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Ioan Petru Culianu

3. Elémire Zolla e Ioan Petru Culianu

3.4 Ioan Petru Culianu

A Ioan Petru Culianu Zolla dedica un paragrafo della Filosofia Perenne, e segnatamente il capitolo Tre incontri fatali117. Ceronetti si limita ad alcuni accenni

sporadici, ma colmi di ammirazione, dispersi in vari articoli; nel caso di Zolla i rapporti sono diretti. In generale, la sua figura appare estremamente controversa; persino la sua morte proietta ombre ambigue: alcuni studi hanno infatti dato un’interpretazione politica della sua “esecuzione”118. Ceronetti ammanta la sua morte di un alone mistico, sostenendo

che le motivazioni che hanno condotto all’omicidio dello studioso rumeno sono ascrivibili a rivelazioni occulte non meglio identificate (interpretazione che tuttavia potrebbe non entrare in conflitto con l’idea di un omicidio politico):

117 Id., Culianu, in Id., La filosofia Perenne. L’incontro fra le tradizioni d’Oriente e d’Occidente,

Mondadori, Milano 1999, pp. 179-205.

118 Si veda ad esempio il testo di Ted Anton, Eros, magic and the murderer of professor Culianu,

Northwestern University Press, Illinois 1996; ma anche gli articoli di E. Albrile, Smeraldi sognanti.

Un’altra ipotesi sul professor Culianu e Diafane sovversioni. Ioan Petru Culianu e la disintegrazione del sistema, in Archivi di Studi Indo-Mediterranei (archivindomed.altervista.org/alterpages/Albrile-

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Culianu morì in un modo dei più strani: mentre sta urinando, in un gabinetto di locale pubblico, qualcuno, da sopra, dall’esterno (ma come ci sarà arrivato?) gli spara in testa. Punito per aver capito qualcosa del mistero del mondo119.

Questi accenni sono ancora insufficienti per ricostruire un contesto; torniamo a Zolla e Marchianò.

Nel testo di Zolla sopra citato troviamo una peculiare interpretazione del metodo scientifico di Culianu, liberamente ispirato alla filosofia di Berkeley:

[…] per lui una tradizione era ciò che si percepisce; ognuno pensa una parte di tradizione o ne è pensato. Il mondo materiale è inconcepibile, intangibile, invisibile: un'illusione. Non c'è realtà, soltanto percezione. Ma Berkeley pensava che le percezioni di Dio garantissero al mondo coesione e continuità. Attraverso Dio noi teniamo saldo il mondo. Per Culianu questa inserzione di Dio non sussisteva, esisteva soltanto l'esame delle tante tradizioni120.

119 G. Ceronetti, Insetti senza frontiere, cit., p. 111 120 E. Zolla, Culianu, cit., p. 198.

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Ciò che qui afferma l’autore su Culianu appare molto simile a quanto diceva Marchianò sul metodo di Zolla121: si tratta, in entrambi i casi, di un approccio “laico” alle

tradizioni e di una propensione naturale verso alcuni tratti specifici delle religioni. In una prima fase, Culianu si è interessato del problema dello gnosticismo, verso cui fu indirizzato dal professor Ugo Bianchi, noto esperto in materia. Su tale argomento lo studioso rumeno scrisse diversi testi fra cui Miti dei dualismi occidentali. Dai sistemi

gnostici al mondo moderno e il già citato testo su Jonas122. Ma, complici i precedenti studi

sul Rinascimento italiano (con particolare riferimento a Marsilio Ficino e Giordano Bruno123) e su Mircea Eliade – un altro suo riferimento intellettuale imprescindibile, del

quale scrisse peraltro una monografia124 –, la via gnostica fu integrata ben presto

all’interno di una concezione generale della spiritualità umana e confluì, nell’ultima fase della sua vita, nello scritto Out of this world. Otherwordly Journeys From Gilgamesh To

Albert Einstein125. Esso, ci dice Marchianò, fu pubblicato nello stesso anno dell’opera di

Zolla dal titolo significativamente simile: Uscite dal mondo126. Zolla, riprendendo le

parole di Eliade, sostiene che «Culianu esamina l'ascesa dell'anima dallo sciamanesimo greco al Medioevo cristiano e comprende che la gnosi è fondata su quest'esperienza»127.

121 Vedi infra, par. 2.2.

122 I. P. Culianu, Gnosticismo e pensiero moderno, cit.

123 Id., Eros e magia nel Rinascimento [1984], tr. it. di G. Ernesti, Bollati Boringhieri, Torino 2012. 124 Id., Mircea Eliade [1978], Settimo Sigillo, Roma 2008.

125 Shambhala, Boston 1991.

126 G. Marchianò, Elémire Zolla, cit., p. 142. 127 E. Zolla, Culianu, cit., p. 185.

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Traspare anche qui l’idea che la gnosi condivida con altre culture, come quella sciamanica, l’idea della trasmigrazione dell’anima attraverso delle pratiche specifiche. La pratica catabatica degli sciamani, descritta nell’opera di Mircea Eliade128, provocava

nell’iniziato un’estasi capace di far fuoriuscire l’anima dal corpo. Questa pratica è stata peraltro accertata anche nei culti apollinei129. La gnosi, secondo Culianu, si basa sugli

stessi principi. Come Weltanschauung essa ricusa lo statuto ultimativo o “esclusivo” e apre alla convergenza con altre forme di spiritualità. La nozione di “neognosticismo” è dunque fuorviante; si tratta, in Culianu, di evocare un differente piano della realtà – quello dell’anima.

Posto che la figura di Culianu sia associabile a quella di autori come Zolla, Eliade e Bianchi, il cui campo di studi e metodo sono ben lontani da quello di Ceronetti, ciò non esclude una vicinanza intellettuale di base, di cui abbiamo cercato di delineare i contorni. Si tratta dell’idea che la gnosi possa costituire un principio sostanziale provvisto di tratti specifici che tuttavia non escludono la possibilità di innesti scientifici, filosofici e letterari. Nel caso di Ceronetti, lo vedremo, la filosofia sarà lo strumento ermeneutico primario, persino per l’interpretazione dei testi sacri130.

Un passo di Uscite dal mondo di Zolla è in questo senso esemplificativo:

128 M. Eliade, Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi [1974], a cura di J. Evola e F. Pintore, Meditarranee,

Roma 2005.

129 Cfr. P. Kingsley, In the dark places of wisdom, The Golden Sufi Center, California 1999 e E. Zolla, Discesa all’Ade e resurrezione, Adelphi, Milano 2002.

130 Lo ha affermato recentemente lo stesso Ceronetti in un’intervista radiofonica su Rai 3, Uomini e profeti,

6 Aprile 2014. Quest’intervento prelude all’imminente pubblicazione di un volume che raccoglie l’epistolario fra il filosofo torinese e Sergio Quinzio. Dei rapporti che intercorrono fra loro tratteremo nel prossimo capitolo.

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Se gettiamo un’occhiata al mondo la massima parte si mostra sincretista. Varie religioni e tante filosofie tendono a congiungersi, a completarsi, ad aumentarsi l’una dell’altra […]. L’Islam è rigidamente contratto sulle parole che lo definiscono, sulle leggi che impone, tuttavia cela al suo interno una ricchezza di confraternite esoteriche che si possono spingere al sincretismo con culti africani, pagani antichi, cristiani o induisti. […]

La fede che ha imposto una condanna inflessibile dei divari e dei dissensi è la cristiana […]. Tuttora condanna, pare, il sincretismo131.

Questo passo mostra con chiarezza i punti di frizione fra sincretismo e cristianesimo – fra pace e guerra, fra molteplicità inclusiva e unicità esclusiva – ai quali abbiamo fatto cenno precedentemente. La gnosi, naturalmente, appartiene alla prima prospettiva; vi aderiscono autori come Zolla e Culianu, per i quali lo gnosticismo rappresenta uno dei tasselli dell’unità sincretistica di tutte le religioni (fatta eccezione per quella che “ha imposto una condanna inflessibile dei divari e dei dissensi”); e altri come Ceronetti e Cioran, per i quali la gnosi rappresenta un atteggiamento e la base concettuale su cui costruire il proprio pensiero.

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