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Il riarmo dello zar (1905-1914)

2. L’INDUSTRIA BELLICA EUROPEA: ALCUNI CASI NAZIONALI 1 L’industria di armamenti britannica nel XIX secolo

2.5 Il riarmo dello zar (1905-1914)

La guerra e la successiva rivoluzione del 1905-1906 ebbero effetti negativi sulla cura delle infrastrutture dell’impero, come gli oleodotti del Caucaso, sulla produzione industriale, a causa dei grandi scioperi operai, e sugli arsenali che, esauriti gli ordini, sperimentarono una fase di depauperamento dei profitti, a causa anche degli elevati costi di produzione, in parte dovuti alle larghe concessioni fatte dal regime ai lavoratori durante la rivoluzione495.

Nell’ottobre del 1905, i disastri della rivoluzione portarono lo zar a concedere la costituzione di un’assemblea parlamentare elettiva, su base fondiaria, la Duma, composta prevalentemente da grandi possidenti e proprietari urbani.

La politica di spesa statale dovette fare i conti con la necessità di acquisire prestiti da Germania e Francia, per la propria ricostruzione economica. In generale la situazione richiedeva che il Governo emanasse misure per stabilizzare la grave crisi sociale in cui

494 Ivi, pp. 62-63.

495 Nel corso della guerra, l’ondata di scioperi del 1905 minacciò di arrestare la produttività proprio nel

momento di massimo sforzo della produzione. Di conseguenza, i management dell’industria privata e statale fece significative concessioni agli operai, sul lato dell’aumento dei salari e della riduzione della giornata del lavoro. Negli anni successivi, le misure incisero negativamente sulla produttività delle imprese, a causa della forte contrazione della domanda di armamenti, dovuta alla fine della guerra, cfr. ivi, pp. 84-91. Sulla storia del tardo impero zarista cfr. F. Benvenuti, Storia della Russia contemporanea 1853-1996, Roma, Laterza, 1999.

versava il Paese, specie nelle campagne. A riguardo, all’interno del Governo si vennero a creare delle frizioni tra civili e militari. In particolare vi furono divisioni, tra il Ministero dell’Agricoltura, che spingeva per una costosa riforma agraria, e i ministeri militari che chiedevano che fossero ricostituite le elementari capacità difensive delle forze armate.

Dopo la guerra, l’industria privata dimostrò di essere un utile ausilio per la produzione bellica statale. Tuttavia gli industriali volevano un maggiore sostegno alla loro produzione, da parte dello Stato, poco propenso in tal senso. Essi si organizzarono in Parlamento per condizionare la politica del regime, criticando strumentalmente le inefficienze dell’industria di Stato, dalla sua amministrazione alla gestione delle commesse, inizialmente riscontrando scarsa disponibilità da parte del Governo e dell’imperatore496. In effetti, lo zar non voleva fare nessuna concessione al Parlamento, su un campo come quello della difesa, tradizionalmente di sua pertinenza.

La guerra con il Giappone evidenziò delle mancanze generali della politica di difesa del regime zarista. In particolare mancava un sistema di reti di trasporto adeguato per assicurare i rifornimenti in Manciuria, principalmente ferrovie. Non vi erano sufficienti scorte di cibo, indumenti e armi. Per quanto riguardava gli armamenti, la GAU puntò su artiglierie da campo obsolete. Nonostante queste deficienze, la superiorità russa nel numero dei soldati inflisse gravi perdite all’Esercito giapponese. Diversa fu invece la situazione per la Marina militare. L’amministrazione dell’Ammiragliato non ebbe la possibilità di dotarsi di una potente flotta militare, per la mancanza di un numero sufficiente d’incrociatori e torpediniere, tale da contrastare la più moderna e numerosa flotta nipponica. La battaglia di Tsuschima diede il colpo di grazia a una forza navale russa nettamente inferiore. Tuttavia furono le agitazioni sociali in molti centri urbani che indussero lo zar a non continuare la guerra, arrivando alla stipulazione della pace con i Giapponesi.

L’esperienza della guerra russonipponica prefigurò quelle che sarebbero state le accuse del primo dopoguerra: gli industriali furono accusati di sciacallaggio per via dei loro profitti, mentre le agenzie pubbliche che si occupavano di commesse belliche furono oggetto di pesanti accuse, come disorganizzazione, corruzione e ritardo negli ordini. La guerra contribuì a incrementare la produzione di armamenti sia del settore pubblico sia di quello

496 Inizialmente, nel Ministero dell’Industria e del Commercio, istituito nel 1905, il ministro V. I. Timiriazev

cercò di sostenere l’industria privata, costituendo al suo interno la Confederazione del commercio e dell’industria, un forum di discussione tra politica e ceti produttivi. Tuttavia questa “distensione” non ebbe grande successo per via di un’ostilità generale nel Governo e dei suoi successori, cfr. ivi, p. 111.

privato, anche se non tutti gli stabilimenti statali furono in grado di offrire gli standard tecnici richiesti. L’Esercito fece ampio ricorso alla produzione dei propri arsenali e alle importazioni dall’estero, così come la Marina che fu però più disponibile a far ricorso alle imprese private. Tra il 1904 e il 1905, i ministeri militari ordinarono ben 175 milioni di forniture militari dall’estero497.

Gli industriali russi si lamentarono con le autorità, del fatto che le commesse per la guerra andassero in buona parte a industrie straniere, sostenute dalla finanza estera, in particolare francese. In effetti, i banchieri francesi erano disposti a concedere prestiti al Governo russo, a condizione che esso acquistasse armi da industrie transalpine. Con la nascita della Duma, gli industriali cercarono di organizzarsi per far pressioni sul Governo affinché tutelasse maggiormente l’industria nazionale, ma con scarso successo498. In effetti, le amministrazioni che gestivano le commesse sostenevano che le industrie straniere potevano offrire prezzi e tempi di consegna più contenuti, rispetto a quelli dei fornitori privati nazionali, oltre ad armi tecnologicamente avanzate, come le mitragliatrici, che questi ultimi non erano in grado di produrre.

La prospettiva della guerra con il Giappone accelerò notevolmente il ritmo della produzione, previsto dal programma di costruzioni navali degli anni ’90. Tra il 1895 e il 1899, la media annuale del dislocamento del tonnellaggio prodotto fu di 264000 tonnellate. Nel periodo 1900-1904, questo valore arrivò a 340000 tonnellate, mentre nel 1905 esso raggiunse ben 416000 tonnellate. La guerra comportò un incremento notevole delle capacità produttive delle industrie, logorando gli impianti che soffrivano della mancanza di manutenzione, vista la situazione emergenziale499. I maggiori problemi arrivarono dopo la

fine della guerra, per la mancanza di ordini e con impianti sovrasviluppati, anche se a pagarne

497 La somma includeva 72 milioni di rubli per navi da guerra e da trasporto di truppe e altri accessori, più 25

milioni per il relativo carbone e carbon coke e 58 milioni di spese dell’Esercito, per artiglierie e altri armamenti. Durante la guerra tra Russia e Giappone, i contratti con l’estero ammontavano a 1/3 per le armi dell’Esercito e a 4/5 per le navi da guerra, cfr. ivi, p. 72.

498 Gli industriali rivendicavano un maggiore intervento statale e una riduzione della tassazione, per sostenere le

imprese in una fase postbellica molto difficile, ma avevano una scarsa rappresentata in Parlamento. Nella Duma vi era una forte presenza dei rappresentanti del mondo agricolo e in misura molto minore dalla borghesia urbana. In sostanza l’azione degli industriali fu poco efficace per due motivi principali. Il primo fu la mancanza di unità politica (tra sostenitori dei trust, del libero mercato e dei sussidi all’industria privata) dovuta anche alle forti differenze regionali. Il secondo, l’ostilità da parte della maggioranza dei parlamentari che consideravano gli industriali sostanzialmente degli individualisti che pensavano solo al proprio profitto. Si trattava di un pregiudizio radicato nella società del tempo, cfr. ivi, pp. 78-84. Sulla cultura economica della società zarista cfr. P. Gatrell, Culture, Ecnomic Policy and Economic Growth in Russia, 1861-1914, Cahiers du Monde russe, n. 1/2 (1995), pp. 37-52.

maggiormente le conseguenze furono le industrie private, poiché lo Stato doveva pensare prioritariamente a salvaguardare il proprio patrimonio industriale500.

La guerra stimolò la produzione industriale complessiva che nel 1904 conseguì una crescita dell’8 per cento. Si tratto però di una crescita sostenuta dallo sviluppo dell’industria pesante legata alle produzioni militari, la cui produzione crebbe del 12 per cento rispetto al 1903.501 Altre industrie invece, come quella tessile, registrarono modesti incrementi. Nel complesso tutta l’industria registrò una contrazione della produzione nei tre anni successivi alla guerra. Il suo costo e i suoi effetti furono devastanti per l’economia russa, amplificati dagli sconvolgimenti sociali prodotti dalla rivoluzione, registrando un forte indebitamento della finanza pubblica502.

La necessità di pagare i debiti contratti per affrontare la guerra, come quello del 1905, per un prestito del Governo francese, implicò la riduzione delle riserve auree dello Stato, sui cui si basava il valore del rublo503. Anche i cittadini russi chiedevano che i propri crediti con le banche fossero pagati in oro, per via della svalutazione monetaria determinata dalla guerra. In effetti, il valore dei loro depositi bancari si ridusse del 13 per cento negli ultimi mesi del 1905. La contrazione della massa monetaria convertibile in oro significava deflazione, per tale motivo il ministro delle finanze, Vladimir Kokovtsov, conferì il diritto alle banche di emettere titoli di credito anche senza una piena copertura aurea504. Tuttavia, la conseguente svalutazione monetaria pose problemi di solvibilità finanziaria del Paese, preoccupando così gli investitori, in gran parte francesi. Per tale motivo, nel dicembre del 1905, Kokovtsov andò a Parigi per offrire garanzie e chiedere nuovi prestiti505.

Tra il 1906 e il 1907, la necessità di stabilizzare la moneta implicò una contrazione consistente della spesa pubblica, inclusa quella delle forze armate, al fine di pagare i pesanti interessi sul debito pubblico506. Il nuovo primo ministro Pyotr Stolypin preferì puntare sul finanziamento di un ambizioso programma di riforma agraria, lanciato nel dicembre del

500 Ivi, pp. 72-76

501 Industrie minerarie, metallurgiche, meccaniche e della chimica di base.

502 I debiti dello Stato del 1905 ammontavano a 330 milioni di rubli e per il 1906 era previsto un loro aumento a

481 milioni, cfr. ivi, pp. 92-93.

503 Il gold standard fu introdotto nel 1897, cfr. A. Gerschenkron, The rate of industrial growth in Russia, cit., p.

149.

504 Sulla vita di Kokovtsov si veda V. Kokovtsov, Out of My Past: the memories of Count Kokovtsov, Russia

minister of Finance, 1904-1905, Standford, Standford University Press, 1935, pp. 539-94.

505 Nell’aprile del 1906, la finanza francese fu indotta a prestare ben 705 milioni di rubli alla Russia, per la paura

di un ulteriore svalutazione delle proprie rendite finanziarie sul mercato russo, cfr. P. Gatrell, Government., cit., p. 94.

1906, al fine di raggiungere una stabilizzazione sociale del Paese, attuata legando gli interessi di un consistente numero di piccoli proprietari fondiari, ai destini del regime zarista 507.

Tra il 1906 e il 1907 sia l’Esercito sia la Marina elaborarono dei piani di riarmo per ricostituire le proprie forze armate, dopo la sconfitta russa contro il Giappone. Il nuovo Consiglio di difesa sorto nel 1906, cercò di mediare tra le istanze delle due forze armate, in forte competizione tra loro per aggiudicarsi le scarse risorse disponibili. L’Esercito si avvaleva del sostegno di uno stretto collaboratore dello zar, ossia suo zio, il gran duca Nicola. La Marina, invece, godeva di un sostegno molto più importante, quello dello stesso imperatore. In effetti, Nicola II considerava la flotta navale come uno strumento di politica estera, superiore a quello dell’Esercito, in virtù del suo maggiore valore logistico. In particolare lo zar considerava la flotta militare come essenziale per avere un ruolo nelle dispute internazionali tra Gran Bretagna e Germania, impegnate in una serrata corsa al riarmo navale508.

Tuttavia le esigenze di risanamento del bilancio misero in forte contrapposizione il Ministero delle finanze, con i ministri militari. Il Governo vincolò il programma navale all’approvazione del Parlamento, imponendone un ridimensionamento del numero di navi da costruire. Nel 1907, il Parlamento approvò il cosiddetto “piccolo programma navale”, di 124 milioni spalmati su 4 anni, per l’acquisto di dreadnought, vari sottomarini e torpediniere, al fine di ricostruire la flotta del Baltico, per assicurare la difesa marittima intorno alla capitale509.

Nel dicembre del 1906, il ministro della difesa propose un piano di spesa per la riorganizzazione e il riarmo dell’Esercito, basato sul rafforzamento delle fortificazioni occidentali. Il piano riscontrò però l’opposizione del capo di Stato Maggiore, il cui Ufficio era stato assegnato alle dirette dipendenze dello Zar. Quest’organismo puntava a un rinnovamento dell’artiglieria da campo. La difficile situazione finanziaria e il programma di riarmo navale furono decisivi per permettere al ministero delle finanze, Kokovtsov, di bloccare il piano del Ministero della guerra, al fine di perseguire la sua politica di

507 cfr. ivi, p. 95.

508 Il riarmo navale era sostenuto da vari gruppi di pressione, come “La lega per il riarmo navale” e la “Unione

Navale Russa”, dietro di cui vi erano anche importanti interessi economici, come quelli degli industriali della Russia centrale che spingevano per il rafforzamento della squadra del Baltico, in un sistema difensivo atto a proteggere San Pietroburgo, centro di approdo di materie prime e carbone per le proprie fabbriche, cfr. ivi, pp. 99-100.

risanamento di bilancio, il quale ne evidenziò anche la mancanza di organicità, sfruttando così le divisioni in seno all’Esercito510.

Quando nel maggio del 1906 nacque la Duma, l’assemblea politica rappresentò una novità assoluta nel quadro istituzionale russo, perché rappresentava il potere di controllo del “popolo” sul bilancio dello Stato, quindi anche di quello della difesa, almeno in parte di esso. In precedenza questa funzione era stata svolta da un organo giudiziario, ossia la Corte dei conti. Ora, invece, i maggiori capitoli della spesa militare dovevano essere soggetti all’approvazione del Parlamento. In particolare, visti gli elevati costi di produzione e le inefficienze degli stabilimenti militari, i deputati pretendevano che il Governo s’impegnasse in un processo di riforma, relativa sia alla gestione degli impianti sia a quella delle forniture militari. Essi condizionarono l’autorizzazione del finanziamento delle spese militari a questo processo di riforma. Nel breve periodo, però, questa pressione non poté essere esercitata con tutto il suo vigore, perché il nuovo Parlamento aveva esigenze più importanti da risolvere, quali ad esempio i problemi sociali.

Tuttavia anche il Governo si stava rendendo conto che i suoi stabilimenti, a cominciare da quelli degli Urali, come le acciaierie e la fabbrica di artiglieria di Perm, Motovilikha, stavano riscontrato gravi perdite per gli eccessivi costi di produzione. Il Governo, però, si rifiutò di avviare un serio piano di riforma amministrativa. A quel punto, esponenti del nuovo Ministero del Commercio proposero all’amministrazione militare di aumentare del 25 per cento il prezzo di artiglierie e munizioni prodotte dalla fabbrica di Perm, inferiori di 1/4 alle tariffe offerte dalla Putilov. Il Governo evitò, però, di intraprendere questa scelta, perché sosteneva che la funzione dell’industria di Stato era quella di spingere i prezzi dei fornitori privati, verso il basso e non verso altro511.

L’industria privata però non passava un buon momento. Tra il 1902 e il 1908, sia il settore meccanico sia quello siderurgico riscontrarono un tasso di produzione molto variabile. Lo Stato cercò di intervenire direttamente con commesse e prestiti, ma non bastarono a risolvere la situazione. Alla fine del 1907, la Società Russobelga e la Società Russo Meridionale del Dnieper annunciarono di voler costituire un grande trust di produttori di ghisa, ma non riuscirono a trovare una sponda affidabile nel Governo che si oppose alla creazione del monopolio512. Peggio comunque andava per una parte significativa

510 Cfr. Ivi, pp.100-102. 511 Cfr. Ivi, p. 104. 512 Cfr., Ivi p. 110.

dell’industria di Stato, dopo gli sconvolgimenti della guerra e della rivoluzione. Negli Urali, le acciaierie registrarono perdite dell’ordine del 132 per cento tra il 1904 e il 1906; lo stabilimento di Motovilikha conseguì perdite di 2,51 milioni di rubli nel 1907, su un fatturato di 3,70 milioni513.

In sostanza, a differenza del settore privato, i costi di produzione erano così alti, perché mancava la supervisione dei processi produttivi da parte degli ingegneri514. Tra l’inverno del 1906 e i 1907, la grave situazione spinse il Parlamento a esercitare pressioni sul Governo, affinché fosse cambiata l’organizzazione delle industrie degli Urali. In particolare, dopo la guerra del Giappone, informati economisti accusarono il Governo di colludere con interessi privati: i dipartimenti che si occupavano della gestione delle commesse non verificavano il loro stato, non fissavano i prezzi nei contratti, mentre imprenditori senza scrupoli intascavano gli anticipi dei contratti e sparivano nel nulla. I deputati proposero di rinnovare le basi della gestione della produzione bellica statale, trasformando gli arsenali in industrie private, autonome dal punto di vista finanziario515.

Nacque un movimento di riforma per l’ammodernamento dell’organizzazione della produzione di Stato, anche all’interno dei ministeri militari, grazie ad alcuni ufficiali più illuminati. Le pressioni dei riformatori ebbero una loro efficacia. Sotto la pressione parlamentare, il Governo riorganizzò la struttura di controllo dei cantieri navali, attraverso un processo di accentramento amministrativo, basato sulla costituzione di organi interni al Ministero della marina516.

In sostanza la creazione della Duma determinò una svolta nella politica estera e di difesa del regime zarista, per via del controllo politico del Parlamento sulla finanza pubblica. Ora le mire imperiali dello Zar dovevano misurarsi con l’approvazione del Parlamento, anche se poteva trovare un utile appoggio nel consenso popolare, specie nei ceti urbani, ma

513 Ivi, p. 104.

514 Nello stabilimento di Motovilikha ci furono gravi problemi, circa la qualità del materiale prodotto che nel

1907 registrò un tasso di rifiuti sui collaudi, pari al 22 per cento del totale della sua produzione, cfr. p. 105.

515 Ivi, p. 106

516 In particolare fu istituita la carica di vice ministro, con il compito di controllare le performance dei cantieri

navali. Il nominato era anche membro della Commissione tecnica navale e dell’Amministrazione generale delle costruzioni e forniture navali. La sua funzione era di supervisionare l’attività di pianificazione delle costruzioni navali e poteva anche svolgere un’azione di coordinamento nella gestione dei relativi aspetti tecnici ed economici. Il primo ministro Pyotr Stolypin istituì anche un Ufficio di stato maggiore della Marina che dipendeva direttamente dal ministro della Marina, tra le cui funzioni vi era anche quella di valutare la potenza della flotta russa rispetto a quella delle flotte straniere.

ovviamente la gran parte dei contadini non potevano costituire un utile fondamento per i programmi di riarmo del regime517.

Tra il 1906 e il 1912, la politica estera zarista fu finalizzata a contenere il pericolo tedesco sulle proprie frontiere occidentali, evitando ogni velleità imperialista. Nell’aprile del 1906, gli stati maggiori di Francia e Russia arrivarono a un accordo sulla mobilitazione dell’Esercito russo sul confine occidentale dell’impero zarista. Essa sarebbe stata automatica nel caso la Francia fosse stata attaccata dalla Germania518. La Russia manifestò una convergenza sulle richieste francesi, anche per via di un atteggiamento tedesco volto a contrastare il panslavismo in Europa orientale, offrendo un forte sostegno agli interessi dell’Austria-Ungheria nei Balcani, come nel caso della sua occupazione della Bosnia- Erzegovina, nel 1908.

Visto il contesto nazionale e internazionale, la Russia non rispose all’affronto tedesco con piglio deciso, ma preferì sviluppare un’accorta politica estera, finalizzata a garantire i propri interessi geopolitici. In effetti, nel 1907, il regime zarista arrivò alla spartizione di aree d’influenza in Asia Centrale e Manciuria, rispettivamente con Gran Bretagna e Giappone, rinunciando ai propositi imperiali in Estremo Oriente519. Tra il 1910 e il 1912, la politica

estera zarista registrò un vero e proprio appesement sulla questione dei Balcani, mantenendo buone relazioni con la Germania, al fine di completare il risanamento economico e il piano di riarmo navale520.

Tuttavia, la politica estera russa cambiò radicalmente tra il 1913 e il 1914, quando sembrò chiaro che la Germania avesse interesse a sfruttare la debolezza dell’Impero Ottomano, così come le altre potenze europee, per controllare gli stretti dei Dardanelli, oggetto da sempre delle mire russe. A quel punto il panslavismo contribuì a ridare vigore alle

517 Il peso dei riarmi della Russia, contro il Giappone e poi contro gli Imperi centrali, fu pagato dai villaggi

rurali attraverso la tassazione, la mobilitazione dei coscritti e la repressione delle agitazioni nelle campagne. Le mobilitazioni ci furono nel 1904 e nel 1914. Prima della Grande Guerra, la pacificazione delle campagne riguardò il periodo 1905-1907, cfr.ivi, p.119.

518 Da questo punto di vista ci fu un’ingerenza da parte del governo di Parigi che pretendeva di avere

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