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“ipotesi di lavoro”

Nel documento Nuove esperienze di giustizia minorile (pagine 177-183)

di Sonia Lombardo

una premessa obbligata va individuata nella necessità di centrare l’attenzione sul fatto che i ragazzi inseriti nel progetto e comunque il bacino d’utenza con cui l’ufficio di servizio sociale per i minorenni lavora, è composto da giovani che sì, entrano nel circuito penale, ma sono comunque adolescenti nel pieno della loro evoluzione verso il mondo adulto. adolescenti che, come tutti coloro che si trovano a vivere questa fase di vita sono immersi in un mondo fatto di dubbi, domande, ricerca di autonomia, accompagnata dalla ricerca di sicurezza e protezione da parte del mondo adulto circostante. l’adolescente è una persona che cerca di costruirsi una sua individualità ed è, quindi, caratterizzato in questa sua ricerca da un ambivalente desiderio di sentirsi ed essere riconosciuto “adulto”

sicuro e responsabile ma al contempo è pieno di timori e dubbi sia riferiti alla necessità di dover lasciare le sicurezze dell’infanzia ma anche al suo continuo divenire e trasformarsi, nel fisico e nella persona, e quindi nella percezione di nuove e sconosciute pulsioni. Chiara-mente i ragazzi con cui normalChiara-mente lavoriamo ben rappresentano tutte le variabili appena menzionate; connesse al normale ciclo di vita che viene spesso ostacolato nel suo regolare evolversi dalle situazioni problematiche nelle quali molti di loro si trovano a vivere.

I percorsi svolti dai ragazzi

Non è certamente facile realizzare una sintesi di tutto il lavoro svolto. Non volendo fare un lavoro di sola statistica, è mio intento provare a descrivere alcuni tratti dei percorsi svolti dai ragazzi.

Gli esiti dei tirocini appaiono solitamente configurarsi come “positivi” e “negativi”, in base al completamento del percorso.

I numeri del progetto1

30 ragazzi e ragazze segnalati

18 ragazzi contattati

14 ragazzi per cui è stato avviato un tirocinio 6 femmine ed 8 maschi

2 italiani, 5 nomadi e 7 stranieri

1 dati elaborati a cura della cooperativa “il Cammino” che ha collaborato nel progetto

4 ragazzi per cui è stato attivato più di un tirocinio

6 ragazzi che hanno interrotto il tirocinio prima del termine 3 ragazzi che hanno prorogato il loro tirocinio

4 Comunità con cui si è collaborato

7 assistenti sociali dell’ussM coinvolte nel progetto

14 aziende ospitanti

È possibile, però, anche un’altra lettura di questa esperienza, in cui, al di là degli esiti oggettivi, vengano presi in considerazione gli esiti soggettivi che, partendo dall’opportunità offerta al ragazzo facciano emergere le sue capacità di sperimentarsi, di confrontarsi con la realtà, di elaborare anche gli abbandoni con una ricaduta comunque positiva sul suo percorso evolutivo.

i ragazzi inseriti in tirocinio di Formazione lavoro (di seguito tFl) sono stati 14.

in realtà le richieste pervenute sono state in numero più alto, ma inizialmente si è dovuta operare una scelta legata alla provenienza territoriale indicata dal progetto in alcuni Municipi romani; inoltre è stata comunque vagliata, in fase di orientamento, la reale moti-vazione dei ragazzi verso un progetto lavorativo e la possibilità di tenuta degli impegni.

tutti i giovani inseriti nei tFl sono stati individuati proprio per la loro particolare fragilità e quindi fin dall’inizio era prevedibile un percorso non sempre e non obbliga-toriamente “perfetto”, laddove la perfezione voglia essere cercata nella conclusione nei termini fissati dell’esperienza lavorativa. il progetto di cui trattasi infatti, proprio per le sue caratteristiche di flessibilità e di sostegno, operato dagli stessi organismi coinvolti attraverso modalità professionali di accoglienza, orientamento e accompagnamento educativo, sem-brava rispondere più di altri alle esigenze specifiche di giovani, transitanti nell’area penale minorile che presentano fragilità personali, famigliari e di regolarizzazione della posizione amministrativa, spesso esclusi da progetti simili che pongono, come vincolo di accesso, un livello alto di autonomia da parte dei ragazzi selezionati.

Alcune storie

Ho pensato di raccontare le esperienze, le storie, i vissuti di alcuni dei ragazzi inseriti nel progetto, tentando di enuclearne sia gli elementi che hanno favorito l’esperienza sia quelli che la hanno, in qualche modo, ostacolata.

M. è stato uno dei primi ad aver iniziato questa avventura. dopo un lungo periodo di detenzione è stato posto in misura alternativa con collocamento presso una comunità di roma lontana dal suo paese di origine. trattasi di un giovane rom italiano stanziale che, per provenienza culturale, sociale e familiare aveva sempre tenuto, con gli operatori che lo seguivano nel percorso penale, comportamenti che potevano essere letti ed interpretati in una dimensione di “bullismo”; comportamenti che comunque venivano accolti, letti, rielaborati e restituiti per condurlo all’assunzione di responsabilità. M. presentava una forte richiesta di inserimento lavorativo ed ha trovato, nell’esperienza fatta con il tFl, l’occasione

non solo di lavorare in senso stretto, ma soprattutto di riscattare la sua immagine lasciando emergere elementi di affidabilità e capacità di confronto. È riuscito infatti, nel tempo del suo inserimento lavorativo, a dimostrare grande senso di responsabilità e correttezza nella gestione quotidiana delle mansioni che gli erano state affidate, tanto da diventare un im-portante punto di riferimento per il responsabile dell’attività.

in breve tempo le ore di tirocinio sono state incrementate proprio per l’impatto positivo che egli riscontrava con gli operatori presso i quali svolgeva l’attività lavorativa. Nei mesi in cui ha lavorato è stato possibile osservare in lui l’emergere di significative potenzialità e una loro conseguente valorizzazione, con sua grande soddisfazione personale. tale percorso è stato poi interrotto da un’intervenuta e legittima liberazione anticipata che lo ha visto tornare a casa.

Nonostante tale esito si ritiene che il percorso seguito da M. sia stato positivo, poiché gli ha dato modo di riscattare comunque quell’immagine di giovane “bullo” che si era co-struito intorno più per difesa che per reale appartenenza caratteriale. egli è stato immerso in un “fare concreto” che, forse per la prima volta, gli ha fornito la possibilità di riconoscere le proprie risorse positive e quindi anche di restituirle all’esterno. un’esperienza legata al penale che, calata in un disegno progettuale guidato ed accompagnato, gli ha dato modo di conoscersi meglio e di conoscere l’esterno, facendolo quindi lavorare sul proprio senso di autostima che le esperienze pregresse avevano forse soffocato.

probabilmente, infatti, proprio “smuovere” le acque del fare concreto e l’aver rico-nosciuto le proprie risorse, dà modo al giovane adolescente di sentirsi più forte e quindi

“capace” di muoversi più liberamente e responsabilmente nel mondo circostante.

anche l’esperienza di l. ha avuto un esito positivo, sia in termini oggettivi, con il completamento del tFl, sia in termini soggettivi, per la mobilitazione delle sue capacità.

l. è un ragazzo di origine albanese arrivato a roma a seguito del padre che aveva da qualche tempo trovato un’occupazione stabile e regolare in italia. l. aveva già tentato vari percorsi lavorativi ma non era mai riuscito a mantenere un impegno concreto, probabil-mente anche a causa della mancata regolarizzazione degli stessi. parallelaprobabil-mente la sua ade-sione ad un progetto di messa alla prova rischiava di essere inficiata proprio dalla mancanza di un impegno regolare lavorativo o di studio. l’inserimento nel tFl, pertanto, rispondeva sia alle esigenze di autonomia economica del ragazzo che a quelle della Magistratura

l. comunque si caratterizzava proprio per un’instabilità nella tenuta degli impegni concordati fino all’attivazione di questo tFl, inserito nel progetto di messa alla prova con-clusosi poi positivamente. Con il supporto e l’accompagnamento del tutor designato al monitoraggio del tirocinio ha potuto scoprire in sé tutte le sue capacità e risorse relative ad un “fare” che questa volta è arrivato ad una conclusione. l., per la prima volta, ha portato a termine una progettualità in suo favore, probabilmente grazie al rinforzo positivo che l’essere riconosciuto dall’esterno come abile e capace “giardiniere”ha stimolato. l., che nel percorso di messa alla prova aveva chiaramente anche altri impegni concordati con la Ma-gistratura, è riuscito a mantenere una buona tenuta degli stessi portandoli positivamente a termine. probabilmente anche la consapevolezza di essere davvero tutelato nei propri diritti gli ha dato l’input a saper mantenere l’impegno concordato.

parallelamente gli ha consentito di riconoscere il senso dei “sistemi” istituzionali che lo circondavano, quali quello che consente la regolarità del lavoro e quelli relativi alle esigenze della giustizia.

ad oggi l. sta ancora cercando autonomamente un’altra attività lavorativa espli-citando però di non voler più accettare condizioni di irregolarità perché desideroso di costruirsi la sua indipendenza in una condizione di sicura stabilità.

t., di 17 anni, giovane originario del Marocco, beneficiava della “messa alla prova”che aveva avuto un andamento altalenante di cui aveva lui stesso chiesto l’inter-ruzione a metà del percorso. egli era, inoltre, nella condizione di minore straniero non accompagnato e quindi sottoposto a tutela. in tal senso rappresenta la drammatica re-altà dei minori stranieri che si ritrovano soli e disperatamente alla ricerca di un appiglio sicuro nel nostro paese. egli viveva una situazione personale estremamente dolorosa, da cui traspariva un forte bisogno di fiducia e soprattutto le sue risorse sopivano dietro un comportamento vicino all’apatia.

Nella breve esperienza di aiuto all’interno della segreteria di una delle associa-zioni coinvolte come partners dei tFl, t. ha trovato uno spazio in cui è emersa una significativa capacità organizzativa che gli ha dato modo di farsi riconoscere come giovane capace di “stare dentro” ad un progetto. Questo gli ha permesso di convivere con le proprie sofferenze ed anche di rivalutare le possibilità di riprendere la messa alla prova; anche se ciò non è avvenuto per una diversa valutazione del Magistrato.

per l. ed M. come anche per t. (altro minore inserito nel tFl ma solo verso la fine del periodo previsto) l’esperienza fatta in questo tipo di progettualità ha inciso positivamente proprio su quelle problematiche che avevano ostacolato il loro percorso evolutivo aiutandoli a liberare nuove energie.

B. giovane ragazza proveniente dalla serbia ammessa al beneficio della messa alla prova, ancora in corso, ha potuto per la prima volta sperimentarsi in un’attività lavorativa. la ragazza, all’epoca priva di regolare documentazione, non era mai riuscita ad attivarsi in esperienze lavorative, cosa che invece è potuta accadere tramite la pre-sente progettualità. B. è una ragazza ricca di risorse personali e seppur appartenente ad una cultura rom che la vuole legata a certi status, vorrebbe vedere riconosciuta la propria autonomia personale. pur restando legata a certe caratteristiche della sua cul-tura sta tentando di trovare una sua indipendenza, dimensione che un’attività lavorati-va può fornire. oggi B. ha inoltre ottenuto il rilascio del passaporto, che risponde al suo forte desiderio di integrazione; continua il percorso di messa alla prova, nuovamente inserita in altra borsa lavoro patrocinata dal servizio sociale del territorio e sta metten-do in campo tutto il senso di autostima scaturito dal buon andamento del primo tFl. la ragazza ha potuto sperimentare come, attivando tutte le sue risorse positive, da parte della società corrispondessero risposte a lei favorevoli, come il rilascio del passaporto fino a quel momento negato.

vorrei ora fare un veloce riferimento a tre percorsi che, seppur non portati a termine, non possono interpretarsi come esiti negativi

due dei ragazzi inseriti nel progetto equal, dopo il periodo di orientamento e l’avvio dell’attività lavorativa in tFl sono riusciti ad attivarsi autonomamente e quindi a collocarsi nel mondo del lavoro in modo stabile presso ditte da loro stessi contattate.

probabilmente essere inseriti in progettualità che puntano soprattutto alla messa in campo delle risorse personali positive, di cui ogni individuo è portatore, aiuta a riac-cendere quelle energie che favoriscono la costruzione di un proprio percorso di vita orientato e non più privo di bussola.

lo stesso tipo di problema si è riscontrato in M. che, già in messa alla prova e quin-di impegnato in una serie quin-di attività concordate, non è riuscito a dare una positiva tenuta nel tFl. anche in questo caso non siamo di fronte ad un percorso risoltosi negativamente poiché il giovane ha invece concentrato tutte le sue energie nel resto della progettualità portandola ad un buon esito finale.

altre specifiche situazioni hanno invece chiesto una sospensione per dare spazio ad un intervento di elaborazione e consapevolizzazione del “qui ed ora” facendo emer-gere quindi tutti i timori o comunque le fragilità che avevano ostacolato il buon esito del tFl in vista della costruzione di un progetto adeguato al momento che il ragazzo stava vivendo.

emblematica in tal senso è l’esperienza di J. che ha beneficiato di due diversi inseri-menti in tFl. il primo, che stava andando molto bene, si è interrotto per un nuovo arresto del ragazzo, conseguentemente posto in custodia cautelare. successivamente tramite la trasformazione della misura con il collocamento in Comunità si è valutato di tentare un nuovo inserimento per lo stesso, spinti da un’aspettativa ed una richiesta del ragazzo. la progettualità attivata si è però rivelata troppo gravosa per il giovane che già era coinvolto in altre attività educative. inoltre, probabilmente, egli anche per l’intervenuta situazione penale necessitava di un periodo di maggiore “sospensione del fare” per meglio com-prendere i propri agiti, in modo da riuscire a calarsi nel “qui ed ora”. dargli quindi la pos-sibilità di capire cosa davvero poteva essergli urgente come intervento, che certamente doveva essere finalizzato, in questo caso, ad una maggiore consapevolezza nella gestione della propria quotidianità. effettivamente dopo l’interruzione di questo nuovo tirocinio J.

ha potuto trovare uno spazio in se stesso e, con la guida degli operatori che lo seguono, rielaborare quanto accaduto, fino a giungere a questi giorni in cui si sta lavorando sulla possibilità di una progettualità in art. 28 d.p.r. 448/88. Come operatori della giustizia ab-biamo imparato che la variabile della recidiva che può emergere durante lo svolgimento dei percorsi progettuali dei nostri ragazzi, non deve impedirci di riprogettare!

precedentemente si è fatto riferimento a quanto gli adolescenti siano in continuo cambiamento. tale variabile, fondamentale per una rilettura degli agiti dei ragazzi se-guiti da questo ufficio, viene ovviamente gravata dalle situazioni di alta problematicità personale che spesso si trovano a vivere. emerge, e non solo da questa progettualità ma da tutto il lavoro che noi operatori svolgiamo giornalmente con i giovani, che questi vengono spesso ostacolati e purtroppo anche “bloccati” nei loro percorsi di crescita dalle condizioni familiari e sociali di provenienza che, ovviamente divengono preminenti rispet-to a qualsiasi altro evenrispet-to. da qui per esempio una giovane rom e., anch’ella seguita da tempo sia dal nostro ufficio che dai servizi del territorio, vive una situazione di significa-tiva conflittualità interiore. e. vorrebbe portarsi lontano da certe dinamiche tipiche della cultura di appartenenza ma questo suo percorso viene ostacolato concretamente dal padre che non vuole permetterle tale cambiamento; ciò la porta ad esprimere una forte ambivalenza emotiva perché, posta di fronte all’eventuale perdita dei legami affettivi familiari, non riesce a definirsi.

il suo percorso in tFl è stato infatti interrotto anticipatamente proprio perché il pa-dre, recandosi presso la Comunità dove e. era collocata con misura cautelare, l’ha ripor-tata al campo nomadi. successivamente la ragazza è tornata in comunità ma gli operatori hanno valutato (nonostante la sua richiesta) di non riavviare un altro percorso di tirocinio

perché emergeva in lei una bassa tenuta dell’impegno causata dalla situazione persona-le che ella tuttora vive e dalpersona-le stesse condizioni fisiche fortemente debilitate. allo stato attuale la giovane, seguita ancora dal servizio, è anche accompagnata in un percorso di sostegno psicologico che potrebbe aiutarla nella risoluzione dei suoi conflitti interiori.

L’importanza della comunicazione tra gli operatori

Nel rivedere, in conclusione, i vari percorsi svolti dai 14 ragazzi inseriti sono rilevabili dei dati molto positivi relativi per esempio all’emergere di un senso di autostima personale che inevitabilmente spinge verso una positiva autonomia. in effetti per una parte dei gio-vani coinvolti nei progetti di accompagnamento ed inserimento lavorativo è stato possibile osservare l’emergere di sconosciute energie, forse spinte dalla percezione di fiducia che hanno sentito intorno a loro, riuscendo a prendersi carico della responsabilità personali che l’impegno lavorativo impone.

dietro alla definizione di un progetto, soprattutto se a carattere lavorativo, sono spesso sottintese istanze di vari attori: il giovane, con i suoi desideri di autonomia; la fami-glia, che vede nel lavoro una stabilizzazione dei comportamenti del figlio; la Magistratura che chiede un impegno concreto e vincolante; il servizio si trova quindi, da una parte, a mediare tra le varie istanze, dall’altra a dover individuare il percorso più adatto ad ogni singolo ragazzo

proprio per questo il lavoro di rete, necessario alla realizzazione dei progetti com-plessi come questo, deve essere accompagnato da una comunicazione tra gli operatori che ha bisogno di essere ulteriormente rafforzata, strutturata e condivisa.

pensare ad un adolescente, inserito in sistemi così articolati, non deve impedire di cogliere alcune peculiarità imprescindibili: per un adolescente è, infatti, fondamentale es-sere calato in una realtà concreta, da toccare e sentire propria, sempre al fine di poter co-struire una individualità che sia progettualmente tesa verso il proprio futuro, nell’obiettivo di bilanciare potenzialità e fragilità a favore di una positiva evoluzione

Così emerge come sia il fare, che può accendere nuove energie, che il sospendere l’azione abbiano e possano assumere significati densi di nuove possibilità per il ragazzo se adattate ed interpretate in ogni singola e specifica situazione

enz e

Nel documento Nuove esperienze di giustizia minorile (pagine 177-183)

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