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Umanità e benevolenza nel pensiero cinese

Nel documento La Croce Rossa in Cina (pagine 40-45)

LA NASCITA DELLA CROCE ROSSA IN CINA

2.1 Umanità e benevolenza nel pensiero cinese

Se pensiamo alla Croce Rossa come un’associazione nata dal bisogno di fare del bene per volontà di Dio, ci risulterà difficile trasportare tale concetto nelle altre culture e soprattutto in quella cinese. Ma se spogliamo letteralmente quest’organizzazione del Cristianesimo, vedremo come i principi che essa professa siano facilmente applicabili ad altre culture, religioni e filosofie, inclusa quella cinese. Per comprendere meglio come organizzazioni di relief a stampo europeo abbiano potuto instaurarsi nella civiltà cinese, dovremmo introdurre brevemente il discorso di umanità e benevolenza proprio del Confucianesimo e in

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seguito analizzare le già esistenti organizzazioni di soccorso sviluppatesi in Cina a ridosso dell’epoca Qing.

Già dai tempi più antichi e centinaia di anni prima della comparsa dell’ideologia cristiana, la Cina aveva conosciuto un’epoca di profonda crescita intellettuale. Un periodo di intense guerre antecedente l’unificazione della Cina, noto come periodo degli stati combattenti (IV- III secolo a.C.), aveva lanciato tramite Confucio, la formidabile riflessione dell’uomo sull’uomo che nei secoli ha plasmato il pensiero e la stessa società cinese. Tale concezione umana si fa sentire nel concetto di Ren ( 仁 ) , ossia il senso dell’umanità. Come vediamo il carattere 仁 è composto dal radicale di uomo 人 (che allo stesso modo viene pronunciato Ren), e dal segno due 二: si può quindi scorgere, anche solo dal carattere scritto, come l’uomo non diventi completamente umano se non nella sua relazione con il prossimo. Una relazione che si manifesta non solo nei rapporti familiari, come il rapporto di fiducia tra i coniugi o il rispetto di un figlio verso il proprio padre, ma anche in un contesto di società più allargato, come può essere l’amore incondizionato per altri

esseri umani.66

Ren è amare gli altri (XII, 22),

In questa frase molti studiosi, specialmente sotto il tempo dei missionari, hanno riscontrato un’analogia con l’agape del Cristianesimo, anche se l’amore come lo indica Confucio, rifugge dal concetto di divinità concentrandosi invece sull’essenza propria della relazione affettiva ed emotiva tra due o più individui. Il Ren quindi si manifesta in virtù eminentemente relazionali in quanto fondate sulla reciprocità e sulla solidarietà.

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Noteremo quindi come l’espressione utilizzata da Confucio: ‘Fra i quattro mari tutti gli uomini sono fratelli’, applicando in essa una concezione universale del Ren e il motto ‘Tutti fratelli’ citato da Henry Dunant, per incoraggiare gli abitanti di Castiglione a soccorrere i soldati, presentino svariate analogie, anche se dette in due contesti diversi, in epoche diverse e da due persone con un diverso background. In effetti ciò che ci distingue dagli animali e dal semplice essere viventi è proprio la volontà di essere umani, ossia di esprimere compassione e umanità verso gli altri. 67

Per Confucio quindi essere umani equivale ad essere in relazione con gli altri, dove la natura e la realizzazione di tale relazione viene percepita come rituale (li, 禮). ‘vincere il proprio io per rivolgersi ai riti’, esprime la necessità di un’ascesi volta a disciplinare la tendenza all’egocentrismo e all’egoismo, ritualizzando la propria umanità attraverso le proprie azioni con gli altri. Per esempio, contribuire con fondi propri alla sepoltura di parenti di conoscenti, o finanziare una casa per la cura degli orfani potrà essere considerato un valido rito per l’avvicinamento al Ren.

Anche se Confucio nei sui scritti parla incessantemente del Ren, si rifiuta di fornirne una definizione esplicita che potrebbe risultare limitativa e forviante. Ci lascia quindi ad un’interpretazione abbastanza libera, che non ci permette però di paragonarne il significato a quello del

moderno concetto di umanitarismo.68

67 CHENG 2000, p. 56; BARNETT 2011, p. 77 68 CHENG 2000, pp. 51-62

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Citando un discorso del maestro Mozi (479-372 a.C.), possiamo scorgere come la virtù dell’umanità, il Ren, possa essere applicata per promuovere l’interesse della popolazione. Egli diceva:

Praticare la virtù dell’umanità verso gli uomini consiste nel dedicarsi a promuovere l’interesse generale e a sopprimere ciò che nuoce all’interesse generale. Nel mondo attuale, che cosa nuoce all’interesse generale? […] i mali che provengono dall’odio degli uomini e dalla ricerca della spoliazione degli uomini. Quale nome daremo al fatto che dappertutto nel mondo si odiano gli uomini e si cerca di spogliarli? Quello dell’assimilazione (jian, ) o quello della distinzione (bie, )? Di certo quello della distinzione. […] la distinzione è negativa e quanto è negativo per gli uomini occorre trovare il modo di cambiarlo.69

Il termine assimilazione riassume il concetto: “trattare gli altri come si tratta se stessi”, richiamando la concezione confuciana della mansuetudine (shu, 恕 ), che consente di giudicare i sentimenti altrui facendo riferimento ai propri. Mozi con il termine jian (assimilare, equiparare altri a se stessi), si oppone al concetto di distinzione bie, che allontana l’uomo dal senso di umanità. In effetti troviamo subito una diretta analogia proprio con uno dei punti cardine dell’organizzazione di Croce Rossa alla quale fa riferimento questa tesi. Notiamo in questa sede, come i concetti di imparzialità e neutralità siano visibili anche nella cultura cinese antica, elemento che ci aiuta a comprendere come l’organizzazione elvetica abbia potuto instaurarsi in Cina con estrema facilità.

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È proprio questo aspetto di uniformazione e livellamento che costituisce una differenza con il Ren confuciano, che è orientato a distinguere le relazioni per cerchi concentrici (Es. io, famiglia, paese, Stato, …ecc.). Per Mozi tutte le relazioni sono poste sullo stesso livello di

eguaglianza. 70 Possiamo quindi notare come questa concezione di

assimilazione, si avvicini molto di più al termine europeo di Umanitarismo e agli ideali illuministi che hanno portato alla nascita di

numerose associazioni di soccorso nell’Europa del XVIII secolo.71

I dialoghi sull’umanità e sulla benevolenza furono ripresi anche dall’ufficiale governativo Gao Panlong nel suo discorso introduttivo alla società di benevolenza che fondò nel 1614 a Wuxi, il suo paese natale. Chen Youxue, suo compaesano e membro dell’organizzazione, chiese al maestro da dove arrivasse la benevolenza e Gao rispose:

La benevolenza è umanità (), il cui radicale arriva da uomo (). Gli uomini sono tutti connessi fra loro sotto ad un unico cielo, proprio come le mie membra sono parte del mio corpo. […] Se venissi tagliato da un coltello, non sentirò, come un pezzo di legno, dolore? Se ci fosse qualcuno nel mondo debole e sofferente, starò, come un pezzo di legno, immobile a guardarlo? Sotto questo aspetto, fare del bene significa esseri umani e umanità significa amare gli altri.72

Da questa visione, possiamo notare come nella cultura cinese i concetti che stanno alla base di qualsiasi organizzazione umanitaria si siano radicati e sviluppati nella storia. Per Gao e per molti altri filosofi e

70 CHENG 2000, p 89. 71Ibid., p.89

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filantropi dell’’epoca, il presupposto di benevolenza è garantire quindi a tutte le persone un posto nella società al fine di mantenere un armonico ordine sociale.73

Nel documento La Croce Rossa in Cina (pagine 40-45)