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attraverso l'esperienza Stefano Tognarell

1. Introduzione Perché il teatro?

Nell'ultimo anno degli studi superiori, l'infatuazione per una ragazza mi ha portato a incontrare il teatro. Dopo le lezioni, lei si fermava a scuola per seguire un corso. Di che cosa, per me, non aveva importanza. Così un pome- riggio mi affacciai in quella stanza, dove alcuni ragazzi seguivano le parole e le indicazioni di un capellone alto e strambo. Parlava di Dante: si domandava come attraversarlo, e trattava quei ragazzi come degli esseri pensanti. Restava- no lì rinchiusi per un paio d'ore, lasciando tutto il mondo fuori. Ragionavano e sperimentavano col corpo e con la voce. <Vuoi partecipare anche tu?> Una voce decisa mi svegliò dall'incanto, il capellone mi proponeva di partecipare, ed io non seppi replicare immediatamente ma riuscii a domandarmi: perché no? E presto risposi: <perché no?!> E così fu.

I figli divorati è stato il risultato del mio primo processo creativo teatrale. Da lì decisi che i miei prossimi passi sarebbero dovuti servire ad approfondire questa conoscenza e a darmi l'opportunità di capire cosa potesse significare “fare teatro”. Nei percorsi di studio e nel susseguirsi di spettacoli, stage, laboratori, ho scoperto, prima di tutto, che il teatro è un potente strumento interculturale, capace di favorire la conoscenza di sé stessi e degli altri, di abbattere gran parte delle barriere e degli ostacoli che inibiscono l'incontro e l'interazione. Uno stru- mento che apre il campo alle possibilità: la possibilità di crescere, di migliorare, di ri-conoscere, nell'altro e nella sua diversità, un'opportunità.

2. Inquadramento teorico. Il teatro a scuola come “gioco dell’incontro" La scuola oggi, in un momento storico di enormi cambiamenti, di abolizio- ne di frontiere, di globalizzazione e di flussi migratori, ha un grave e grande compito: promuovere l'integrazione e dotare di strumenti utili i cittadini del domani. È a scuola che il nuovo si incontra con il vecchio, che si mescolano provenienze, che si può intravedere e quindi progettare una società migliore e rispondere in maniera intelligente alla necessità dell'inclusione.

Bauman (2000, 2014), in alcuni suoi scritti, sostiene che l'incontro con l'altro, l'incontro vero e proprio nel suo senso etimologico, cioè trovarsi di fronte a, stare dirimpetto, davanti l'altro, sia come abbandonarsi ad un abis- so, rischiare, doversi mettere in gioco. Incontrarsi, dunque, non è semplice, richiede sforzo, coraggio. Farlo attraverso il gioco può essere una soluzione.

Dunque, sforzo e coraggio sono i motori necessari per dare una risposta costruttiva a ciò che il presente ci pone dinanzi. Strutturare un percorso che abbia come asse portante il gioco dell'incontro e inserirlo all'interno delle clas- si, che rappresentano piccoli spaccati della società reale, è una sfida ambiziosa ma che spesso dà risultati straordinari. È a partire da queste considerazioni che comincia il mio lavoro con i ragazzi. Bisogna imparare a convivere e a condivi- dere, visto che viviamo nello stesso tempo e nello stesso spazio. Non viviamo vite da eremiti ma da esseri sociali. Per riuscire a convivere e condividere, è necessario però conoscere l'altro. E per conoscere l'altro è fondamentale, prima di tutto, conoscere sé stessi. Ed il teatro, in questa sfida, si presenta come strumento adattissimo, essendo l'unica arte che si fa in presenza, ovvero, che esiste solamente se chi la produce e chi ne usufruisce vive contemporaneamen- te lo stesso momento e lo stesso spazio. Questa caratteristica induce coloro che sono coinvolti nel gioco del teatro (con le sue forme, il suo linguaggio...), ad essere presenti a sé stessi e pronti a sviluppare la propria capacità di valutare, o meglio, ri-valutare l'attenzione come processo cognitivo idoneo a selezionare gli stimoli esterni. Avere attenzione significa essere capaci di capire ciò che accade, acquisirne le caratteristiche peculiari e immagazzinare l'esperienza. Nel mettersi in gioco, eliminando la rete di protezione, e passando per l'im- maginazione, o per strane vocalità, o da particolari equilibri o disequilibri del corpo, si scoprono spesso potenzialità inaspettate o la presenza di qualcosa in noi di cui non sospettavamo minimamente l’esistenza.

3. Il laboratorio

Il laboratorio si pone come primo obiettivo quello di facilitare l'acquisizio- ne di atteggiamenti positivi verso la diversità di ogni genere. Nello specifico ci si pone la finalità di aiutare, sostenere e incentivare l'accrescimento dell’au- tostima, attraverso l'acquisizione di una consapevolezza di sé e delle proprie capacità, e l'intuizione, liberatoria, delle proprie virtù; il riconoscimento e l'identificazione delle diversità del gruppo stesso, la curiosità e il rispetto ver- so l'altro; l'emergere di interessi, passioni, stimoli a cui affidare carattere di positività. Infine, lo sviluppo dell'empatia, la capacità di riconoscere in sé e negli altri un'emozione, saperla accettare e, dove possibile e essenziale, saper intervenire.

Partendo dalla consapevolezza che la variegata e stratificata realtà odierna richiede un cambiamento consistente e radicale di tutta la struttura scolastica ed educativa e del suo rapporto col territorio e con la società, questo progetto cerca di muoversi fornendo strumenti utili a questo mutamento.

L'interattività si presenta come elemento cardine di un approccio comu- nicativo che vuole facilitare la partecipazione dei discenti alla loro stessa for- mazione, coinvolgendoli attraverso un percorso che ha alla base il dialogo, il confronto e la discussione.

In questa ottica, il percorso si articola su più punti, che si organizzano e ri- organizzano in base sia alla risposta complessiva del gruppo, sia all'andamento del singolo incontro stesso.

Partendo da giochi di conoscenza, dei più svariati, viene presentata l'attivi- tà, che si svolge sempre, o quasi, in uno spazio aperto, libero dall'ingombro di banchi e cattedre, trasformando all'occorrenza la funzione di questi elementi della routine scolastica, accogliendo così la forma circolare di confronto o la libera reinterpretazione dell'ambito.

Si procede alternando e integrando contenuti e riflessioni, sulla diversi- tà, sul punto di vista, sugli stereotipi e i pregiudizi, sulla discriminazione, sull'immigrazione, con attività che facciano esperire questi contenuti e diano strumenti per l'analisi degli stessi.

E così i ragazzi possono lavorare sul controllo del corpo, sulla relazione corpo-emozione, sulla capacità di immaginare, sulle possibilità della collabo- razione (attraverso giochi di creazione e improvvisazioni a tema); sul livello di attenzione (con giochi di prontezza e cooperazione) e possono sperimenta- re l'ascolto attivo; si rapportano con le notizie dei quotidiani e ne giocano i contenuti, costruiscono piccoli memento delle virtù e delle proprie capacità; sperimentano la fiducia nei compagni attraverso semplici giochi; incontrano svariati testi, teatrali e non solo, ci si rapportano attraverso la voce narrante dell'attore e ne scoprono, in prima persona, le possibilità.

Si prevede anche uno spazio dedicato alla riflessione, alla raccolta delle im- pressioni e delle esperienze, considerando la valutazione del lavoro svolto ne- cessaria sia al miglioramento del percorso stesso sia al completamento del pro- cesso educativo/esperienziale attraverso un riepilogo e la catalogazione delle eventuali conoscenze acquisite. La valutazione dei risultati del percorso viene portata avanti da prima con una modalità di testing diffuso, ovvero piccoli ri- assunti, ad ogni appuntamento, di ciò che è stato precedentemente affrontato.

Alcune attività, inserite dove opportuno, aiutano l'emergere delle opinioni; momenti di valutazione giocata permettono un confronto stimolante e l'avvio di un processo di integrazione dei contenuti incontrati.

In conclusione, un test di gradimento finale, molto semplice e lineare, lascia spazio a commenti e suggerimenti da parte degli alunni.

4. Conclusioni

Nel corso di questi anni di attività come operatore teatrale, il carattere educativo di quest’arte si è manifestato con sempre più forza e reclama ad oggi un ruolo di primo piano nell'offerta formativa dell'istituzione scolastica. Nei commenti a caldo degli alunni e nelle successive riflessioni avute con gli insegnanti, si identificano i punti di forza e quelle criticità su cui puntare e continuare a lavorare. Con questo tipo di percorso la classe viene aiutata ad acquistare coscienza di sé, sia nella propria complessità di gruppo, sia nelle

singole individualità, manifestando cambiamenti nelle relazioni interpersona- li, avviando veri e propri processi di integrazione. Inoltre, offrendo la possibi- lità di cimentarsi con alcuni testi e giocandoli, ci si sorprende piacevolmente a scoprire di aver instillato il seme della curiosità che porterà alcuni alunni a leggere per intero questi testi, a chiedere maggiori informazioni sugli autori ed aprirsi ad un patrimonio culturale fino ad allora misconosciuto.

Tutto questo e molto altro sta all’interno di un percorso che muta, di volta in volta, di classe in classe, come mutano, naturalmente, anche i suoi risultati. Resta comunque un’occasione. L'occasione di far vivere sempre più il Teatro all'interno di quella istituzione fondante di ogni collettività che è la Scuola, con l'augurio che cresca la consapevolezza della necessità di tornare a fare co- munità, di parlare insieme dei problemi di questa società in rapida trasfor- mazione, di fermarsi più spesso, di dedicare tempo ad ascoltare e ascoltarsi, di rallentare e riflettere, per non farsi trascinare, urlanti e doloranti, verso un inevitabile declino.

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