CAPITOLO 2. LA CONOSCENZA DEL GIOCO D’AZZARDO NELLA
2. La conoscenza del gioco d’azzardo nei programmi di prevenzione
2.2 Interventi di secondo livello
La valutazione dell’efficacia di programmi preventivi ha tenuto in considerazione anche interventi che avevano come obiettivo quello di influire sulle competenze di studenti
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adolescenti, incrementandole, in particolare sulla loro capacità di problem solving (Ferland, Ladouceur, & Vitaro, 2005), coping, capacità di autocontrollo (Turner, Macdonald, & Somerset, 2008a) e decision making (Williams, Connolly, Wood, Currie, & Davis, 2004; Williams et al., 2010). Anche in questo caso, così come per gli interventi specifici sul gioco d’azzardo, una variabile di esito tenuta in considerazione è stata la conoscenza del gioco d’azzardo.
I programmi riportati in letteratura consistono generalmente in seminari durante i quali esperti forniscono informazioni sul gioco d’azzardo, anche problematico, e a ciò affiancano lavoro sulle abilità che ruotano attorno al meccanismo di gioco.
In particolare, Ferland e collaboratori (2005) hanno condotto uno studio sperimentale coinvolgendo 1113 studenti canadesi di età compresa tra i 12 e i 14 anni per la valutazione di un workshop di sensibilizzazione sul gioco d’azzardo (tre incontri da 60 minuti ciascuno), sviluppato soprattutto per far acquisire ai giovani un atteggiamento più realistico nei confronti del gioco e per insegnare loro a resistere alle influenze negative e pressioni dei pari. Lo studio ha previsto il confronto tra un gruppo di controllo e uno sperimentale con valutazione pre-test e post-test, a breve e lungo termine (con follow-up a 3 e 6 mesi di distanza), che hanno evidenziato il forte impatto dell’intervento sulla conoscenza e sugli atteggiamenti verso il gambling. Al contrario, gli autori non hanno potuto concludere di aver ottenuto risultati significativi per quanto riguardava il livello di coinvolgimento degli adolescenti nel gioco e le loro capacità di problem solving.
La popolazione giovanile canadese è stata oggetto di interesse anche nel caso della doppia valutazione del programma preventivo “Stacked Deck”. La prima valutazione è avvenuta nel 2004, con un campione di 578 studenti canadesi con età media pari a 16 anni (Williams et al., 2004), la seconda nel 2010 con uno studio che contava 1240 partecipanti sempre di età intorno ai 16 anni (Williams et al., 2010). Se il primo studio valutativo
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prevedeva il confronto tra un gruppo di controllo e un gruppo sperimentale, l’altro studio ha scelto di somministrare separatamente il programma preventivo nella versione “Standard” a cinque sessioni, e nella versione “Booster”, la quale faceva seguire all’intervento classico un’ulteriore sessione con un gioco a quiz per consolidare le conoscenze acquisite nei precedenti incontri. Ad ogni modo il programma era costituito da discussioni, giochi ed esercizi che avvantaggiavano l’interattività delle lezioni ed era inserito in un contesto di prevenzione che non si limitava alle classi degli studenti poiché nella scuola dove veniva svolto l’intervento erano appesi poster nei corridoi per aumentare la consapevolezza del gioco d’azzardo, oppure l’intervento stesso veniva fatto coincidere con un programma di sensibilizzazione rivolto alla comunità attraverso incontri con i genitori e coinvolgimento dei media. Entrambi gli studi hanno mostrato come il programma “Stacked Deck” sia efficace nell’incrementare le conoscenze sul gioco d’azzardo (Williams et al., 2004, 2010). Inoltre, la prima valutazione riporta un miglioramento della consapevolezza e della resistenza alla fallacia del giocatore e una diminuzione nella quantità di denaro e tempo spesi nel gioco d’azzardo, misurate dopo 3 mesi dall’intervento (Williams et al., 2004); tra i risultati del secondo studio valutativo si distinguono per significatività il miglioramento dell’atteggiamento nei confronti del gioco e la diminuzione della frequenza di gioco e della percentuale di giovani con problemi legati al gambling, ottenuti a distanza di circa 4 mesi dalla misurazione pre-test (Williams et al., 2010).
Nella tipologia di interventi di secondo livello rientra anche un programma costruito da Turner, Macdonald et al. (2008a) e che amplia un precedente programma di prevenzione (Turner, Macdonald et al., 2008b). Tale programma aveva come approccio teorico di base quello delle teorie cognitive-comportamentali dell’autoefficacia (Bandura 1997, 1986). Lo studio valutativo ha interessato 201 studenti di età compresa tra i 15 e i 18 anni, suddivisi in maniera casuale in un gruppo di controllo e un gruppo sperimentale. Gli studenti assegnati
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alla seconda condizione hanno preso parte a 6 lezioni informative più una riassuntiva da 70 minuti ciascuna, con frequenza regolare di una lezione a settimana circa. Durante le sessioni venivano forniti - mediante testi, CD-ROM e altri materiali di cui erano state dotate le insegnanti - esempi di come i giocatori problematici rimangono invischiati nel gioco non avendo autocontrollo sui propri pensieri, sentimenti e comportamenti, e si insegnava agli alunni ad essere consapevoli del fatto che le loro aspettative sul gioco d’azzardo possono essere influenzate dall’esperienza di vincita o perdita. Ciò che è emerso dai risultati dei soggetti sperimentali al post-test (effettuato 4-5 settimane dopo la conclusione del programma) rispetto alle misurazioni pre-test e al gruppo di controllo è un netto miglioramento delle conoscenze degli eventi casuali che ancora una volta sottolinea l’importanza di agire in termini preventivi.
In Italia più recentemente Donati, Primi e Chiesi (2014) hanno messo a punto un intervento che tiene conto del fatto che molti fattori sembrano influenzare il gioco d’azzardo problematico negli adolescenti (tra gli altri, Delfabbro, Lahn, & Grabosky, 2006; Delfabbro et al., 2009; Donati et al. 2013; Gupta et al. 2004; Turner, Macdonald et al. 2008b), adottando perciò una prospettiva integrativa di prevenzione. Ecco perché all’interno del programma proposto era previsto di lavorare sulla conoscenza del gioco d'azzardo e le idee erronee ma anche sul ragionamento probabilistico, la percezione economica del gambling e il pensiero superstizioso; tutto ciò combinando la presentazione di un video (il video “Lucky”) e diapositive Power Point con attività (quali ad esempio l’estrazione a una lotteria fittizia) e discussioni di gruppo al fine di fornire informazioni sul gioco d’azzardo - tipico degli interventi di primo livello - e contemporaneamente lavorando anche sugli aspetti più generali che ruotano attorno al gioco - tipico degli interventi di secondo livello - come i fattori individuali. I partecipanti allo studio sono stati 181 studenti toscani di età compresa tra i 15 e i 18 anni assegnati casualmente alla condizione sperimentale o a quella di controllo. In
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conclusione, la conoscenza del gioco d’azzardo è risultata essere incrementata nel gruppo sperimentale nell’immediato, rimanendo alta anche a distanza di sei mesi dall’intervento. Un aspetto importante sul quale le autrici hanno posto attenzione è il diverso livello di coinvolgimento nel gioco tra i vari studenti misurato in fase pre-test con il South Oaks
Gambling Screen-Revised for Adolescents (SOGS-RA; Winters, Stinchfield, & Fulkerson,
1993; versione italiana: Colasante et al. 2013). La valutazione degli effetti a breve e lungo termine dell’intervento è stata infatti scissa tra gli adolescenti che hanno mostrato di essere a rischio/problematici e adolescenti che invece non lo erano. Come ipotizzato dalle ricercatrici, il livello di coinvolgimento nel gioco d’azzardo non ha creato però differenze circa l’efficacia immediata e duratura dell’intervento, eccezion fatta per il decremento delle idee sbagliate sul gioco che è risultato significativo al post-test solo tra i giocatori non problematici. Dai risultati dello studio emerge anche un altro dato: la percentuale di coloro che prima dell’intervento erano stati definiti come giocatori a rischio e problematici è diminuita significativamente dalla misurazione al pre-test (41%) a quella al follow-up (28%).
Alla luce dei fatti, anche nel caso degli interventi di secondo livello è possibile concludere che la variabile dipendente che è risultata sempre incrementata in modo statisticamente significativo al termine dei programmi è la conoscenza del gioco d’azzardo.