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5.5. Il cloze test in italiano

La procedura cloze nasce negli Stati uniti come nuovo metodo per misurare la leggibilità dei testi e viene poi largamente usata con altre finalità, in particolare per valutare la comprensione di un brano scritto in lingua madre o in lingua straniera.

In Italia il cloze viene inizialmente impiegato nell’insegnamento delle lingue straniere, ad esempio come test di ingresso per l’assegnazione degli studenti nelle varie classi, ma ben presto è adottato anche come tecnica per l’insegnamento in lingua madre e tutt’oggi è ampiamente usato per valutare le competenze degli allievi e per misurare la loro comprensione dei testi102.

In italiano si pone da subito il problema terminologico: c’è chi accoglie il prestito inglese cloze, chi lo traduce con esercizi di completamento, chi con esercizi di chiusa. D’accordo con Marello (1984, 1989) scegliamo di mantenere il termine cloze sia per indicare la procedura sia il testo bucato, precisando di volta in volta se si tratta del modello “classico”, cioè quello a intervalli regolari, o di quello “mirato”, in cui le cancellazioni sono effettuate in base a criteri testuali o grammaticali. Ricorrere a termini come esercizi di completamento dei testi è poco pratico; impiegare il termine chiusa non è invece adeguato perché, come ci dice Marello (1984), non è del tutto conforme al significato di cloze così come inteso da Taylor, in quanto gli esercizi di chiusa, utilizzati soprattutto dagli insegnanti di lingua inglese, sono semplicemente il completamento di frasi. “Chi traduce con esercizi di chiusa si ricollega alle prove dei gestaltisti menzionate da Taylor, ma trascura il fatto che Taylor non ha usato closure, traducibile con chiusa, chiusura, ma si è servito di una nuova parola. Il tecnicismo cloze merita o una traduzione diversa da quella riservata a closure o l'ingresso in italiano come prestito. Questa seconda soluzione mi sembra la migliore, perché anche i termini esercizi di completamento di testi o di integrazione di testi si possono confondere con pratiche diverse quali lo sviluppo di «testi disidratati» o il fornire finali di racconti lasciati in sospeso. Inoltre completamento e integrazione sono da sempre adoperati per esercizi su frasi ed è perciò necessario esplicitare ogni volta che si tratta di completamento di lacune in

102 Del cloze test in italiano si sono occupati Marello 1984, 1989a, 1989b, 1991, De Grafenstein e

126 testi”. Orientarsi sul termine cloze sembra dunque la scelta migliore: “cloze è breve, non è sfacciatamente straniero, indica con sicurezza una procedura applicata a testi e non a frasi, perciò accoglierlo è più facile che creare una nuova parola” (Marello 1989, p. 7).

Marello (1984, 1989, 1991) propone alcuni suggerimenti per la costruzione delle prove in italiano.

Il cloze classico prevede di cancellare le parole ad intervalli regolari, di solito una ogni 5; è il modello usato nella valutazione della leggibilità nell’inglese in quanto permette di valutare la competenza testuale del lettore nella sua totalità e sembra essere una misura equilibrata anche per la lingua italiana. Per essere un valido test di comprensione, il brano dovrebbe contenere almeno 50 lacune: se si cancella una parola ogni 5, il testo dovrebbe essere quindi di almeno 250 parole, a cui si aggiungono due righe iniziali, di solito fornite interamente. Lucisano (1989) ritiene invece sufficienti 25-30 buchi e propone come lunghezza dei testi un minimo di 180 parole e un massimo di 600. Il fatto di lasciare qualche riga iniziale o frase introduttiva senza buchi serve come elemento di facilitazione perché “in qualche modo consente l’attivazione di schemi normali di comprensione di quel testo e solo in un secondo momento introduce l’aspetto di prova” (p. 162).

Sono da preferire brani tratti da giornali, libri e riviste a testi creati appositamente dall’insegnante, che presenterebbero una concentrazione di aggettivi, avverbi, verbi, ecc. superiore rispetto a materiale non prettamente scolastico. Anche brani letterari e poesie vanno esclusi dalla selezione. È importante riscrivere il testo scelto, adottando la stessa lunghezza per tutti gli spazi bianchi.

Oltre a questo modello esiste il cloze “mirato”, ovvero tutta una serie di varianti in cui sono cancellate determinate parole o parti del discorso, indipendentemente dalla posizione che occupano. La cancellazione delle sole lettere, ad esempio, è una variante rivolta principalmente ai bambini delle elementari, per valutare la loro competenza ortografica. Si possono inoltre cancellare le sillabe oppure, salendo di difficoltà, i morfemi grammaticali o gli affissi.

Un’altra possibilità è la cancellazione di classi di parole: si possono eliminare le parole “vuote”, come preposizioni e articoli o le parole “piene”, come verbi, aggettivi, nomi, avverbi. Preposizioni e articoli sono più facili da integrare, in quanto appartengono ad insiemi chiusi e numericamente limitati. La difficoltà sale in modo progressivo con le lacune di avverbi e aggettivi fino ad arrivare all’occultamento di nomi e verbi, che risultano i più complessi. Marello consiglia di non cancellare tutti i verbi, lasciando al loro posto quelli fondamentali per la comprensione del testo e, se serve, di fornire agli studenti una lista di alcuni o tutti i verbi, magari nella forma di infinito. La cancellazione dei verbi può servire agli insegnanti come controllo della padronanza da parte degli studenti dell’accordo soggetto-predicato e della sintassi del periodo. Così come per i verbi, è sconsigliabile cancellare tutti i nomi ed omettere soltanto quelli che possono essere recuperati dal contesto o tramite inferenze.

Cloze che prevedono la cancellazione di proforme103 e connettivi sono utili per valutare la capacità di cogliere nessi logici e temporali e, in generale, la competenza pragmatica e

103 Con proforme l’autrice intende quelle espressioni linguistiche che stanno al posto di parole già

dette/scritte (proforme anaforiche) o che saranno dette/scritte entro breve (proforme cataforiche), oppure espressioni che riassumono il contenuto preposizionale di quanto è stato detto o sarà detto (cfr. Marello 1984).

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testuale del lettore. L’omissione dei deittici mette invece alla prova la capacità di inserire un testo nel suo contesto extralinguistico. È inoltre possibile presentare una prova in cui siano stati tolti i segni di interpunzione o la suddivisione in paragrafi. Esiste infine la variante del cloze di parole-chiave, la cui omissione segue un criterio semantico: si cancellano parole, indipendentemente dalla loro appartenenza a una qualche categoria linguistica, in base al tipo di verifica delle nozioni stabilito dal docente.

Per quanto riguarda la correzione delle prove, il punteggio è calcolato in base alla percentuale di buchi riempiti in modo corretto. Gli errori di ortografia, i numeri scritti in cifre anche se nel testo si trovano in lettere e viceversa, le abbreviazioni sciolte sono di solito valutati come completamenti corretti. Secondo Marello (1984) non devono essere considerati errori i completamenti con sinonimi o iperonimi accettabili sia dal punto di vista sintattico, che semantico frasale e testuale. Gli studi del gruppo GULP confermano la sostanziale equivalenza tra i due metodi di correzione, ovvero tra una correzione più rigida, che accetta il completamento con la sola parola cancellata e una correzione che accetta anche il completamento con i sinonimi. “Ai fini della misurazione della leggibilità del testo accettare come reintegrazioni valide anche quelle contenenti sinonimi non cambia sostanzialmente i risultati” (Marello 1989, p. 9).

Quando si costruisce una nuova prova cloze, potrebbe essere utile verificarne la validità. Lucisano (1989) suggerisce di somministrare la nuova prova insieme ad una già sperimentata, ad esempio una prova di comprensione della lettura a scelta multipla e di calcolare la correlazione tra i punteggi ottenuti. Una buona correlazione consente inoltre di stabilire una corrispondenza tra i punteggi ottenuti nei due tipi di prove.

Negli Stati Uniti, Earl Rankin e John Bormuth conducono molti esperimenti per dimostrare l’esistenza di una correlazione tra i punteggi cloze e i risultati ottenuti in altre prove di comprensione104. Bormuth (1967, 1968) stabilisce una corrispondenza tra i due punteggi: percentuali di risposte corrette di 50%, 75% e 90% nei test a scelta multipla equivalgono a percentuali di 35%, 45% e 55% di completamenti cloze corretti. Questi valori vengono presi come punteggi di riferimento per indicare i vari livelli di lettura degli studenti: livello di frustrazione (50% di risposte corrette nei test a scelta multipla e 35% di riempimenti corretti in un cloze), livello di lettura scolastica (75% e 45%) e livello di lettura indipendente (90% e 55%). La validità di queste percentuali è confermata dallo studio di Culhane e Ranking (1969).

Il primo studio italiano (l’unico finora rintracciato) in cui si calcola tale correlazione è quello del gruppo GULP (cfr. Lucisano e Piemontese 1988). Il coefficiente ottenuto è di 0,93; la corrispondenza tra i due punteggi è data dall’equazione:

𝐹𝑎𝑐𝑖𝑙𝑖𝑡à 𝑇𝐶𝐿 = 22.14 + 𝐶𝑙𝑜𝑧𝑒 𝑥 1.07

Le ricerche sul cloze test in lingua italiana sembrano avere quasi esclusivamente finalità didattiche; il test è ampiamente usato per misurare la comprensione dei testi in lingua madre e in lingua straniera e per valutare le competenze degli studenti ma risultano quasi del tutto assenti studi che riguardano l’applicazione della procedura alla leggibilità dei testi. Il fatto che gli unici dati a disposizione provengano da una sola ricerca solleva alcune domande.

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È possibile confermare la validità del cloze come criterio per la costruzione di una formula di leggibilità in italiano? Esistono altri studi che confermano le correlazioni tra i punteggi ottenuti da cloze test e prove a scelta multipla? Le percentuali assunte come riferimento (50%, 75% e 90% di risposte corrette nei test a scelta multipla) per indicare il livello di lettura degli studenti (lettura indipendente, lettura scolastica, lettura frustrante) seguono il modello anglosassone o sono state verificate anche in italiano? L’equivalenza tra queste e le percentuali di completamenti cloze corretti (35%, 45% e 55%) è la stessa anche in italiano? O varia a seconda del coefficiente di correlazione?

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