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Interventi di mitigazione del rischio

Promuovendo una attenta gestione del territorio, è possibile applicare diverse misure volte alla mitigazione del rischio. In quest’ottica è quindi possibile agire sulle diverse componenti del rischio quali pericolosità e vulnerabilità.

Diminuire la vulnerabilità significa ridurre il numero o l’entità degli elementi esposti ad un potenziale pericolo, siano essi infrastrutture, risorse o persone. Ridurre la pericolosità significa invece ridurre la probabilità di accadimento di, in questo caso, un fenomeno valanghivo. La mitigazione del rischio è una delle fasi più importanti quando si parla di pianificazione territoriale, e va gestita in modo continuo nel tempo. Questo perché i diversi fattori che caratterizzano il rischio non sono stabili nel tempo: se questi cambiano viene a mutare anche il livello di rischio. Esistono diverse misure di protezione nella mitigazione del rischio valanghivo, esse agiscono a diversi livelli come controlli temporanei o permanenti, delle valanghe o della presenza dell’uomo.

- Controllo temporaneo della presenza dell’uomo promuovendo la scelta di percorsi sicuri e la chiusura temporanea di strade o piste da sci in situazioni di marcato pericolo valanghe;

- Controllo permanente della presenza dell’uomo promuovendo un’attenta gestione del territorio volta alla localizzazione delle infrastrutture in aree sicure, e la progettazione di strutture di protezione dalle valanghe;

- Controllo temporaneo delle valanghe come compattamento della neve nelle zone di distacco, per gli impianti sciistici, e il distacco programmato di valanghe;

- Controllo permanente delle valanghe come realizzazione di opere di difesa attiva e passiva.

Le opere di difesa passiva, che rientrano nei metodi diretti di difesa dai fenomeni valanghivi, hanno la funzione di frenare le valanghe o deviarle verso obiettivi non sensibili. Sono localizzate per lo più nelle zone di scorrimento e deposito e possono suddividersi in tre macrocategorie:

- Opere devianti: hanno lo scopo di deviare la direzione di scorrimento allontanando la massa nevosa da obiettivi sensibili. Tra queste opere troviamo cunei frangivalanghe, muri deviatori e gallerie o by-pass paravalanghe;

- Opere di arresto: hanno la funzione di arrestare totalmente il moto di una valanga, oppure ridurre sensibilmente la velocità contenendo le distanze di arresto. Tra queste opere troviamo le dighe di contenimento;

- Opere frenanti: favoriscono la decelerazione della massa di neve in movimento provocando un’espansione laterale per effetto di successive deviazioni. Tra queste opere ritroviamo i cunei frenanti.

Le opere di difesa attiva mirano invece ad impedire il formarsi del fenomeno, creando nella zona di distacco delle condizioni sfavorevoli al distacco di valanghe. Queste condizioni sono realizzate mediante predisposizione di opere di trattenimento del manto nevoso quali: ponti da neve, rastrelliere, reti da neve e cavalletti da neve (detti anche treppiedi). A fianco di queste opere di trattenimento ritroviamo le opere che agiscono sul controllo della neve trasportata dal vento: i deflettori da vento influenzano il deposito della neve trasportata dal vento allo scopo di ostacolare la formazione di cornici e ridurre il deposito nelle zone di distacco.

1.9. Foreste di protezione

Da sempre l’uomo attribuisce alle foreste un’importante funzione protettiva. Questa funzione è svolta con diverse modalità ed è indirizzata a diversi aspetti e componenti sia dell’ecosistema forestale, che delle attività e degli interessi dell’uomo. La foresta può assumere il ruolo di protezione generica o indiretta oppure di protezione diretta. Il ruolo di protezione generica è quella che la foresta svolge nei confronti della conservazione del suolo dall’erosione diffusa o incanalata. Questa funzione è assolta da tutti i popolamenti forestali, ma è più o meno importante in base alle caratteristiche topografiche, morfologiche e pedologiche. In conseguenza di questo ruolo generico in Italia si è spesso utilizzato il termine “foresta di protezione” per tutte quelle foreste che non svolgono una prioritaria funzione produttiva. Questi popolamenti non erano generalmente sottoposti a normale gestione selvicolturale: gli interventi erano assenti o minimali, mirati unicamente a mantenere la stabilità del popolamento stesso nei confronti del disturbo verso il quale veniva garantita protezione. Il ruolo di protezione diretta invece è quello che la foresta svolge nei confronti dei pericoli naturali come caduta massi, scivolamenti superficiali, lave torrentizie e valanghe. La foresta è in grado di agire sia impedendo il verificarsi di un evento che mitigandone eventuali effetti negativi.

In assenza dell’uomo i pericoli naturali possono essere considerati come normali fattori di disturbo che agiscono nell’ambito delle dinamiche ecosistemiche. La presenza umana risulta invece discriminante in quanto la foresta protegge direttamente l’uomo stesso, le sue attività e i suoi interessi. Queste foreste si dicono “foreste di protezione diretta” (Berretti et al., 2006). La funzione di protezione diretta è subordinata quindi alla presenza di tre elementi:

- Un pericolo naturale;

- Un popolamento forestale in grado di impedire il verificarsi del pericolo naturale o di mitigarne gli effetti;

- La presenza dell’uomo (insediamenti, attività economiche e vie di comunicazione). Al contrario della protezione generica, che è assolta dalla foresta con la sua presenza, la protezione diretta può essere svolta efficacemente solo da popolamenti forestali aventi determinate caratteristiche (in particolare di composizione, densità, stratificazione e tessitura) in funzione dei pericoli naturali presenti. Il presente studio si propone infatti l’obiettivo di individuare tali caratteristiche al fine di programmare correttamente gli interventi selvicolturali finalizzati al mantenimento o all’ottenimento della funzione di protezione diretta dai fenomeni valanghivi.

Il mantenimento efficace e sostenibile della protezione diretta è quindi possibile solo attraverso l’applicazione di trattamenti selvicolturali continui e specifici. Per le foreste cui è assegnata la funzione di protezione diretta, gli interventi finalizzati ad ottenerla costituiscono una priorità assoluta nell’ambito della pianificazione e della gestione selvicolturale (Berretti et al., 2006).