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Lo spoglio delle lettere inviate in Toscana dal residente mediceo a Parigi, Giovan Battista Barducci1, chiarisce quel particolare momento politico e sociale che prese il nome di Fronda2, in cui anche gli attori italiani si trovarono loro malgrado coinvolti. Il movimento, che obbligò gran parte dei comici al rientro in Italia, tenne sotto scacco la monarchia francese almeno dal 1648 al 1653 e trovò il suo principale nemico nel cardinale Mazzarino. Pressione fiscale, arbitrarietà delle decisioni regie e attacco ai privilegi parlamentari erano alcune delle principali cause che avevano portato alla rivolta del parlamento. Nell’autunno del 1648, il residente racconta:

Qui si continua a vivere nelli accennati sospetti, che fra la corte et il Parlamento sia per seguire un’aperta rottura crescendo sempre più le loro comuni diffidenze, et i rimedi che si vanno applicando invece di guarire il male piuttosto l’inaspriscono, et lo fanno maggiore per non essere proporzionati3.

Nel gennaio dell’anno successivo, la corte lasciava Parigi per il castello di Saint- Germain-en-Laye, Mazzarino assediava la città e il Parlamento di contro proclamava un decreto che lo metteva al bando. L’8 gennaio 1649 la situazione era scoperta:

Finalmente la corte ha levata la maschera contro del Parlamento et le cose son ridotte a segno da non vedersene il fine che con la rovina di esso, che sin’ora non si vede che egli pigli bene il verso per divertire la tempesta che lo minaccia, et benché si fidi nella moltitudine di questo popolo è da temersi per lui, che non sarà sempre dalla sua, et che i patimenti et le miserie lo faranno mutar ben presto per sottrarsene quanto prima, oltre che non avendo sin ora dat’alcun ordine effettivo per respignere la forza con la forza, et trovandosi già tutte le forze del Re cioè un grosso numero di soldatesche, si può dire alle mura della città, poiché hanno occupato tutti i villaggi più vicini di esse, sarà difficile il discacciarnele et in conseguenza verranno ad essere chiusi tutti i passi alle vettovaglie tanto necessarie al sostentamento di una città tanto popolata; et benché sin’ora il medesimo Parlamento apparisca saldo a conservarsi unito et a voler più tosto perire ch’acconsentire ch’alcuno di loro si

1 Il già citato Barducci fu sacerdote e residente in Francia per molto tempo. Nei primi mesi del 1643, il

granduca di Toscana gli assegnò la qualifica di residente mediceo come successore del conte Ferdinando Bardi di Vernio.

2 Sull’argomento si rimanda ad alcuni contributi di Joël Cornette, tra cui: Versailles au siècle de Louis XIV

1993, L’état classique 1996 e Cornette 2000.

3 Inserto di Giovan Battista Barducci all’Illustrissimo signor senatore balì Gondi, Parigi 25 ottobre 1648, in

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sacrificato per placare lo sdegno della Reggenza, molti affermano che nell’intrinseco vi sia non poco disunione, la quale in breve tempo sia per scoprirsi4.

Il Parlamento nominava quindi Generalissimo della Fronda per la difesa della città il principe di Conti, fratello del principe di Condé, ma l’assedio e l’impossibilità di forniture lasciavano la popolazione in preda alla fame, agli stenti e ai saccheggiamenti. In primavera si giunse finalmente ad un accordo5 e nell’agosto la corte rientrò a Parigi. Per le sale di corte e le strade della città non era quindi il momento dell’accoglienza né il tempo del divertimento. Seppur non si possa parlare di un rientro di massa degli artisti italiani verso la patria, è innegabile che per loro non vi fossero alternative. In fondo, il cardinale italiano era il capro espiatorio dello scontento parlamentare e sociale. Le sue decisioni antiliberali e impopolari lo rendevano, agli occhi dei francesi, un soggetto inadeguato. Mazzarino aveva promosso svaghi e passatempi per un potere ritenuto ingiusto. Alla vigilia della Fronda e alla sua conclusione, il residente mediceo la incorniciava riportando l’atteggiamento del cardinale. L’immagine, che forse rifletteva un’impressione generalizzata, era quella di un uomo i cui interessi e compiti non erano né sarebbero mutati. Il primo di marzo del 1647:

Il signor cardinale Mazzarino oltre le sue occupazioni ordinarie dei negozi più importanti, è stato talmente applicato a sollecitare la perfezione della gran Commedia in musica, sommamente desiderata dalla Maestà della Regina che il signor cardinale ha voluto assistere più volte alle prove che se ne sono fatte, e ben spesso è andato a rivedere le machine, et ad affrettare i lavoranti, che pure sono cagione che sin’ora non s’è potuta recitare6.

Si trattava dell’Orphée di Francesco Buti e Luigi Rossi, rappresentato alla presenza del Re7, per la quale il cardinale si era «affaticato fuori di modo»8, badando bene a

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Inserto di Giovan Battista Barducci all’Illustrissimo signor senatore balì Gondi, Parigi 8 gennaio 1649, in ASF, MdP, f. 4654, c. 13r, in Appendice.

5 Il 1° aprile 1649 si firmò la Pace di Saint-Germain.

6 Inserto di Giovan Battista Barducci all’Illustrissimo signor senatore balì Gondi, Parigi 1° marzo 1647, in

ASF, MdP, f. 4653, c. 4r, in Appendice.

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Le scene erano di Giacomo Torelli. Vi si esibirono, tra gli altri, i toscani Atto e Jacopo Melani, Checca e Margherita Costa (cfr. CARADINI e MARITI 2003, p. 205). Secondo quanto affermato da Siro Ferrone nella sua voce sul comico Marco Napolioni in AMAtI l’ipotesi di una sua partecipazione alla rappresentazione nei panni di Momo sarebbe infondata. Cfr. inoltre la lettera di Venanzio Leopardi al cardinal Rinaldo d’Este, Parigi 10 maggio 1647, in ASMo, Cancelleria ducale carteggio ambasciatori Francia, b. 109, in PRUNIÈRES 1913, p. 383.

8 Lettera di Giovan Battista Barducci al granduca di Toscana, Parigi 8 marzo 1647, in ASF, MdP, f. 4653, c.

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ricompensare i musici, ed in particolare le donne, «di gioielli e di diamanti di gran prezzo»9.

Sette anni dopo, quando la Fronda si era conclusa e nel resto dell’Europa soffiava il vento delle novità inglesi, Mazzarino sembrava non occuparsi delle novità politiche. Il 24 aprile 1654, il residente riporta l’auspicio che il cardinale:

si applichi a fare maggiori prevenzioni anche contro li Inglesi, invece d’essere, com’è, tutto intento a dar gusto al Re con le frequenti rappresentazioni del balletto et della commedia in musica al sacro della Maestà Sua, et alle nozze delle sue nipoti, poiché potendo tralasciarsi o differirsi ad altro tempo simili azioni, i malevoli dell’Eccellenza Sua averebbero campo d’insultare contro il di lui governo, se per le medesime egli negligesse di riparare all’incovenienti che potessero succedere alla Corona da una nuova guerra con li Inglesi et coloro che desiderano novità nel Regno se la rappresentano per ben vicina, et si sforzano di persuaderla ad altri10.

I nemici del cardinale sostenevano e sottolineavano una mancata vigilanza da parte di Mazzarino negli affari politici scottanti e, secondo gli stessi, questa andava di pari passo col suo sconfinato impegno ricreativo, altrettanto amplificato nel racconto del residente. Alla Fronda parlamentare era seguita la cosiddetta Fronda dei principi. Mazzarino partì in esilio e rientrò solo nel febbraio del 1653. Gli attori lasciarono Parigi e ridistribuirono le

tournées in terra patria, nell’attesa che sua maestà e la città riaprissero le porte

all’allegria11.

Così, dopo le ripetute ed inascoltate richieste giunte alla corte parmense dalla Francia, desiderosa di avere oltralpe Aurelia e Brighella, a partire dalla seconda metà del 1648, ebbe inizio una fase di stallo e di silenzio12. Negli anni successivi, Brigida Fedeli rimase legata ai comici protetti dal duca Ranuccio II. In maggio, essi furono tra Modena e Bologna, come racconta un corrispondente di Annibale Bentivoglio: «subito che io ebbe

9 Lettera di Giovan Battista Barducci al granduca di Toscana, Parigi 11 maggio 1647, in ivi, c. 116v, in

Appendice.

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Inserto all’Illustrissimo signor senatore balì Gondi, Parigi 24 aprile 1654, in ASF, MdP, f. 4658 c. 41r, in Appendice.

11 Nel periodo della Fronda gli spettacoli non erano assenti. L’Andromède, «tragédie à machines» di

Corneille, andò in scena nel febbraio 1650 all’Hôtel de Bourgogne. Il Ballet de Cassandre, dove apparve per la prima volta lo stesso Luigi, e ancora il Ballet des fêtes de Bacchus, furono rappresentati nel 1651. Si trattava comunque di spettacoli francesi che non appartenevano al repertorio comico dell’Arte.

12 La compagnia di Ranuccio II Farnese è attestata per il carnevale a Ferrara. Cfr. FABBRI 2002, p. 154.

Brigida Fedeli aveva inviato la lettera sopracitata nell’aprile, da Bologna. Da questa città dovrà poi partire al seguito della compagnia.

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rezeputo la lettera io l’ho inviata a Bologna alla signora Aurelia, che sono quattro giorni che sono partiti de qui e si tratenerano per qualche tempo in Bologna»13; a novembre la compagnia è invece attestata a Mantova14. Nella primavera del 1650 Aurelia era certamente a Bologna. Nella stessa parrocchia in cui aveva sposato Agostino Romagnesi infatti, Brigida convolò a nozze con Marc’Antonio Bianchi, in arte Orazio. I registri dei Santi Naborre e Felice rivelano:

Anno 1650 die 20 Mensis Aprilis

Denunciationibus praemissis tribuis continuis diebus festivis, quarum prima, die _ mensis _ 163 _ secunda, die _ tertia, die inter Missa Parochialis solemnia, habita est, nulloq[ue] legitimo impedimento detecto, Ego Joes Bap[tis]ta; Mirandula Rector huius Parochalis Ecclesiae S. Nab[orre] et Fel[ice] D[ominus] Marchus Ant[oni]us filium N. de Blanchis ex Parochia S. Proculi et D. Brigita filiam N. de Fidelibus ex hac Parochia S. Nab[orre] et Fel[ice] in Ecclesia praedicta interrogavi, eorumq[ue]; mutuo consensu habito, solemniter per verba de praesenti matrimonio coniunxi, praesentibus testibus notis videlicet R. Vic. Lac. Mar.a [ˆˆ] fratre Ant. de Sgargis et Jac. Bap[is]ta de Felipinus. Postea eis ex ritu Sanctae Matris Ecclesiae in Missa celebratione benedixi (Si tamen nuptias benedixerit). Denunciationes huius Matrimonij factae sunt etiam à R. D. _ Parocho Ecclesiae S. _ sub cuius cura dictus _ habitat,ut ex ipsius Parochi scripto servato apud me apparet. Denunciationum autem prima facta est, die _ Secunda, die :_ tertia, die _ Inter Missa Parochialis solemnia, nullumque impedimentum canonicum detectum est15.

Quello con Marc’Antonio Bianchi era quindi per la Fedeli il terzo matrimonio che, grazie a questo documento inedito, ha finalmente una data.

L’anno comico 1649-1650 vide affacciarsi sulle scene la formazione già citata degli Uniti, messa insieme da Tiberio Fiorilli16, quella di Angiola d’Orso, protetta dal Principe Tommaso di Savoia (e l’anno successivo da Alessandro Farnese)17 e quella di Ercole Nelli, tra 1651 e 1652 al centro delle trattative imbastite dal duca di Modena, Francesco I

13 Lettera di Giovanni Grechi ad Annibale Bentivoglio, Modena 15 maggio 1649, in ASFe, Archivio

Bentivoglio, Lettere sciolte, b. 297, c. 272r, in MONALDINI 2001, n. 5, p. 31.

14 Lettera di Don Camillo Gonzaga a Mattias de’ Medici, Mantova 12 novembre 1649, in ASF, MdP, f. 5445,

cc. 673r-675r, in MAMONE 2013, n. 590, pp. 280-281. Alla c. 674v si legge: «Alla sera vanno alle commedie de’ comedianti quali veramente son esquisiti, e fanno opere degne d’esser viste. Questa è la compagnia del Ducca di Parma, dove entra Orazio Carpiano [Marc’Antonio Carpiani], Beatrice [Vitali], Cintio [Jacopo Antonio Fidenzi] ed altre parti tutte esquisite. Si sta attendendo questa Psiche opera in musica, nella quale dicono vi saranno bellissimi voli, e machine, con musici esquisiti».

15 AABo, Parrocchie soppresse, SS. Naborre e Felice detta l’Abbadia, b. 34/1 Matrimoni, f. 2 (1611-1678). 16

Sulla compagnia, già citata nel cap. I, 2, si veda la lettera di Ferdinando Cospi a Giovan Carlo de’ Medici, Bologna 6 aprile 1649, in ASF, MdP, f. 5345, c. 317r, in MAMONE 2003b, n. 290, p. 145. Cfr. anche la lettera di Giovan Battista Andreini a Carlo II Gonzaga-Nevers, Ferrara 7 aprile 1650, in Comici dell’arte. Corrispondenze 1993, vol. I, n. 75, p. 164.

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d’Este18. Con quest’ultima e in questi anni si alternò la compagnia parmense di cui, non avendo notizie contrarie, si deve immaginare che Brigida avesse continuato a far parte. Forse l’attrice continuava ad affiancare la Vitali come seconda amorosa, ma non vi sono conferme. Paradossalmente però, nella confusione creatasi in quell’anno comico, il nome di Aurelia apparve nettamente sullo ʽscalinoʼ gerarchico che le conveniva. Nel marzo 1651, su richiesta del principe Tommaso di Savoia, Giovanni Andrea Zanotti inviò una lista di comici che comprendeva i principali tra quelli attivi a quel tempo. In vetta: «Beatrice o Aurelia»19. La Fedeli era riconosciuta dai colleghi alla stregua di Beatrice e quindi ʽqualificataʼ come eventuale prima donna di compagnia.

L’anno comico proseguì tra complicazioni e scambi di compagnie. Nelli e compagni dovettero rinunciare all’ingaggio per la primavera nel Teatro Obizzi di Padova, lasciando il posto alla compagnia del duca di Parma20. Passarono a Milano tra maggio e metà agosto21, da dove si spostarono a Verona, incrociando nuovamente quella di Ranuccio, che vi aveva appena terminato le recite. Mentre quest’ultima ottenne Brescia per ottobre, il Nelli fu a Ferrara22. Sul finire dell’anno, a novembre, la compagnia del duca di Modena arrivò a Venezia, dove venne sostituita per le rappresentazioni di dicembre ancora dalla compagnia parmense e dovette quindi deviare, da lì, nello stesso mese, verso Modena23. Le polemiche che accompagnarono e seguirono la gara delle due compagnie per l’accaparramento di città e scene furono molte. Una delle più interessanti fu innescata dalle rivendicazioni del Nelli24 che da Verona se la prese con i comici di Ranuccio, affermando che questi avevano «stancata la città con la recitatione di trenta commedie»25 aggiungendo: «non contenti d’averci stancato le città dove dovevamo andarci noi, cercano ancora di non lasciarci fare le nostre opere che sono mie»26. La minaccia della concorrenza era duplice.

18 Cfr. le notizie in MONALDINI 2008.

19 Lettera di Giovanni Andrea Zanotti a Girolamo Graziani, Bologna 16 marzo 1651, in ASMo, Comici, cc.

nn., cit. parzialmente in RICCI 1920, pp. 25-26, poi in MONALDINI 2008, pp. 58-59.

20

Cfr. le lettere di Ercole Nelli a Girolamo Graziani, da Bologna, del 12 aprile e 15 aprile 1651, in ivi, pp. 67-70 e cfr. inoltre CASCETTA e CARPANI 1995, pp. 298-299.

21 Cfr. MONALDINI 2008, p. 85 dove viene trascritta la lettera di Girolamo Graziani ad Ercole Nelli, Sassuolo

17 agosto 1651. Cfr. inoltre FANTAPPIÈ 2009, pp. 254-255.

22

Cfr. MONALDINI 2008.

23

A Modena la compagnia terminò la stagione di carnevale. Vi fu anche una rissa che coinvolse Domenico Locatelli e Giovanni Andrea Zanotti. Cfr. RASI 1897-1905, vol. II, p. 28.

24 La compagnia di Ranuccio II chiedeva di subentrare con anticipo a quella di Modena per poter mettere in

scena opere previste dal programma della stessa.

25 Lettera di Ercole Nelli ad un segretario ducale in Modena, Verona 10 agosto 1651, in MONALDINI 2001,

pp. XLVII-XLVIII.

26 Lettera di Ercole Nelli al duca di Modena, Verona 8 settembre 1651, cit. in RASI 1897-1905, vol. II, pp.

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Si temeva per le tempistiche27 e per il repertorio28. Con la fine del carnevale e dei contrasti, finiva anche l’esperienza della compagnia estense29 e gli attori erano nuovamente come carte pronte a rimescolarsi per essere ridistribuite sul tavolo delle tournées.

Nell’ottobre 1652 i reali tornarono a Parigi da dove la maggior parte dei frondeurs furono costretti ad allontanarsi. Una volta rientrato anche Mazzarino, all’inizio dell’anno successivo, la corona riprese ad interessarsi a les Italiens. Tra aprile e maggio, i Bentivoglio s’impegnarono nel tentativo di creare una compagnia per rispondere alle esigenze francesi che, in fondo, non erano cambiate di molto. Così si raccomandava Annibale, scrivendo al fratello Cornelio:

in Francia vogliono ridicoli, e quanto più se ne manda meglio è, onde se Scaramuza riuscisse di sviare Trivellino, la compagnia del certo non sarebbe inferiore, anzi la stimo meglio di quella fatta per Gallicano30.

Difatti, la proposta non poteva essere incompatibile né doveva intralciare i piani di Pompeo Colonna, principe di Gallicano31, il quale, a sua volta, richiedeva una compagnia per il carnevale romano32. Nella stessa lettera, Annibale proponeva una lista composta da: «Beatrice», ossia la Vitali, «la moglie di Trivellino», Luisa Gabrielli, «se anderà Trivellino, se no un’altra donna», «Marinetta», Isabella del Campo; «Gratiano, Pantalone a vostra elettione», «Trappolino» Fiorilli, «Scaramuza» Fiorilli, «Trivellino» Locatelli,

27 Ancora nell’Avviso da Ferrara del 3 ottobre 1651 si legge: «Li comici del Serenissimo di Modena diedero

principio mercoledì passato a recitare comedie, se bene con poco concorso per esser la maggior parte de cittadini fuori della città» (MONALDINI 2008, p. 87).

28

Vi furono anche dei tentativi di compromesso su sei opere. Cfr. MONALDINI 2008, pp. 86-87.

29

Alla fine del carnevale 1652 la compagnia si sciolse e probabilmente solo i coniugi Nelli e lo Zanotti restarono per i festeggiamenti in onore dei principi di Innsbruck, gli arciduchi d’Austria Ferdinando Carlo e Anna de’ Medici con il principe ereditario Sigismondo Francesco d’Asburgo nell’aprile 1652.

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Lettera di Annibale Bentivoglio al fratello Cornelio, Roma 26 aprile 1653, in ASFe, Bentivoglio, Lettere sciolte, b. 313, cc. 644r-645r, trascritta in MONALDINI 2001, n. 25, p. 67. E ancora, in un’altra lettera: «Se ne va da Vostra Signoria Illustrissima Scaramuzza per agiustar la compagnia ch’ella desidera mandar in Francia conforme a gli ordini ch’ella ne ha ricevuto dalle loro Maestà. E si come il detto Scaramuzza è particolarmente dimandato costà, così prego Vostra Signoria Illustrissima restar servita di sopire tutte le difficoltà che potrebbero opporsi alla di lui partenza» (lettera di Bailly de Vallancay, ambasciatore francese a Roma a Cornelio Bentivoglio, Roma 28 aprile 1653, in ASFe, Bentivoglio, Lettere sciolte, b. 313, c. 651r, trascritta in ivi, n. 26, p. 68). Cfr. inoltre l’Istruzione al signor Vincenzo Luzago aiutante di camera di Alessandro Farnese, Bologna 24 maggio 1653, in ASF, MdP, f. 5322, cc. 679r-680r, in MAMONE 2003b, n. 397, pp. 194-195.

31 Su di lui si rimanda alla voce curata da Franca Petrucci nel DBI, vol. XXVII, 1982, pp. 414-416 e ad

ADEMOLLO 1888.

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Tra il febbraio ed il marzo 1653, il duca di Parma Ranuccio II concede al Colonna i seguenti attori: Fulvio Baroncini, Giovanni Agostino Grisanti, «Armellina» e il Capitano spagnolo. A maggio, il Colonna viene a sapere che anche il principe Alessandro Farnese progettava di inviare a Roma la propria compagnia al completo. Viene così richiesto l’intervento di Giovan Carlo de’ Medici per evitare un incidente diplomatico. Cfr. MAMONE 2003b, n. 395, 397 e 400, pp. 193-197.

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eventualmente «Tracagnino» (forse Marco Locatelli)33; Flaminio (Marco Napolioni)34, «Leandro»35 e un «Capitano a vostra elettione». Ancora una volta, i repertori ritengono che anche Brigida Fedeli si sia recata a Parigi, partecipando alla spedizione italiana dell’estate 165336. Le trattative si erano protratte e gli attori venivano segnalati in Francia in agosto. Nella lettre di Jean Loret del 16 agosto 1653 si legge:

Une troupe de gens comiques, venus des climats italiques, dimanche dernier, tout-de-bon, firent dans le Petit Bourbon l’ouverture de leur théâtre par un sujet assez folâtre, où l’archy-plaisant Trivelin, qui n’a pas le nez aquilin, fit et dit tout plein de folies qui semblèrent assez jolies. au rapport de plusieurs témoins, Scaramouche n’en fit pas moins; mais pour enchanter les oreilles, pâmer, pleurer, faire merveilles, Mademoiselle Béatrix

emporta ce jour-là le prix37.

Dando credito ad Annibale Bentivoglio, la presenza di Scaramouche e Trivelin e quella delle rispettive consorti, oltre alla ʽstellaʼ della compagnia, Beatrice, con Trappolino suo marito, basterebbe a rendere improbabile quella di Aurelia. La lista del Bentivoglio doveva aver subito poche modifiche.

La Fedeli intanto era stata citata da Niccolò Zecca (Bertolino) nel gennaio dello stesso anno, ma la lettera non chiarisce dove l’attrice potesse essere:

Illustrissimo et Eccellentissimo mio Padron Colendissimo

Dalla signora Aurelia comica mi vien accennato che Vostra Eccellenza si degna ch’io l’invii alcuna sua lettera per importanti suoi affari, vengo con questa ad

33 Sull’attore cfr. MONALDINI 1996, pp. 111-114. 34

Domenico Locatelli lamenta un contrasto con Tiberio Fiorilli perché entrambi credono di dover raggruppare gli attori per la Francia. Cfr. la lettera di Domenico Locatelli al marchese Bentivoglio, Bologna 6 maggio 1653, in ASFe, Bentivoglio, Lettere sciolte, b. 313, c. 677r, in MONALDINI 2001, n. 28, p. 68. Al posto di Napolioni venne raccomandato anche Agostino Grisanti (Mario). Angela Nelli era stata citata nelle trattative nell’aprile 1653, ma non partì, perché trattenuta da Pompeo Colonna, il quale sembra si fosse innamorato di lei. Cfr. sempre la citata lettera di Annibale Bentivoglio del 26 aprile 1653.

35 Forse si tratta di Bernardino Ricci che appare legato alla coppia Beatrice e Trappolino anche in futuro.

L’anno seguente Leandro è citato assieme ai due Fiorilli di rientro da Torino, città dalla quale si passava di ritorno dalla Francia. Cfr. la lettera di Ferdinando Cospi a Desiderio Montemagni, Bologna 13 ottobre 1654, in ASF, MdP, f. 1508, cc. 440r-441r, in MAMONE 2003b, n. 1030, pp. 491-492.

36 Cfr. SCOTT 1990, p. 27. La studiosa sostiene che anche Brigida e il marito Marc’Antonio Bianchi fossero a

Parigi.

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