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Inoltre, il Super-Io è una struttura psichica complessa, non riduci­ bile solo alla coscienza morale, di fronte alla cui severità si provano sen

si di colpa, ma

è

costituita da una seconda componente : 1 ’ ideale dell ’ Io,

che rappresenta l’introiezione dell’insieme dei modelli da raggiunge­

re e su cui si commisurano l’immagine di sé e l’autostima personale.

RIQUADRO 3.3

Genesi, mantenimento e trasformazione del Super-Io

Secondo Freud l’istanza psichica del Super-Io, una volta costituitasi in seguito allo «sfracellamento del complesso di Edipo», continuerebbe a rimanere in­ variata per tutto il corso della vita. Tuttavia, alcuni dei suoi seguaci, interessati al complesso e biunivoco rapporto tra individuo e società, hanno evidenziato il ruolo dell’ambiente come co-effettore sia nella genesi che nel mantenimen­ to di questa fondamentale componente psichica.

In particolare Fromm (1971) ha sostenuto che l’istanza del Super-Io non deriverebbe solo dall’interiorizzazione una tantum dell’autorità sociale e pa­ terna che la rappresenta, ma che autorità e Super-Io sarebbero interconnessi in un complesso processo dialettico che si rinnoverebbe nel corso di tutta l’esi­ stenza individuale. Fromm, pur condividendo il ruolo cruciale dei primi anni di vita nella strutturazione della personalità, ritiene che se l’autorità esterna venisse meno o esercitasse in modi non efficaci la sua funzione di controllo sociale «il Super-Io nella maggior parte dei casi più o meno scomparirebbe o cambierebbe più o meno carattere o contenuto» (ivi, p. 196). Fromm inoltre ritiene che i contenuti dei divieti morali oggetto di rimozione dipenderebbero dalle diverse condizioni dei singoli gruppi sociali. Esemplifica questa sua af­ fermazione attraverso la diversa reazione all’esperienza di un vissuto di attra­ zione sessuale, nei confronti di un uomo impegnato, da parte di due ragazze: l’una cresciuta in un ambiente rigidamente puritano, l’altra in un ambiente cittadino senza specifiche limitazioni morali nel campo dei comportamenti sessuali. Molto probabilmente la prima rimuoverebbe il suo vissuto di attra­ zione e, solo ove la rimozione fallisse, manifesterebbe sintomi quali rossore o disagio, mentre la seconda dopo aver valutato l’opportunità di farsi avanti, rischiando magari il posto di lavoro, esprimerebbe esplicitamente il proprio interesse. È molto più potente l’angoscia conseguente a paventati sensi di col­ pa piuttosto che la paura di fronte a rischi reali.

In sintesi, secondo questa concezione, il Super-Io non solo è il definiti­ vo prodotto dell’interiorizzazione dei modelli e valori educativi trasmessi in famiglia, ma richiede continuamence di essere confermato e rifondato all’in­ terno delle differenti interazioni sociali in cui l’individuo si trova coinvolto: il contesto scolastico, il gruppo dei pari e il contesto lavorativo. Se questo non avviene il Super-Io tende a indebolirsi.

Qualora ci si senta inadeguati rispetto all’ideale dell’Io, l’emozione ti­ pica che ne deriva è la vergogna.

La fase fallica è ritenuta cruciale non solo per la costruzione delle disposizioni comportamentali collaborative, che favoriscono il percor­ so di integrazione tra i bisogni individuali e le richieste sociali, ma rap­

3- LO SVILUPPO AFFETTIVO-RELAZIONALE

presenta anche il momento dello sviluppo in cui l’affettività si lega in modo più stretto al desiderio di conoscere il mondo, che Freud chiama “scopofilia” (dal greco scopéo = vedo, conosco) o pulsione di sapere. Infatti, proprio nella fase fallica egli individua un esplicito nesso tra pulsione sessuale e sviluppo cognitivo. Quando i bambini iniziano a mostrare alcune curiosità verso la vita sessuale, prioritari non sarebbero tanto i quesiti sulle differenze sessuali quanto da dove vengono i bam­ bini (cosa succede tra mamma e papà). L’interesse di Hans per il suo «fapipì» lo rende un indagatore; sulla base della presenza/assenza del fapipì si può distinguere l’animato dall’inanimato: «Il cane e il cavallo hanno il fapipì, il tavolo e la sedia no» (Freud, 1979a, p. 484). Pertanto, dalla pulsione fallica sorge emblematicamente il desiderio di conoscere, comprendere e controllare il mondo, per cui, in questa fase, più che in altre, è individuabile un’accelerazione nella differenziazione dell’Io dall’Es. In particolare, la curiosità sessuale stimolerebbe lo sviluppo della motivazione alla conoscenza scientifica, attraverso il meccanismo della sublimazione libidica.

Fase di latenza (5-11/12 anni)

L’ingresso nella fase di latenza è determinato dal superamento della conflittualità edipica che comporta la capacità di rinviare la soddisfa­ zione delle proprie pulsioni con l’accettazione delle condizioni natu­ rali e sociali della loro realizzazione. Infatti, dopo il superamento del complesso di Edipo, le pulsioni sessuali, temporaneamente, diverreb­ bero silenti, permanendo in uno stato latente o di rinvio. La fase di latenza, a rigore, non è una vera e propria fase libidica, nella misura in cui in questo periodo dello sviluppo non compaiono pulsioni nuove ri­ spetto alle precedenti e non se ne presenteranno altre fino alla pubertà. La diminuzione della curiosità sessuale che si può osservare tra i 5 e i iz anni circa è di fatto solo apparente, nella misura in cui i bambini, cre­ scendo, sono gradualmente meno sotto il controllo di genitori e adulti, relazionandosi prevalentemente con i coetanei, con i quali iniziano a confrontarsi, anche nel campo delle loro curiosità sessuali.

Nella fase di latenza, che corrisponde, all’incirca, agli anni della scolarizzazione dell’obbligo, l’energia psichica non più assorbita, come in precedenza, dall’insorgere di nuove pulsioni sessuali, che richiede­ vano molte energie per essere fronteggiate, viene rivolta soprattutto al potenziamento dell’Io attraverso i processi di inculturazione, con

la costruzione delle competenze sociali. In questo periodo della vita

comincerebbero ad agire, in modo sempre più generalizzato, meccani­

smi di difesa come costruzione di argini psichici contro la pulsionalità

sessuale incontrollata, quali la sublimazione (implicata negli apprendi­

menti scolastici e nell’allargamento degli orizzonti socio-relazionali),

la formazione reattiva (alla base dell’esperienza del disgusto e del pudo­

re verso forme scomposte di sessualità), la manifestazione dell’adesione

sempre più interiorizzata ai valori, ai princìpi e alle norme sociali (sulla

base della disponibilità della struttura del Super-Io). La fase di latenza

produce nuove modalità di funzionamento psichico, progressivamen­

te più autonome e autoregolate, sia a livello cognitivo che affettivo.

Soprattutto il bambino, durante la fase di latenza, si prepara a gestire

le nuove forme pulsionali della genitalità che implicano la capacità di

assumere un ruolo sempre più attivo e complementare in rapporti in­

terpersonali di più ampia portata, rispetto alle interazioni familiari.

Fase genitale (dalla pubertà)

La maturazione sessuale, scandita secondo una temporalità biologica­