Infine, volendo approfondire ed indagare meglio quali siano gli effetti dell’educazione ricevuta all’interno degli ambienti universitari nel corso degli anni di frequentazione, sono state analizzate, proprio rispetto a questo dato, le risposte alla domanda 18 la quale, attraverso 26 affermazioni riguardanti vari argomenti, ha permesso di quantificare la sensibilità degli studenti verso il benessere e la tutela degli animali. Il trend osservato in quei casi in cui si hanno risultati significativi da un punto di vista statistico (se si escludono due eccezioni che saranno discusse separatamente in seguito), è quello di un generale peggioramento nell’ambito del quale gli studenti del primo e del secondo anno ottengono i risultati migliori verso il benessere animale, mentre dal terzo anno in poi si nota una chiara diminuzione di questa sensibilità. Questi risultati sono concordi con alcuni studi già condotti aventi la stessa finalità, dove si registrava una diminuzione progressiva della sensibilità nei confronti del benessere animale (Blackshaw & Blackshaw, 1993; Hazel et al., 2011; Paul & Podberscek, 2000). La prima delle eccezioni riguarda l’affermazione 18.15 la quale enuncia: “alcuni aspetti della biologia possono essere imparati solo tramite la dissezione di animali conservati in formalina quali rane”. I risultati mostrano che vi è un significativo numero di studenti del primo anno che si considera in accordo con l’affermazione ed, al contrario di quanto osservato per le altre dichiarazioni, man mano che gli studenti progrediscono nel loro percorso di studi, le risposte progrediscono nella direzione del disaccordo, dato che si traduce in un miglior comportamento nei confronti del benessere animale. Nonostante questo è necessario considerare che il contenuto della domanda è altamente specifico e la conoscenza di
ulteriori tecniche diagnostiche ed analitiche dei processi fisiologici e biologici da parte degli studenti degli ultimi anni di corso può aver comportato questa differenza in quanto studenti privi di queste conoscenze potrebbero non vedere alternative all’utilizzo di animali in formalina, concludendo che questo sia il metodo migliore se non l’unico disponibile. La seconda eccezione riguarda la domanda 18.21, la quale enuncia: “i veterinari hanno il dovere di fornire servizi quali il taglio delle orecchie e della coda quando questi sono richiesti da un cliente”. In questo caso i dati seguono quello che era stato visto in precedenza, ovvero gli studenti del primo e secondo anno rispondono in modo statisticamente significativo e risultano possedere un’attitudine positiva nei confronti del benessere animale; lo stesso si osserva anche per gli studenti del quinto anno. Per comprendere meglio cosa abbia comportato questo improvviso aumento dei punteggi solo al quinto anno si può ipotizzare che, mentre la risposta degli studenti nei primi anni era più che altro dovuta alla sensazione di ingiustizia verso l’animale provocata da questa affermazione, gli studenti dell’ultimo anno, dotati di conoscenze più approfondite di quelli che sono i diritti ed i doveri legislativi del medico veterinario (in Italia il taglio di coda ed orecchie a fini non terapeutici è vietato, contrariamente a quanto accade in paesi quali gli Stati Uniti d’America), possano aver fatto affidamento su queste conoscenze ed aver dunque risposto con cognizione di causa.
Le domande discusse nel presente paragrafo sono state riprese da questionari elaborati da Cornish (Cornish et al., 2016) e Serpell (Serpell, 2005) ed utilizzati nel corso dei loro studi per approfondire le tematiche dell’attitudine degli studenti verso il benessere animale e i fattori che possono influenzare la scelta della carriera lavorativa. I risultati di questi studi sono interessanti e in molti casi sono simili a quelli ottenuti nel presente studio: per entrambi la popolazione era rappresentata da una forte maggioranza di donne (anche se in questo caso la partecipazione al questionario era facoltativa, e questo potrebbe aver influenzato i rapporti tra genere); in un caso, la quasi totalità aveva avuto esperienze di allevamento o di contatti prolungati con animali, in particolare cani e gatti. In entrambi gli studi si evidenzia come le precedenti esperienze di vita con una tipologia di animali influenzi la scelta del settore lavorativo futuro in modo che gli studenti tendono a voler lavorare con la stessa tipologia; inoltre vi è una chiara preferenza degli uomini rispetto alle donne a scegliere lavori con animali da reddito. In entrambi gli studi le donne sono risultate essere più preoccupate per il benessere animale ed hanno ottenuto punteggi migliori degli uomini in tutte le domande proposte. Infine, è stato evidenziato che l’attitudine verso il benessere animale ha la tendenza a peggiorare man mano che gli studenti frequentano anni di corso più avanzati. Si può quindi rilevare una significativa somiglianza nelle esperienze e dunque nelle influenze tra studenti veterinari italiani, statunitensi, australiani e neozelandesi evidenziando così come la componente della società a modello occidentale abbia molto in comune nonostante le distanze geografiche.
Un ulteriore dato osservato nel corso dell’analisi e che porta a riflessioni interessanti è la considerazione che, in molte delle affermazioni della domanda 18 che hanno registrato una differenza significativa nelle risposte date dagli studenti, l’argomento affrontato riguardava l’utilizzo degli animali nella ricerca scientifica. Quello che ciò ci suggerisce è che verso questo particolare argomento vi potrebbero essere cambiamenti nel corso degli anni dovuti all’esperienza di studio e che quindi il corso di studi sarebbe responsabile di una perdita di sensibilità per il benessere degli animali usati nella ricerca scientifica più che verso altri argomenti (come ad esempio la caccia o l’allevamento intensivo di animali).
Questi risultati, seppur molto difficili da caratterizzare per quel che riguarda le effettive cause, sono sicuramente preoccupanti per le implicazioni etiche e pratiche che possono comportare e per questo estremamente importanti. È stato suggerito come questo fenomeno possa essere simile a quello osservato tra gli studenti di medicina umana (Woloschuk et al 2004;Hojat et al., 2009) per cui la desensibilizzazione degli studenti possa dipendere da una strategia di distacco dai propri pazienti volta all’auto protezione dovuta al forte carico emotivo che può derivare dalle esperienze vissute nello svolgimento della professione. Ancora, le ipotesi elaborate nel tempo a riguardo indicano la possibilità dell’instaurarsi di una stanchezza emotiva e sentimentale che porta ad un esaurimento delle energie, colpevole dell’insensibilità progressivamente più forte. Infine, c’è l’idea che questo distacco emotivo sia visto a livello professionale come dimostrazione di una maggiore competenza nel proprio lavoro di medico, e che ciò venga appreso dagli studenti nel corso del tempo come forma di imitazione rispetto ai colleghi più anziani ed esperti.
CAPITOLO V
La forte prevalenza del genere femminile nella popolazione di studenti di medicina veterinaria, unita alla tendenza di questa ad avere una maggior empatia, può indurre a sperare in un progressivo aumento dello sforzo compiuto per difendere e migliorare il benessere animale nel futuro. Ciò nonostante sarebbe grave lasciare che gli studenti non vengano istruiti e guidati rispetto all’importanza del loro ruolo e delle necessità fondamentali alla base del benessere degli animali. In questo è di fondamentale importanza l’istruzione universitaria, che dimostra però di non esercitare una influenza positiva o di peggiorare, in certi casi, la capacità di empatizzare e di rispettare gli animali, in particolare nei confronti dell’uso degli animali nella ricerca. I dati a disposizione sono ancora pochi e non sufficentemente approfonditi ed è quindi necessario che siano condotte ulteriori nuove indagini su questo argomento per identificare con più precisione le cause ed il rapporto esistente tra i molteplici fattori che possono influenzare l’empatia delle persone verso gli animali. Sarebbe opportuno potenziare gli sforzi volti a dotare gli studenti di conoscenze e capacità sempre migliori rispetto al benessere dei loro pazienti e si dovrebbe incoraggiare l’esistenza di modelli da seguire che possano ispirare maggiore empatia ed un comportamento più positivo.
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