adozione di un sistema di phylai nella comunità ellenizzata dei Dimallitai. La stes- sa iscrizione, di cui si fornisce qui una lettura alternativa e certo più normalizzante attraverso la menzione del peripolarchos in luogo del phylarchos, ci porta tuttavia a considerare la possibilità che i Dimallitai non fossero del tutto indipendenti, ma agissero come una comunità locale semi-indipendente, all’interno di un sistema territoriale polarizzato attorno alla polis di Apollonia. Lo schema che il contesto di Dimalla lascia appena intravedere sembra tuttavia nuovamente proporsi nel caso del koinon dei Balaieitai; anche questo piccolo koinon, a cui dedicherò infatti un breve capitolo nell’ottica di raffronto con il caso di Dimalla, sembra essersi costituito come comunità locale subordinata al controllo di Apollonia, come l’a- nalisi del decreto onorifico dei Balaieitai per il peripolarchos Aristen sembrereb- be evidenziare.
2.2. Dimalla (koinon dei Dimallitai)
La città illirica di Dimalla (o Dimale), identificata nell’odierna Krotinë/Berat, a nordovest di Apollonia, ha restituito un insieme di documenti epigrafici costitui- to per la stragrande maggioranza di bolli su tegole databili tra III e II sec. a.C., e da alcune iscrizioni su pietra2. Tra i primi, si segnalano in particolare una serie di
bolli relativi ad ateliers pubblici, alcuni recanti il nome della polis, ancora nella forma dorica-nordoccidentale Διμάλλας3, altri recante l’etnico al genitivo plurale
Διμαλλίταν4, indicazioni che l’editore, B. Dautaj, suggeriva di interpretare come
afferenti rispettivamente alla sola polis di Dimalla, da una parte, e al koinon dei Dimallitai, dall’altra. Tra le poche iscrizioni su pietra conservate, si segnala il frammento di un orologio solare, recante l’indicazione frammentaria di una ca- rica locale (– ]ΛΑΡΧΗΣΑ[ –), integrata da Louis Robert nel participio aoristo φυλαρχήσας, «avendo ricoperto la carica di phylarchos», in riferimento al nome del dedicante5.
SEG 45: 685
[— — — — — — — — — — — — — —] 1 [— — — — — — — — —] | Φιλ[— —]
2 Cf. Muka - Heinzelmann 2012, 387-391. Sulle iscrizioni su laterizio e su pietra da Dimalla,
cf. Dautaj 1994, 105-150.
3 Cf. Dautaj 1994, 121, nrr. 16-19. La forma Διμάλη, attestato da Polibio (III 18, 1; VII 9, 14;
cf. Liv. XXIX 12, 3 e 13: Dimallum) trova corrispondenza nel toponimo Διμάλλης attestato in una base con dedica ad Apollo da Krotinë (III sec. a.C.), cf. Dautaj 1994, 131-132 nr. 7 (= SEG 45: 683).
4 Dautaj 1994, 121-122 nrr. 20-27.
5 Ed. princ. B. Dautaj, Â Zbulimi I qytetit ilir Dimal, «Studime Historike», 2. 1965, 70 e tav. F
[non vidi], cf. L. Robert in BÉ 1967, nr. 346; Dautaj 1986, 102 nr. 1; 1994, 130 nr. 6; Donderer 1998, 177, nr. A5 (foto).
[— — — — — — — — —]|ΠΟΛΟΘΕ[—] [— — — — — — — φυ]|λαρχήσα[ς] [— — — — — — —] | vacat
4 [— — — — —] | Ταραντῖνος ἐποίησ[ε] 5 [— — —]ΑΛΟΝΗ μιμήσεται.
L’indicazione della carica del phylarchos, che abbiamo visto essere attesta- ta a Epidamnos, implicherebbe che la città illirica di Dimalla avesse adottato in età ellenistica un sistema di phylai – quali che fossero le loro precise funzioni e composizione – sul modello delle vicine poleis corinzie6. L’influenza economica
e culturale delle poleis hellenides dell’area, e in particolare di Apollonia, sembra emergere dalla stessa indagine archeologica7; ma, sul piano istituzionale, sembra
difficile credere che la figura del phylarchos possa essere esistita a Dimalla pro- venendo da tale matrice8. Ad Apollonia non se ne possiedono evidenze, mentre la
carica del phylarchos di Epidamnos, peraltro a oggi attestata con tale denomina- zione solo per via letteraria nella testimonianza di Aristotele, non apparteneva a un orizzonte cronologico ellenistico o classico, ma piuttosto arcaico, essendo stata sostituita da una boule probabilmente già nel corso del VI sec. a.C. Si tratta quindi di contesti non facilmente collegabili.
Le righe del testo inciso sul fronte dell’orologio solare correvano per tutta la sua larghezza, interrompendosi in corrispondenza del bacino centrale; pertanto, alla sinistra del quadrante, alla linea 3, ci doveva essere lo spazio per circa otto carat- teri9; inoltre, è possibile che le sei lettere conservate alla linea 2, –]|ΠΟΛΟΘΕ[–,
non ben comprensibili, potessero appartenere alla parte finale dell’onomastica del dedicante. In conclusione, non vedo motivi per escludere un’integrazione alter- nativa della linea 3 assai più usuale per l’epigrafia ellenistica di quest’area, ossia:
3 [ .ca. 2. περιπο]|λαρχήσα[ς]
6 Per questomotivo appare tra le poleis della Grecia nordoccidentale recanti suddivisioni locali
censite da Jones 1987, 157.
7 Cf. Muka - Heinzelmann 2012, 387-391: l’insediamento illirico venne fortificato nel IV
sec. a.C.; nel periodo III-II sec. a.C. la città conobbe il suo floruit, accompagnato da un’intensa attività urbanistica: a questa fase risale, tra le altre cose, l’edificazione di una nuova cinta mura- ria e del teatro; lavorazioni e materiali sembrano testimoniare un intenso scambio con la vicina Apollonia.
8 È da considerarsi del tutto superata l’ipotesi, avanzata da Hammond 1968, 14-15, che Dimalla
fosse una polis di origine greca, fondata sotto Pirro con un contingente di coloni da Apollonia; cf. infatti Hatzopoulos 1997, 145, che indica piuttosto questa città come centro dell’ethnos illirico dei Parthini, senza alcuna origine greca, ma tardivamente ellenizzato grazie all’influenza di Apollonia e del koinon degli Epiroti.
9 Benché non sia possibile stabilire con precisione il numero dei caratteri su ogni linea, bisogne-
rà tuttavia considerare come il quadrante dovesse occupare il centro dello specchio epigrafico e che, pertanto, il testo fosse distribuito specularmente ai due lati dello stesso.
Questa più semplice soluzione, che aggiungerebbe un nuovo documento al
dossier in continua crescita delle attestazioni epigrafiche dei peripolarchoi in que-
ste aree10, ci solleva dalla difficoltà di giustificare l’esistenza di phylai civiche di
matrice corinzia nella polis illirica di Dimalla. Peraltro, considerate le caratteri- stiche e le funzioni dei peripolarchoi emergenti dalla locale epigrafia, il dono di questa meridiana da parte di un singolo individuo ex detentore di una carica pub- blica si adatta molto meglio alla figura del peripolarchos unico, che non a quella di un ipotetico phylarchos, di cui risulterebbe infatti più difficile comprendere la dedica di questo oggetto (verosimilmente un dono alla comunità di Dimallitai) come singolo, invece che come collegio magistratuale11.
Se il dedicante della meridiana era un ex-peripolarchos, come sembra più pro- babile, ciò significa che non necessariamente ci troviamo qui di fronte a una carica locale della polis di Dimalla; date le caratteristiche di questa figura, che emergono dalle sue varie testimonianze nell’epigrafia nordoccidentale, è anzi più plausibile ritenere che il peripolarchos non fosse un dimallita, ma provenisse ad esempio dalla vicina Apollonia. In base a qualche sorta di accordo di cui ci sfuggono total- mente i termini, il piccolo koinon dei Dimallitai – similmente a quanto si registra con quello dei Balaieitai (vd. infra) – si sarebbe affidato ad Apollonia per la pro- tezione di parti del suo territorio.
La presenza della firma di un artigiano di Taranto (vd. l. 4 dell’iscrizione), si noti, colloca la meridiana di Krotinë nel contesto dell’intenso interscambio tra le due sponde dello Ionio, di cui la polis di Apollonia rappresentava certo per Dimal- la la più vicina testa di ponte12. Ma al di là di questo aspetto, un ulteriore particola-
re del testo epigrafico può richiamare la nostra attenzione, portandoci nuovamente a collegare l’origine del dedicante alla vicina colonia greca. Come ho detto sopra, è plausibile ritenere che l’indicazione [ .ca. 2. περιπο]|λαρχήσα[ς], della linea 3,
fosse preceduta dalla formula onomastica del dedicante, di cui potevano far parte tanto le lettere | Φιλ[— —], iniziali di moltissimi antroponimi greci, quanto le suc- cessive –]|ΠΟΛΟΘΕ[–. A proposito di queste ultime, Louis Robert aveva tentato di individuare un qualche collegamento con la parola πόλος, indicante appunto la
10 Al gruppo di iscrizioni analizzato nel suo insieme da Cabanes 1991, 197-216 (e attestanti l’e-
sistenza di peripolarchoi, tra gli altri, ad Apollonia, Byllis, e nel koinon dei Balaieitai), si aggiunge la recente pubblicazione di una dedica funeraria da parte di un peripolarchos, databile al periodo 232-168 a.C. e proveniente dal castrum Matohasanaj, ai confini del territorio di Amantia, cf. Ca- banes et al. 2016, 405-408 nr. 2. Sui peripolarchoi, i peripoloi e il pattugliamento dei confini nel mondo greco, cf. anche Robert 1955, 283-292; Chaniotis 2008, 103-145, part. 132 sgg.; Antonetti 2010, 317-318.
11 Vd. ad es. la dedica dell’agoranomon Aristomenes f. di Aristippo, τῶι δήμωι, SEG 41: 511,
cf. Donderer 1998, 173-174 A1.
12 A questo proposito, cf. in particolare Zancani 1926, 173-198, per l’influenza delle maestranze
artistiche tarantine sulle stele di Apollonia. Sull’economia di Dimalla, e i suoi privilegiati rapporti commerciali con Apollonia (anche nel ruolo di mediatrice coi mercati dell’Italia meridionale), testi- moniati dalle fonti ceramiche e numismatiche, cf. Dautaj 1976, 149-163, part. 157 e 159.
meridiana della tipologia a conca, come quella oggetto della dedica; se tale let- tura, come ammise lo stesso Robert, non portava di fatto ad alcun risultato13, più
significativa è invece la connessione di queste lettere con l’abbreviazione ΠΟΛΟ, attestata nella dedica degli hieromnamones I. Apollonia 7 (III-II sec. a.C.) dove accompagnava l’onomastica di un grammateus apolloniate.
Così interpretato, il testo di Dimalla, pur nella sua frammentarietà, può trovare diretto riscontro in un’altra iscrizione dedicatoria di III sec. a.C. di produzione apolloniate, il cosiddetto bronzo dell’Ashmolean Museum SEG 15: 412 di cui si è già detto in precedenza14. Qui, un ex-peripolarchos di Apollonia, congiuntamente
al grammateus e ai symperipoloi, dedicava a Dioniso un ἄγαλμα e una σκανά15. La
formula onomastica con cui l’ex-peripolarchos viene indicato nell’iscrizione, os- sia nome – patronimico-filetico (nella forma estesa) – participio περιπολαρχήσας è del tutto parallela a quella ipotizzabile per il testo frammentario della meridiana di Dimalla16:
[ . . .ca. 7. . . . ] | quadrante | Φιλ[ . . ca. 4. . ]
[ . . . .ca. 8. . . . ] | quadrante | Πολοθε[ .ca. 2.]
[ .ca. 2. περιπο]| quadrante | λαρχήσα[ς]
Non si può escludere che anche la dedica dell’ex-peripolarchos Apelleas e dei suoi colleghi si fosse originata in un contesto analogo a quello che abbiamo
13 Robert in BÉ 1967 nr. 346: «dans -πολοθε- on voudrait chercher un composé de πόλος, ma
ce ne semble mener à rien».
14 Vd. supra, 56 n. 191.
15 Soprattutto la dedica di una σκανά, una struttura effimera dalla funzione non facilmente pre-
cisabile, ha suscitato un notevole dibattitto tra gli studiosi, per i cui riferimenti rimando qui in par- ticolare ad Antonetti 2010, 319; personalmente, ritengo che l’ipotesi di attribuire questa dedica a un culto dionisiaco connesso a un edificio teatrale – originariamente esclusa da Robert 1955, 283-292, ma riproposta da Ducat 2007, 113-123, con valide argomentazioni – mantenga una notevole credi- bilità. Non priva di interessanti riscontri (anzitutto IG IX 12 1, 117: dedica di ventidue σύσκανοι,
“compagni di tenda”, a Dionisio, da Trichonion in Etolia, seconda m. del III sec. a.C.) è l’ipotesi di Antonetti 2010, 319-320, che vede nella skana una struttura temporanea dedicata a Dioniso dopo il suo utilizzo in una cerimonia iniziatica; guardando a quanto emerge nella presente analisi, mi sembra tuttavia che questa lettura abbia il solo limite di essere eccessivamente declinata in senso religioso («è infatti la memoria della comunione rituale […] l’unica motivazione della dedica, la sola rilevante di un testo altrimenti privo di qualsiasi altro indicatore sacro o sociale», cit. a p. 320), soprattutto qualora si consideri come tale atto di pietas avesse potuto de facto adombrare un’ini- ziativa evergetica nei confronti di una comunità esterna, in linea con quanto ipotizzabile nei casi della meridiana di Dimalla e del decreto di Balaieitai (vd. infra) e all’interno, quindi, di una dimen- sione non solo religiosa, ma anche ufficiale e politica (la datazione attraverso il prytanis eponimo, l’indicazione delle magistrature, l’onomastica accompagnata dai filetici nel bronzo dell’Ashmolean Museum ci portano lontano, a mio parere, da una dimensione squisitamente religiosa e iniziatica).
16 SEG 15: 412, ll. 5-6: Ἀπελλέας Ἀλκαίου | Λίτας περιπολαρχήσας. Si noti come anche qui
ipotizzato per la dedica della meridiana di Dimalla; nel contesto, cioè, di rappor- ti intercorrenti tra il ‘polo’ di Apollonia e comunità satelliti dell’area, veicolati dalla figura del peripolarchos apolloniate, e meglio chiaribili nella loro natura dal decreto del koinon dei Balaieitai di cui mi occuperò poco oltre. Se infatti l’at- tribuzione al contesto apolloniate di SEG 15: 412, grazie alla presenza degli etni- ci Amphineus e Litas, appare assodata, bisogna però rammentare come rimanga tuttavia sconosciuta la precisa provenienza dell’iscrizione (acquistata sul mercato antiquario di Smirne e originariamente reputata di provenienza ateniese) e per- tanto, in ultima istanza, la localizzazione del culto di Dioniso a cui l’ἄγαλμα e la σκανά erano state destinate17. In altre parole, credo non possa essere dato per certo
che l’atto evergetico del peripolarchos Apelleas e dei suoi subalterni fosse stato rivolto agli Apolloniatai; e appare anzi più in linea con altre testimonianze che tale iniziativa fosse maturata nel contesto di rapporti tra il peripolarchos apolloniate e altre comunità dell’area, come quella dei Dimallitai o dei Balaieitai.
2.3. Il koinon dei Balaieitai
Un’iscrizione di buona fattura databile preferibilmente alla prima metà del II sec. a.C., incisa su un’elegante stele bronzea a edicola, e originariamente detenu- ta da una famiglia di Fier, nell’area dell’antica Byllis18, reca l’unica attestazione
ad oggi nota di una comunità politica locale che si definisce nel testo in oggetto κοινὸν τῶν Βαλαιειτᾶν. La stele, nella fattispecie, reca inciso un decreto onorifico emanato dai Balaieitai per il peripolarchos Aristen19, figlio di Parmen, della cui
onomastica già il primo editore N. Ceka aveva sottolineato l’origine greca e i ri- scontri con il contesto di Apollonia ed Epidamnos20.
{corona}
1 πρυτανεύοντος Βίωνος τοῦ Κλει- γένεος, Ψυδρέος ιηʹ, τοῦ ταμία Ἀ- ριστῆνος τοῦ Ἐξακίου ἀπολογιξα- μένου τοῖς πρεσβυτέροις καὶ τᾶι ἐκ-
17 Teatri di piccole e medie dimensioni edificati in età ellenistica sono peraltro presenti in centri
su cui insisteva l’influenza apolloniate, come Byllis (cf. Ceka 2009, 48-53) o la stessa Dimalla, dove il teatro litico, recentemente venuto alla luce, sembra essere stato edificato nel II sec. a.C. (cf. Muka - Heinzelmann 2012, 388-389).
18 Odierna Gradisht, cf. Ceka 1987, 135-136; su Byllis, cf. Funke, Moustakis, e Hochschultz in
Inventory nr. 92.
19 Ed. princ. Ceka 1987a, 92-93 nr. 42 (foto) = SEG 38: 521. Cf. Cabanes 1991, 202-203, 209-
210 e 220-221 nr. 7 (foto); Hadzis 1993, 205 e 204 fig. 3; Chankowski 2004, 66-67 n. 33; Chaniotis 2008, 132-134; Crema 2010, 208-208 e nn. 40 e 44; De Vido 2010, 270.
20 Ceka 1987a, 72: in questo articolo lo studioso attribuisce il decreto dei Balaieitai al corpus di
5 κλησίαι ὅτι εἴη ὁ περιπόλαρχος Ἀρι- στῆν ὁ Παρμῆνος πεποιηκὼς τοῖς Βαλαιιταῖς φιλάνθρωπα καὶ πλήω, ἔδοξε τοῖς Βαλαιειταῖς στεφανωθῆ- μεν τὸν περιπόλαρχον Ἀριστῆνα τὸν 10 Παρμῆνος στεφάνωι χρυσέωι ἀπὸ χρυσῶν πέντε ἀρετᾶς ἕνεκα καὶ εὐ- νοίας· v τοῦ δὲ περιπολάρχου Ἀρισ- τῆνος τοῦ Παρμῆνος ἐυχαριστήσαν- τος τοῖς Βαλαιιταῖς ἐπὶ τῶι δοθέντι αὐ- 15 τῶι φιλανθρώπωι καὶ ἀντιστεφα- νώσαντος τὸ κοινὸν τῶν Βαλαιει- τᾶν τῶι αὐτῶι στεφάνωι, ἔδοξε τοῖς Βαλαιειταῖς ψάφισμα ἀ- ναγραφῆμεν εἰς χάλκωμα καὶ κα- 20 τασταθῆμεν εἰς ἐπιφανῆ τόπον διὰ τὰ προγεγονότα ὑπ’ αὐτοῦ φιλάν- θρωπα, μετέχειν δὲ καὶ τῶν κοινῶν αὐτὸν καὶ ἐκγόνους, μετέχειν δὲ τῶν κοινῶν καὶ τοὺς γραμματεῖς αὐ- 25 τοῦ Παρμῆνα Τεισάρχου καὶ Βοῦ- λον τὸν Ἀβαίου.
«Sotto la pritania di Bion figlio di Kleigenes, nel 17° giorno del mese Psydreus: dal momento che il tamias Aristen, figlio di Exakios, ha riferito al Consiglio degli Anziani e all’Assemblea che il peripolarchos Aristen, figlio di Parmen, avrebbe compiuto in più occasioni azioni magnanime nei confronti di Balaiitai, parve bene ai Balaieitai incoronare il peripolarchos Aristen figlio di Parmen con una corona d’oro del valore di cinque monete auree per la virtù e benevolenza dimostrate. Poi- ché il peripolarchos Aristen figlio di Parmen ha ringraziato i Balaiitai per il dono magnanimamente concesso e ha incoronato a sua volta il koinon dei Balaieitai con una corona di pari valore, parve bene ai Balaieitai di far incidere il decreto su una stele bronzea e di collocarla in un luogo ben visibile a motivo delle azioni ma- gnanime da lui compiute in passato; inoltre, che lui e i suoi discendenti prendano parte ai koina, e che prendano parte ai koina anche i suoi segretari Parmen figlio di Teisarchos, e Boulon figlio di Abaios».
Il decreto, che a vantaggio del lettore ho qui sopra riprodotto nella sua interez- za, presenta diversi problemi stimolanti, che sembrano condurci in un’autentica ‘zona grigia’ del rapporto tra locale e centrale nelle comunità statuali del mondo greco, oltre che in una zona grigia dello stesso rapporto tra polis e ethnos come modelli di organizzazione politica. La questione di partenza riguarda lo status degli onorati (mi riferisco non solo al peripolarchos Aristen ma anche ai due
grammateis Parmen e Boulon) rispetto ai Balaieitai. Infatti, la concessione del
di questa formula, indica chiaramente che gli onorati erano ‘esterni’ alla comu- nità onorante e che, di conseguenza, né il peripolarchos né i due grammateis al suo servizio erano cariche appartenenti alla comunità dei Balaieitai. Ho qui usato volutamente una definizione generica – “esterni” – per il fatto che non esistono in realtà motivi dirimenti per ritenere che i Balaieitai fossero una comunità politica nettamente indipendente da quella cui appartenevano Aristen, Parmen e Boulon, e che a questi ultimi, conseguentemente, si debba attribuire lo status di veri e propri
xenoi rispetto ai Balaieitai.
Una questione centrale è l’interpretazione della formula μετέχειν τῶν κοινῶν, che, secondo alcuni studiosi, corrisponderebbe di fatto al conferimento della poli-
teia dei Balaieitai agli onorati, con la necessaria conseguenza di dover considerare
il koinon dei Balaieitai come una comunità politica del tutto autonoma, dotata di un proprio esclusivo diritto di cittadinanza21. Qual era l’origine del peripolarchos
e dei suoi due grammateis? Il testo del decreto non ne fa riferimento, limitandosi a indicare ogni individuo, anche il principale onorato, con i soli nome e patroni- mico. Benché non esistano argomenti decisivi per sostenere la loro provenien- za dalla vicina Apollonia (la figura del peripolarchos e del relativo segretario è attestata parimenti anche nel koinon dei Bylliones22), la stessa appare tuttavia
molto plausibile, soprattutto in base a considerazioni onomastiche. Soprattutto gli antroponimi Ἀριστήν (che caratterizza il peripolarchos ma anche il tamias) e Παρμήν (il padre del peripolarchos e uno dei grammateis) risultano essere assai diffusi proprio ad Apollonia23, dove appaiono associati a individui di rango eleva-
to, appartenenti alla classe con pieni poteri politici. In particolare, i nomi Aristen e Parmen compaiono nella dedica degli hieromnamones di Apollonia ad Afrodite, dove caratterizzano rispettivamente il padre del prytanis Phyllos e il nome proprio di un grammateus24; tra IV e III sec. a.C. un apolloniate, [- - -?] figlio di Parmen,
dedica un gruppo statuario a Teti e Achille, dopo averne ricoperto il ruolo di at- tendente sacro (ἀμφιπολεύσας)25; questi due nomi compaiono anche su una serie
di timbri su tegole, nella probabile funzione di prytaneis eponimi o di altra magi- stratura cittadina preposta a opere pubbliche26; parimenti, individui recanti questi
21 Cf. Cabanes 1991, 221; Chankowski 2004, 66-67 n. 33, il quale rafforza con questa la sua
visione del peripolarchos come straniero mercenario; sulla scia di Cabanes, anche De Vido 2010, 270 n. 57.
22 SEG 38: 520, Byllis (Rabie), III sec. a.C.
23 LGPN III. A, s.v. Ἀριστήν, nrr. 7-15; s.v. Παρμήν, nrr. 1-11.
24 I. Apollonia 7, III/II sec. a.C.: πρυτανεύοντος Ψύλλου τοῦ Ἀριστῆνος; γραμματεὺς Παρμὴν
Σωστράτου Πολο(–).
25 I. Bouthrotos 408, metà IV / inizi III sec. a.C.
26 I. Apollonia 347 (Ἀριστήν); 359 (Ἱέρων Ἀριστ[ῆ]ν[ος]); 363 (Παρμήν); 364 (Παρμῆνος cin-
que esemplari). Cabanes in I. Apollonia colloca questi documenti nel gruppo di timbri di ‘privati’ (Estampilles de particuliers, 92-93 nrr. 343-367), ma rimane tuttavia molto plausibile che fossero anche questi prytaneis eponimi: si consideri il confronto con il corpus di timbri su tegole di Corcira, cf. Kindt 1997, 27-112 (e in Grecia 55-58) dove l’indicazione del prytanis viene data sia con ἐπί
nomi sono ampiamente presenti nella numismatica apolloniate, dove appaiono nel ruolo di prytaneis eponimi e di magistrati monetali27. Queste considerazioni
sulla possibile origine del peripolarchos e dei suoi due segretari avrebbero poca importanza in questa analisi se si ritenesse, come fa A. Chankowski, che Aristen avesse qui rivestito il ruolo di mercenario al soldo dei Balaieitai; tale assunto (che porta lo studioso a inferire che i peripoloi e i loro comandanti fossero, in questo contesto nordoccidentale, regolarmente dei mercenari) si basa fondamentalmente sull’interpretazione di μετέχειν τῶν κοινῶν come formula di conferimento della cittadinanza e sul conseguente status di Aristen e degli altri come xenoi naturaliz- zati. A ragione Chaniotis ha contestato questa interpretazione, in parte derivante da posizioni già a suo tempo espresse da Cabanes, sulla base del fatto che «the formula μετέχειν δὲ καὶ τῶν κοινῶν only makes Aristen member of the koinon; it cannot be equated with the award of citizenship, and as a matter of fact we do not even know if the Balaiitai had a legal status of citizenship. It is possible that they were not a citizen community but a subdivision, a local district, of Apollonia, on the fringes of its territory»28.
Lasciando per un attimo da parte l’ulteriore aspetto sollevato da Chaniotis, di fondamentale importanza in questa nostra analisi, vorrei ritornare ancora sul con- ferimento della prerogativa di μετέχειν τῶν κοινῶν. Non credo che questa conces- sione facesse di Aristen un membro del koinon dei Balaieitai, ma che, molto più semplicemente e concretamente, accordasse al peripolarchos, ai suoi discendenti e ai due grammateis la possibilità di partecipare a “cose comuni”, a momenti collettivi da cui i non-Balaieitai erano normalmente esclusi; con τὰ κοινά, nella fattispecie, mi sembra si debbano intendere anzitutto (se non esclusivamente) le festività religiose e i sacrifici tenuti localmente in seno ai Balaieitai, oltre che, forse, le loro assemblee comuni (l’ekklesia richiamata nel decreto)29.
+ gen. sia anche al solo nominativo; ad Apollonia, l’unica tegola recante la formula ἐπί + gen., e perciò classificata da Cabanes come relativa a un prytanis eponimo, è la I. Apollonia 342: essa si discosta tuttavia dalle altre per il fatto di recare il nome di due individui (ἐπὶ Νικαγάθου / Καλλὴν Παυσῆνος), con la conseguente necessità di distinguere graficamente il prytanis Nikagathos da Kal- len f. di Pausen.
27 Cf. Ceka 1997, 113-124. 28 Chaniotis 2008, 133-134.
29 Cf. ad es. IG XII 9, 234 (Eretria, 100 a.C.), ll. 23-28: ἔν τε τῆι πανηγύρει τῶν Ἀρτε|μεισίων
συνετέλει (scil. Elpinikos f. di Nikomachos, onorato nel decreto) τὸ ἄλειμμα ἐκκ τοῦ ἰδίου, τὴν | δαπάνην ἐπιδεχόμενος οὐ μόνον εἰς τοὺς πο|λίτας ἀλλὰ καὶ εἰς τοὺς λοιποὺς τοὺς εἰς τὴν πα|νήγυριν παραγενομένους καὶ μετέχοντας τῶν | κοινῶν ξένους; gli xenoi partecipanti alle feste Artemisia sono indicati come μετέχοντες τῶν κοινῶν e contrapposti ai politai. Similmente, l’onorato del decreto
IK Sestos 1 (Sesto, 133-120 a.C.) Menas, f. di Menes, ἐκάλεσεν ἐπὶ τὰ̣ | ἱερὰ τοὺς ἀλειφομένους πάντας καὶ τοὺς ξένους τοὺς μετέχοντας τῶν κοινῶν (in questo caso gli xenoi sono contrapposti agli aleiphomenoi, coloro che “avevano ricevuto l’olio”, ossia i giovani efebi che frequentavano il ginnasio di Sestos in quanto politai). La partecipazione a τὰ κοινά, pertanto, può essere un privilegio accordato a prescindere dal conferimento della cittadinanza, oppure come logica implicazione della