Il momento di inizio dell’unione federale acarnana costituisce un tema assai dibattuto tra gli studiosi, in parte a causa della generale esistenza di visioni di- vergenti sulla stessa natura dello “stato federale” greco e sugli indicatori atti a riconoscerne l’esistenza, in parte a causa della peculiare situazione presentata dal caso acarnano, che rende molto ardua ogni ipotesi di periodizzazione. La sensa- zione che si ricava dalle fonti, infatti, è quella di trovarsi di fronte una sorta di
continuum, che da forme parziali di coesione politica condusse sino allo sviluppo
di un’organizzazione statuale unitaria, dotata di una comune politeia e caratteriz- zata da un assetto per noi concretamente ricostruibile solo a partire dall’inizio del III sec. a.C.2. Certo, l’evoluzione dello stato federale acarnano potrebbe presen-
tarsi così solo a causa della drammatica scarsità della documentazione antica a nostra disposizione; le fonti storiche trattano dell’Acarnania e delle comunità che la componevano quasi esclusivamente in relazione a questioni di politica estera e assai scarni sono di conseguenza i dati istituzionali interni leggibili in filigrana a partire da questa tipologia di narrazioni. Le fonti epigrafiche di contenuto istitu- zionale, come decreti o trattati, sono d’altro canto tra le più esigue annoverabili tra le formazioni statuali della Grecia continentale a livello sia locale sia federale3.
Benché l’ethnos acarnano e le sue città avessero fatto il loro ingresso nella grande storia di Atene, Corinto e Sparta già in piena età classica, lo sviluppo istituzionale dell’Acarnania durante tutto il corso del V e del IV secolo rimane sostanzialmente nella nebbia.
Al di là di questo aspetto, si deve nondimeno notare come anche in altri casi – e in particolare nel contesto della Grecia nordoccidentale, caratterizzato com’era da un originario impianto tribale e da uno sviluppo relativamente tardivo di strutture istituzionali unitarie – la nascita dello “stato federale” paia corrispondere in realtà a un graduale processo di istituzionalizzazione dell’ethnos, spesso protratto anco- ra lungo tutto il IV sec. a.C., che, a partire da un coordinamento comune di stampo militare, giungeva a un sempre più ampio sviluppo degli apparati politici federali (organi deliberativi, magistrature, corti di giustizia) e a un sempre più razionale ed efficiente inquadramento delle realtà locali nel koinon (partecipazione a consiglio e magistrature in quote proporzionali, introduzione di distretti territoriali), sino alla codifica e applicazione di un diritto di cittadinanza comune. La gradualità che siamo tenuti a riconoscere a tali processi di istituzionalizzazione fa ovviamente sì che l’individuazione, da parte dello storico, di un momento di passaggio da
2 Attraverso la menzione di magistrature federali nel trattato di isopoliteia con il koinon degli
Etoli IG IX 12 1, 3A (ca. 262 a.C.), ll. 22 sgg.
3 Dai tempi della pubblicazione del volume IG IX 12 (1957), il corpus delle iscrizioni acarnane
si è arrichito di molti nuovi ritrovamenti, tanto da richiedere la pianificazione di un nuovo volume di
Addenda et Corrigenda a quello di Klaffenbach, cf. Summa 2013, 272-275; tuttavia, tra le circa 400
iscrizioni non precedentemente pubblicate in IG IX 12, si annoverano solo tre decreti e un trattato.
Per ciò che concerne invece le evidenze provenienti dalla numismatica, di interpretazione in ogni caso assai controversa sino al III sec. a.C., cf. Freitag 2015, 83-85.
una fase per così dire ‘pre-federale’ a una ‘pienamente federale’ corrisponda a un’operazione piuttosto soggettiva, che non tiene peraltro conto della sostanziale continuità con cui erano percepiti i grandi ethne come quello degli Acarnani, pur a fronte di palesi e profonde trasformazioni occorse nel tempo nella loro organiz- zazione politica. Al di là di questo aspetto, credo si debba riconoscere il fatto che sia possibile individuare nelle testimonianze antiche alcuni specifici indicatori, in grado di comprovare la presenza di una formazione statuale pienamente federa- le, distinguendola pertanto da altri tipi di unione a base etnica, caratterizzati da finalità e prerogative ristrette, come la gestione di operazioni militari comuni. Tali indicatori, è bene tenerlo presente, non andranno identificati in elementi di carat- tere esterno rispetto alla comunità politica presa in esame (come il riconoscimento della sua esistenza sul piano delle relazioni interstatali), bensì in quelli di carattere
interno, costituiti, nella fattispecie, dalla creazione di un quadro istituzionale di
raccordo tra le realtà locali e gli organismi federali, nel mantenimento di un dop- pio livello di politeia4.
Fatte queste premesse, possiamo tornare alla questione dell’origine del koinon acarnano notando anzitutto come la più antica testimonianza certa di un raggiunto assetto federale sia rappresentata dal trattato di isopoliteia tra l’Etolia e l’Acarna- nia del 263 a.C. ca., sulla base del quale è infatti possibile rilevare la presenza di
archai (strateghi, ipparco, segretario) e di un synedrion centrali, composti a parti-
re dalle comunità membri, in ragione di un ordinamento per distretti territoriali5.
Questa testimonianza epigrafica rappresenterebbe in altre parole l’unico incontro- vertibile terminus ante quem per la nascita dello stato federale acarnano, il quale, come avrò modo di spiegare meglio oltre, corrisponde a fenomeno istituzionale sviluppatosi pienamente a partire dalla metà del IV sec. a.C., se diamo credito alla testimonianza del decreto frammentario IG II2 208, se non addirittura suc-
cessivamente. Un’altra testimonianza, ricavabile da un luogo di Diodoro Siculo relativo alla terza guerra dei Diadochi, viene sovente interpretata quale indicatore dell’avvenuta formazione di uno stato federale acarnano alla fine del IV sec. a.C. Nel 314 a.C. Cassandro aveva convinto gli Acarnani a concentrare in poche poleis la popolazione, in modo da poter far meglio fronte a un attacco militare degli Etoli alleati di Antigono6.
Diod. XIX 67, 4: συναγαγὼν δὲ τοὺς Ἀκαρνᾶνας εἰς κοινὴν ἐκκλησίαν καὶ διελθὼν ὅτι πόλεμον ἔχουσιν ὅμορον ἐκ παλαιῶν χρόνων, συνεβούλευεν ἐκ τῶν 〈ἀν〉 οχύρων καὶ μικρῶν χωρίων εἰς ὀλίγας πόλεις μετοικῆσαι, ὅπως μὴ διεσπαρμένης τῆς οἰκήσεως ἀδυνατῶσιν ἀλλήλοις βοηθεῖν καὶ πρὸς τὰς ἀπροσδοκήτους τῶν
4 Sulla “doppia politeia” negli stati federali, cf. Lasagni 2017, 78-109.
5 Più antica del documento menzionato, 283 a.C. (?), risulterebbe l’iscrizione perduta IG IX 12
2, 207, vd. infra, n. 7.
πολεμίων ἐπιθέσεις δυσχερῶς ἀθροίζωνται. πεισθέντων δὲ τῶν Ἀκαρνάνων οἱ πλεῖστοι μὲν εἰς Στράτον πόλιν συνῴκησαν, ὀχυρωτάτην οὖσαν καὶ μεγίστην, Οἰνιάδαι δὲ καί τινες ἄλλοι συνῆλθον ἐπὶ Σαυρίαν, Δεριεῖς δὲ μεθ’ ἑτέρων εἰς Ἀγρίνιον.
«Avendo radunato gli Acarnani in un’assemblea comune e spiegando come sin dai tempi antichi fossero impegnati in guerre di frontiera, (Cassandro) li consigliò di lasciare i villaggi, che erano piccoli e non fortificati, per insediarsi in poche città, affinché non fossero più incapaci, per il fatto di vivere in insediamenti sparsi, di venirsi in soccorso gli uni gli altri, e non trovassero più difficoltà a raccogliersi per far fronte agli attacchi improvvisi dei nemici. Gli Acarnani ne furono persuasi e la maggioranza riunì i propri insediamenti a Stratos, che era la città più grande e meglio fortificata, mentre gli Oiniadai e alcuni altri si concentrarono a Sauria, e i Derieis con altri ad Agrinion».
La proposta, dice Diodoro, venne dunque avanzata da Cassandro συναγαγὼν δὲ τοὺς Ἀκαρνᾶνας εἰς κοινὴν ἐκκλησίαν. Ciò potrebbe lasciar supporre l’esisten- za di un’assemblea primaria dell’ethnos similare a quelle riscontrabili in altri stati federali di età ellenistica, come il koinon degli Etoli o il koinon dei Beoti tra 338 e 167 a.C. Si tratta tuttavia di una testimonianza di non univoca interpretazione7; la
mancanza di testimonianze certe, letterarie e soprattutto epigrafiche, su una koine
ekklesia degli Acarnani in questo periodo non ci permette infatti di poter stabilire
con la dovuta sicurezza quali fossero la natura e i presupposti di tale adunanza: se essa, cioè, radunasse una notevole massa di popolazione ovvero una più ristretta
élite proveniente dalle varie città e se, soprattutto, corrispondesse a un organo
deliberativo ufficiale del koinon ovvero a un’iniziativa di carattere straordinario, messa in atto su impulso di Cassadro, come l’interpretazione letterale del testo diodoreo porterebbe a intendere («avendo radunato gli Acarnani in un’assemblea comune…» e non “avendo convocato l’ekklesia degli Acarnani”).
All’inizio del IV sec. a.C. è invece riferito un passo delle Elleniche di Seno- fonte, nel quale si dice che Agesilao, giunto in Acarnania con l’esercito per porre fine alle continue aggressioni da questa perpetrate ai danni degli Achei, avrebbe inviato alcuni ambasciatori εἰς Στράτον πρὸς τὸ κοινὸν τῶν Ἀκαρνάνων.
7 Così Berktold 1996, 122. Mentre questi illustra tutte le difficoltà di interpretazione relativa-
mente alla testimonianza di Diodoro, evitando di prendere al riguardo una posizione definitiva, ad esempio Freitag 2015, 81, annovera senz’altro questo passo tra le sicure testimonianze sull’esisten- za di un’assemblea primaria quale organo istituzionale della federazione acarnana. Contro questa posizione, bisogna tuttavia ricordare come ad oggi non esistano attestazioni indiscutibili per il IV sec. a.C.; il più antico decreto federale acarnano approvato da un organo assembleare, denominato οἱ χίλιοι, è infatti l’iscrizione IG IX 12 2, 207 risalente agli anni ’80 del III secolo (o attorno al 294
a.C.?, vd. Staatsver. III, nr. 459); si tratta tuttavia di una testimonianza epigrafica assai malcerta: infatti, del testo originale del decreto, mai pubblicato e oggi perduto, si tramanda solo la menzione di οἱ χίλιοι e la presenza di misure per la pubblicazione ed esposizione presso Aktion di un accordo tra il koinon acarnano e il re Pirro.
Xen. Hell. IV 6, 4: ἐπεὶ δὲ διέβη ὁ Ἀγησίλαος, πάντες μὲν οἱ ἐκ τῶν ἀγρῶν Ἀκαρνᾶνες ἔφυγον εἰς τὰ ἄστη, πάντα δὲ τὰ βοσκήματα ἀπεχώρησε πόρρω, ὅπως μὴ ἁλίσκηται ὑπὸ τοῦ στρατεύματος. ὁ δ’ Ἀγησίλαος ἐπειδὴ ἐγένετο ἐν τοῖς ὁρίοις τῆς πολεμίας, πέμψας εἰς Στράτον πρὸς τὸ κοινὸν τῶν Ἀκαρνάνων εἶπεν ὡς, εἰ μὴ παυσάμενοι τῆς πρὸς Βοιωτοὺς καὶ Ἀθηναίους συμμαχίας ἑαυτοὺς καὶ τοὺς συμμάχους αἱρήσονται, δῃώσει πᾶσαν τὴν γῆν αὐτῶν ἐφεξῆς καὶ παραλείψει οὐδέν.
«Dopo che Agesilao ebbe compiuta la traversata, tutti gli Acarnani dalle campagne fuggirono verso le città fortificate, e tutto bestiame venne mandato lontano per non finire in mano alle truppe. Una volta giunto ai confini del territorio nemico, Agesilao mandò un’ambasceria a Stratos, presso il koinon degli Acarnani, dicendo che se essi non avessero posto fine all’alleanza con Beoti e Ateniesi, e non avessero scelto loro e i loro alleati, avrebbe interamente devastato tutta la loro terra senza lasciare nulla».
Rispetto alla testimonianza di Diodoro, quella di Senofonte, relativa all’anno 389 a.C., risulta certo più significativa rispetto alla questione della nascita di uno stato federale acarnano, dal momento che attesta la presenza istituzioni comuni degli Acarnani presso la polis di Stratos, la quale avrebbe continuato a rappre- sentare la sede degli organi centrali anche nelle testimonianze relative alla “prima federazione” acarnana8. Il dato ricavabile dal testo senofonteo, tuttavia, rimane
ancora una volta abbastanza isolato. Quello che sembra di dover escludere è che il termine κοινόν dovesse necessariamente riferirsi alla presenza di un’ekklesia degli Acarnani riunita a Stratos9. Confrontando altre analoghe ricorrenze di τὸ
κοινόν all’interno delle Elleniche, si può infatti notare come il termine koinon po- tesse essere stato qui impiegato con una valenza generica, ossia non appartenente in maniera esclusiva al contesto degli stati federali. Questa parola, che potremmo sovente tradurre con il moderno temine di “stato” (respublica), è qui usata per in- dicare l’insieme degli organi di governo o, in altre parole, l’autorità politica, tanto all’interno di ethne (ad es. τὸ κοινὸν τῶν Ἀρκάδων, Xen. Hell. VII 4-5) quanto in ambito poleico (ad es. τὸ κοινὸν τῶν Λακεδαιμονίων, ibid. VI 1, 2), similmente a quanto è possibile già riscontrare anche nel narrato erodoteo e tucidideo10. Per
8 IG IX 12 2, 393, su cui vd. infra, 112.
9 Per koinon nel significato di assemblea primaria, si veda Rzepka 2002, 225-235, e part. 227-
228, ma con discussione critica in Lasagni 2009-2010, 223-234. La più antica testimonianza epi- grafica che attesti la presenza di un κοινὸν τῶν Ἀκαρνάνων in veste di organismo deliberativo – ve- rosimilmente un’assemblea primaria vera e propria – risale infatti solo alla fine del III sec. a.C., al periodo della “seconda federazione” acarnana (IG IX 12 2, 583); sui chilioi in IG IX 12 2, 207, vd.
supra, 80 n. 7; sull’intercambiabilità di τὸ κοινόν e di οἱ χίλιοι nel formulario dei decreti federali
acarnani, cf. Funke - Gehrke - Kolonas 1993, 139-141.
10 Vd. ad es. Hdt. IX 117, 5 e Thuc. I 89, 4 (lo “stato” ateniese); Hdt. VI 58, 2 (comunità politica
degli Spartiati); Thuc. I 90, 5 e II 12, 2 (autorità pubblica). Su questi passi, cf. Lasagni 2011, 85-86 n. 35.
concludere, la testimonianza di Senofonte, pur indicativa, non fornisce indicazio- ni certe riguardo a un’organizzazione istituzionale stabile dell’ethnos acarnano agli inizi del IV sec. a.C., perché definisce di per sé di che natura fosse l’autorità politica (koinon) presso cui erano stati inviati gli ambasciatori peloponnesiaci nel 389 a.C. Questa mia prudenza nei confronti della testimonianza di Senofonte, qui all’apparenza eccessiva, credo sarà meglio chiarita al lettore quanto analizzerò più approfonditamente il peculiare ruolo ricoperto dalla polis di Stratos nella graduale formazione dello stato federale acarnano.
Un documento assai più significativo, benché di non univoca interpretazione data la forte frammentarietà del relativo testo epigrafico, è rappresentato da un accordo tra Atene e la polis acarnana di Echinos, risalente al 349/8 a.C.11. Come si
legge alle linee 11 sgg., a seguito di richieste avanzate da ambasciatori di Echinos (ll. 6 sg.), gli Ateniesi deliberano il conferimento della lode a [- - -? Ἀκαρ]νάνων. Il decreto ha a che fare con una convenzione giudiziaria (τὰ σύμβολα, l. 14). Nell’edizione di Kirchner, la lacuna alla l. 12 veniva integrata con un esplicito ri- ferimento al «koinon degli Acarnani»: [γ]νώμ[η]ν [δ]ὲ ξυ[μβάλλεσθαι τῆς βουλῆς εἰς τὸ]|ν δῆμ[ο]ν ὅτι δ[οκεῖ τῆι βουλῆι τὸ κοινὸν τῶν Ἀκ|αρ]νάνων ἐπ[αινέσαι - - - - - ] (ll. 11-13).
La presenza nel decreto dell’espressione τὸ κοινὸν τῶν Ἀκαρνάνων, di cui pure si conservano sulla pietra le sole lettere – ]ΝΑΝΩΝ, rimane a mio avviso altamente attendibile. Nell’editio tertia, tale integrazione è stata eliminata e sosti- tuita da una lacuna imprecisata di dieci lettere12. L’impaginato epigrafico presenta
infatti uno stoichedon di 35 lettere, e dall’inserimento di τὸ κοινὸν τῶν ne risulte- rebbe una linea di 36. Lo stesso testo, tuttavia, registra alcune deroghe al numero di stoichoi (36 lettere alla l. 8, 34 alla l. 11), senza contare il fatto che nessun’altra plausibile integrazione di 8~11 lettere sembra poter essere qui proposta.
Trattandosi di uno psephisma emanato dalla polis ateniese, l’attestazione (o assai plausibile attestazione) di un κοινὸν τῶν Ἀκαρνάνων quale oggetto del con- ferimento della lode ufficiale di Atene assume qui ben altra pregnanza rispetto all’impiego letterario della medesima espressione in Senofonte. Si può ammettere che il decreto IG II2 208 e Xen. Hell. IV 6, 4 facessero di fatto riferimento alla
medesima entità politica, ma un terminus ante quem per l’avvenuta formazione di uno stato federale acarnano può essere con più sicurezza riconosciuta nello
psephisma ateniese del 349/8 a.C., che non nella testimonianza senofontea re-
lativa a vicende del 389 a.C., dove il riferimento a un κοινὸν τῶν Ἀκαρνάνων
11 IG II2 208 (= Staatsv. II, nr. 325). Su Echinos cf. Inventory nr. 118; essa compare tra le poleis
acarnane nelle liste di Epidauro e di Nemea (vd. infra, Tabb. 3 e 5); non si conoscono attestazioni di rappresentanti di Echinos all’interno della “prima” federazione acarnana e, in particolare, nel trattato di isopoliteia con l’Etolia; Ἀκαρνᾶν… ἀπ’ Ἐχίνου è menzionato in un epigramma funerario da Kos, databile al III sec. a.C. (IG IX 12 2, 579).
12 IG II3 1, 296, ll. 12-13: ὅτι δ[οκεῖ τῆι βουλῆι . . . 10. . . τῶν Ἀκ|αρ]νάνων ἐπ[αινέσαι - -
presente a Stratos esprime al confronto una minore riconoscibilità istituzionale. Seppure il testo superstite del decreto per gli Echinaioi (a differenza ad esempio del trattato di isopoliteia con l’Etolia IG IX 12 1, 3A sopra evocato) non conservi
alcuna ulteriore informazione sulle possibili magistrature e istituzioni comuni del presunto koinon, e seppure permanga il problema non secondario di valorizzare come testimonianza probante un documento fortemente integrato, ciononostante questo documento epigrafico testimonia l’esistenza di un rapporto politico-isti- tuzionale oramai codificato tra realtà locali e potere centrale in seno alla regione acarnana, rafforzando in questo l’idea dell’avvenuta formazione di una stabile unione federale degli Acarnani. La menzione – questa sicura – degli Ἀκαρνάνες nel decreto per gli Echinaioi può infatti suggerire che l’iniziativa degli Echinaioi fosse passata attraverso il coinvolgimento e la mediazione degli organismi fede- rali del koinon. L’invio di delegati ad Atene da parte di Echinos, si noti, non deve far supporre che questa avesse la facoltà di condurre autonomamente iniziative di politica “estera” pur in presenza di un’organizzazione federale acarnana13. Non
mancano infatti esempi di relazioni interstatali condotte da poleis membri di fede- razioni con la mediazione o il semplice consenso del koinon di appartenenza. Un esempio significativo al proposito è quello dell’invio di ambasciatori ad Antigono Dosone da parte di Megalopolis, città membro della federazione achea, narrato da Polyb. II 48 (227 a.C.): i legati da Megalopolis erano stati inviati prima presso gli organi federali, per chiedere il consenso del koinon all’iniziativa, e solo in seguito, a fronte di un nulla osta della federazione, presso Antigono14. Non è improbabile
ritenere che uno schema similare possa essersi verificato anche nel caso dei rap- porti tra Echinos e Atene, e che, pertanto, i presbeis della città acarnana abbiano effettuato la loro missione diplomatica solo dietro ufficiale autorizzazione del koi-
non, il quale sarebbe stato di conseguenza raggiunto dal provvedimento onorifico
di Atene per il ruolo ricoperto.
Un’ultima testimonianza epigrafica deve essere qui infine richiamata, per il fatto di essere stata interpretata come un decreto federale acarnano e, in partico- lare, come un decreto di conferimento della politeia acarnana. Dirò sin da subito che non solo lo scarno testo superstite rende tale lettura troppo congetturale per poter essere presa in seria considerazione, ma anche che credo esista la concreta possibilità che questo decreto su placca bronzea, noto da collezione e di cui si ignora del tutto l’originaria provenienza, fosse stato addirittura emesso al di fuori del contesto acarnano. Un’ulteriore incertezza riguarda peraltro la cronologia del decreto, dal momento che l’iscrizione è stata collocata nel III sec. a.C. da Louis Robert anche se in seguito fu attribuita alla fine del IV sec. a.C. nell’edizione
13 Come sostiene invece Corsten 1999, 196-197.
14 Polyb. II 48, 6-7: οἱ μὲν οὖν Μεγαλοπολῖται κατέστησαν αὐτοὺς τοὺς περὶ τὸν Νικοφάνη καὶ
τὸν Κερκιδᾶν πρεσβευτὰς πρός τε τοὺς Ἀχαιοὺς κἀκεῖθεν εὐθέως πρὸς τὸν Ἀντίγονον, ἂν αὐτοῖς συγκατάθηται τὸ ἔθνος. οἱ δ’ Ἀχαιοὶ συνεχώρησαν πρεσβεύειν τοῖς Μεγαλοπολίταις.
berlinese, sempre in base a criteri paleografici15. Nonostante questo, l’eventualità,
seppure assai remota, di trovarci di fronte a un decreto federale di fine IV sec. a.C. ci richiede di per sé di prendere brevemente in considerazione anche questo do- cumento, di cui riporto qui di seguito il testo come pubblicato nelle Inscriptiones
Graecae per comodità del lettore16:
IG IX 12 2, 573 ...c. 20...ΙΑΚΑΡΝΕΣΙ̣.. ...c. 19...ων Ἀκαρνᾶνας [...c. 17... τ]ᾶς Ἀκαρνίας(!) πολι- [...c. 17... Ἀ]ντίμαχον ἐκ τᾶς 5 [Ἀκ]α̣ρνανί̣α̣[ς, τὸν ἐπιτ]υ̣γχάνοντα συλᾶ- [ν] κ̣αὶ τὰν π̣[όλιν, ἐ]ξ ἇς [κ]α ἄγηται· εἰ δὲ μὴ σ- υ̣λῶι, ἁ μὲ[ν πό]λ̣ις ἀποτεισάτω ἑκατὸν μν- ᾶς ἱερὰς τῶι Ἀπόλλωνι̣ τῶι Μετθαπίωι καὶ ὁ [ἔ]τ̣α̣ς ὁ ἐπιτυχών, εἰ μὴ συλῶι, δέκα μν[ᾶς ἱερ]- 10 [ὰς κ]ὰτ ταὐτά· τὸν δὲ συλάσαντα κα̣[ὶ ἔταν κ]- [αὶ π]όλιμ μὴ ὑ̣πέχειν δίκαν̣ ...c. 10... .3-4.Α̣ΝΛ̣ΕΟΝΤ̣ ... ΟΙΟΙΝ.ΛΤΟΣΑ...c. 11.... – – – – – – – – – ΟΝΕΙΜ̣...c. 11....
Nel commento all’iscrizione, Klaffenbach formulò un’ampia proposta di inte- grazione delle linee 1-4 ([Ἀντιμάχωι τοῦ δεῖνος ethn.]ι Ἀκαρ〈νά〉νες π̣[ολ|ιτείαν ἔδωκαν ἀντὶ] ὧν Ἀκαρνᾶνας | [εὖ πεποίηκεν, ἐν ἇι κα τᾶν τ]ᾶς Ἀκαρ〈να〉νίας πολί|[ων θέληι . . . . .c. 10 . . . . Ἀ]ντίμαχον ἐκ τᾶς κτλ.), sulla scia della lettura che
Louis Robert aveva suggerito per la sola l. 3 ([εἶναι αὐτὸν πόλεως ἇς κα βούληται τ]ᾶς Ἀκαρ〈να〉νίας πολί|[ταν). Al di là del fatto che, viste la natura e stato di con- servazione del documento epigrafico in oggetto, ogni ulteriore giudizio andrebbe sospeso fino a un nuovo e attento riesame autoptico della placca bronzea, si deve comunque ammettere come nessuna di queste proposte può essere senz’altro ac- colta. Entrambe scaturiscono dalla compresenza, nelle prime linee del testo super- stite, di riferimenti all’Acarnania e agli Acarnani, e delle lettere ΠΟΛΙ[–, che ov-
15 Robert 1936, 39-41 nr. 35 (39 per la datazione).
16 A quanto mi consta, questa iscrizione ha ricevuto a oggi scarsissima attenzione negli studi;
diversi aspetti giuridici sollevati dal testo, riguardanti i rapporti tra privati e tra stati in relazione al diritto di rappresaglia (συλεῖν), ma non strettamente attinenti ai fini del presente studio, varrebbero la pena di essere ulteriormente approfonditi, ed è con queste riserve che propongo qui in nota una traduzione del testo edito nelle IG: «. . . Acarnani (?). . . Acarnani (?) . . . (città?) dell’Acar- nania . . . Antimachos dall’Acarnania, colui che ottiene il diritto di sequestro per rappresaglia e la città, dalla quale ha sottratto per sé; se non esercita il sequestro per rappresaglia, la polis venga sottoposta a un’ammenda di cento mine da consacrarsi ad Apollo Metthapios e il privato cittadino, se non esercita il sequestro per rappresaglia, versi dieci mine consacrate allo stesso modo. Al sogget- to che esercita il sequestro per rappresaglia, sia un privato cittadino sia una polis, non sia applicata nessuna pena . . . . .».
viamente si prestavano ad essere suggestivamente connesse a termini chiave come πολιτεία o πολίτης. Per quanto è dato di sapere, queste quattro lettere potrebbero però semplicemente far parte della parola πόλις, senza portarci necessariamente a desumere che si trattasse di un decreto di conferimento della cittadinanza acar- nana17. Oltre a questo, si deve altresì notare che non solo le integrazioni suggerite
per queste linee non possiedono riscontri formulari nella documentazione epi- grafica dell’area (quella di Robert si rivela per di più inadatta alla lacuna della linea 3), ma anche che un così repentino passaggio, nel testo del decreto, tra il presunto conferimento della politeia acarnana (ll. 1-4) e una serie di clausole (ll. 5 sgg.) regolamentanti specifici aspetti relativi al diritto di rappresaglia non sembra a mio avviso aver senso. A queste incertezze si aggiungono quelle relative alla provenienza dell’iscrizione e, di conseguenza, alla comunità politica emanante. Ci si può chiedere infatti se Acarnania e gli Acarnani potessero essere qui men- zionati in veste di controparte di un accordo a carattere giuridico e non come comunità politica emanante; la menzione di un individuo di nome Antimachos induce facilmente a pensare a un provvedimento onorifico (senza tuttavia pensare necessariamente al conferimento della politeia acarnana); ma non si può nemme- no escludere che Antimachos fosse qui citato per il fatto di rivestire un qualche specifico ruolo operativo, e non come onorando. Particolarmente enigmatico è infine il riferimento al tempio di Apollo Metthapios, presso cui la polis o il privato avrebbero dovuto consacrare un deposito di cento o dieci mine rispettivamente, in caso di mancato esercizio della rappresaglia. Non solo, infatti, l’Apollo Met- thapios è sconosciuto nella madrepatria greca, ma gli indizi emergenti dalle fonti