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Internazionalizzazione passiva dei sistemi produttivi local

PRODUTTIVI LOCAL

8 Divisione del lavoro, crescita e divari di performance nell'industria italiana degli anni '90, Giunta,

3.6 Internazionalizzazione passiva dei sistemi produttivi local

Un altro importante aspetto che deve essere preso in considerazione valutando gli effetti della frammentazione internazionale della produzione sui sistemi produttivi locali è la connessione tra i sistemi locali e le imprese multinazionali (Biggiero, 2002).

Mentre la maggior parte dei sistemi locali sta attuando un processo di internazionalizzazione attraverso la rilocalizzazione di attività produttiva a livello internazionale, alcuni sistemi territoriali stanno vivendo forme diverse di internazionalizzazione, attraverso investimenti nel sistema locale da parte di imprese esterne.

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L’impresa subfornitrice: l’altra faccia della frammentazione internazionale della produzione industriale, Giunta, Scalera, 2010

<http://www.nelmerito.com/index.php?option=com_content&task=view&id=1093&Itemid=73>, 22/6/2012

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A causa del recente sviluppo di tale fenomeno, il tema dell’interazione tra imprese multinazionali e imprese locali è affrontato in un numero limitato di studi.

L’acquisizione di imprese locali da parte di gruppi multinazionali è infatti un fenomeno recente.

Come è possibile notare dalla tabella sotto riportata, alcune analisi hanno messo in evidenza come le imprese multinazionali preferiscano acquisire imprese localizzate in sistemi produttivi locali nel Nord Italia. Al contrario, nel Sud Italia più del 67% dei sistemi locali non presenta al suo interno una impresa multinazionale (Mariotti, Mutinelli, 2003).

Figura 11: Distribuzione dei sistemi produttivi locali per livello di internazionalizzazione passiva (valori percentuali)

Area geografica

Livelli di internazionalizzazione passiva

Assente Bassa Media Alta

Nord-Ovest 23,7 23,7 38,2 14,4

Nord-Est 22,8 11.4 50,6 15,2

Centro 44,3 28,6 25,7 1,4

Sud e Isole 67,6 14,7 14,7 2,9

Totale 34,6 20,1 35,5 9,7

Fonte: L’internazionalizzazione passiva dei distretti industriali (Mariotti, Mutinelli, 2003)

Attualmente vi sono diversi esempi di questo fenomeno. Un primo esempio è dato dal distretto biomedicale della provincia di Modena, che ospita alcune delle maggiori imprese farmaceutiche internazionali. Un altro esempio è dato dall’insediamento della famosa multinazionale della scarpa Nike nel distretto di Montebelluna. Ed ancora il distretto friulano della sedia, controllato da una importante holding tedesca.

Il livello di internazionalizzazione passiva che caratterizza i diversi sistemi locali dipende quindi dalla localizzazione dei sistemi locali stessi e dalla loro specializzazione settoriale.

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La presenza di multinazionali in un determinato territorio è in genere considerata un indicatore della capacità di attrazione di un sistema produttivo locale (Bilotta, Giardino, Solidas, 2011).

In realtà, “il fenomeno delle acquisizioni di imprese locali da parte di gruppi multinazionali è stato spesso visto come una minaccia all’integrità economica e sociale dei sistemi produttivi locali” (Grandinetti, 2003).

Ad esempio, secondo Amin e Robins, i processi di networking posti in essere dalle imprese multinazionali causano la dissoluzione della rete di relazioni locali. Secondo questi autori, le reti globali acquisiscono ed utilizzano le conoscenze e le competenze accumulate dalle singole imprese locali, riducendo l’autonomia e le possibilità di sviluppo del sistema locale come sistema (Amin, Robins, 1990).

Studi recenti sui rapporti tra imprese multinazionali e imprese locali hanno però messo in evidenza come l’entrata di imprese multinazionali all’interno dei sistemi produttivi locali possa avere effetti positivi sui sistemi locali stessi (Anderson, Fosgren, Holm, 2002).

Ad esempio, una recente analisi svolta da Menghinello, De Propris e Driffield sulle determinanti dello sviluppo economico in Italia negli anni Novanta ha evidenziato come “i rapporti tra imprese multinazionali e locali è il fattore che fornisce il maggiore stimolo alla produttività totale dei fattori delle industrie locali” (Menghinello, De Propris, Driffield, 2010).

L’acquisizione di imprese locali da parte di imprese multinazionali può infatti essere concepita come una spinta verso la proiezione commerciale delle imprese locali.

Inoltre, l’impresa multinazionale tende a localizzare, nelle imprese locali acquisite, i processi a maggior contenuto di qualità. Infine, la presenza di imprese multinazionali all’interno del sistema produttivo locale ha provocato una maggiore competizione interna, che ha spinto le imprese leader distrettuali a sviluppare modelli organizzativi più innovativi, favorendo la riconfigurazione della catena del valore.

L’acquisizione di imprese locali da parte di imprese multinazionali può quindi avere

effetti positivi sul sistema produttivo locale e può incentivare la creazione di relazioni

tra la rete domestica e quella esterna.

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Tale fenomeno può avere però conseguenze positive anche per l’impresa multinazionale.

La localizzazione all’interno del sistema locale può infatti essere considerata una scelta strategica per l’impresa multinazionale. Essa non si localizza all’interno del sistema locale solo per sfruttare le risorse locali. Le imprese multinazionali considerano infatti sempre più il contesto locale come una possibile fonte di apprendimento.

Come descritto nel primo capitolo infatti, i sistemi produttivi locali possono essere considerati come “bacini di conoscenze”. Mediante l’acquisizione di imprese locali, le imprese globali hanno quindi potuto accedere al potenziale innovativo che caratterizza il sistema locale.

Attraverso l’ingresso nei sistemi produttivi locali, “le imprese multinazionali hanno la possibilità di integrare la propria rete globale con nodi specializzati, che contribuiscono alla generazione di conoscenza” (Samarra, 2003).

I processi di “internazionalizzazione passiva” non portano quindi necessariamente alla dissoluzione del sistema territoriale, ma al contrario possono avere effetti positivi sia

per l’impresa multinazionale, che per il sistema produttivo locale nel suo complesso.

Gli investimenti da parte delle imprese multinazionali hanno infatti “ aperto un nuovo canale di knowledge transfer dall’esterno all’interno del contesto locale e hanno incrementato le opportunità di combinazione cognitiva” (Camuffo, Grandinetti, 2006).

Le particolari caratteristiche dei sistemi locali possono però costituire un ostacolo all’entrata nel sistema territoriale delle imprese multinazionali. Per ovviare a tali problemi, molte imprese multinazionali hanno sviluppano particolari forme di entrata, come accordi di joint venture con le imprese locali.

Attraverso questa forme di entrata infatti “ l’impresa multinazionale può inserirsi nel tessuto di relazioni in cui è immersa l’impresa locale, sfruttando così le risorse “district

specific”” (Samarra, 2003).

Meno appropriate possono invece risultare forme di entrata come gli investimenti diretti di tipo greenfield. La costituzione di una nuova impresa all’interno del sistema produttiv olocale potrebbe infatti causare problemi di inserimento di quest’ultima nella rete locale, escludendo la possibilità di accesso alle conoscenze tacite descritte da Nonaka.

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L’ingresso di imprese multinazionali nel sistema locale può quindi incentivare i processi di apertura che stanno caratterizzando i sistemi locali stessi. Le imprese estere possono infatti permettere al contesto locale di inserirsi in network globali. L’entrata delle imprese multinazionali nel sistema territoriale causa infatti l’inserimento di quest’ultimo nella rete globale della multinazionale.

La consociata localizzata nel sistema produttivo locale può quindi essere considerata come un nodo di una rete globale.

In particolare, tale nodo contribuisce alla rete globale fornendo conoscenze, che verranno successivamente utilizzate a livello globale.

A tale fine è necessario però che l’impresa multinazionale assicuri un certo grado di autonomia all’impresa acquisita, in modo tale che essa continui a instaurare relazioni con le imprese locali.

Tale forma di apertura verso l’esterno può infatti essere sostenibile solo se i sistemi locali saranno in grado di mantenere la capacità di produrre conoscenza tacita.

La scelta delle imprese multinazionali di localizzarsi all’interno del sistema produttivo locale può quindi essere interpretata anche come il “riconoscimento della presenza del sistema locale di conoscenze e competenze rilevanti di valenza strategica e non trasferibili all’esterno dell’area” (Grandinetti, 2003).

Contemporaneamente, le rete globale permette ai singoli nodi (imprese consociate distrettuali) di accedere a nuove competenze e conoscenze.

L’internazionalizzazione passiva può quindi spingere i sistemi produttivi locali verso nuove linee di interazione con l’esterno, avvantaggiando sia l’impresa multinazionale come anche il sistema locale.

Tale fenomeno comporta quindi due conseguenze principali. Se da un lato vi è una crescente internazionalizzazione della catena del valore locale, contemporaneamente vi è un rafforzamento del sistema produttivo locale, grazie all’acquisizione di conoscenze a livello globale.

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La presenza all’interno dei sistemi produttivi locali di imprese multinazionali collegate a reti di produzione internazionali, rappresenta quindi un opportunità per le imprese locali, che in questo modo possono inserirsi e rafforzare la propria posizione nelle

catene internazionali del valore (Bilotta, Giardino, Solidas, 2011).

Tale aspetto permette ai sistemi locali di diventare sempre più nodi di reti produttive

internazionali.

Il modello di sistema locale e quello multinazionale non sono quindi in competizione. Lo sviluppo multinazionale non comporta necessariamente la dissoluzione dei sistemi produttivi locali, ma anzi tali modelli possono co-evolvere e incentivare il rinnovamento dei sistemi territoriali stessi.

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4. EFFETTI DELLA FRAMMENTAZIONE INTERNAZIONALE