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L’INTERVISTA AL REGISTA: “A DIRE LA VERITÀ, A QUATTORDICI ANNI ERO COME KASHIWAGI TAKUYA”

CHI È SOLOMONE ?

6.2 L’INTERVISTA AL REGISTA: “A DIRE LA VERITÀ, A QUATTORDICI ANNI ERO COME KASHIWAGI TAKUYA”

Narushima Izuru, nato nella prefettura di Yamanashi il 16 Aprile del 1961, ha avuto il suo debutto nel mondo del cinema come regista grazie a Yudan Taiteki (2004), vincendo il premio miglior regista al Japanese Professional Movie Awards41 del 2005 e al Festival di Yokohama. In seguito ha riscontrato un notevole successo con i film Middonaito Iiguru nel 2007e Yōkame no Semi nel 2011che l’ha fatto brillare sul podio ai Japanese Academy Awards42.

Per la scelta del cast di Soromon no Gishō, il regista Narushima ha selezionato 33 attori tra più di 10 mila presenti ai provini, sottoponendoli successivamente a un intenso lavoro di training e continue riprese. Le tecniche adottate dal regista, come l’uso frequente di flashback per tenere sempre vivo il ricordo del passato dei personaggi, sono d’aiuto al pubblico per seguire le indagini e le testimonianze del caso. Dopo aver valutato l’approccio dell’audience nei confronti del giallo, il regista è arrivato alla conclusione di porre l’attenzione sui tratti salienti della storia, in quanto troppe informazioni avrebbero reso più insidiosa la comprensione della trama, soprattutto perché si tratta di una trasposizione cinematografica di un romanzo. Chiariti

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Nella quattordicesima edizione dei Japanese Professional Movie Awards sono stati premiati i film giapponesi distribuiti nelle sale cinematografiche nel 2004. Narushima Izuru vince il premio di miglior nuovo regista con “Yudan Taiteki”.

i temi della storia (bullismo, suicidio, famiglia, scuola), la scelta del cast cade su attori quattordicenni, luoghi inesplorati del conflitto interiore, spinti dalla curiosità di conoscere la verità e di farsi giustizia da soli nel mondo degli adulti. La decisione di Narushima è di dare il ruolo ai teenager, rappresentanti di quel periodo di crescita in cui iniziano a consolidarsi nell’animo umano i valori della vita e in cui freschezza e pericolo entrano in forte contrasto tra loro. A sostegno dei giovani c’è un altrettanto notevole cast di attori, esponenti del cinema giapponese contemporaneo, come Sasaki Kuranosuke, Natsugawa Yui, Nagawaku Hiromi, Kohinata Fumiyo, Kuroki Haru, Ono Machiko.

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L’INTERVISTA

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:

1. La prima parte del film si apre con un’esplosione di turbamenti che coinvolge un gruppo di quattordicenni, mentre la seconda parte è il chiarimento di una verità tenuta nascosta. Ha mantenuto lo stesso ritmo in entrambe le parti?

N:Come produttore non ho voluto modificare l’opera letteraria nella trasposizione cinematografica ma, è evidente che nella seconda parte del film si svolge un particolare processo giuridico. Per cui coloro che la vedranno forse capiranno cosa intendo dire. Nella prima parte, vi è lo sviluppo delle vicende che risvegliano gli animi dei quattordicenni, mentre nella seconda parte si indaga fino in fondo per capire cosa sia realmente successo, fino ad arrivare alla scoperta della verità. Fujino Ryōko, nei panni della protagonista, è simbolo dell’umanità che agisce nel bene. Credo che anch’io mi sarei comportato allo stesso modo. Come rappresentante della generazione che si batte per un ideale comune, il suo intento non è di cambiare il modo di pensare degli adulti o di denunciare i loro errori, ma di capire il motivo per il quale sia morto un compagno di classe. Agli studenti non resta che indagare su questo semplice rompicapo e di conseguenza anch’io ho voluto mettere in scena in maniera semplice la personalità di questi quattordicenni.

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L’intervista integrale a Narushima Izuru è reperibile sul pamphlet del film Solomon no Gishō – Kohen Saiban. A seguito di un’accurata selezione delle risposte del regista, si è preferito tradurre solo una parte dell’intervista al fine di rendere esaustiva la comprensione delle tecniche e le strategie adottate nella realizzazione del film. L’estratto riportato sulla tesi è una mia traduzione delle pagine 24-26.

2. Gli adulti vogliono proteggere i ragazzi nascondendo loro la verità con delle scuse ma, al contrario finiscono col ferirli ancora di più.“Nascondere”, “proteggere”, “non voler ferire”, in verità sono le parole di quegli adulti che non credono nei giovani.

N:Come creatori del film, abbiamo cercato di farvi assaporare questo iter. Ho chiesto il permesso di girare le scene all’interno di varie scuole ma, spesso ci è stato vietato. Il motivo è che si tratta di un film di suicidi e bullismo. Tuttavia, chi avrà la possibilità di leggere il romanzo di Miyabe, noterà senz’altro che i giovani non sperano più nella scuola né nella famiglia. Io mi sono proposto di voler realizzare questo film in segno di preghiera, perché oggi essere vittime di bullismo di questa società significa andare incontro a problemi di suicidio. Nonostante ciò, ai giovani si dice che non capiscono ciò che dicono i loro “protettori” ma, questa è una scusa per fuggire a un male minore. Io non ho figli ma, penso che per coloro che devono proteggere un adolescente, affrontarlo significhi far fronte a molte difficoltà. La giovane Prof.ssa Moriuchi interpreta un ruolo importante nel sistema scolastico ma, è vero anche che la scuola ha voluto proteggerla. Dopotutto, ci sono molti insegnanti che a causa di esaurimenti nervosi danno le dimissioni. Fortunatamente il Prof. Kitao, è riuscito a fare da mediatore tra insegnanti e alunni,dando una svolta alla trama.

3. Alle audizioni, hai chiesto ai ragazzi cosa pensassero del bullismo e hai sentito diversi pareri in merito. La loro profonda interpretazione ti ha commosso molto.

N:Un’immagine indelebile che ricorderò per sempre è nell’epilogo del film, quando Kashiwagi Takuya stacca la mano dalla ringhiera e si getta dal terrazzo. È quello il momento centrale del film in cui si vede il lato più puro dell’adolescenza. Dopo la ripresa, sono entrato nel camerino di Mochizuki Ayumu (attore che interpreta Kashiwagi Takuya) e non si ricordava nulla sulla scena che aveva appena girato. Avevo steso un tappeto per attutire la caduta del corpo nella scena del lancio ma, cadendo l’attore aveva battuto male la testa e preoccupato siamo andati in ospedale per fare un controllo. Per fortuna non ci sono stati problemi. In poche parole, Kashiwagi Takuya è un bambino posseduto come se agisse a seguito di una perdita di memoria, proprio com’è successo all’attore dopo aver

battuto la testa. In questo film, una caratterizzazione psicologica simile a quella di Kashiwagi Takuya è riscontrabile anche in altri personaggi.

4. Nella seconda parte si mette maggiore enfasi sul ruolo dei genitori.

N:Il ruolo della madre di Fujino Ryōko è stato fin dall’inizio il mio asso nella manica. Inoltre, Moriguchi Yoko(madre di Kambara) e Nagasaku Hiromi (madre di Juri) sono in forte relazione con il ruolo delle madri dell’altro mio film “Yōkame no semi”, rispettivamente la madre adottiva e la madre naturale di Erina. Nagasaku, ha sempre avuto problemi a dimostrare affetto alla figlia Juri, mentre Moriguchi che non ha legami di sangue con Kambara, risulta essere una madre profondamente premurosa. Nel film, una volta scappata di casa Ryōko, la madre confessa al marito di non aver capito la sofferenza della loro figlia e ammette di aver visto in lei solo ciò che voleva vedere. Credo che questo sia un discorso sentito e risentito in ogni famiglia, tuttavia da quel momento in poi nel film cambia la relazione tra genitori e figli. Quando ho letto il romanzo, ho notato che la matrigna di Kambara si prende cura del bambino e lo alleva con una tale premura da credere quasi che ci sia sotto qualcosa di brutto ma, le doti dell’attrice e il modo in cui Kambara riesce a risorgere nonostante i suoi problemi, mi ha portato a credere che esistono i miracoli. Infatti, la storia vuole che il vero padre di Kambara abbia ucciso a morte la madre e ora è il figlio a portare sulle spalle questo fardello. Nonostante ciò, si deve avere il coraggio di affrontare le cose se si vogliono superare le difficoltà. Ed è proprio grazie all’interpretazione di questo ragazzo che anch’io mi sono convinto di questa cosa.

5. Ci dica cosa avrebbe voluto inserire ancora nel film.

N:Io a quattordici anni ero come Kashiwagi Takuya. Non avevo fiducia nella scuola né nel futuro. Non ho tentato il suicidio ma, ciò che mi ha dato motivo di andare avanti è stata la passione per la letteratura e il cinema. È vero che il Giappone è un paese all’avanguardia ma, ci sono bambini che non vanno a scuola proprio come Takuya o Juri. C’è da dire che in ogni caso, se oggi non ci fossero le famiglie e le scuole, sarebbero tantissimi i ragazzini che dalla disperazione preferirebbero morire. Prima che aspettino

troppo a lungo, bisognerebbe aprire loro una porta e andargli incontro. Per questo motivo, il lieto fine del film non può non concludersi con l’incontro tra genitori e figli.

6. L’opera originale in che modo ha influenzato la sceneggiatura?

N:A dire la verità quando ho letto il romanzo non sapevo come realizzare questo film ma, pian piano ho creato un progetto. Ciò su cui ho riflettuto è stato il periodo dei quattordici anni e il vigore degli adolescenti a quell’età.

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