• Non ci sono risultati.

Ipotesi per una competenza di natu- natu-ra enattiva

Nel documento RicercAzione - Volume 4 Numero 1 (pagine 74-77)

Daniela Mario

6. Ipotesi per una competenza di natu- natu-ra enattiva

Partendo dalle ipotesi formulate nelle se-zioni precedenti, verrà sviluppata un’idea di competenza coerente con l’architettura del funzionamento cerebrale svelata dalle attuali neuroscienze cognitive. L’ipotesi proposta è la seguente: l’emergere di una «risposta com-petente» non dipenderebbe tanto dalle risorse disponibili all’interno di una persona, siano esse conoscenze, abilità, atteggiamenti, stili di apprendimento o altro, anche considerati nel loro rapporto dinamico, ma avrebbe ori-gine da un complesso intreccio di inter-azioni soggetto-ambiente, mappate a livello neurale e successivamente utilizzate in maniera ricorsi-va, sotto l’influsso delle caratteristiche degli stimoli esterni.

75

Dalle ricerche delle neuroscienze cognitive sappiamo, infatti, che i mappaggi collegati alle interazioni soggetto-ambiente (che incorporano il significato esperienziale delle azioni e che predispongono la struttura neurale) vengono continuamente «ripercorsi» sotto l’influenza di stimoli interni ed esterni, determinando quel flusso incessante che Edelman (2007) defini-sce il fenomeno del rientro.9 Si parla di natura en-attiva della cognizione proprio in virtù di questa reciprocità costitutiva tra dentro e fuori di noi, senza soluzione di continuità.

Seguendo tale prospettiva, appare coerente considerare come «risposta competente» non tanto il configurarsi di una serie di caratteristi-che personali, quanto un’«en-azione efficace»

che si manifesterebbe quando (o nella situazio-ne in cui) i circuiti situazio-neurali (grappoli che map-pano concetti) attivati da particolari condizioni esterne, appartenenti a domini di conoscenze anche molto diversi tra loro, vengono reclutati e combinati in modo nuovo, in funzione di uno scopo da raggiungere.

L’ipotesi che si vuole avanzare è che la nuova combinazione di reti neurali così «selezionate»

(Edelman, 1987), per risultare funzionale allo scopo che l’ha mobilitata, richieda l’attivazione simultanea di tre processi (3S-processi):10

• la sintonizzazione intenzionale, ovvero quello stato di consonanza reso possibile dal sistema mirror (Gallese, Migone & Eagle, 2006), che s’instaura tra condizioni interne (mappaggi posseduti) ed esterne (situazione-stimolo);

9 Con il concetto di rientro Edelman (2007, p. 25) in-tende «la segnalazione incessante da una certa regione cerebrale (o mappa) a un’altra e poi di nuovo alla pri-ma, lungo fibre massicciamente parallele (assoni) che sappiamo essere onnipresenti nei cervelli superiori. Le vie di segnalazione rientranti cambiano costantemen-te di pari passo con il pensiero». Per effetto di questo traffico rientrante (paragonato a un quartetto di archi), alcuni gruppi neurali si sincronizzano e questa sincro-nizzazione sarebbe responsabile della coordinazione spazio-temporale (che altrimenti sarebbe garantita da qualche forma di computazione), che permetterebbe la produzione di risposte adattive.

 Con l’espressione «3S-processi» chi scrive intende la combinazione di tre processi, accomunati dall’iniziale

«S» (Sintonizzazione, Sincronizzazione e Somiglianza) riconducibili agli autori citati nel testo.

• la sincronizzazione, o attivazione parallela dei circuiti neurali selezionati che incorporano il significato esperienziale delle azioni (si veda il fenomeno del rientro);

• la somiglianza di famiglie, ossia l’individua-zione di una certa conformità strutturale tra la combinazione neurale così generata e la struttu-ra riconosciuta sulla base della categorizzazione percettiva del problema posto.

Tale idea è stata mutuata dal concetto di mente metaforica di Lakoff e Johnson (1998) e dalla teoria dei prototipi di Rosch (Rosch & Lloyd, 1978). Seguendo questo ragionamento, la com-petenza sarebbe generata da configurazioni che si formano collegando reti neurali sparse nelle varie cortecce, appartenenti a domini anche molto diversi tra loro che, sincronizzan-dosi in risposta a uno stimolo «comprensibile e attraente» (per effetto della sintonizzazione intenzionale), originano nuove configurazioni o risposte efficaci.

L’idea è che potrebbe essere proprio la «so-miglianza strutturale» o la «so«so-miglianza di famiglie» tra situazioni diverse (sia interna-mente — cioè tra quelle già mappate — che tra interno ed esterno) anche molto distanti tra loro dal punto di vista semantico a innescare il flusso neurale che conduce alla generazione di una risposta «creativa» (perché relativa a una nuova combinazione), oltre che adattiva, in ri-sposta a una situazione-stimolo. Il meccanismo appena descritto implica tuttavia la possibilità di cogliere «la struttura profonda» di eventi, si-tuazioni, comportamenti, discorsi o testi scritti.

Una ricerca condotta sul ruolo dei processi simulativi e metaforici nella comprensione del testo (Mario, 2011)11 ha rinforzato l’ipotesi se-condo la quale alla base della comprensione ci sarebbe proprio una «somiglianza strutturale», di natura metaforica, tra la dinamica senso-mo-toria sottesa al testo (la sua struttura profonda o mappa concettuale) e la configurazione attivata

11 Il lavoro si riferisce a uno studio condotto dall’autrice del presente articolo nell’ambito del Dottorato di ricerca in Scienze della Cognizione e della Formazione presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Per un approfondi-mento vedi: www.formazione-insegnaapprofondi-mento.net.

internamente, a livello subpersonale prima (se-lezione e combinazione di determinati circuiti) e cognitivo poi (la mappa cognitiva corrispon-dente ai circuiti selezionati). L’ipotesi esplorata è che «l’afferrare» o diventare consapevoli della struttura portante (configurazione) di un flusso di informazioni (testo) implichi, in linea con le attuali teorizzazioni delle neuroscienze cogniti-ve, l’attivazione di quelle connessioni tra gruppi neurali (che incorporano le azioni esperite), se-lezionati in base alle parole o gruppi di parole del testo, che generano configurazioni neurali compatibili con la struttura testuale.

Ed è sempre la possibilità di afferrare la

«struttura portante» che porta Gentile (2010) a precisare che gli «esperti», a differenza dei

«principianti», sono consapevoli dei concetti che definiscono la struttura centrale del domi-nio di sapere in cui operano. Le «nuove con-nessioni» prodotte dall’interazione con le «nuo-ve informazioni» di«nuo-venterebbero, per effetto dell’esperienza (intesa in senso sia fisico che culturale), cluster funzionali alla produzione di ulteriori ramificazioni che predisporrebbero a quello che definiamo atteggiamento creativo, innovativo, flessibile, originale e altro ancora.

L’esperto, quindi, corrisponderebbe a colui che, disponendo di più circuiti di base (ossia, più relazioni oggetto-scopo distribuite in aree cor-ticali diverse), avrebbe maggiori probabilità di formare configurazioni conformi alle situazioni da affrontare (adatte), consentendo a queste ul-time di essere categorizzate in termini di altre (strutture di relazioni già note).

Il meccanismo cognitivo responsabile di questa traslazione sarebbe, secondo Lakoff e Johnson (1998), la metafora, ovvero il disposi-tivo automatico a cui la nostra mente ricorre per comprendere un concetto, una situazione e altro ancora, quando non può avvalersi dell’esperien-za diretta. La singolarità e la creatività della risposta dipenderebbero dalle innumerevoli possibilità di combinare tra loro i circuiti,12

 Edelman (2007, pp. 101-102) sostiene che «le risposte creative dipendono dalla natura costruttiva dell’attività cerebrale, come si può osservare anche nella negazione della realtà che scaturisce da disturbi neuropsicologici come l’anosognosia...».

che conservano le relazioni agentive, in dire-zione di uno scopo (il problema da risolvere) che fungerebbe da struttura di riferimento della combinazione emersa. L’adeguatezza, o effica-cia della risposta, corrisponderebbe al grado di conformità realizzatosi tra configurazioni interne ed esterne.

La capacità di elaborare risposte adeguate, applicabili a intere classi di problemi, si con-figurerebbe dunque come «meta-struttura»

generata per en-azione, su base metaforica, e rappresenterebbe il valore aggiunto nella qualità delle risposte comportamentali messe in atto da un soggetto. L’idea di competen-za enattiva qui presentata richiama anche lo strumento dell’abduzione, ovvero la procedura attraverso cui si estrae, da fenomeni apparte-nenti a campi diversi, ciò che hanno in comune (Bateson, 1984).

Paradossalmente, seguendo questo ragiona-mento, sembrerebbe che la competenza abbia bisogno non di specificità, ma di varietà. In altre parole, la competenza discenderebbe non tanto da un sapere specifico, speciale o relativo all’approfondimento in un ambito, quanto piut-tosto dalla possibilità di ricombinare, in innu-merevoli modi, i concetti provenienti da diversi campi del sapere, a condizione che siano stati precedentemente mappati in base alla relazio-ne agentiva oggetto-scopo (Gallese, 2006) e reclutati, su base metaforica, in risposta a una situazione-stimolo.

La possibilità di mappare la relazione agen-tiva oggetto-scopo, riconducibile alla nostra esperienza corporea del mondo, all’elevato grado di ricorsività e al meccanismo cogni-tivo della metafora, chiama in causa ancora una volta, a parere di chi scrive, il meccani-smo dei mirror neurons, la cui funzione, come dimostrano numerose evidenze empiriche, è proprio quella di mappare la relazione agen-tiva oggetto-scopo che permette la compren-sione dell’intenzionalità (o scopo) dell’azione o situazione. Di seguito si espone un ragiona-mento sulla relazione che potrebbe sussistere tra la possibilità di cogliere «l’intenzionalità»

di un’azione e la componente motivazionale dell’apprendere.

77

Nel documento RicercAzione - Volume 4 Numero 1 (pagine 74-77)