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Gli inizi della Croce Rossa in Cina

Nel documento La Croce Rossa in Cina (pagine 64-82)

L’ARRIVO DELLA CROCE ROSSA IN CINA

3.1 Gli inizi della Croce Rossa in Cina

A metà del XIX secolo, le potenze occidentali che a Ginevra si ritrovarono a gettare le basi per la creazione della Croce Rossa e della legge umanitaria, in Cina avevano accantonato le loro idee progressiste suddividendone il territorio in aree di influenza e dando il via ad un periodo storico caratterizzato da continue rivolte popolari e movimenti anti-imperialisti.

Il primo consistente impatto tra Cina e Occidente risale alla prima metà del XVII secolo. Dopo la conquista di Taiwan da parte dell’Impero Qing, il commercio internazionale rifiorì grazie alla riapertura dei porti

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nella costa sud-orientale del continente. L’Inghilterra, la Francia e altri Stati europei approfittarono della situazione per espandere il loro commercio nell’area asiatica tentando di avviare il mercato dei tessuti e del cotone, ma le rigide imposte doganali e le restrizioni sul commercio da parte dell’Impero limitavano pesantemente lo scambio con

l’Occidente avvantaggiando solo l’economia cinese.122 Nonostante i vari

tentativi diplomatici portati avanti dagli Inglesi, l’imperatore cinese, per salvaguardare l’economia interna, si rifiutò di aprire ulteriormente i rapporti commerciali con l’estero, tanto che le ditte britanniche per

incrementare le loro vendite ricorsero allo smercio dell’oppio.123Il

commercio dell’oppio era stato già abolito dal governo Qing con un atto del 1729, anche se i Portoghesi ― che possedevano piantagioni a Malwa, nell’India occidentale ― continuarono ad importarlo illegalmente in piccole quantità nella città di Macao. Nel 1733 l’Inghilterra decise di creare un suo monopolio dell’oppio a Patna, nell’India orientale, entrando in diretta competizione con l’esportatore portoghese. Questo favorì una diminuzione del prezzo di vendita della droga, seguito da un incremento del consumo e dall’aumento della domanda, che arrivò al

massimo picco di vendita intorno al 1819.124 Lo spaccio di oppio in Cina

aveva incrementato la corruzione dei funzionari a tutti i livelli e la formazione di una rete di delinquenza organizzata. Inoltre, aveva portato a un aumento del valore dell’argento, che veniva usato come metallo di

122 SABATTINI, SANTANGELO 1986, pp. 528-531: Gli europei importavano in Cina maggiormente il cotone, lo

stagno e il piombo, ed esportavano tè, medicine e porcellane, ma il valore complessivo delle merci acquistate era sei volte superiore a quello delle merci vendute. L’Inghilterra fu la prima potenza a premere per una maggiore apertura della Cina al commercio internazionale, tanto che negli anni 1793, 1816 e 1834 furono inviate delle delegazioni, rispettivamente guidate da Lord McCartney, Amherts e Napier, allo scopo di diminuire le restrizioni sulle importazioni inglesi che però non ottennero i risultati sperati.

123 Ibid., p.531

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acquisto. 125 Tutto ciò aveva portato a uno squilibrio nel sistema

monetario cinese, basato sul rapporto tra il rame (il metallo con cui veniva coniata la moneta cinese), e l’argento, il metallo di valutazione. La classe più colpita dall’inflazione fu quella dei contadini, che pagavano le tasse sulla base di una valuta in argento e ricevevano monete di rame (inflazionate) per la vendita dei loro prodotti. Essi si sentirono sempre più derubati dal “demone occidentale” che si arricchiva illegalmente a

discapito del loro benessere.126

L’imperatore Dao Guang (1820-1850), dopo accesi dibattiti con i suoi funzionari imperiali ― divisi tra riformisti, che volevano legalizzare il commercio di oppio sotto il monopolio statale e moralisti, che optavano per una politica di repressione del contrabbando ― decise di rafforzare le leggi contro lo spaccio nelle città di Canton, Macao e Hong Kong, fulcro del commercio internazionale. La politica moralista attuata da Pechino sembrò funzionare e primi successi furono visibili nel 1837 tramite l’arresto di più di duecentomila contrabbandieri e il temporaneo rallentamento dei traffici. Ma i risultati migliori furono attenuti dal governatore generale dello Hunan e Hubei, Lin Zexu (1785-1850). Egli si impose di eliminare la minaccia dell’oppio in tre fasi: la punizione degli oppiomani e dei contrabbandieri, isolamento e repressione dello spaccio interno e successiva confisca delle riserve degli importatori stranieri con l’eliminazione permanente del contrabbando. Lin, però, sottovalutò gli interessi internazionali che ormai erano coinvolti in questo tipo di commercio e le mire espansionistiche degli Stati europei, che si ritrovarono alleati ai trafficanti di oppio con l’obbiettivo comune di

125 Ibid., pp. 178-179: La Cina imperiale possedeva un sistema monetario a duplice valuta metallica secondo il

quale 1.000 monete di rame corrispondevano a un liang di argento. L’utilizzo secondo metallo come metodo di pagamento e la sua eccessiva esportazione dai forzieri cinesi aveva causato un aumento del suo valore, portando, nel 1838, ad uno scambio pari a 1.650 monete di rame per un liang di argento.

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aprire ulteriormente la Cina al commercio internazionale. Tutto questo sfociò nella celebre Prima Guerra dell’oppio lanciata dalle truppe inglesi che, nel 1839, occuparono le città costiere di Canton, Shanghai e Ningbo. La guerra si concluse nel 1842 con la costituzione del Trattato di Nanchino, il primo dei così detti Trattati ineguali (Bu ping deng tiao yue,

不平等条约)127. Osservando la denominazione di questi trattati possiamo

intravedere l’ipocrisia degli Stati occidentali che sembravano aver messo temporaneamente da parte i loro ideali illuminati.

Questo trattato stabiliva la cessione di Hong Kong alla Gran Bretagna e l’apertura forzata dei maggiori porti della costa sud orientale al commercio internazionale, nonché il pagamento di un’indennità. Inoltre, fu permesso ai mercanti inglesi di risiedere nelle aree dei porti aperti con il diritto di prendere in concessione delle terre per erigervi edifici doganali, banche e altri stabilimenti, arrivando a costituire le famose Concessioni: enclaves che godevano del diritto di extraterritorialità. Lo stesso privilegio fu successivamente ottenuto anche dagli Stati Uniti e dalla Francia nel 1844 e in seguito anche da Germania, Russia, Belgio, Austria e Italia. Le ragioni principali che portarono alla fine del sistema di relief organizzato dei Qing ― la corruzione tra i vari livelli dell’amministrazione, la crescita demografica, l’incongruenza e la non collaborazione tra le istituzioni centrali e provinciali ― si andarono ad aggiungere al malcontento generale causato dall’intrusione nel sistema cinese da parte delle potenze occidentali. Tutto questo causò numerose insurrezioni popolari, come la rivolta di Taiping (1853-1864) che attaccava direttamente la dinastia mancese imperiale, anch’essa straniera, accusata di aver gettato la Cina in un periodo di miseria.

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Un altro duro colpo alla stabilità della società cinese fu inferto dalla Seconda Guerra dell’oppio nel 1856, che vide Francia e Gran Bretagna ottenere ulteriori privilegi tramite altri due dei Trattati ineguali sopra citati, quello di Tianjin (1858) e quello di Pechino (1860), che assicurarono alle potenze ulteriori esenzioni doganali e il libero accesso al sistema fluviale cinese. Analogo trattamento fu riservato alla Russia che, preoccupata dalle mire espansionistiche inglesi verso nord-est, ne approfittò per rompere il trattato di non violazione russo-cinese imponendo alla Cina il Trattato di Aigun (1858), assicurandosi così il controllo di più di 500.000 km sulla riva sinistra dell’Heilongjiang.

Un’ultima minaccia era poi costituita dal Giappone che, sfruttando lo scoppio della rivolta del movimento “Tonghak” (scienza orientale), diede alle forze nipponiche l’opportunità di entrare nella penisola coreana e di

scontrarsi con le truppe cinesi portandole alla disfatta.128

Dopo la descrizione di questo background storico, potrebbe risultare difficile comprendere come una associazione nata dalla mente dei “barbari occidentali” e con una croce ― inizialmente intrisa di principi cristiani ― come simbolo di riconoscimento sia potuta facilmente entrare in una Paese che coltivava un disprezzo sempre più visibile per gli stranieri occupanti.

Il primo contatto della Cina con la Croce Rossa, si ebbe proprio durante la Guerra sino-giapponese (1894-95) per il controllo della penisola coreana. 129 Durante gli scontri i medici, gli infermieri e i

volontari della Croce Rossa giapponese130 aveva prestato soccorso ai

128 SABATTINI, SANTANGELO 1986, pp. 533-545 129 CHI 2005, pp. 76-81

130 Fondata dopo la restaurazione Meiji dal conte Tsunetami Sano come società filantropica in aiuto ai feriti

della ribellione nel sud-ovest del Giappone, fu successivamente riconosciuta dal Comitato Internazionale di Ginevra il 2 settembre 1887. http://www.jrc.or.jp/

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soldati feriti indipendentemente dalla loro uniforme, suscitando

ammirazione e commozione per la grande opera umanitaria svolta.131 Per

diffondere la notizia a tutta la popolazione cinese e per far comprendere alla Cina l’importanza e l’utilità dell’associazione elvetica, lo Shen Bao 申 报, il Da gong bao 大公报 e il Zhong wai ri bao 中外日报,i più influenti giornali moderni del tempo, dal maggio 1898 all’aprile 1899 pubblicarono una serie di articoli. In uno di questi vennero descritte le attività compiute dalla Croce Rossa giapponese durante la guerra di Corea:

[…] 高丽中东交战,赤十字会中医生及看护妇之驰赴战地者多至十万 人,不特日兵临阵受伤蒙其医疗,即华兵之中弹而仆者,亦不分畛域,

一体留医 […]132

Durante gli scontri della guerra sino-giapponese in Corea, i medici e gli infermieri della Croce Rossa offrirono tempestivamente i loro servizi a più di centomila soldati. Non solo fasciarono le ferite dei militari giapponesi ritirati, ma si preoccuparono anche di curare i colpiti e i caduti cinesi, senza fare distinzioni di nazionalità e offrendo a tutti un ricovero ospedaliero.

L’idea di una associazione umanitaria conforme agli standard internazionali che prestasse soccorso in tempo di guerra non era una questione del tutto nuova. La guerra era ormai diventata un fenomeno internazionale, con cui la Terra di mezzo si doveva confrontare. Dopo le varie sconfitte ottenute, nel 1861 il matematico e cartografo Feng Guifen (1809-74), sotto la tutela dell’imperatore Tong Zhi, lanciò il movimento

131 CHI 2005, pp. 76-81

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di “autorafforzamento” (zi qiang, 自强), che consisteva in una serie di riforme dei vari livelli amministrativi per ammodernare la forza militare del Paese.

Un'altra importante riforma consisteva nell’istituzione del movimento yangwu, letteralmente “delle cose d’oltremare” (legate alla realtà straniera) il cui principale scopo consisteva, come per la politica

ziqiang, in una serie di riforme basate sulla tecnologia e sulla scienza

occidentali pur rimanendo fedele ai principi tradizionali. 133

Con l’intensificarsi dei conflitti armati, la domanda di un’associazione di aiuto umanitario in tempo di guerra sorse quasi spontaneamente tra la gentry ed i filantropi cinesi. Già dal 1874, con l’inizio delle ostilità tra Cina e Giappone, che puntava alla riconquista di Taiwan, si accese la discussione sulla Croce Rossa nella sfera civile. Il primo articolo pubblicato dallo Shen Bao risale proprio a quell’anno, e consiste in una traduzione cinese di un articolo inglese sulle operazioni di soccorso prestate da una volontaria della Croce Rossa durante la Guerra franco-prussiana.134 Nel 1879, sempre lo Shen Bao, parla di una figura femminile cinese (Jin Shi, 金 氏 ) che, dopo essersi laureata in medicina negli Stati Uniti, tornò in Cina e tentò di stabilire una branca dell’organizzazione umanitaria crociata.

[…] (甲午战争中有)中国妇人金氏者,前在美国习医,至此适卒业 而归,遂与泰西某女医同立红十字会, […] 募诸各善士,集得洋银三 千元,受伤者遂医药有资,渐渐痊愈。135 133 SABATTINI, SANTANGELO 1986, p.551 134 LI 2013, p.3

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(Durante la guerra sino-giapponese) una donna cinese di nome Jin Shi, che

aveva studiato medicina negli Stati Uniti e dopo il conseguimento della laurea fece ritorno in Cina, insieme ad una collega occidentale stabilì la Croce Rossa, […] raccogliendo 3.000 pezzi d’argento da alcuni benefattori riuscì gradualmente a curare i feriti (di guerra).

Secondo le ricerche di Chi Zihua, Questa “Jinshi” sembra coincidere con la figura di Jin Yunmei (金韵梅), la prima donna cinese formatasi all’estero che, una volta tornata in Cina al tempo della guerra sino-giapponese, tentò di stabilire la Croce Rossa a Tianjing insieme al mercante Sun Gan. Sulla vere identità di questa figura non sono riuscito ad ottenere ulteriori riscontri, ma una cosa è certa. Se Jin Yunmei fosse riuscita a far approvare la sua organizzazione permettendo alla Cina di entrare nella convenzione di Ginevra, si sarebbe potuta considerare la

pioniera del movimento nella terra di mezzo.136

Nel 1898 Sun Gan, in Giappone per affari, inviò un memoriale al ministro Yu Langxi. In questo scritto, Sun spiegò la formazione della Società di Croce Rossa in Svizzera e, sulla base di queste considerazioni, espose come la Società era stata strutturata in Giappone. Elogiò anche le attività svolte dalla Croce Rossa giapponese sui campi di battagli di Yingkou, sottolineando la prontezza dei volontari nel soccorrere centinaia di sodati cinesi e sottolineò anche la reputazione che il Giappone aveva guadagnato nella sfera internazionale tramite la Croce Rossa. Per di più, nel sistema militare cinese vi era la mancanza di un apparato sanitario in grado di offrire assistenza alle truppe. La Croce

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Rossa sembrava quindi la soluzione ideale al problema, oltre a costituire un ritorno d’immagine per il Governo cinese.

As a civilized country in Asia, China does not participate in such benevolent act [of forming Red Cross society], while all other countries did. It will only make the Westerners despise us further. We must consider it seriously as it is important for our national dignity.137

Secondo Sun, l’associazione umanitaria avrebbe accresciuto la stima delle potenze europee nei confronti dell’Impero, smantellando la loro idea di una Cina non del tutto civilizzata e considerata solo come una colonia da spartirsi in aree di influenza. D’altra parte, il Giappone aveva già da tempo superato la Cina in tutti i settori, diventando il Paese economicamente più potente ed influente di tutta l’area asiatica, nonché

il primo in Oriente ad avere firmato la Convenzione di Ginevra.138

Questa supremazia fu rimarcata con la firma, da parte dell’impero Qing, del Trattato di Shimonoseki (Maguan tiaoyue, 马关条约) nel 1895, che conferiva al Giappone, oltre al predominio sulla penisola coreana, il controllo di Taiwan, delle Pescadores e del Liaodong che, solo dopo la pressione di Russia, Francia e Germania e tramite il pagamento di un’indennità, fu restituito alla Cina. Il fatto costituì la “goccia che fece traboccare il vaso”. Il malcontento generale, scaturito dal peggioramento

137 LI 2013, p. 5 trad. ing.: Memorial submitted by Japanese overseas Chinese merchant Sun Gan to Yu Langxi,

Minister to Japan, for submission to the Zongli Yarnen, published in Shenbao and Shanghai Shibao, 1898.

138 L’evoluzione della società giapponese costituì un altro nodo storiografico legato al movimento yangwu. Un

intreccio di cause sia interne che esterne consentì al Giappone di approfittare al momento giusto di una situazione che gli permise di adeguarsi tecnologicamente e di passare dalla parte delle potenze, cosa che invece risultò difficile al vasto e popolato impero cinese. Il prestigio internazionale del Giappone raggiunse il suo apice all’inizio del XX secolo e Tokyo divenne il centro di molte organizzazioni riformiste asiatiche. Non fu certamente un caso che nel 1905 il padre della repubblica Sun Yat-sen, fondasse la “Lega” (同盟会) e formulasse la teoria dei “tre principi del popolo” (三民主义). Da SABATTINI, SANTANGELO 1986, pp.551-557

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delle condizioni economiche, unito alle continue sconfitte subite, fece scoppiare nel 1899 la famosa Ribellione dei Boxer (Yihetuan yundong, 义 和团运动), un movimento xenofobo ed anti-imperialista che voleva la

cacciata degli occidentali dalla Cina.139

La rivolta aveva allontanato l’attenzione del Governo centrale dalla necessità di creare una Croce Rossa cinese. Nello stesso anno in cui iniziarono i disordini anti-occidentali, la Cina fu invitata dallo Zar di Russia a prendere parte alla Conferenza dell’Aia (Haiya heping huiyi 海牙

和 平 会 议 ) 140 . La conferenza concepì tre nuove convenzioni: la

Convenzione sulla risoluzione pacifica dei conflitti internazionali, la Convenzione per il rispetto delle leggi di guerra di uno stato in caso di conflitto sul suo territorio e l’estensione dei regolamenti della Convenzione di Ginevra del 1864 anche alle guerre marittime. La Cina in quella occasione non sottoscrisse nessuna delle tre convenzioni. In compenso, il delegato rappresentante del governo cinese, Yang Ru, stese un verbale del meeting indirizzandolo alla casa imperiale e spiegando, in esso, i vari benefici che la Cina avrebbe riscontrato con la

sottoscrizione.141 Un’attenzione ancora maggiore fu posta sulla creazione

di un Comitato Nazionale di Croce Rossa cinese. Essendo un modernista, proprio come Sun, lo stesso Yang enfatizzò che la presenza in Cina di tale organizzazione avrebbe contribuito all’innalzamento dell’immagine nazionale.

139 SABATTINI, SANTANGELO 1986, pp.544-546

140www.icrc.org: La prima conferenza di pace dell'Aia (Olanda) del 1899 fu convocata su iniziativa dello Zar di

Russia, Nicola II, "con l'obiettivo di ricercare i mezzi più efficaci per garantire a tutti i popoli i benefici di una pace vera e duratura e, soprattutto, di limitare il progressivo sviluppo degli armamenti "(nota russa del 30 dicembre 1898/11 gennaio 1899). La conferenza, alla quale furono rappresentati i governi di 26 paesi, fu indetta il 18 maggio 1899 e ripresa il 29 luglio dello stesso anno con la sottoscrizione delle clausole che entrarono in vigore dal 4 settembre del 1900.

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Every country that joined the [Geneva] treaty has its own Red Cross Society and it is regarded as a humane endeavor. Japan has established the society with government sponsorship and private support. It indicated great success. China would be considered as the only country that stands aloof from humanity if we do not join [the ICRC] … If we can sign the treaty upon the approval [of the court], we should follow the Japanese to establish the organization and to show the world that China is committed to philanthropy just like other Countries.142

Anche Yang, quindi, prende come punto di riferimento la neonata associazione giapponese e sottolinea l’importanza dell’appoggio da parte della casata imperiale e della fiducia del governo per la Croce Rossa.

Osservazioni simili furono portate avanti anche dal pensatore Tan Sitong (1865-1898), che apparteneva alla sottoclasse dei modernisti radicali del movimento yangwu e, insieme al massimo esponente Kang Youwei (1858-1927), attuò una serie di riforme istituzionali basate sul

modello giapponese.143 Verso la fine del 1894, Tan pubblicò nel suo “bao

bei yuan zhi shu” ( 报 贝 元 徵 书 ) un articolo che decantava l’amore universale portato avanti dalla Società di Croce Rossa nipponica ed esortava la Cina a seguire il suo esempio.144 Ma i suoi tentativi furono vani; la sconfitta che la Cina subì dallo stesso Giappone in Corea, decretò il fallimento del movimento yangwu ponendo fine al breve periodo riformista chiamato “i cento giorni di riforme”. La stessa imperatrice vedova Cixi, che inizialmente mantenne una posizione di neutralità, si schierò dalla parte dei conservatori e arrivò addirittura a sostenere la

142 LI 2013, pp.7-8 trad. ing. Qingji waijiao shiliao 140:17-19, memorial dated GX25.9.11 (October 11, 1899). 143 SABATTINI, SANTANGELO 1986, p. 555

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Ribellione dei Boxer, entrando in piena lotta con le potenze occupanti. Tan, insieme ad altri sei riformisti, fu giustiziato, mentre Kang Youwei sfuggì alla condanna ritirandosi in Giappone, dove fondò l’Associazione

per la protezione dell’imperatore.145

Senza l’appoggio della casa regnante, la Croce Rossa in Cina non avrebbe potuto avere un futuro. Fu solo grazie agli sforzi di Yang Ru che l’imperatrice Cixi iniziò a rivedere la sua posizione sull’Organizzazione. Se La Croce Rossa rappresentava effettivamente il nuovo trend della filantropia internazionale, la Cina avrebbe dovuto costituirne una tutta sua, dimostrando di essere un Paese civilizzato all’altezza degli standard

mondiali.146 La brutale repressione dei Boxer da parte delle otto potenze

europee a Pechino, il 7 settembre 1901, aveva dato all’Impero cinse l’ultima prova della supremazia militare degli Stati occidentali e del Giappone. L’organizzazione umanitaria sembrò inoltre una giusta strada

Nel documento La Croce Rossa in Cina (pagine 64-82)