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2. L’INDUSTRIA BELLICA EUROPEA: ALCUNI CASI NAZIONALI 1 L’industria di armamenti britannica nel XIX secolo

2.3 Le armi del Kaiser

Tra la seconda metà dell’Ottocento e il 1914, anche in Germania si sviluppò una “relazione speciale” tra industria bellica e forze armate396. Tra le poche grandi industrie di

armamenti tedesche, la più importante fu senza dubbio la Krupp. In particolare dal lato della produzione, specie per le sue esportazioni, la ditta di Essen poté giovarsi del sostegno del Governo, interessato a creare una moderna industria di armamenti e a incrementare così la propria influenza all’estero, anche attraverso l’alleanza con la Krupp.

In generale lo studio dell’attività industriale del settore è pregiudicato dalla perdita di molti documenti, durante la Seconda guerra mondiale e dalla riluttanza di molte imprese ad aprire i propri archivi. Tra le poche industrie di armamenti che possiedono ancora documentazione relativa ai primi anni del XX secolo, come Mannesmann, Deutsche Waffen

394 Ivi, pp. 219- 220.

395 H. McNeill, The Pursuit of the Power, cit., p. 285.

396 Sulla storia della Germania dall’Unità al 1914, cfr. H. Winkler, Storia della Grande Germania, vol. I, ,

und Monitionsfabriken e Krupp, solo la ditta di Essen ha consentito l’accesso ai propri archivi397. Tuttavia grandi imprese tedesche ebbero significativi flussi di esportazione come:

Rheinmetall, Mauser AG e la stessa Deutsche Waffen und Monitionsfabriken o newcomer come le industrie aeronautiche, Junkers e Heinkel. Tuttavia lo sviluppo del settore bellico ebbe una scarsa importanza dal punto di vista macroeconomico.

In questo periodo, anche il military industrial complex tedesco era caratterizzato da una struttura mista, da un lato, arsenali e cantieri statali, dall’altro, stabilimenti e cantieri privati. L’esercito possedeva stabilimenti per produrre cannoni, artiglierie e polveri da sparo, vari laboratori, un ufficio progettazione, tre fonderie, in Prussia, Sassonia e Baviera. I suoi impianti erano in grado di produrre cannoni fino a 210 mm di calibro e solo dal 1906 le fonderie cominciarono a sperimentare la produzione di forging per i cannoni, normalmente acquistati dalla Krupp.

Nel 1911, gli arsenali impiegavano da soli 28723 addetti, ciò dimostrava la volontà dell’esercito di preservare una propria autonomia nel campo della produzione di armamenti, in un periodo di importanti cambiamenti nella politica, nell’economia, nella società e soprattutto nella tecnologia398. Essi avevano anche il compito di collaudare i materiali offerti

da fornitori privati, controllarne i prezzi ed eventualmente cercare di spingerli verso il basso. Gli arsenali dimostrarono di svolgere efficacemente le loro funzioni, nonostante un costoso progresso tecnologico e la competizione delle imprese private, di cui circa un migliaio erano fornitori dell’esercito. Alla vigilia della Grande Guerra, gli stabilimenti statali furono in grado di soddisfare la domanda dell’esercito, fino al 40 per cento; segno di una piena “autonomia politica e militare” del Governo399.

La Marina possedeva tre cantieri navali, a Kiel, a Danzica e a Wilhelmshaven e un’officina per la produzione di torpediniere e siluri. I cantieri si occupavano principalmente della manutenzione, ristrutturazione e riparazione del naviglio, ma costruivano anche scafi, motori navali, incrociatori e sottomarini, mentre si dimostrarono incapaci di competere con i cantieri privati, quali Schichau o Germania, nella produzione di torpediniere400. Grazie alla legge navale del 1898, la Marina cercò di incrementare l’efficienza dei cantieri sia per

397 G. Weir, Building the Kaiser Navy. The Imperial Navy Office and German Industry in the Von Tirpitz Era,

Annapolis, Naval Institut Press, 1992, p. 5.

398 M. Epkenhans, Military-Industrial Relations in Imperial Germany, 1870-1914, in “War in History”, n.1,

gennaio, (2003), p. 3.

399 Ibidem.

sostenere l’espansione della flotta sia la competitività con le industrie private401. Di conseguenza la loro forza lavoro passò da 6500 addetti nel 1888 a 15500 nel 1900, fino a 21500 nel 1912402. Tuttavia se si considera la quota di dislocamento navale realizzato da

cantieri privati e statali per la Marina tedesca, nel periodo 1898-1914, il 71,86 per cento del naviglio complessivo fu realizzato dai primi e solo il 28,14 per cento dai secondi (vedi il grafico numero 1).

I costi di produzione dei cantieri statali erano eccessivamente alti. Il segretario di Stato per la Marina militare, Alfred Von Tirpitz, fu costretto così a fare ampio affidamento sui cantieri privati, commissionandogli la maggior parte delle costruzioni di navi da guerra403. A differenza dell’esercito, la Marina dipendeva esclusivamente dalle ditte private, per la fornitura di artiglierie e corazze navali, perché erano produzioni troppo complesse e costose, per le sue possibilità404.

Dalla seconda metà del XIX secolo, gradualmente si sviluppò un’industria privata degli armamenti, spesso grazie anche alla collaborazione tecnica delle forze armate. Varie imprese del settore siderurgico, meccanico, chimico ed elettrico si dedicarono anche a produzione di armamenti, tra cui le più importanti erano: la Bochumer Verein; la Dillinger Hüttenwerke; la Grusonwerk; la Krupp; la Mauser AG; la Deutsche Waffen und Munitionsfabriken; l’industria di polvere da sparo, Köln-Rottweiler; la Scwarzkopf e la Polte. Si trattava di un numero soggetto a forti oscillazioni. Ad esempio, nel 1890, la Rheinmetall entrò nel mercato delle artiglierie, mentre, nel 1893, l’acciaieria di Magdeburgo della Grusonwerk, specializzata nella produzione di corazze, fu acquistata dalla Krupp nel 1890405. Le industrie specializzate del settore erano probabilmente circa una ventina. Nella lista dei

401 Ivi, p. 17.

402 Per le artiglierie navali di grosso calibro, l’unico fornitore della Marina era la Krupp. Per le corazze, l’unico

fornitore era la Dillinger Hüttenverke, cui si associò la Krupp negli anni ’90. Agli inizi del Novecento, una commissione parlamentare sul bilancio della Marina stimò un costo di ben 176 milioni di marchi, per l’acquisto di corazze dalle due ditte tedesche, valutando l’entità della spesa del programma di riarmo navale, allora in discussione al Reichstag. Si trattava di una somma pari ai 2/3 di tutti i contratti di fornitura di corazze, previsti dal programma. La spesa suscitò un nuvolo di proteste da parte dei contribuenti, cui si associò anche Tirpitz, nell’aprile del 1900, al fine di esercitare una pressione sul cartello Krupp-Dillinger, affinché riducesse i suoi prezzi, e distrarre l’opinione pubblica dagli enormi costi previsti dal suo programma, in M. Epkenhans, Krupp

and the Imperial German Navy, in “The Journal of Military”, n. 2, aprile, (2000), pp. 346-348.

403 Nel 1897, con la nomina di Tirpitzt a capo del RMA (Ufficio imperiale di stato maggiore), l’imperatore gli

concesse carta bianca nella selezione e nella costruzione dei tipi di navi da associare alla flotta, al fine di superare la mancanza di organicità dei progetti di costruzione navale presentati dalle altre due brache dell’Ammiragliato, il Gabinetto navale e il Comando supremo, i quali persero così il proprio potere nell’esercizio di questa funzione, a vantaggio del RMA, G. Weir, Building the Kaiser Navy., cit., pp. 10-11.

404 M. Epkenhans, Krupp and the Imperial German Navy, cit., p. 338. 405 G. Weir, Building the Kaiser Navy., cit., pp.30-31.

fornitori della Marina vi erano solo tre produttori di artiglieria, due industrie specializzate nella realizzazione di armi da fuoco leggere e altre due in quella di piastre di corazze e solo sei cantieri navali e un piccolo numero di produttori di polvere da sparo e munizioni che operavano per entrambe le forze armate. Difficile è stimare esattamente la loro forza lavoro, probabilmente si aggirava tra 156000 e 212000 unità alla vigilia della Grande Guerra, pari all’1,4-1,9 per cento dell’intera forza lavoro del 1907406.

Le officine di artiglierie, di munizioni e di piastre di corazze di Essen e di Magdeburgo permettevano alla Krupp non solo di dominare il mercato interno, ma di essere anche una delle industrie di armamenti più importanti del mondo407. Tuttavia, contrariamente alla vulgata comune, la Krupp non fu mai una pura industria di armamenti. L’incidenza della vendita di armamenti sui bilanci della ditta era soggetta a forti oscillazioni. Ad esempio, negli anni ‘80, i relativi ricavi furono soggetti a forti variazioni e solo in pochi anni raggiunsero più del 40 per cento del fatturato e nel pieno della corsa al riarmo dei Paesi europei, negli ultimi anni prebellici, si fermavano al disotto del 40 per cento. Nel 1887, quando come armamenti, la Krupp produceva esclusivamente materiale di artiglieria, solo il 16,7 per cento dei suoi addetti era impiegato in questo tipo di produzioni, ossia 3000 lavoratori su 17884 complessivi. Al 1914, quando la ditta di Essen era impegnata anche nel campo della produzione di corazze navali e della cantieristica, questa quota salì a solo il 19,7 per cento, ossia 16300 addetti su 82500408.

Alla fine dell’Ottocento, su 23 delle maggiori società cantieristiche, solo 6 erano fornitori della Marina. Di questi, quattro erano società per azioni e solo due, a proprietà unica, ossia la Schichau e la Krupp, con il suo cantiere Germania, il quale era specializzato nelle costruzioni navali militari. Tutti gli altri cantieri preferivano investire maggiormente in un mercato più sicuro, come quelle dei piroscafi, riscontrando significativi successi409. A

406 M. Epkenhans, Military-Industrial Relations, cit., p. 4.

407 Dal 1878, quando la Krupp superò una pesante crisi finanziaria al 1898, i suoi lavoratori passarono da 14000

a 39500, le vendite triplicarono, passando da 38, 4 a 103,1 milioni di marchi. Tra il 1898 e il 1899, i suoi profitti ascesero da 1,4 a 7,5 milioni di marchi. Tra il 1870 e il 1898-1899, le sue vendite di armi crebbero da 13 a 51,8 milioni di marchi, in M. Epkenhans, Krupp and the Imperial German Navy, cit., p. 340.

408 M. Epkenhans, Military-Industrial Relations, cit., p. 5.

409 I rischi erano accentuati anche perché, fino agli inizi del Novecento, i vari progetti della Marina mancavano

di standardizzazione e ciò determinava un aumento dei costi di produzione delle imprese che dovevano adattare i propri impianti alle richieste, spesso mutevoli, del committente, la cui flotta presentava un’incoerente eterogeneità. Solo con l’avvento di Tirpitz interessato a trovare un sostegno sia per l’approvazione delle leggi navali sia al rafforzamento dell’industria nazionale, le imprese private ebbero la possibilità di avere un flusso più regolare di commesse ed entrare così con più incisività nella cantieristica militare. In questo senso la

differenza di USA e Gran Bretagna, in generale, i cantieri tedeschi mancavano d’integrazione produttiva e ciò rappresentava un punto debole nella competizione internazionale e nel caso di crisi di mercato410. Tra i pochi cantieri verticalmente integrati vi erano il cantiere

Nordseewerke di Emden, che fu acquisito dalla Stinnes nel 1912, ditta del settore estrattivo, e il cantiere Germania di Kiel della Krupp, affittato nel 1896 dalla Marina411. Solo durante la guerra, molte imprese della Ruhr, così come il colosso del settore elettromeccanico e produttore di turbine navali, AEG, entrarono nel campo delle costruzioni navali.

Tra la seconda metà dell’Ottocento e il 1914, si delinearono i tratti tipici delle relazioni commerciali tra apparati militari e industrie di armamenti che non seguirono certo uno sviluppo lineare. Esse furono piuttosto contraddittorie, oscillando tra collaborazione e contrasti, e diedero forma a quello che oggi viene definito military industrial complex. I programmi di riarmo navale di Tirplitz furono l’esempio più efficace per dissipare le critiche coeve e della storiografia recente, circa la possibilità che le industrie di armamenti potessero “eterodirigere” la politica di difesa decisa dal Governo e dai militari412. Le loro scelte erano invece stabilite in funzione delle minacce percepite del contesto internazionale. L’autonomia di queste decisioni era rilevabile anche dalla tendenza a limitare l’influenza del Parlamento, da parte di questa élite, così come quella dei gruppi di pressione, di politici, industriali e nazionalisti. In questo senso, il sistema costituzionale bismarckiano garantiva pienamente le prerogative del Governo contro il potere del Parlamento, limitato agli aspetti finanziari delle leggi navali413.

propensione di Tirpitz contro la formazione dei monopoli privati favorì l’allargamento del mercato, cfr. G. Weir, Building the Kaiser Navy., cit., pp. 10, 22, 30-34.

410 M. Epkenhans, Krupp and the Imperial German Navy, cit. p. 341; Gradualmente, tra il 1896 e il 1902, la

Krupp acquisì il pieno possesso del Cantiere Germania. Negli anni Novanta, la Krupp controllava il cartello Globberverband, attivo nel settore dell’estrazione dei minerali di ferro e aveva legami con associazioni di produttori d’acciaio, cfr. G. Weir, Building the Kaiser Navy., cit., pp. 12-13,18-19.

411 I primi anni di vita del cantiere Germania furono molto travagliati, riscontrando varie perdite nella

costruzione di alcune navi da guerra. Nel 1898 fu distrutto da un incendio. Per ampliare e modernizzare i suoi impianti, la Krupp spese 18,1 milioni di marchi tra il 1898 e il 1902. Dai primi anni del Novecento riscontrò un graduale miglioramento che portò il cantiere a costruire un notevole numero di navi di linea, torpediniere e sommergibili, diventando il primo fornitore della Marina militare. A Kiel, per la prima volta in Germania, fu costruita una torpediniera tedesca alimentata da turbine e un sommergibile. Il cantiere della Krupp fu famoso per la sua ricerca e sviluppo nel campo dei motori a diesel, cfr. M. Epkenhans, Krupp and the Imperial German

Navy, cit., pp. 341-343.

412 Ivi, p. 342.

413 G. Weir, Building the Kaiser Navy., cit., pp. 11, 22. Il principio di Marineaeternat permetteva al segretario di

Stato della Marina, Tirpitz, di imporre le decisioni dell’imperatore sul Parlamento su questioni di propria competenza, quale appunto la politica navale. Tuttavia Tirpitz predispose un programma di sostituzione periodica e automatica del naviglio considerato obsoleto, equivalente a tre navi ogni anno per 20 anni. Esso non consentiva al Parlamento di decidere annualmente se approvare o no la sostituzione del naviglio, ma il Reichstag poteva solo decidere se approvare o no la legge, sempre con il rischio di subire il Marineaeternat,

Nell’assegnazione delle commesse militari, l’alto livello di burocratizzazione delle procedure caratterizzava un sistema di controllo che rendeva di fatto impraticabile l’influenza degli interessi privati, sulle scelte delle forze armate. Anche qualora questi ultimi fossero rappresentati da ex alti ufficiali, oppure da un industriale vicino alla corte dell’imperatore, come Friedrich Alfred Krupp, l’autonomia dei militari rimaneva indiscussa. Un esempio è il comportamento dell’ammiraglio Tirpitz contro le pretese della Krupp, contro le quali egli cercò sempre di far valere le ragioni della Marina anche a costo di arrivare a duri scontri414. In sostanza, prima del 1914, le commesse erano assegnate tutte in base agli stessi principi, ossia da una lista di fornitori prestabilita si sceglieva l’offerta più economica o in altri casi si poteva considerare la condizione occupazionale in cui era presente lo stabilimento, ragioni tecniche o la necessità di dividere i cartelli costituiti dai fornitori privati. Ad esempio, nel 1870, l’esercitò assegnò la fornitura di fucili a delle industrie inglesi e austriache, perché esse presentavano sia prezzi più bassi di quelli offerti dai fornitori tedeschi sia erano capaci di essere più celeri nei tempi di consegna.

Varie erano le motivazioni che rendevano la Krupp il principale fornitore delle forze armate. In particolare, l’esperienza nella produzione d’acciaio e i suoi moderni impianti, le sue capacità industriali, la formazione della forza lavoro, la sua intensa attività di ricerca e sviluppo ne facevano il partner ideale per le forze armate. Altro fattore molto importante era che la Krupp era un’industria appartenete a un capitano d’industria e non a una società per azioni. In particolare, secondo i militari questa forma societaria rendeva il fornitore più recettivo rispetto le proprie richieste415. Da questo punto di vista, il fatto che Alfred Krupp contemperasse la propria ricerca di profitto, con il suo fervente patriottismo, rappresentava uno stimolo per questa collaborazione che non fu esente da conflitti, fraintendimenti e sfiducia reciproca416.

qualora avesse opposto il suo evento. Tuttavia, questa eventualità poteva comportare una crisi istituzionale di vasta portata, cfr. V. Berghahn, Germany and approach of war in 1914, New York, St. Martin’s Press, 1973, pp. 31-34.

414 Questo processo di controllo e informazione tra i vari uffici preposti alla gestione delle commesse era

funzionale a permettere al personale tecnico della Marina di condividere il know how detenuto da fornitori privati e dall’industria estera, come quella britannica e americana. Un’organizzazione burocratica così meticolosa consentì alla Marina tedesca di essere competitiva, dal punto di vista tecnologico, con l’industria privata, eccetto che per alcune produzioni, cfr. Weir, Building the Kaiser Navy., cit., pp. 13, 24-28.

415 M. Epkenhans, Krupp and the Imperial German Navy, cit., p. 349.

416 Alfred Friedrich Krupp fu accusato di essere un uomo senza scrupoli, interessato solo a estorcere il maggior

profitto possibile dalle forze armate. La realtà era però ben diversa. Egli fu un fervente nazionalista che concepiva la sua impresa al servizio del Paese, tanto che rifiutò di costituire uno stabilimento di artiglierie in Inghilterra, nel 1898. Egli credeva ciecamente nell’imperatore visto come garante dell’ordine sociale e

Tuttavia tale “relazione speciale” non va neanche sopravvalutata, visto che fino agli anni ’90, gli ordinativi di Marina ed esercito alle imprese private furono di piccola entità e irregolari. Vi è anche da considerare che gli arsenali, approvvigionando l’esercito di artiglierie e munizioni per circa il 40 per cento della sua domanda, di fatto costituivano un contrappeso contro gli aumenti eccessivi dei prezzi offerti dal mercato; anche se l’elevata qualità dei materiali della Krupp non poteva certo essere ignorata dalle forze armate tedesche417.

Fino agli ultimi anni dell’Ottocento, le forze armate ebbero forti contrasti con la Krupp, circa la fornitura di artiglierie e piastre di corazze, per via del suo forte potere contrattuale derivante dalle sue indubbie capacità industriali che il mercato nazionale non era in grado di eguagliare418. Certamente oltre a tali qualità, uno dei fattori che rendeva l’industria di Essen quasi indispensabile agli occhi dei militari era la sua disponibilità a rispondere positivamente alle loro richieste, in misura molto maggiore dei suoi concorrenti. Non era una cosa da poco visto il grado di oscillazione della domanda interna, legata anche alla presenza degli stabilimenti statali che rendeva precari i profitti dell’industria privata.

Tra il 1878 e il 1888, il valore dei contratti di natura militare stipulati dalla Krupp con le forze armate tedesche ammontava a una media di solo mezzo milione di marchi l’anno, mentre le esportazioni rappresentavano una media di ben 13 milioni di marchi l’anno419. Per tale motivo, sia la Marina sia l’Esercito facevano fatica a trovare dei sostituiti. Ad esempio, negli anni ’80, quando solo poche navi furono costruite per la Marina, molte acciaierie della Ruhr si rifiutarono di produrre materiale per le sue costruzioni navali, a causa di ordinativi considerati troppo limitati. Anche l’esercito ebbe delle riserve sulla possibilità di accettare la Rheinmetall come altro fornitore di artiglierie da campo, oltre alla Krupp, e solo negli anni

dell’unità dello Stato, tanto che ne ricercava il consenso nelle operazioni di mercato più importanti, quali l’acquisizione delle officine Gruson o l’affitto del cantiere Germania. Krupp sostenne la fondazione della lega navale tedesca per tutelare l’immagine dell’imperatore, soggetta a vari attacchi politici a metà degli anni ’90, e contemporaneamente per appoggiare le leggi navali finalizzate all’ampliamento della flotta, grazie anche al sostegno del suo giornale, Suddeutsche Reichscorrespondenz, cfr., ivi, p. 355.

417 Negli anni ’90, suscitando il vano e forte risentimento della Krupp verso l’imperatore, la Rheinmetall la sfidò

proprio nel suo principale segmento di mercato, quello delle artiglierie da campo, ottenendo non pochi successi, cfr. ivi, p. 356-357.

418 In virtù della sua fedeltà alla causa tedesca, Friedrich Alfred Krupp pretendeva che le autorità considerassero

i suoi stabilimenti come “officine di Stato”, offrendogli quindi un trattamento e un supporto politico preferenziale, contro le critiche e i nuovi rivali nazionali. Egli pretendeva che i suoi prezzi compensassero gli enormi rischi che egli doveva accollarsi per tutelare la difesa nazionale, cfr. ivi, p. 356.

’90, dopo le sue ottime performance all’estero, decise di iscriverla nella lista dei suoi fornitori, dividendo le commesse di obici, a metà con la ditta di Essen.

Quando assunse il comando della Marina militare nel 1897, Tirpitz, interessato ad accelerare il più possibile i suoi programmi di costruzione navale, evitò di rivolgersi a un altro cantiere navale che non fosse quello della Krupp. Essa era l’unica impresa capace di soddisfare sia la qualità sia i ristretti tempi di consegna richiesti dalla Marina. In effetti, nel 1899, quando un cantiere navale, come Schichau, specializzato nella produzione di naviglio sottile, propose la costruzione delle grandi corazzate previste dai programmi di Tirpitz, a condizione di un aiuto tecnico e finanziario da parte della Marina, quest’ultima rifiutò la

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