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Un’industrializzazione veloce: la Russia di Witte

2. L’INDUSTRIA BELLICA EUROPEA: ALCUNI CASI NAZIONALI 1 L’industria di armamenti britannica nel XIX secolo

2.4 Un’industrializzazione veloce: la Russia di Witte

Secondo Peter Gatrell, le giuste valutazioni di Alexander Gerschenkron sull’arretratezza del contesto economico zarista che non avrebbe mai potuto svolgere una funzione propulsiva per il boom dell’industria ferroviaria degli anni ’90 dell’Ottocento, senza l’intervento e l’azione suppletiva dello Stato, non approfondiscono i rapporti tra questa rivoluzione industriale e la politica interna ed estera del tardo impero zarista453. In particolare, le contraddizioni interne alla composita società zarista favorirono un atteggiamento imperialista da parte del regime, al fine di scaricare all’esterno le tensioni interne, politiche e sociali. Per dotarsi degli strumenti militari con cui perseguire la propria politica imperialista, la monarchia zarista non solo acquistò armi all’estero, ma cercò anche di produrle autonomamente, attraverso la creazione di un’industria nazionale.

Tuttavia, l’intervento dello Stato favorì un rapido processo d’industrializzazione, ma già alla fine degli anni ’90, la crescita della produzione industriale registrò una contrazione proprio nei settori trainanti, quali quello delle costruzioni ferroviarie e dei beni d’investimento. In quello stesso periodo, il regime pose le basi della propria politica imperialista, siglando un’alleanza politico-militare con la Francia, per contenere l’egemonia tedesca in Europa e affermare la propria influenza sui Balcani, e spostando la sua

451 Ivi, p. 128.

452 Ivi, 132-134, 142-144.

453 A. Gerschenkron, Problems and patterns of Russian economic development, in (a cura di C. E. Black), The

Transformation of Russian Society, Cambridge, Massachusetts, 1960, pp. 52-58, 71; A. Gerschenkron, The early phases of industrialization in Russia: afterthoughts and counterthoughts, in (a cura di W. W. Rostow), Thesaurus Economics of Take-Off into Self-Sustained Growth, London, International Economic Association,

1963, pp. 15; P. Gatrell, Government, cit., p.2. Sulla storia delle costruzioni ferroviarie in Russia cfr. I. Blanchard, Russian Railway Construction and the Urals Charcoal Iron and Steel Industry, 1851-1914, in “The Economic History Review”, n. 1, febbraio, (2000), pp. 113-124.

penetrazione economica e politica verso l’Estremo Oriente, scontrandosi però con l’altra forza imperialista della regione, il Giappone454.

La guerra con il Paese del Sol Levante scosse il sistema politico e sociale russo. Il regime cercò di ricostruire le proprie forze armate, a cominciare dalla flotta, dopo la cocente sconfitta, al fine di ripristinare il vituperato prestigio imperiale. Tuttavia le varie linee di espansione, verso Est e Ovest, si ripercossero negativamente sulla coerenza della politica di difesa. Quest’ultima palesò delle deficienze nell’organizzazione militare, specie nel sistema di allocazione delle risorse che trascurò la formazione e l’addestramento delle forze armate. Pur potendo contare su una moderna industria bellica nazionale, tali criticità portarono alla sconfitta dell’Esercito zarista nella Grande Guerra, contribuendo alla caduta del regime.

Lo Stato zarista mantenne una propria industria nazionale, puntando a un’indipendenza produttiva nel settore bellico, cercando di ricorrere il meno possibile alle esportazioni e all’industria privata russa. Dal punto di vista dell’industria militare, lo Stato utilizzò gli stabilimenti pubblici per controbilanciare l’ascesa di una nuova classe di capitalisti, regolandone l’attività industriale, attraverso una forte burocrazia poco disposta verso lo sviluppo dell’industria privata455. Tuttavia quest’ultima sviluppò delle contromisure,

sfruttando il know how dei suoi partner stranieri, per offrire prodotti tecnologicamente avanzati all’amministrazione che i propri stabilimenti non erano in grado di produrre, oppure realizzando dei cartelli per tenere alti i prezzi, rispetto la domanda del Governo.

Il mercato presentava solo pochi produttori specializzati negli armamenti e nella cantieristica militare. La maggior parte di essi erano industrie meccaniche non specializzate, operanti nel settore civile, ma con produzioni anche nel campo militare. Di conseguenza come in altre realtà nazionali, il mercato degli armamenti aveva una natura oligopolistica che creava delle difficoltà d’entrata ai new comer. Esso era quindi soggetto a un elevato rischio d’impresa, dovuto anche a forti oscillazioni della domanda, nella quale la burocrazia spesso richiedeva modifiche tecniche al fornitore, nei contratti in corso, o poteva addirittura cedere la commessa all’industria statale.

La politica di difesa era condizionata da due poli, uno esterno e uno interno, rispettivamente la politica estera e la tassazione. Nel primo caso, l’alleanza con la Francia

454 Nel 1891 ci fu un’alleanza politica tra Russia e Francia; nel periodo 1893-1894, le due potenze europee

strinsero una convenzione militare, P. Gatrell, Government., cit., pp. 1-4.

455 Ivi, pp. 4-5. Sui caratteri generali della burocrazia zarista cfr. S. Velychenko, The Size of the Imperial

Russian Bureaucracy and Army in Comparative Perspective, “Jahrbücher für Geschicthe Osteruropas”, Bd. 49,

faceva perno sulla forza del numero degli uomini dell’Esercito russo, da schierare alle frontiere occidentali contro la Germania. In questo caso, la Francia che poteva fare affidamento su un Esercito più moderno ed era quindi l’anello forte dell’alleanza, esercitò pressioni sul Governo zarista, per condizionarne sia l’allocazione dei soldati sul territorio sia le risorse economiche all’interno del budget per la difesa, in funzione dei propri bisogni. Sul piano interno, invece, la rivoluzione del 1905, portò a un’embrionale monarchia parlamentare, con l’istituzione di un Parlamento, la Duma456.

In quanto rappresentante dei contribuenti, ora, la nuova assise parlamentare aveva il potere di autorizzare i finanziamenti previsti dalle leggi, decise dallo zar e dal Governo. La camera bassa era composta prevalentemente da esponenti del mondo contadino ed era poco disponibile ad approvare i piani di riarmo previsti dalla politica imperialista del re che avrebbe comportato un notevole aumento delle tasse. Di conseguenza era l’eventuale incrinarsi di relazioni internazionali che ne poteva favorire l’approvazione in un momento di ristrettezze di bilancio, come quello emerso in Russia dopo la guerra e la rivoluzione457.

Il tardo impero zarista fu caratterizzato da una forte instabilità interna ed esterna nonostante un’importante fase di riforme, nel periodo 1860-1874, che aveva portato alla modernizzazione del sistema bancario, all’abolizione della servitù della gleba, alla creazione di organi di autogoverno nelle comunità contadine, alla modernizzazione dell’organizzazione dell’Esercito458. Solo verso la fine degli anni ’90, fu possibile conseguire una certa stabilità interna, sul lato della moneta, della spesa pubblica e degli investimenti esteri, grazie all’azione del potente ministro delle Finanze, Industria e Commercio, Sergei Witte, entrato in carica agli inizi del decennio459. La costituzione dell’alleanza tra Francia e Russia favorì un

intenso flusso d’investimenti francesi verso la Russia che contribuì a rafforzare la stabilità monetaria e a sviluppare un moderno sistema di trasporto ferroviario.

Grazie a queste basi, la produzione complessiva russa registrò un tasso di crescita annuo del 4,7 per cento, tra il 1889 e il 1904; anche se alla fine dell’Ottocento, la caduta della produzione industriale e degli investimenti esteri nelle città e nello sviluppo della rete

456 Sulla rivoluzione del 1905, cfr., 1905: l'altra rivoluzione russa: atti del convegno “La rivoluzione russa del

1905 e i suoi echi in Italia e nel mondo”, (a cura di G. Lami), Milano, Cuem, 2007; V. Zilli, La rivoluzione russa del 1905, Napoli, Istituto italiano per gli studi storici, 1963.

457 P. Gatrell, Government, cit., p. 9.

458 Dopo la guerra franco-prussiana emerse una nuova potenza continentale, la Germania, che minacciava i

confini occidentali della Russia.

459 Sulla politica economica di Witte cfr. T. Von Laue, The High Cost and the Gamble of the Witte System, “The

ferroviaria, ne segnò una battuta d’arresto, portando alle dimissioni di Witte, nel 1903. Agli inizi del Novecento, comunque, l’impero zarista era diventato una potenza industriale, sfruttando anche un lungo periodo di pace dalla fine della guerra contro l’impero ottomano. Tuttavia, il suo quadro socioeconomico generale continuava a essere caratterizzato da uno stato di arretratezza, specie nel settore agricolo460.

Dopo la frustrazione della sconfitta nella guerra di Crimea, contro Francia a Gran Bretagna, l’espansionismo russo si era rivolto verso l’estremo oriente, tanto che negli anni Novanta, dopo la guerra sinogiapponese del 1894-95, la Russia occupò parte della Manciuria, sfruttando la debolezza della Cina e costituendo uno scalo portuale sul territorio cinese di Port Arthur461. Nel contesto di questa penetrazione economica verso Est, guidata dal ministro Witte, nel 1891 fu iniziata la ferrovia transiberiana. Inevitabilmente l’espansionismo russo avrebbe comportato un conflitto con l’altra grande potenza della regione, il Giappone, il cui imperialismo mirava anch’esso alla conquista della Manciuria.

A riguardo, la sua politica militare prevedeva il rafforzamento delle fortificazioni nella zona di Port Arthur e la realizzazione di una moderna flotta militare. In questo modo, però, il Governo zarista avrebbe sottratto risorse economiche e uomini all’Esercito russo, per il rafforzamento del fronte occidentale462. Tra il 1895 e il 1899, lo zar approvò una serie di spese straordinarie per l’espansione della flotta. In particolare, se nel periodo 1881-1894, il tonnellaggio delle costruzioni navali aveva raggiunto quota 225000 tonnellate, nel periodo 1894-1907, aumentò di altre 680000 tonnellate. L’espansione della flotta russa determinò un’inevitabile rivalità marittima, tra Russia e Gran Bretagna, nell’area del Medio Oriente463.

L’Esercito patì una scarsità di fondi negli anni ’80. Negli anni ’90 sia le spese per l’Esercito sia quelle della Marina aumentarono in termini assoluti. La spesa ordinaria della Marina passò da 47 milioni di rubli, del periodo 1890-1894, a 71 milioni di rubli, negli anni 1895-1899, con l’aggiunta di spese straordinarie nel 1898, pari a 90 milioni di rubli. Per lo stesso periodo, il bilancio annuale medio dell’Esercito passò da 261 milioni di rubli a 302

460 P. Gatrell, Government, cit., p. 14.

461 Si trattava di una base navale su territorio affittato dalla Cina.

462 Negli anni 90’ l’Esercito implementò una serie di piani per la modernizzazione del proprio armamento

leggero e delle artiglierie da campo.

463 Alla fine degli anni ‘90, nel Mar Nero, permaneva ancora la possibilità di scontro navale tra le flotte

britannica e ottomana e quella russa. In particolare, per assicurare la libera circolazione delle proprie esportazioni di grano dalla Russia meridionale, attraverso lo Stretto dei Dardanelli, il governo zarista aveva la necessità di controllarli, entrando però in forte contrasto con la più grande potenza mondiale di allora, la Gran Bretagna. Quest’ultima era interessata a imporre la propria area d’influenza sul Mediterraneo orientale, al fine di controllare la rotta commerciale tra l’Europa e l’India, cfr. ivi, p. 20.

milioni di rubli. In termini relativi, queste spese diminuirono rispetto la spesa statale complessiva: il loro peso scese da una media del 28 per cento della prima metà degli anni ’90, al 24 per cento nella seconda metà. Tale calo dipendeva dalla politica di spesa del Governo che stava rafforzando il sistema ferroviario, come dimostrava l’imponente costruzione della linea transiberiana464.

In generale, l’Esercito, che si basava su un numero esteso di coscritti, fu sottofinanziato fino al 1905, con conseguenze negative sulle condizioni di vita dei soldati465. La spesa navale della Marina, invece, crebbe stabilmente dagli anni ’80. Essa aumentò del 52 per cento tra il 1890 e il 1900. Nel periodo tra il 1901 e il 1905, il budget della Marina raggiunse la somma di 107,4 rubli, corrispondente a un suo aumento del 40 per cento in cinque anni466. Nel 1904, fu avviato un nuovo piano di spese straordinarie per il potenziamento della flotta, poco prima della sua disfatta contro la Marina giapponese.

Gli addetti negli stabilimenti militari statali erano pari a 75000 unità nel 1900, secondi solo al settore delle società di trasporto ferroviario dello Stato. Vi erano 27000 addetti che lavoravano nelle fabbriche d’armi e negli arsenali, 25000 nelle acciaierie degli Urali, 14000 nei cantieri navali statali e solo 2000 lavoravano nelle imprese private legate alla produzione di armamenti, per lo più nei cantieri navali. Il settore degli armamenti contava circa il 4 per cento della forza lavoro del comparto industriale, una quota ben superiore a quelle delle altre industrie di armamenti europee. Il settore della difesa nel suo complesso prevedeva una quota ben maggiore di addetti. Considerando gli occupati nelle costruzioni d’infrastrutture militari, come fortificazioni e ferrovie, bisognava conteggiare altre 66000 persone, da cui erano esclusi i soldati che fino al 1900 provvedevano da soli a procurarsi il cibo e a prodursi gli indumenti467.

La costruzione del nucleo originario dell’industria militare statale risale al periodo di Pietro il Grande. Tra il 1171 e il 1719, furono costruiti due cantieri navali; l’Arsenale di Tula e una fabbrica di polvere da sparo; a cui poi si aggiunse anche l’Arsenale di Izhevsk. Lo Stato si riforniva anche di materiale d’artiglieria da industrie meccaniche private, sparse nella zona degli Urali. Nella seconda metà degli anni ’90 dell’Ottocento, l’organizzazione della produzione di armamenti statali era amministrata da tre agenzie: l’Amministrazione generale

464 Ivi, p. 22.

465 Fino al 1900, i militari dovevano provvedere da se stessi al vestiario e al cibo, ivi, pp. 24-25. 466 Ivi, p. 24.

di artiglieria (GAU), appartenente al Ministero della guerra; il Dipartimento delle miniere, facente parte al Ministero delle Finanze e l’Amministrazione dell’ammiragliato, appartenente al Ministero della marina. Il Dipartimento delle miniere controllava tredici acciaierie, di cui dodici erano collocate negli Urali e due fabbriche d’armi della stessa regione, Motovilikha e Zlaust. Il GAU controllava diciotto industrie di armamenti, tra cui sei arsenali. L’ammiragliato controllava quattro cantieri navali: Ammiragliato; Obukhov; Cantiere Baltico a San Pietroburgo; Izhora, sulla costa baltica; e moli e officine a Kronstadt e sul Mar Nero (a Sebastoboli e Nikolaev)468.

Solo un piccolo nucleo d’industrie del settore erano in mano private, caratterizzate dalla mancanza di specializzazione produttiva. La più importante di esse era la Società Putilov, affiancata da varie industrie meccaniche che saltuariamente si occupavano anche di produrre armamenti. La Putilov fu un’industria meccanica costituita alla fine degli anni 60’, come società per azioni469. La ditta sfruttò il crescente mercato azionario per la sua capitalizzazione, che arrivò a 20 milioni di rubli nel 1900. Negli anni ’90, il boom del settore ferroviario trainò la sua produzione di materiale rotabile che arrivò a rappresentare più della metà del totale dei suoi ordini.

Dalla sua fondazione al 1900, la sua forza lavoro quadruplicò, raggiungendo le 12400 unità. Dal 1900, la Putilov cominciò a dedicarsi alla produzione di nuovi pezzi d’artiglieria, ottenendo un prestito dal Governo per l’espansione degli impianti. Quest’ultimo sperò di ridurre le sue forniture alla Putilov, per il nuovo cannone da campo da 76 mm, del 13 per cento, a vantaggio della fabbrica statale d’artiglierie di Obukov. Tuttavia l’ottima produzione manifestata dalla ditta russa convinse il Governo a rinunciare a questa scelta. In generale, però, la ditta fu costretta a condividere gli ordini con gli arsenali. Anche nel campo delle munizioni e della polvere da sparo, nuovi fornitori privati entrarono nel mercato tra gli anni 80’ e 90’, come rispettivamente la Società del Rame e Munizioni di Tula e la Società di Schlüsselburg470.

La maggior parte degli arsenali e fabbriche d’armi erano collocate negli Urali, nei pressi dei porti russi e a San Pietroburgo. I due arsenali della GAU, Tula, vicino Mosca, e Izhevsk, negli Urali, erano stati ceduti dallo Stato a dei privati, tra gli anni ’60 e ’80, ma le

468 Ivi, p. 26.

469 Sulla nascita dalla Putilov si veda J. Grant, Big Business in Russia: The Putilov Company in Late Imperial

Russia, 1868-1917. Pittsburgh: University of Pittsburgh Press, 1999, pp. 21-22.

relative ingenti perdite avevano costretto il Governo a riprenderne il controllo. Entrambi gli arsenali offrivano un’elevata qualità dei prodotti. Izhevsk, che otteneva carbon coke dal Sud e ghisa dalle acciaierie degli Urali, come quella vicina di Votkinsd, usufruiva di combustibile e materiale da costruzione in abbondanza, ma scontava l’isolamento dalle vie di comunicazione che rendevano difficile ai suoi prodotti raggiungere i mercati di destinazione471.

Nella zona settentrionale degli Urali, sul corso del fiume Kama, era collocata la principale industria di artiglieria del regime zarista, Motovilikha che sfruttava la sua posizione geografica per avere più facile accesso alle materie prime e al combustibile. Nella zona meridionale degli Urali esisteva un’importante fabbrica d’armi, la Zlautost, produttrice di granate e munizioni. Nella zona centrale della regione vi erano poi le acciaierie degli Urali che producevano sia per il settore civile sia per quello militare472. Al 1900, 3/4 della loro produzione era costituita da semilavorati e granate mentre 1/4 da prodotti commerciali473.

Nel campo della cantieristica, l’industria statale aveva dominato la scena per tutto il Settecento. Durante la prima metà dell’Ottocento, invece, i cantieri statali persero importanti quote di mercato a vantaggio dell’industria straniera. Dopo la disfatta della Marina russa nella guerra di Crimea, il Governo decise di costruire una propria industria bellica, sia per motivi di sicurezza nazionale sia per riequilibrare gli scambi commerciali con l’estero a favore della Russia, rinforzando così la moneta. Il regime zarista puntava a modernizzare la flotta militare, basata su navi a vela e scafi di legno, sostituendole con navi dotate di scafo in metallo e motori a vapore.

In effetti fu dopo la guerra di Crimea che comparve un’industria cantieristica privata interessata a contribuire alla modernizzazione della flotta russa. I privati comunque non ebbero vita facile. La maggior parte di loro fallì o passò nelle mani dello Stato entro il 1900, per via della scarsità di ordini. In particolare, nel 1857, furono fondati due cantieri privati sulla costa baltica, la Società Cantieristica Baltica e le Costruzioni navali di Nevskii. I due cantieri del Baltico andarono in banca rotta nel 1876 e furono salvati dallo Stato nel 1877, attraverso la costituzione di una società, la Società russa del Baltico Acciaierie e Meccanica, di cui l’Ammiragliato deteneva i 3/4 delle azioni. Negli anni Ottanta la sua produttività

471 Ivi, pp. 27-28.

472 Sulla storia dell’industria siderurgica degli Urali, durante l’età zarista, cfr. I. Blanchard, Russian Railway

Construction., cit., pp. 107-112.

aumentò notevolmente. Tra il 1890 e il 1906, il cantiere Nevskii produsse ben 57 unità navali di piccola stazza474.

Nel 1894 la Società russa del Baltico Acciaierie e Meccanica fu rilevata completamente dallo Stato che investì quasi cinque milioni di rubli per lo sviluppo impiantistico dei suoi cantieri, tra il 1894 e il 1903, sfruttando il programma di costruzioni navali del periodo 1895-1898. I cantieri riuscirono così a raggiungere la tanto agognata integrazione produttiva, producendo anche forging d’acciaio, e il valore del suo capitale azionario triplicò negli anni ’90. Al 1900, la Società russa del Baltico Acciaierie e Meccanica era diventata l’impresa cantieristica più importante di tutta la Russia, grazie ai suoi impianti integrati per la produzione meccanica e siderurgica. I cantieri baltici rappresentavano una dimostrazione di come anche lo Stato fosse in grado di realizzare produzioni avanzate. Dopo la guerra con il Giappone, il cantiere Nevskii riscontrò gravi perdite, anche per limitate capacità dei suoi impianti siderurgici, e così, nel 1911, lo Stato fu costretto a cedere il cantiere alla Banca Russoasiatica475. Negli anni ’80, anche gli antichi cantieri statali Galernyi Ostro e il Nuovo Ammiragliato furono ceduti a una società privata a capitale francorusso che finanziò lo sviluppo impiantistico. Tuttavia, negli anni ’90, questi due cantieri ritornarono nuovamente sotto il controllo statale.476

Lo Stato mantenne anche un cantiere sul Mar Nero, a Nikolaev, ma i tagli alle spese navali, dopo la guerra di Crimea, e la sua vicinanza ai possibili teatri di guerra del Mediterraneo, ne consigliarono la cessione ad un gruppo finanziario belga, nel 1895. La nuova società, Costruttori navali di Nikolaev, Officine Meccaniche e Fonderie, investì nell’espansione e integrazione dei suoi impianti, incrementando notevolmente la propria produttività, anche grazie ad una forte riduzione del personale, tra il 1897 e il 1902. Al 1900, il cantiere Nikolaev si era guadagnato un’ottima fama come fornitore della Marina e solo un quarto della sua produzione era destinata al settore commerciale.

In generale, tranne qualche eccezione, gli stabilimenti statali del settore bellico erano soggetti a uno scarso coordinamento della produzione. Le industrie erano organizzate in senso verticistico e la loro rigida organizzazione burocratica determinava elevati costi di

474 Ivi, pp. 30-33. 475 Ivi, p. 228.

476 Nel 1914, al fine di recuperare risorse aggiuntive per costruire uno stabilimento metalmeccanico, capace di

rivaleggiare con una potente industria privata, la Società metalmeccanica di San Pietroburgo, il Ministero della marina concesse il cantiere Nuovo Ammiragliato in affitto, a una ditta privata, la Società Russa di Costruzioni Navali (Russud), cfr. Ivi, pp. 30-31, 205.

produzione477. Questi ultimi erano prodotti anche da un eccesso di manodopera rispetto le

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