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CAPITOLO 6 Dido y Eneas

6.3 Dido y Eneas: il riassunto

6.3.2 Jornada segunda

La seconda giornata si apre con Eneas e Dido che, mentre banchettano, stipulano un patto di fratellanza fra i loro popoli. Assistiamo alle prime manifestazioni amorose di Eneas verso Dido, in alcune frasi dette in «Aparte». Per esempio,

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Anteo, Sergesto e Cloanto non sono arrivati col blocco delle sette navi di Enea, ma con le altre dodici superstiti. Ed è per questo che danno Enea per disperso, così come il capo troiano dava loro per dispersi prima dell’intervento di Venere.

132 mentre stanno si stanno vicendevolmente offrendo la possibilità di lavarsi le mani a banchetto terminato, Eneas dice:

Tal estoy, que apenas siento Aparte. si tengo en el corazón

las alas que doy al viento. (Jornada segunda, p.180)

Segue la scena in cui la regina chiede al capo troiano di raccontarle della «Troya perdida».

Eneas racconta del cavallo, e che il «falso» Sinón è colui che ha convinto i Troiani a far entrare l’ingannevole marchingegno all’interno delle mura, facendo credere loro che, appropriandosi del cavallo, avrebbero acquisito a loro vantaggio il suo potere salvifico, visto che i Greci lo avevano costruito come dono a Minerva. Eneas sottolinea che c’erano pareri discordanti, ma alla fine i Troiani hanno abbattuto un pezzo delle mura per far sì che il cavallo potesse entrare in città. Egli aggiunge che per tre volte, mentre alcuni Troiani introducevano il cavallo nel cuore della città, udirono il rumore delle armi, ma neanche questo bastò a far capire ai Troiani l’inganno che stavano subendo. Presto l’euforia troiana si è trasformata in disperazione. Eneas racconta di essere stato svegliato dalle urla:

¡Fuego, fuego!

Dejé de mi esposa el lado, y, conmi espada y mi escudo, salí donde vi volando

entre las nubes las llamas,

que la ciudad abrasaron. (Jornada segunda, p. 181)

Finito il racconto, Eneas rimane solo con Acates e gli rivela di amare Dido, tanto da non dare importanza al fatto che il destino che gli era stato predetto era ben diverso da restare a Cartagine.

Segue una lunga scena fra Dido e la sorella Ana, alla quale la regina confessa di essere follemente innamorate del nuovo ospite. Ana non capisce la frustrazione di Dido e invita la sorella a trasformare la sua sofferenza in gioia: essendo lei ancora molto giovane, non sarebbe un errore sposare Enea e dar seguito alla sua stirpe.

133 La reazione di Dido è un crescendo di emozioni contrapposte, dalla volontà di non infangare la memoria del marito, alla passione amorosa verso Eneas. Inoltre la regina ribadisce che non sarebbe un buon esempio per il suo popolo, se lei stessa contraddicesse tutti i principi imposti ai suoi sudditi. Pur non menzionandolo, si riferisce anche all’episodio di Celeusia, condannata da lei stessa al rogo per lo stesso peccato:

La ley que a mis gentes di tan defendida de mí,

¿por mí ha de verse rompida? (Jornada segunda, p. 184)

La regina decide di consultare l’immagine del marito, in modo che essa possa alleviare le sue pene e riportarla sulla retta via:

A su imagen quiero ver, que es el oráculo mío. Hablaráme con los ojos, cuya divina hermosura reportará mi locura

y amansará mis enojos. (Jornada segunda, p. 185) Preso il ritratto del marito, Dido pronuncia queste parole:

Siqueo, esposo, quejosa de mí misma vengo a ti. Pero ¿qué tengo? ¿Qué vi? ¿Qué te miro temerosa? ¿No soy yo tu amada esposa? ¿Ya no me miras piadoso? ¿Qué hice que estás quejoso? ¿En que erré, que airado estás? ¿Los pensamientos no más castigas? Esposo, esposo, tente, tente; hermana mía,

detenle. (Jornada segunda, p. 185)

Lei si sente colpevole, e vede l’immagine distorta e con gli occhi furiosi. Dido supplica di Siqueo di aiutarla a reprimere quella che per ora è solo una sensazione, visto che non si è ancora trasformata in azione amorosa.

134 Ma a questo punto si manifesta un segno incredibile quanto nefasto: dal ritratto sparisce l’immagine di Siqueo e appare quella di una spada insanguinata. Disperata, la regina già si immagina trafitta dalla spada, mentre la sorella insiste che unirsi ad Eneas sia la cosa migliore da fare.

Entra in scena Eneas che, rimasto solo con Dido, le comunica la sua intenzione di partire da Cartagine. La regina risponde che i Troiani sono ospiti graditi, e che non sarebbe un problema se volessero fermarsi ancora qualche tempo. Dopodiché i due cominciano un dibattito su Elena e Paris: Dido li maledice per essere la causa della distruzione e della sofferenza del popolo troiano, Enea quasi li compatisce.

Nella scena successiva si sposta alla corte di Hiarbas: il consigliere, che era presente all’arrivo di Eneas e che ha raccolto la risposta negativa di Dido alla proposta del suo re, riferisce a Hiarbas ciò a cui ha assistito. La descrizione del consigliere è molto maliziosa, visto che tende sottolineare le attenzioni che Dido ha riservato al suo nuovo ospite. A consigliere sono inoltre giunte voci le quali vorrebbero che Eneas stia per diventare il nuovo sposo di Dido. Ciò scatena l’ira del re mauritano che, convocati i suoi capitani, dichiara guerra a Cartagine.

Cambia lo scenario: ci troviamo nei boschi durante una caccia alla quale partecipano anche Dido ed Eneas. Una tempesta crea lo scompiglio e la dispersione dei presenti. I due amanti restano da soli e si rifugiano in una grotta dove consumano la loro passione. Si chiude così la seconda giornata.

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