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L’intervento innovativo eseguito nella primavera del 2010 A causa del progredire della subsidenza e di una serie di fenomeni meteo marin

6 Inquadramento dell’area di studio

6.8 L’intervento innovativo eseguito nella primavera del 2010 A causa del progredire della subsidenza e di una serie di fenomeni meteo marin

con prevalente provenienza da Nord-Est, che hanno accentuato l’erosione costiera, in ragione della conformazione delle opere di difesa rigide, progettate per una protezione prevalente da fenomeni da Sud-Est, la tendenza all’erosione della spiaggia è aumentata, portando alla formazione di hot spots erosivi e ingressioni marine particolarmente disastrose durante la stagione invernale, in corrispondenza della spiaggia libera fino al pennello “ruvido” ( Fig. 6.24), nonostante i ripetuti ripascimenti a cadenza annuale, progettati con il fine di garantire un’ampiezza di spiaggia minima per lo svolgersi delle attività turistico-ricreative.

Per tentare di mitigare tale fenomeno erosivo , a Punta Marina è stato eseguito un intervento sperimentale nella primavera del 2010:

 un ripascimento della spiaggia emersa nel tratto centrale, tra i due pennelli;  un ripascimento sommerso nel tratto centrale;

 la messa in opera di un reef artificiale (Tecnoreef);

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Fig. 6.24 - Ubicazione degli interventi a difesa della spiaggia di Punta Marina eseguiti nel 2010.

Ripascimento della spiaggia emersa

Il ripascimento della spiaggia ha previsto il versamento di un volume di circa 19.000 m3 di sabbia fine (Mz= 2 ʔͿper una lunghezza di circa 800 m, tra il pennello “ruvido” a Nord e il sistema di difesa rigida a celle a Sud (Fig. 6.25), con materiale proveniente

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dalla spiaggia di Porto Corsini (RA), leggermente più sottile di quello nativo (Mz= 1,9 ʔ in battigia).

Fig. 6.25 – Foto della fase di realizzazione del ripascimento della spiaggia emersa.

Barriera in “reef” artificiali: Tecnoreef

Il reef artificiale, lungo circa 350 m a partire dalla testata delle barriere foranee, è composto da n. 44 elementi di forma piramidale disposti lungo un asse che tende a chiudere leggermente in direzione della parte terminale a mare del pennello del “Ruvido”; è stato posizionato con una quota di sommergenza di -1 m.

La realizzazione della barriera prevede l’inserimento di moduli mediante l’utilizzo di piastre ottagonali in calcestruzzo armato che possono essere assemblate a formare strutture stabili di reef artificiali. La configurazione scelta è di tipo piramidale (Fig. 6.26).

La particolare geometria di queste piastre è stata ideata al fine di non bloccare l’onda in arrivo bensì di assorbirla e smorzarla. Infatti la struttura permette all’onda di entrare all’interno delle stesse dove, generando diverse turbolenze, ne esce sensibilmente indebolita. Questo produce principalmente due effetti: l’onda viene

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scomposta in più direzioni e perciò la sua energia viene parzialmente assorbita; inoltre le piccole turbolenze createsi inducono la deposizione sul fondo dei sedimenti fini trasportati. Queste strutture sono, inoltre, progettate in modo da resistere alle spinte delle correnti o agli effetti di trascinamento delle reti e da evitare l'affondamento della struttura nel fondale e la loro versatilità consente di calibrare la giusta protezione del fondale a seconda del tipo di costa e della forza del mare nello specifico sito di intervento.

Fig. 6.26 - Barriera Tecnoreef, composta da moduli a forma piramidale, realizzata assemblando piastre in calcestruzzo del diametro di 117 cm e spessore 9 cm.

Ripascimento sommerso

Il versamento è stato realizzato parallelamente alla linea di riva ed in continuità con il reef artificiale fino alla testata sommersa del pennello “ruvido”, attraverso il pompaggio in un sabbiodotto di una miscela di sabbia fine ed acqua da terra, con un’elevazione dal fondale di circa 1,5 m, un’ampiezza della cresta di circa 50 m ed un angolo di pendenza delle scarpate laterali di circa 30°. Tale ripascimento è stato realizzato dove in natura era parzialmente presenti le barre sommerse, di cui oggi si

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osserva una lieve ondulazione del fondale. Infatti, dall’analisi di alcuni profili perpendicolari alla costa relativi al rilievo del Febbraio 2010, è risultato che a circa 250 m dalla linea di riva, ad una profondità di circa 2,7 m, si ha un innalzamento del fondale di circa 0,2 m per una larghezza di circa 40 m (Fig. 6.27, Fig. 6.24).

Inoltre la sua posizione si raccorda con l’asse della barriera di reef artificiali e quindi con la barriera semi-sommersa di Punta Marina, creando così una continuità con la barriera in massi.

Fig. 6.27 - Profilo tipo dei fondali nella zona di realizzazione del ripascimento sommerso.

Fig. 6.28 - Profilo tipo dei fondali pre- intervento e disegno progettuale del ripascimento sommerso. Ripascimento Sommerso Profondità -2,7 m Lunghezza 500 m

Altezza 1,5 – 1,7 m Ampiezza cresta 50 m

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I sedimenti utilizzati per la realizzazione del ripascimento sommerso sono stati ottenuti dal prelievo di materiale di risulta da interventi di livellazione dei terreni agricoli, accumuli eolici sepolti. Dal confronto dei parametri tessiturali emerge che il diametro medio dei sedimenti di cava (2,2 ʔͿ è più grossolano di quello dei sedimenti nativi alla profondità di 2,7 m (3,2 ʔ), ma più fine dei sedimenti della spiaggia emersa (1,9ʔ) (Tab. 6.3).

L’analisi delle caratteristiche tessiturali dei sedimenti di prestito e nativi permette una verifica della compatibilità sedimentaria tra i due materiali e quindi una stima della stabilità del sedimento versato. Confrontando i valori medi del diametro medio dei due tipi di sedimento, è stata determinata la compatibilità sedimentaria attraverso la metodologia proposta da Krumbein (1957), Krumbein and James (1965), James (1974, 1975). Tale metodo utilizza la distribuzione del della granulometria del sedimento nativo e di quello di prestito, calcolando un parametro (Overfill Factor, RA) relativo alla quantità di materiale richiesto per il versamento in funzione della differenza tra le caratteristiche tessiturali tra i due sedimenti. Si presuppone che il materiale di prestito versato dovrà subire una selezione ad opera dei processi costieri. Chiaramente, la porzione di materiale versato molto differente dal sedimento nativo verrà dispersa al largo. James (1975) calcolò dunque un fattore di overfill (RA) ed un fattore di ripascimento (RJ), definendo il primo come il volume di materiale richiesto per produrre un'unità stabile di materiale versato ed il secondo come l'efficacia del ripascimento, utile per una stima della periodicità con cui deve essere aggiunto materiale per mantenere la spiaggia in condizioni di equilibrio. Il valore del fattore di riempimento (RAͿ ƉĞƌ ŝ ƐĞĚŝŵĞŶƚŝ ĂůůĂ ƉƌŽĨŽŶĚŝƚă ĚĞŝ Ϯ͕ϳ ŵ ğ ф ϭ ;ƋƵĂĚƌĂŶƚĞ Ϯ͕ Fig. 6.29), pertanto il materiale versato risulta estremamente stabile.

Caratteristiche sedimentologiche

Sabbia (%) Fango (%) Mz (ʔ) ʍ;ʔͿ

Mat. Prestito 94,7 5,3 2,2 0,6

Mat. Nativo (-2,7 m) 96,3 3,7 3,2 0,3

Mat. Nativo (spiaggia) 99,1 0,9 1,9 0,4

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Secondo la regola della compatibilità sedimentaria, il materiale di prestito che risulta più grossolano del materiale nativo produce una spiaggia tanto stabile quanto una spiaggia ripasciuta con materiale simile a quello nativo. Per quanto riguarda il volume richiesto è necessario un volume minore di materiale più grossolano, se paragonato al volume di materiale necessario avente caratteristiche dell’area nativa. Analizzando la classazione del materiale di prestito (mediamente pari a 0,6), si nota che tale sedimento è più classato rispetto ai sedimenti alla profondità di 2,7 m e in battigia, che mostrano rispettivamente un valore medio di 0,3 e 0,4.

La stima della durata teorica del ripascimento, attraverso la determinazione del fattore di ripascimento RJ, nel caso del ripascimento sommerso risulta nel campo “stabile”, mentre nell’ipotetico caso della battigia risulta all’incirca sull’isolinea 1, pertanto anche qui il materiale risulta grossomodo stabile. Infatti, per valori di RJ, maggiori di “1”, il materiale di prestito si eroderà più velocemente di quello nativo. Al contrario, valori minori di “1” indicano maggiore stabilità del materiale di prestito rispetto a quello nativo.

Fig. 6.29 – Grafico a sinistra: fattore di riempimento RA (Hobson, 1977); grafico a destra: fattore di ripascimento RJ (James, 1975). In entrambi: cerchio con colore verde= RA e RJ per sedimenti alla

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6.8.1 Considerazioni sul clima marino durante la realizzazione

dell'intervento

Al fine di poter analizzare l’intera situazione nella sua complessità, è importante considerare le modalità di esecuzione dell’intervento nonché le condizioni meteo- marine al contorno. Le condizioni meteo, spesso sfavorevoli ai lavori di versamento, hanno infatti giocato un ruolo importante, obbligando i lavori a diverse interruzioni.

Le altezze d’onda maggiori si sono verificate con settore di provenienza NE (45%) mentre la maggior parte degli stati di mare proveniva da ESE – SE ;ϰϳйͿ͘>ĞĐĂůŵĞ;,Ɛф 0,25 m) sono state il 39 % del totale dei dati (Fig. 6.30).

Come riassunto in Tab. 6.4, durante la realizzazione dell'intervento tra Febbraio e Maggio 2010, si sono verificate 7 mareggiate, tutte con direzione di provenienza tra 35°N ed 83°N. Si osserva che 4 mareggiate hanno registrato valori di Hmax superiore ai 2 m e tra questi uno con Hmax di quasi 4 m. Quest’ultimo evento è stato anche il più energetico (cat.3; vedi cap.§ 7.4).

Fig. 6.30 - Rosa delle onde registrate dalla boa “Nausicaa” (Regione Emilia-Romagna) nel periodo Febbraio-Maggio 2010 e trasposte al largo di Punta Marina.

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Considerando le principali mareggiate riscontrate durante le operazioni di sversamento della sabbia e le caratteristiche ondametriche comunque sempre piuttosto energetiche anche se non classificabili come mareggiate, si è determinata un’importante dispersione del materiale, in particolare di quello più fine, che ha comportato la sospensione e ripresa dei lavori più volte ripetuta. Di tali perdite non è stato possibile effettuare un computo accurato.

DATA