La sezione fluviale è attualmente asimmetrica con sponde a differente altezza: quella in sini-stra idraulica a quota 18 m slm, mentre la sponda desini-stra è a quota 35 m slm.
Il progetto in esame prevede un innalzamento della sponda fluviale ed un sistema di prote-zione idraulica che consente di superare la pericolosità idraulica ed operare in sicurezza.
L’intervento innalzerà mediamente di circa 2 metri il piano di campagna che attualmente si trova ad un livello medio di circa 18,50 m. s.l.m., prevedendo una doppia fila di gabbioni a protezione e stabilizzazione delle sponde del Fiume Naro e il riempimento dell’area di se-dime dell’impianto fino alla quota desiderata.
Si rimanda alla sezione 5 degli elaborati di progetto ed alla relazione geotecnica (elab. 4.2.1) per la descrizione compiuta dell’intervento previsto.
5.2 Intervento di messa in sicurezza viabilità di accesso
L’intervento, inserito in progetto in ottemperanza ad una specifica prescrizione della Com-missione LLPP in sede di approvazione del progetto, prevede la realizzazione di un tratto di stradella con una soletta su pali, in modo da assicurare la non tracimabilità dell’opera anche con tempo di ritorno di 300 anni (vedasi elab. 8.2).
In particolare il tratto previsto su pali, della lunghezza complessiva di 150 m, consente di assicurare sia la non tracimabilità dell’opera con TR 300 anni che il libero deflusso delle ac-que durante gli eventi di piena, come già riportato nella tabella di verifica di cui al paragrafo 6.4 della relazione 1.6 che ad ogni buon fine si riporta:
Sez. (Tav.4.3.2) Quota Strada W.S.E. Tirante W.S.E. Tirante W.S.E. Tirante
N. [m s.m.] [m s.m.] [m] [m s.m.] [m ] [m s.m.] [m ]
30,3 22,92 22,26 -0,66 22,05 -0,87 21,92 -1,00
30 22,53 21,83 -0,70 21,63 -0,90 21,49 -1,04
Q = 686,34 mc/s - TR 300 Q = 563,59 mc/s - TR 100 Q = 486,15 mc/s - TR 50 Post operam - Soluzione migliorativa innalzamento livelletta strada di accesso
Stradella su pali - Portata VAPI
Tale soluzione in definitiva garantisce con qualsiasi TR (50, 100 e 300 anni) nonchè in caso di evento catastrofico, manovra istantanea e contemporanea apertura scarichi di fondo e su-perficie Diga San Giovanni, la non tracimabilità dell’opera con franchi sempre positivi, co-me si evince dal seguente prospetto finale riepilogativo:
Sez. Quota Terreno Quota strada W.S.E. W.S.E. W.S.E. W.S.E. TR 300 TR 100 TR 50 Rottura Diga
N. [m s.m.] [m s.m.] [m s.m.] [m s.m.] [m s.m.] [m s.m.] [m] [m] [m] [m]
30,3 21,94 22,92 22,26 22,05 21,92 22,49 0,66 0,87 1,00 0,43
30 20,87 22,53 21,83 21,63 21,49 22,23 0,70 0,90 1,04 0,30
Q = 686,34 mc/s -
Viabilità di accesso Franco su strada Q.P.-W.S.E.
La soletta è prevista dello spessore di 40 cm e della larghezza di 4,50 m. La soletta verrà realizzata su una doppia fila di pali del DN 600 aventi lunghezza di 15 m ed interasse 6 m
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6 Scelta e descrizione dello schema di processo depurativo
Gli aspetti che hanno giocato un ruolo fondamentale nella scelta del processo depurativo da adottare sono stati i seguenti:
x necessità di rispettare i limiti allo scarico ai sensi della vigente normativa;
x basso impatto ambientale in termini di:
o occupazione di suolo
o emissioni in atmosfera di odori ed aerosol o emissioni di rumore
o modesta produzione di fango o consumo energetico
o inserimento paesaggistico e ambientale
x necessità di garantire il processo depurativo anche in condizioni di emergenza;
x elasticità di funzionamento del processo depurativo.
La scelta del processo depurativo è stata effettuata valutando le caratteristiche di due tipolo-gie di processo:
1. Impianto tradizionale a fanghi attivi con trattamento terziario (sedimentazione finale + filtrazione);
2. Impianto di tipo MBR (Membrane Biological Reactor).
I tradizionali processi a fanghi attivi per l’abbattimento delle sostanze organiche, pur garan-tendo una discreta affidabilità e facilità di gestione, presentano alcune problematiche:
x scarsa elasticità di impianto per quanto riguarda le escursioni di portate e la compo-sizione dell’acqua da trattare;
x bassa velocità delle reazioni di degradazione;
x necessità di sedimentazione finale a valle del biologico che costituisce lo stadio più lento dell’intero processo e il punto critico che spesso determina un’alterazione della qualità dell’effluente;
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x produzione rilevante di fango di supero;
x grandi superfici occupate dall’impianto completo;
x non riutilizzabilità del refluo.
Rispetto alla prima, la tecnologia a membrana (MBR), che si è particolarmente evoluta negli ultimi dieci anni, costituisce un’alternativa impiantistica che consente di ridurre notevol-mente l’impatto ambientale dell’intero impianto richiedendo minori volumi in vasca e una configurazione complessivamente più compatta. Secondo i dati di letteratura un impianto di tipo MBR consente di ottenere un risparmio in termini di superficie fino al 60%, elevatissi-mi rendimenti di depurazione svincolati dalle caratteristiche di sedimentabilità del fango ed una linea fanghi più snella sia per l’assenza della sedimentazione finale, del pre-ispessitore e dei letti di essiccamento, sia per le ridotte dimensioni delle unità di stabilizzazione e ispes-simento finale del fango.
Nel sistema depurativo a MBR, a differenza di un tradizionale sistema di depurazione a fan-ghi attivi con trattamento terziario, la separazione dei fanfan-ghi dal permeato non avviene me-diante sedimentazione finale, ma attraverso filtrazione con moduli a membrane, che possono essere inseriti nel comparto di ossidazione/nitrificazione della vasca biologica oppure in una apposita vasca a valle di quella biologica.
In definitiva l’adozione dello schema di processo MBR assicura:
1. eliminazione completa dei solidi sospesi con aumento delle concentrazioni possibili di fango attivo anche fino a 10 Kg SST/ m3. L’elevata età del fango (20-25 giorni), tipica degli impianti a tecnologia MBR, comporta una esigua produzione di fango, peraltro già parzialmente stabilizzato con minori oneri costruttivi e gestionali richie-sti dalla linea fanghi e con interessanti economie nei successivi passi per lo smalti-mento finale;
2. ottime garanzie sulla qualità dell’acqua trattata, con possibilità di riutilizzo del re-fluo: BOD< 3mg/l, SST<1 mg/l, Torbidità<0,2NTU,
3. unità di trattamento estremamente compatte, i sistemi MBR di fatto sostituiscono la sedimentazione finale e la filtrazione finale:
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Per le ragioni precedentemente esposte, la scelta del processo depurativo è ricaduta sulla ti-pologia di impianto MBR, oggi sempre più impiegata sia per nuovi impianti che per am-pliamenti di impianti esistenti.
Moduli di membrane a fibre cave
A fronte dei maggiori consumi energetici per il funzionamento dell’unità di filtrazione e per il funzionamento del sistema di abbattimento dei solidi sospesi più spinto nei pretrattamenti a monte di un MBR, si devono considerare i risparmi derivanti dalla assenza di
sedimentato-Relazione illustrativa Delta Ingegneria Srl
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ri e della loro onerosa gestione, oltre al risparmio non indifferente derivante dal ridotto fab-bisogno energetico per la digestione dei fanghi che generalmente risultano poco putrescibili e di modesta quantità.
Esempio di come si presenta il liquame in ingresso ed in uscita al trattamento di filtrazione a membrana.
Il trattamento biologico del nuovo impianto di depurazione a servizio della fascia costiera di Agrigento e del comune di Favara si configura secondo lo schema tipico dello MBR che prevede a monte dell’unità di ultra-filtrazione a membrana i comparti di denitrificazione e di nitrificazione/ossidazione per l’abbattimento del carico organico e dell’azoto ( si ricorda che nel refluo in ingresso all’impianto di che trattasi il fosforo è già nei limiti previsti per lo sca-rico), scegliendo di collocare le membrane in comparti a sé stanti al fine di conseguire mag-giori vantaggi per l’efficienza del processo depurativo di “denitrificazione/nitrificazione”.
I fanghi di supero dalla unità di filtrazione sono ricircolati in testa l biologico nel reattore anossico, per assicurare la quantità di nitrati necessaria al processo di pre-denitrificazione e per mantenere nei reattori la concentrazione di biomassa necessaria all’intero per il processo depurativo.
Di seguito si riporta lo schema adottato per il trattamento biologico con MBR.
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Per il dimensionamento del comparto biologico è stato adottata la procedura di dimensio-namento di Ekama e Marais (1984) applicato al sistema integrato ormai classico di ossida-zione-nitrificazione con pre-denitrificazione, noto come processo Ludzack-Ettinger modifi-cato MLE (1962),
Il trattamento dei fanghi prevede il preispessimento dinamico, al fine di ridurre il volume dei fanghi da trattare, e la stabilizzazione aerobica.
Al fine di diminuire l’influenza della temperatura sull’intero processo, limitare l’impatto paesaggistico e ridurre la dispersione di cattivi odori e aerosol, si è previsto di realizzare va-sche in c.a. prevalentemente interrate e ove possibile coperte.
L’impianto in progetto prevede il seguente schema di processo (elab. 2.6 Diagramma a blocchi schema di processo):
linea acque.
1. pozzetto di confluenza dei reflui con canali di arrivo separati per i liquami pro-venienti da Favara e per quelli con provenienza dalla Fascia costiera di Agrigen-to, con autocampionamento 24h e con misure di portata anch’essi separati per i due flussi;
2. sollevamento verso i pretrattamenti e misura;
3. grigliatura media (2 linee + 1 di emergenza);
4. dissabbiatura e disoleatura;
5. equalizzazione delle portate influenti;
6. stacciatura (2 linee + 1 linea standby);
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7. pre-denitrificazione (3 linee);
8. nitrificazione ed ossidazione biologica (3 linee);
9. filtrazione a membrane a fibre cave (4 linee/celle);
10. vasca di deossigenazione fango di ricircolo e canale di ricircolo;
11. vasca di accumulo del permeato;
12. disinfezione di emergenza con misura e autocampionamento 24h refluo depura-to in uscita;
13. manufatto di rilascio;
linea fanghi
14. preispessimento;
15. stabilizzazione aerobica e accumulo di emergenza;
16. centrifuga fanghi;
17. letti di essiccamento di emergenza;
linea aria
18. deodorizzazione aria esausta dai comparti di pretrattamento;
19. deodorizzazione aria esausta dai comparti di trattamento fanghi.
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7 Caratteristiche tecniche dell’impianto in progetto
L’impianto in progetto occupa una superficie di circa 15.806 mq in sinistra idrografica del Fiume Naro. L’area di sedime si trova ad una quota media di 19 m slm che dopo l’intervento di sistemazione e messa in sicurezza idraulica dell’area previsto in progetto si svilupperà tra le quote 20 e 22 metri.
L’impianto in progetto è articolato secondo le seguenti aree di trattamento reflui:
x Pretrattamenti (sollevamento iniziale, grigliatura media, disoleatura-dissabbiatura, equalizzazione e stacciatura fine);
x Trattamenti biologici per la rimozione dei nutrienti carbonio e azoto (denitrificazione, nitrificazione-ossidazione, filtrazione MBR);
x Trattamento fanghi (preispessimento, stabilizzazione aerobica, disidratazione meccani-ca).
L’impianto sarà completato con le seguenti unità di trattamento:
x Disinfezione di emergenza;
x Trattamento di deodorizzazione dell’aria esausta per i comparti e le vasche (dotati co-pertura) in cui si sviluppano i cattivi odori;
x Letti di essiccamento di emergenza.
All’impianto di depurazione vengono addotte sia dalla zona fascia costiera di Agrigento che dalla fognatura Cannatello Zingarello che dall’agglomerato di Favara, portate nere fino a 3 volte la portata nera del giorno dei massimi consumi.
I pretrattamenti sono i pretrattamenti sono stati dimensionati per le condizioni di massimo af-flusso, trattando fino a 3 volte la portata nera del giorno dei massimi consumi.
Tutti i comparti, inoltre, sono dotati di linee di by-pass al fine di consentire una gestione com-patibile con le possibili situazioni di emergenza che possono presentarsi nell’impianto di depu-razione.
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La sistemazione finale esterna dell’area prevede la realizzazione della viabilità di accesso e di servizio, la recinzione dell’area, la realizzazione delle pavimentazioni, l’impianto di illumina-zione, la rete di smaltimento delle acque meteoriche, la rete di servizio per il lavaggio dei piazzali e le opere a verde.
Seguirà la descrizione di tutte le unità di trattamento previste nel nuovo depuratore.
Le specifiche tecniche del processo di trattamento previsto sono rappresentate negli elaborati di cui al punto 6 dell’elenco elaborati, in cui sono riportate le planimetrie di dettagli delle linee di processo (elab. 6.1), il profilo idraulico (6.2), gli schemi P&I di tutte le sezioni dell’impianto (6.3.1 Pretrattamenti, 6.3.2 Biologico/MBR, 6.3.3 linea fanghi), nonché la lista riepilogativa delle apparecchiature e strumentazioni di processo (elabb. 6.3.4 – 6.3.5).
Per i parametri adottati ed il dimensionamento si rimanda alla relazione specifica 1.2 - Rela-zione tecnica di verifica impianto.
7.1 Pretrattamenti (stazione di misura e sollevamento iniziale, grigliatura,