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Introduzione alla bozza dell'Idea di Integrazione

Capitolo IV: Ricerca empirica sul processo di Integrazione a Frankfurt am

4.1.2 Introduzione alla bozza dell'Idea di Integrazione

Il segreto del successo di Frankfurt significa «cosmopolitismo, pluralità e tolleranza – a tutti gli effetti», così afferma la sindaca della città Petra Roth169. Le città offrono

ciascuna il loro spazio personale per molteplici modelli di vita, Frankfurt raccoglie diverse culture, 'subculture' e contesti sociali, diverse generazioni e persone con differenti pensieri, gusti, esperienze e tradizioni. Le storie di vita e la mescolanza di biografie sono diventate col tempo internazionali. A Frankfurt sono arrivate donne, uomini e bambini provenienti da 170 nazioni. La città è in continuo sviluppo e questo significa anche conseguentemente aumento della complessità. La pluralità muove la città, cambia la città, 'occupa' le persone e “può far progredire i modi di pensare, se ce ne serviamo in maniera produttiva170”.

Ma chi è responsabile per la politica di Integrazione nella città di Frankfurt?

Il 'parlamento comunale171' eletto dai cittadini tedeschi ed europei, si occupa di

168Vedi appendice.

169Www.frankfurt.de

170Eskandari -Gruenberg N., 2009 “Vielfalt bewegt Frankfurt”, in Entwurf eines Integrations- und

Diversitätskonzepts für die Stadt Frankfurt am Main, Arbeitspapier des Dezernats für Integration,

Frankfurt am Main, p.9.

governare la città. All'interno di questo vi sono diversi dipartimenti, tra cui quello dedicato all'Integrazione. La funzione di questo settore è trasversale: consiglia gli altri ambiti della politica comunale affinché vengano presi in considerazione gli interessi dell'Integrazione in tutte le sfere della vita cittadina (educazione, economia, cultura, salute etc.). Accanto al dipartimento delle politiche di integrazione, dal 1991, esiste anche il “Kommunale Ausländervertretung” (consiglio consultivo di rappresentanza della popolazione straniera). Il progetto è stato avviato dal politico Daniel Cohn-Benedit con l'intento di rappresentare anche se solo 'simbolicamente' la realtà della popolazione straniera: «Il Kav è il primo passo nella lotta per la parità dei diritti degli immigrati nella nostra città»172. Il comitato politico è infatti eletto da tutti gli abitanti di Frankfurt che

non hanno cittadinanza tedesca e rappresenta, comunque, l'importanza che le comunità assumono sul territorio.

Ma perché allora è necessario un nuovo concetto di Integrazione?

Da molti anni la città di Frankfurt è impegnata nella politica d'Integrazione. Da circa 20 anni è stato fondato l'ufficio per gli affari multiculturali (“AmkA- Amt für die multikulturelle Angelegenheiten”173), molti obbiettivi sono stati ottenuti ma altri ancora ne

sono stati aggiunti. L'idea di riformulare il concetto di Integrazione parte proprio dal bisogno di fare un bilancio sul processo d'integrazione e valutare quali siano gli strumenti adeguati e adatti al contesto della città, che si è modificato nel tempo. La bozza dell'idea di Integrazione offre in questo senso informazioni specifiche, spunti per una discussione su come strutturare in maniera più efficiente la politica di Integrazione in futuro.

«Sentirsi a casa invece di integrato» così un cittadino di Frankfurt rappresenta il suo desiderio, la sua richiesta di politica d'integrazione in un colloquio con la responsabile Eskandari-Gruenberg. La frase suscita riflessioni, si pone puntigliosa e forse involontariamente anche provocativa. Il cittadino che l'ha pronunciata non è, come la stessa Eskandari-Gruenberg, un tedesco di madrelingua. L'aforisma descrive da una parte il desiderio di sentirsi a casa, dove esperienze e abitudini, considerate parte dell'identità, possano 'mettere nuove profonde radici'. Dall'altra parte, l'espressione tocca però anche l'altra paura: là, dove essi si sentono a casa, si preferisce evitare di

172“Multikulturelles Kino. Ein Film wirbt für die Kommunale Ausländervertretung”, hr3, 29Settembre 1991.

utilizzare il termine integrazione. Come abbiamo riflettuto nel capitolo II, questo concetto può assumere molteplici e contraddittori significati, per questo ci sembra utile premettere che cosa intende esattamente la responsabile per le politiche di integrazione quando parla di integrazione:

«Sappiamo che siamo abituati ad utilizzare il concetto di integrazione, come un vocabolo tecnico, ma questo ha a che fare molto di più con le conseguenze della vita delle persone. In questo senso dobbiamo tendere a utilizzare la parola integrazione, quando parliamo di persone, di migranti, di tedeschi o di gruppi, che normalmente vengono considerati altri. Questo deve essere fatto, impiegare formazione o portare più conoscenza, in ogni quartiere della città. Miriamo a questo, a mostrare agli altri che si tratta di noi, un noi tutti» (Nargess Eskandari- Gruenberg174)

Detto in altre parole, la bozza di proposta sul nuovo concetto di integrazione, si rivolge a tutta la città. La politica di integrazione non assume in questo senso né i caratteri di una politica di 'nicchia', né tanto meno quelli di una politica diretta a dei precisi gruppi sociali ,come “gli stranieri” o “i migranti”. I presupposti sono quelli di rivolgersi a tutti i cittadini, con o senza una storia di migrazione alle spalle. Nel linguaggio comune, si ricorre frequentemente al concetto d'integrazione facendo riferimento più che altro alle comunità immigrate, mentre per qualsiasi altro gruppo o comunità di persone si utilizza il termine di inclusione/integrazione sociale. Nel caso di Frankfurt, anziché accostare alla parola integrazione solo e unicamente il fenomeno della migrazione, (e quindi l'essere stranieri), si privilegia il concetto di pluralità, eterogeneità, all'interno della quale le migrazioni rappresentano solo una parte del processo. Provando a tradurre in termini pratici quello che significano queste riflessioni, si può ipotizzare, ad esempio, che anziché organizzare una politica per le madri spagnole, si provvederà a creare una politica per le madri che riesca ad occuparsi di tutte le madri, in modo da raggiungere quelle spagnole così come tutte le altre.

“Stranieri” e “Migranti” sono ogni volta un gruppo, ma non solo l'unico, a cui si indirizza la politica d'integrazione di Frankfurt. Davanti a questo gruppo sociale non si

presenta più una società omogenea e gli stessi “stranieri” non si possono più raggruppare solo in unico grande gruppo. Come ha sottolineato Giovanna Zincone, nella predisposizione degli indicatori di integrazione, un punto cruciale è rappresentato dall'esatta definizione dei segmenti di popolazione, a cui fare riferimento175. Gli

immigrati stranieri, che all'inizio del processo migratorio costituiscono praticamente la totalità del collettivo obiettivo, col passare del tempo rappresentano solo il segmento principale a cui va affiancato quello degli immigrati naturalizzati e quello dei figli nati nel paese di accoglienza (la cosiddetta seconda generazione). In tal modo si determina un'articolazione della realtà tale da rendere inadeguata l'adozione di definizioni semplici, quali ad esempio quella di immigrato o quella di straniero che non sono più coincidenti e, soprattutto, colgono soltanto una parte del collettivo d'interesse. Accanto alla popolazione straniera sembra pertanto opportuno considerare anche quella di origine straniera che ha acquistato la cittadinanza nel paese di accoglimento.

Forse è proprio in questa direzione che va la scelta di abbandonare l'aggettivo multiculturale sostituendolo con il sostantivo di pluralità (Vielfalt statt Multikulturalität). Il multiculturalismo, analizzato sommariamente nel capitolo due, è stato coniato per indicare come un paese non sia più solo popolato da un'unica comunità di persone ma oramai anche da altri gruppi .Il concetto descrive l'influsso che le culture di diverse parti del mondo hanno sulla vita di tutti i giorni. Scegliendo l'accezione di pluralità/diversità (Supervielfalt)176, si cerca inoltre di superare l'accezione classica di

multiculturalismo, sottolineando come le stesse culture siano al loro interno distinte e molteplici, non più attribuili quindi ad un solo unico gruppo di riferimento. Cercando di andare oltre i limiti delle politiche portate avanti fino ad oggi, prima di rielaborarne altre a priori, a Frankfurt si è partiti a posteriori, dalla realtà di una società che non è affatto omogenea.

Il compito di un processo d'integrazione non si dovrebbe associare a quello di far tornare una realtà omogenea, questo, lo dimostrano i fallimenti dei diversi modelli d'integrazione; non è più ipotizzabile e, quindi, possibile. Le sfide e gli obiettivi che rimangono allora a questa fase che precede una nuova politica, sono per Eskandari- Gruenberg riconducibili non alla uguaglianza, ma alla pari opportunità di

175Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, 2001, (a cura di) Zincone Giovanna,

Secondo rapporto sull'integrazione degli immigrati in Italia, Bologna, Il Mulino, p.92.

partecipazione alla vita cittadina. In questo senso la politica d'integrazione si colloca in maniera trasversale agli altri settori della politica educativa, sociale e amministrativa177.