluppo e va visto come piano regolatore del funzionamento dei servizi alle persone. In particolare, il Piano di zona è lo strumento promosso dai diversi soggetti istituzionali e comunitari per:

 Analizzare i bisogni e i problemi della popolazione sotto il profilo qualitativo e quantitativo;

 Riconoscere e mobilitare le risorse professionali, strutturali, economiche pubbliche e private;

 Definire obiettivi e priorità nel triennio di durata del piano;

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 Stabilire forme e modalità gestionali atte a garantire approcci integrati e interventi connotati in termini di efficacia, efficienza ed economicità;

 Prevedere sistemi, modalità, responsabilità e tempi per la verifica e la valutazione dei programmi e dei servizi.

Questo strumento può essere letto come risposta strategica all'esigenza di passare da una cultura assistenziale con forte venature da elemosina di erogazione delle prestazioni alla persona bisognosa ad una politica positiva di servizi, integrati, a favore della comunità locale, con particolare attenzione agli anziani, ai disabili, all'età evolutiva e alla famiglia come soggetto attivo delle politiche sociali locali.

La logica di lavoro promossa all’interno dei Piani di zona si basa sulla stesura di progetti. Il fine di questo metodo è garantire approcci integrati all'interno delle procedure programmatiche proprie del livello regionale e di quello locale, nel rispetto degli obiettivi e delle priorità definite dalla Regione.

Il “metodo di operatività per progetti” è caratterizzato da:

 decentramento, in quanto è il progetto formulato in sede decentrata a definire compiutamente i contenuti definitivi;

 partenariato, poiché la definizione di un progetto che deve integrare diversi settori implica una maggiore interazione tra diversi attori sociali (pubblici e privati);

 tendenziale auto applicabilità della programmazione, dato che essa non è più rimessa a successive decisioni di attuazione in quanto contiene in sé

134 obblighi e responsabilità di esecuzione da parte dei soggetti partecipanti alla formulazione del progetto;

 misurabilità ex ante delle conseguenze attese, in itinere circa l’osservanza degli obblighi assunti ed ex post sui risultati conseguiti.

Se c'è un organismo, una sede o un livello istituzionale che più degli altri riassume la capacità operativa del nuovo welfare locale, di certo questa va individuato nel Piano di zona, inteso come " lo strumento fondamentale attraverso cui i comuni, con il concorso di tutti i soggetti attivi nella progettazione, possono disegnare il sistema integrato d’interventi e servizi sociali con riferimento agli obiettivi strategici, agli strumenti realizzativi e alle risorse da attivare.

Nel Piano di zona si ritrova dunque, in filigrana, un tema centrale della riflessione sulle trasformazioni del welfare. Il Piano di zona rappresenta in ultima istanza il raccordo tra Regione e periferia in quanto, di fatto, contestualizza le finalità e gli obiettivi definiti nel piano sociale regionale con riferimento alle esigenze e ai bisogni locali99.

Inoltre, all’interno dei piani di zona il riferimento alle scelte nazionali in merito ai livelli essenziali di assistenza è imprescindibile. Nei piani di zona, dunque, tra le altre cose, il richiamo alla partecipazione della popolazione e al dialogo sociale sono correnti; è qui che sono indicate quelle azioni di accompagnamento e di orientamento ai servizi e quelle pratiche di comunicazione sociale volte a migliorare il rapporto utente-istituzione.

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Piani di Zona, nuova strumento introdotto nella realtà territorial della Regione di Scutare per andare incontro in modo razionale alle esigenze essenziali della cittadinanza. Consultato presso gli uffici della Regione.

135 Il richiamo alle " risorse da attivare", segnala inoltre sia l'esigenza di ritrovare all'interno delle comunità locali forme di capitale sociale che valorizzino il sistema territoriale, sia un tratto più generale del welfare locale, che dovrebbe orientarsi al recupero e alla valorizzazione delle capacità individuali, piuttosto che a interventi compensatori sui deficit o sulle incapacità dei destinatari.

Più in generale, però, è tutto il processo di progettazione della rete dei servizi all'internodo i piani di zona che risentono sia della debole integrazione con le altre politiche, sia delle incertezze sia hanno sino a oggi accompagnato il travagliato processo di sussidiarietà verticale, caratterizzato da una crescente deresponsabilizzazione dello stato e da un’adesione molto differenziata delle regioni.

Perché il piano di zona possa decollare, è necessario, infatti, che vi sia un'intesa sulle responsabilità dei diversi soggetti, sulla ripartizione delle deleghe nella gestione dei servizi e sulle modalità di contribuzione alla copertura dei costi previsti per l'erogazione dei servizi. Questo diverso tipo di problemi naturalmente trova soluzioni diverse secondo le sensibilità degli attori coinvolti, degli interessi in gioco e anche delle competenze disponibili per affrontare innovazioni che non possono essere realizzate ricorrendo soltanto alle routine organizzative. A ciò và aggiunta la complessità del processo decisionale che all'interno del piano si stabilisce una volta definito l'accordo di programma, per equilibrare il rapporto tra decisioni politiche e scelte operative. Per la stessa natura dell'atto sottoscritto, l'accordo si configura, infatti, soprattutto come una manifestazione di volontà politica e raramente è in grado di stabilire un confine, di per sé già estremamente labile, come quello tra indirizzo e gestione. L’implementazione dei modelli di

136 welfare mix, la crescente tendenza, ad affidare al privato la realizzazione dei servizi non è, infatti, accompagnata da un’adeguata capacità di progettazione, controllo e valutazione dei risultati e su questo punto è compito della Regione e degli enti locali a vigilare a tutela dell’interesse dell’utente in particolare e a quello pubblico in generale100.

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Consultazione dell’Intervento del Presidente della Regione Scutari tenuto a Tirana in ocasione del convegno sui servizi sociali Integrati. (marzo 2011.

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