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Integrazione di immagini e iperspettrali e misure in situ per la caratterizzazione spettrale dei sedimenti costieri nell’area di Sabaudia

C. Manzo

1

, E. Valentini

2

, M.G. Persichillo

3

, F. Filipponi

2

, A. Taramelli

2

,

G. Giorgetti

4

, L. Disperati

3,4

, F. Venti

2

1CNR-IIA, Istituto per l’Inquinamento Atmosferico, sede di Roma1, Italia 2ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Italia

3Università degli Studi di Siena, Centro di GeoTecnologie, Siena, Italia

4Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente, Siena, Italia

Il presente lavoro si pone l’obiettivo di fornire un contributo per la caratterizzazione sedimentologica della fascia emersa del sistema spiaggia-duna del litorale del Parco Nazionale del Circeo (Lazio meridionale) attraverso un’integrazione tra diverse tecniche di acquisizione di dati spettro-radiometrici potenzialmente in grado di stimare le caratteristiche mineralogiche e granulometriche dei sedimenti. Mediante l’utilizzo di un sensore iperspettrale aviotrasportato (MIVIS) e di uno spettroradiometro da campo, sono state analizzate le caratteristiche spettrali legate alla variabilità composizionale dei sedimenti.

La composizione mineralogica, quella granulometrica ed il contenuto d’acqua dei sedimenti sono infatti determinanti primari delle loro intrinseche proprietà di riflettanza. Se gli effetti di composizione dei sedimenti, granulometria e contenuto d’acqua si distinguono spettralmente, è possibile mappare queste proprietà su scale sinottiche utilizzando overpass iperspettrali, in combinazione con alcune misure radiometriche di campo.

L’approccio metodologico adottato per il processing dei dati iperspettrali è la Spectral Mixture Analysis (SMA) che identifica la riflettanza spettrale sperimentale di qualunque materiale come la combinazione lineare della riflettanza di componenti "puri" definiti endmember (em). L’insieme di tecniche iperspettrali implementate ha permesso la discriminazione spaziale di alcune caratteristiche fisico-mineralogiche dei sedimenti costieri dell’area di studio sulla base della loro risposta spettrale e ha consentito di approfondire le analisi fino alla scala di dettaglio consentita dalla elevata risoluzione spaziale delle immagini MIVIS.

I risultati di abbondanza ottenuti applicando lo SMA alle immagini consentono di affermare che la composizione mineralogica della spiaggia risulta caratterizzata, a Nord, da una maggior percentuale di Pirosseni. Procedendo verso Sud aumenta il contenuto di Calcite e Feldspati.

L’approccio di studio è relativamente rapido, ha bisogno di un ricorso limitato a campioni e determinazioni di laboratorio, e non interferisce con l’ambiente. Questo studio, essendo basato sull’impiego di immagini telerilevate, fornisce risultati spazialmente continui che possono essere in grado di evidenziare processi e condizioni altrimenti non facilmente rilevabili tramite misure "puntuali". Inoltre, nuovi sorvoli nelle aree costiere adiacenti, potrebbero consentire di valutare la variazione composizionale della spiaggia e quindi l’eventuale effetto selettivo sui relativi componenti, determinato da processi di arretramento/avanzamento della linea di costa e da effetti legati alla longshore current.

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Cronologia C

14

delle evidenze dell’impatto di tsunami lungo la costa della Puglia

G. Mastronuzzi

1

, P. Sansò

2

, L. Calcagnile

3

, M. D’Elia

3

, C. Pignatelli

1

, G. Quarta

3

1Università degli Studi “Aldo Moro”, Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali, Bari, Italia 2Università del Salento, DISTEBA, Lecce, Italia

3Università del Salento, CEDAD, Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione, Lecce, Italia

In tempi storici, le coste dell’Italia meridionale- in Sicilia, Calabria e Puglia - sono state colpite da diversi tsunami causando numerose vittime. Recenti indagini svolte lungo le coste della Puglia hanno rilevato la presenza di evidenze morfologiche e sedimentologiche dell’impatto di tali ondazioni eccezionali, caratterizzate dalla presenza di resti di organismi marini, bioconcrezioni su massi o gusci/scheletri nel sedimento, che ne permetterebbero un’attribuzione cronologica mediante analisi AMS. La disponibilità di un buon set di dati C14 spesso da sola non è sufficiente per una corretta attribuzione cronologica di questi fenomeni in termini spaziali e temporali. Cataloghi storici di terremoti e tsunami possono aiutare a identificare la correlazione tra le forme e i sedimenti, le età C14 ed altri dati geocronologici eventualmente derivati dal sedimento. Le evidenze dell’impatto di ondazioni eccezionali sono state suddivise in gruppi in base alla loro ubicazione e sono state analizzate le età radiocarbonio calibrate insieme alle incertezze statistiche associate (1σ e 2σ). Le età non calibrate sono state processate utilizzando il software CALIB 6.01 e i dati più recenti disponibili sull’effetto serbatoio del Mar Mediterraneo.

I risultati ottenuti sono stati confrontati e correlati con quelli disponibili in cataloghi storici. Ne è risultato che tenendo conto dei soli dati geocronologici e stratigrafici è ben difficile riconoscere e discriminare eventi molto vicini nello spazio e nel tempo; elemento fondamentale per la individuazione del singolo evento è la disponibilità di fonti storiche ben documentate. Purtroppo però non sempre le aree colpite dalle ondazioni erano popolate e ancor meno frequentemente da genti pronte a raccogliere in testi descrizioni dell’evento. Dai dati disponibili sembra confermata l’ipotesi che tsunami importanti abbiano colpito la Puglia meridionale il 4 dicembre 1456 e il 28 febbraio 1743. Solo sulla base dei dati geocronologici è impossibile attribuire il massi rilevati di Punta Saguerra in prossimità di Taranto, all’evento del 1832 piuttosto che all’evento del 1836. D’altra parte, la posizione stimata del terremoto, la sua intensità, la descrizione degli eventi e le caratteristiche geomorfologiche della costa calabrese e di quella pugliese sembrano, insieme, indicare come probabile che i massi di Punta Saguerra siano stati accumulati dallo tsunami indotto dal sisma di Rossano Calabro del 1836.

L’età C14 delle evidenze è uno delle prove che insieme a metodi cronologici “storici” deve essere usata

per individuare un evento catastrofico avvenuto nel passato. In sostanza, le età 14C sono prove circostanziali e non un verdetto finale.

   

RIASSUNTI CONGRESSO AIQUA 2013

Napoli 19 | 21 giugno 2013  

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Indicatori archeologici e paleoambientali del livello marino relativo durante gli