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j TORINO-ESPOSIZIONI j

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uando il « Grande Salone » aprirà i battenti all'inaugurazione della XXXI rassegna internazionale del-l'automobile (1), la folla dei visita-tori non sarà soltanto attratta da quella che potremmo «Marnare «

l'ul-Al XXXI Salone Internazionale dell'Automobile figurerà lQ

Salone » di Torino-Esposizioni, Carlo Biscaretti ordinerà i J progresso tecnico del più rivoluzionario mezzo di locomozione i di Torino ma è anche una singolare raccolta di documenti

tima moda » delle realizzazioni tecni-che nel campo dell'automobilismo mon-diale ma dovrà volgere lo sguardo ad una speciale sezione del « Salone » stesso, riservata alla « Mostra

retro-spettiva dell'automobile ». Risalendo, in altre parole, «i per li rami » dell'albero genealogico dell'automobile, costituirà sicuro interesse per il visitatore non frettoloso il vedere com'è nato e . come man mano si è andato sviluppando, irrobustendo e stilizzando, nel tempo, uno tra i più rivoluzionari memi di lo-comozione ohe l'inventiva ed il lavoro umani abbiano saputo realizzare.

LA « M O S T R A RETROSPETTIVA D E L L ' A U T O »

Il Comitato organizzatore del Salone di Torino, con l'ausilio diretto del « Museo dell'Automobile » e dell'A.N.-F.I.A.A., ha deliberato che,

nell'am-( I ) Cfr. «Cronache Economiche» n. 38 del 15 giugno 1943 a pagg. 16-17-18.

bito della gran-de manifesta-zione interna-zionale, questa

sezione speciale

venga ad assumere una sua partico-lare fisionomia. Una tale deliberazione è scaturita da un duplice ordine di considerazioni: in primo luogo perchè ricordare le origini è come rendere doveroso omaggio ai pionieri e gettare il ponte tra il passato e l'avvenire sì ctote la tradizione prenda corpo e ri-lievo attraverso una sua plastica ca-ratterizzazione ed in secondo luogo perchè furono proprio Torino e l'Italia che tanto contributo di studi e di pri-me pratiche realizzazioni seppero dare al sorgere ed allo svilupparsi dell'indu-stria automobilistica.

« La mostra retrospettiva » costitui-rà, dunque, qualcosa di veramente ori-ginale e di interesse storico ad un tempo in quanto raramente i pezzi del grande mosaico che raffigura la storia dell'automobile dai suoi primi passi all'odierno sviluppo si saranno presen-tati con una sequenza così viva e cro-nologicamente disposta di rapporti e di riferimenti.

Starà a significare, questa sezione

speciale del Salone, quasi il romanzo

autobiografico dell'automobile, un ro-manzo che, come tale, s'inizia dal pri-mo capitolo e si snoda mano mano nel tempo Ano ad arrivare ai fogli ancora bianchi del domani sui quali il tecnico dovrà certamente segnare, e chissà per quanti altri capitoli, le vicende future e le ulteriori conquiste.

Prima di segnalare al lettore, a grandi linee, le peculiarità di questa

mostra retrospettiva — a questo scopo ci serviremo di riproduzioni fotogra-fiche e di brevi note illustrative — ci sentiamo' doverosamente obbligati a rifare brevemente la storia del Museo

dell'Automobile. L'idea di raccogliere i primi esemplari ancora recuperabili o addirittura efficienti del « primo » auto-mobilismo fu venti-lata da due torine-si, il Sen. Roberto Biscaretti di IRufììa (uno tra i primi a-zionisti della Fiat e fondatore dell'Au-tomobile Club di Torino) e l'aw. Go-rìa-Gatti, d»ue figu-re notissime quali pionieri ed appas-sionati studiosi dei problemi dell'auto-mobile.

(da un pastello di Carlo BISCARETTI di RUFFIA)

L ' I S T I T U Z I O N E DEL « M U S E O

DEL-L ' A U T O M O B I DEL-L E »

Nel 1932 essi pre-sentarono un'istan-za al Comune di Torino perchè

l'am-(da un pastello di Carlo BISCAIRETTI di RUFFIA)

LA MOSTRA RETROSPETTIVA

AL XXXI SALONE ns • • •

in INTERNAZIONALE

retrospettiva dell auto ». Dal museo provvisorio al « G r a n

¡ c o m e tante pietre miliari, vanno dalla nascita al recente dall'uomo. Il museo dell'automobile è vanto e prerogativa

j importanza, ncn solo nazionale ma, addirittura, mondiale.

ministrazione cittadina si di-sponesse ad ap-poggiare mo-ralmente e ma-terialmente la loro iniziativa. Nel suc--cessivo 1933 il gr. ufi. Avv. Acutis •—

nella siua qualità di Presidente del-l'A.N.F.I. A. — sulla traccia seguita dal

Sen. Biscaretti di R/uffia e dal!'avv. Gorìa-Gatti, decise di interessarsi al-l'organizzazione di una « I" mostra re-trospettiva al Salone dell'Automobile di Milano ». L'incarico di ordinare questa

mostra fu affidato al figlio del Sen. Bi-scaretti, il dr. Carlo. A Milano il suc-cesso fu notevole il che determinò una delibera podestarile del Comune di To-rino, in data 19 luglio 1933, delibera che può considerarsi il vero e proprio atto di nascita del Museo. Ad

ordina-tore fu prescelto il Conte Carlo Bisca-retti, attuale Direttore e geloso custode.

Di lui è doveroso brevemente par-lare perchè questo tenace e volitivo torinese è l'anima stessa del Museo e, per conseguenza, merita far cenno alla passione, all'instancabile attività ed alla diligente e metodica organizza-zione che, in modesto e silenzioso ope-rare, ha profuso per anni perchè l'ini-ziativa diventasse ad ogni giorno una sempre più evidente realtà. La migliore tradizione torinese e familiare hanno presieduto come impegno d'onore e quale stimolo continuo alla nobile fa-tica del Conte Carlo Biscaretti. Egli è nato a Torino il 24 agosto del 1879 e, dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, si accingeva a fare l'avvocato... In un'intervista, che gen-tilmente ci ha concesso, egli, però, ci spiega che tutta la sua attività pro-fessionale si limitò ad una conclusio-nale e per la sola stesura del « fatto ». Capì subito, il neo-avvocato, che la sua via era un'altra ed in questo, favorito dal clima familiare che già sufficiente-mente era permeato di industria e di automobilismo, (i

primi tentativi, le prime conquiste) si ritrovò tagliato per il disegno tecnico e, con l'andar del tempo, per il dise-gno applicato alla prospettiva mecca-nica, ed, a prefe-renza, per quella d e l l ' automobile.

(Quando sì dice la « forza1 della voca-zione » non si pro-nuncia una frase fatta né si ricade in iun modo comune di dire ma si af-ferma; invece, una grande verità).

(Sul terreno della tecnica, dunque, il dr. Carlo Biscaretti affinò le sue attitu-dini e sviluppò le

sue capacità ma, quando noi sia visi-tando il museo, sia dando uno sguardo alle pareti dell'abitazione dove siamo stati ricevuti, abbiamo sostato con l'oc-chio su stampe ed acquerelli di squi-sita fattura artistica e ricchi di « hu-mour » e di delicatezza di colori, noi abbiamo scoperto un tecnico che sa essere anche artista e più~~esattamente pittore, dal gusto fine e dall'abile mano; quando poi «lo abbiamo complimentato anche per questa sua non ultima qua-lità, egli si è schermito con quell'in-nata modestia che lo contraddistingue.

VITA E A N E D D O T I SUL « M U S E O »

Ed ecco tutto quanto abbiamo ap-preso sul Museo dell'automobile.

La prima sede provvisoria fu tro-vata presso le « Officine dell'Aquila Italiana » in Corso Belgio nel 1935. Bi-scaretti vi potè raccogliere circa 40 macchine dopo averle cercate un po' per ogni dove, dalla rimessa del pa-lazzo signorile alla corte di una fat-toria, al magazzeno rottami di qualche officina meccanica, agli scantinati più bui. Ci fu anche chi, comprendendo su-bito il significato della nobile inizia-tiva, fece donazione della vecchia auto, onore e ricordo di tutta una tradizione familiare.

Alla prima sede del Museo si rife-risce un episodio che ha già sapore di aneddoto. La Fiat, proprietaria dei locali delle « Officine dell'Aquila Italia-na » fa sapere a Carlo Biscaretti che ha urgente, anzi, urgentissimo bisogno dei locali occupati dalle 40 autovet-ture-museo. Dove trasferire sì copiosa e preziosa massa di cimeli?

Mentre ci si agita a trovare una sistemazione quelli della Fiat incalza-no: « I locali entro il tal giorno de-vono essere sgombrati! ». Allora Bisca-retti si armò di coraggio ed anche un po' di faccia tosta e pose il dilemma al Podestà di allora : « O mi date altri

locali o io sono costretto ad al-linearvi le 40 macchine in una piazza del centro di Torino! ».

Di fronte a questa minaccia •— bloccarne«to del traffico, com-menti della popolazione, dimo-strazione di poco interesse da parte dell'autorità per un'istitu-zione cittadina — si decide al-l'istante e si risolve con la siste-mazione delle vetture nel vecchio stadio. Poi, nel 1938, il nuovo stadio comunale accolse il « Mu-seo » dove ancora oggi ha la sua sede, sia pure con carattere di provvisorietà. Anche la guerra ha sfiorato questa pregevole colle-zione d'automobili, di motori e di modellini, almeno per la parte non potuta « sfollare ». Mette conto riferire qui un episodio, anzi due, che hanno per am-biente in genere i locali del Mu-seo; per ambiente particolare l'interno di una delle prime Rolls-Royce berlina; per prota-gonisti un tedesco, che per poco non fu fucilato e, successivamte, un americano, militari en-trambi al tempo delle due occu-pazioni.

Bisogna premettere che questa cosi provata berlina Rolls-Royce ha un non so che di solenne nel portamento, malgrado l'età, ed un certo che di accogliente e di co-modo all'interno. I due militari, prima il tedesco e poi l'america-no, vi dormivano negli intervalli del servizio allo Stadio, diventato autoparcheggio e... caserma. Ma, quel che doveva turbare strana-mente i sogni di questi due uomi-ni in uuomi-niforme, era la pelle che tappezzava l'interno della vettu-ra. Sia il primo che il secondo non risulta se collaborati o meno da altri volenterosi — hlanno con cura ritagliato quarti di pelle, esattamente per quale uso o de-stinazione non è chiaro. Le giu-ste protegiu-ste del custode del Mu-seo presso il Comando tedesco provocarono lo sfratto del solda-to dalla Rolls-Royce e la minac-cia di fucilazione immediata e solo le suppliche di Biscaretti val-sero a salvar la vita al « crimi-nale » soldato del Reich tedesco.

Quanto al caso dell'americano, pur essendo affine l'origine raz-ziale, identico il reato, identico il metodo seguito nel perpetrarlo, tutto si risolse in un richiamo energico e solenne, apparso forse sufficiente in clima di ristabilita pace...

U N A RACCOLTA DI IMPORTANZA M O N D I A L E

Dal 1945 in avanti tutte le au-tovetture sono state ripassate, lubrificate, riverniciate, rimesse in ordine — anche viti mancava-no alle carrozzerie ed ai motori e pezzi e leve e bulloni — sì che i saloni a sezione di corona cir-colare riappaiono netti e traspa-renti e tutto il materiale che vi è contenuto si è ravvivato e pare solamente in sosta.

Ma il problema della provviso-rietà continua a dominare mentre

sarebbe tempo di considerarlo ri-solto definitivamente.

Un « Museo » — il termine è improprio perchè sa di stantìo e di polverosa staticità — di questo genere non deve stare a rappre-sentare soltanto una taene ordi-nata raccolta e classificazione dei « pezzi » da trasmettere alle cu-riosità di qualche postero, ma de-ve — in quanto questo è il suo significato vero ed intrinseco — costituire un centro di attrazione,

di consultazione e di studio per maestranze, tecnici, finanzieri, uo-mini dell'industria. Il materiale di particolare interesse tecnico è così predominante ed ancora at-tuale che c'è, in parecchi, casi da restare sorpresi come sin da 50 e più anni fa, da parte dei pio-nieri dell'industria automobilisti-ca, si fossero previsti e realizzati congegni, apparecchi, dettagli costruttivi del motore e dell'as-sieme che oggi ai profani — e talora non soltanto a questi potrebbero apparire come « no-vità » assolute, « senza prece-denti ».

E poi c'è ancora da dire che questa preziosa collezione oltre ad essere la più completa del mondo — l'analogo museo Ford è meno assortito ed originale, e così pure quello parigino dell'automobile — è anche costituita da « pezzi » le-gati a famosi primati, a nomi di ideatori, costruttori, collaudatori ed assi del volante cine non tra-monteranno facilmente nel ricor-do degli uomini. Pagine di storia inquadrano questo «museo del-l'automobile » e lo rendono degno di una sistemazione definitiva in locali adatti, possibilmente nel cuore della città di Torino, di guisa cha numerosi i visitatori siano nelle ore di accesso ogni giorno ed il maggior numero pos-sibile di italiani e di stranieri abbiano a prendere contatto con esso per apprezzarne il giusto va-i-ore e l'utilità pratica, (la nostra mente si volge — chissà perchè? — a considerare come ideale l'ubicazione del « museo » nei centralissimi sotterranei di Via Roma...).

Q U A L C H E P A R O L A SUI PRIMI «TIPI»

Ed ora ecco alcuni dettagli ed alcune caratteristiche tecniche di motori ed autovetture tra quelli che si riferiscono ai più notevoli e tipici esemplari che figurano nel-la raccolta del Museo. Di taluni diamo anche, nel corpo di questa breve rassegna, le riproduzioni fotografiche.

MOTORE BARiSANTI E MAT-TEDOCI 1854. — Costruito in Fi-renze da P. Eugenio Barsanti e Felice Matteucci e funzionante fin dal 1856 presso le « Officine Maria Antonia ».

I due grandi inventori antesi-gnani del motore a gas, ottengo-no nel 1854 il loro primo brevet-to inglese (n. 1072, 12 maggio) su « un nuovo metodo di

esplosio-ne dei gas come potenza mo-trice ».

(Modello eseguito a cura del dott. Carlo Biscaretti di Ruffìa).

VETTURETTA B E R N A R D I 1895. — Costruita dalla S. A. Miari e Giusti di Padova su bre-vetti dell'ing. Enrico Bernardi.

Motore a 1 cilindro orizzontaie con testa riportata e valvole in testa comandate. Accensione a spugna di platino. Carburatore a livello costante e polverizzatore. Lubrificazione automatica; filtro dell'olio; filtro della benzina; fil-tro dell'aria. Raffreddamento in radiatore a tubi. Innesto a spirale metallica.

Concezione originalissima. Pri-ma vettura a benzina costruita in Italia.

VETTURA LANZA 1895. — Co-struita su progetto di Michele Lanza, pioniere dell'automobili-smo, nelle Officine di Giovanni

Martina in Torino. Prima Vettura con motore a benzina fabbricata in Torino. (Modello costruito dal

Dr. Carlo Biscaretti di Ruffia).

VETTURA FIAT 1900. — Pri-mo Pri-modello costruito dalla S. A.

Fabbrica Italiana di Automobili

nell'anno 1899-1900, su brevetti dell'ing. Aristide Faccioli.

Motore 3 1/2 Hp. Cambio delle velocità con ingranaggi sempre in presa e ruota libera.

VETTURETTA MATTEO CEI-RANO 1901. — Costruita

nell'O/-ficina Ceirano in corso Vittorio Emanuele, su progetto dell'ing. Alberto Bellocco.

MOTORE FIAT 1905 4 CILIN-DRI 12-16 HP.. — Costruito dal-la S. A. Fabbrica Italiana di

Au-tomobili, su progetto dell'ing. Giovanni Enrico, Direttore Tec-nico.

CAMBIO DI VELOCITA' FIAT 1905. — Costruito dalla S. A.

Fabbrica Italiana di Automobili,

su progetto dell'ing. Giovanni En-rico, Direttore Tecnico.

VETTURA ITALIA-PIRELLI, DEL « R A I D » PECHINO-PARI-GI. — Progettata dall'ing. Alber-to Bellocco e costruita dalla S. A.

Automobili Italiana nel 1907. Questa vettura ha compiuto il percorso Pechino-Parigi (10 giu-gno-10 agosto) di 16.000 Km. in 60 giorni.

Alla, guida il Principe Don Sci-pione Borghese, passfeggero Luigi Barzini, meccanico Ettore Guiz-zardi. (A titolo di curiosità

rife-riamo che questa macchina, ri-messa in efficienza nel 1935, rag-giunse la media di Km. 105 al-l'ora sul «chilometro lanciato»),

GRUPPO MOTORE CAMBIO LANCIA 1908. — Progettato e co-struito da Vincenzo Lancia, pio-niere dell'automobilismo, ed ap-plicato sulla prima vettura uscita dalla sua fabbrica nel 1908.

Primo esempio di monoblocco motore e cambio.

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