Nella dichiarazione strategica “Europa 2020”185, formulata all’alba dell’attuale decennio, la Commissione europea si proponeva di tracciare il selciato da seguire per rilanciare lo sviluppo economico dell’Unione Europea ed arginare, tramite il
185 Commissione Europea, Bruxelles, Europa 2020. Una strategia per una crescita intelligente,
126 perseguimento di una serie di obiettivi predefiniti, gli effetti negativi della crisi economica imperversante.
La crescita, da perseguire secondo gli intenti della Commissione ai fini di catapultare ogni paese membro al di là della minaccia del dissesto economico, doveva essere improntata all’insegna di una triplice aggettivazione. Doveva, cioè, trattarsi di una crescita: intelligente (attraverso lo sviluppo delle conoscenze e dell’innovazione), sostenibile (basata su un’economia più verde, competitiva ed efficiente nell’impiego delle risorse) ed inclusiva (volta a promuovere l’occupazione e la coesione sociale e territoriale).
A tale strategia, dal forte impatto comunicativo e mediatico, fecero seguito due ulteriori comunicazioni firmate dalla Commissione europea il 12 maggio186 e il 30 giugno 2010187, approvate dal Consiglio europeo il 17 giugno 2010188. Fanno capo a questa ricostruzione del quadro strategico sette “Iniziative faro”, che, laddove perseguite e fatte proprie dalle singole autorità legislative e di governo nazionali, consentirebbero un progressivo assestamento dei Paesi membri su un medesimo livello qualitativo di governance, sia da un punto di vista economico che tecnologico. Tali orientamenti sono il frutto di un’esigenza avvertita dal Consiglio europeo e dalla Commissione di implementare il rafforzamento delle politiche economiche nazionali e la coesione a livello territoriale (da intendersi anche in un’accezione prettamente virtuale per il tramite della creazione di un mercato unico digitale). La comunicazione “Europa 2020”, pertanto, assurge a manifesto di un approccio
186 Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche, Bruxelles, 12.05.2010, COM(2010) 250
definitivo.
187 Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche per la stabilità, la crescita e l’occupazione
– Strumenti per una governance economica più forte in ambito UE, Bruxelles, 30.06.2010,
COM(2010) 367 definitivo.
127 politico, fortemente voluto dall’UE, ben definito per sostenere la ripresa economica, risanare le finanze pubbliche e promuovere attivamente la sostenibilità della crescita e dell’occupazione.
Tra le suddette “iniziative faro” spicca, in termini di interesse per questo lavoro, la predisposizione di un’Agenda Digitale Europea189. Questa elenca una serie di scopi che si innestano principalmente sulle necessità di agevolare la predisposizione delle infrastrutture digitali (reti a banda larga ed ultra larga), di assicurare l’accesso a internet tramite connessioni veloci ad almeno il 50% delle famiglie europee, di creazione del cosiddetto digital single market (specchio virtuale dell’originario mercato unico, finalizzato a superare il divario digitale tra i paesi membri) e di approntamento di mezzi di e-government all’altezza della nuova sfida socio- economica190.
Si tratta della definizione di obiettivi strategici già presenti nel vocabolario istituzionale comunitario e progressivamente arrangiati e ripresentati in nuovi documenti che scandiscono l’evoluzione del progresso dell’Unione in campo digitale. Così, è nel solco tracciato dal disegno del progetto “E-Europe”191 alle soglie del Millennium bug, finalizzato alla realizzazione di una società dell’informazione che facesse dell’Unione europea una superpotenza economica trainante nel panorama mondiale del ventunesimo secolo, che si viene ad inscrivere il progetto dell’Agenda Digitale Europea. Questa, in qualche modo, è volta a correggere l’eccessivo ottimismo delle dichiarazioni formulate dalla Commissione ad inizio millennio e si
189 Le altre sei iniziative inserite in COM(2010) 2020, p. 5, rispondono a: Gioventù in movimento;
l’Unione dell’innovazione; una politica industriale per l’era della globalizzazione; un’agenda per le nuove competenze e nuovi posti di lavoro; un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse; Piattaforma europea contro la povertà.
190 Alla dichiarazione dell’Agenda digitale di cui alla COM(2010) 2020 si aggiunge anche il “Piano
d’azione europeo per l’e-government 2011-2015”, COM(2010) 713.
191 Commissione europea, Bruxelles, “E-Europe - Una società dell’informazione per tutti”,
128 inserisce in un più ampio contesto di riforma che tenga conto delle differenze di accesso alle infrastrutture ICT192 per i cittadini dei diversi paesi membri dell’UE, al fine di appianarle. La riduzione, dunque, del divario digitale da un lato si propone di eliminare il rallentamento della crescita economica del vecchio continente, dall’altro si inserisce in una visione di più ampio respiro legata ad esigenze di governo democratico dell’economia con un occhio di riguardo per il contrasto alle diseguaglianze e alle disparità sociali. La sfida lanciata dalla Commissione si innesta sull’implementazione di reti cosiddette di ultima generazione (reti NGN, a banda larga ed ultra larga), per il tramite di una penetrazione capillare nel territorio degli stati membri in una continua dialettica tra diritto interno e diritto europeo193. Il conseguimento di tale obiettivo dovrebbe, oltretutto, rappresentare la base per una migliore comprensione del fenomeno dell’e-commerce, il quale rappresenta, ad oggi, la più chiara manifestazione del nuovo indirizzo economico cui, inevitabilmente, si è orientato il settore produttivo di qualsiasi paese sviluppato. Pertanto, a far da specchio al mercato unico europeo - principale traguardo raggiunto da un’Unione che non riesce a costruire una comune base politica - nella strategia “Europa 2020” si parla di un nuovo Mercato unico digitale, quasi si trattasse dello spettro di una sorta di contemporanea rivoluzione industriale194. Gli intenti comunitari in tal senso sfociano, al fine di trarre il massimo beneficio dal commercio elettronico, in tre proposte legislative presentate dalla Commissione europea nell’intendimento di
192 “Per ICT (Information Communication Technologies) si devono intendere tutte le soluzioni
tecnologiche, infrastrutturali, hardware e software, che consentono la raccolta, la conservazione, il trattamento e la trasmissione di informazioni (testuali, visive o sonore)”. MERLONI V.F., Introduzione
all’eGovernemnt: pubbliche amministrazioni e società dell’informazione, Giappichelli, 2015, Torino,
p. 5.
193 SBRESCIA V.M., Infrastrutture, reti a banda ultra larga e governo democratico dell’economia
europea, in Rivista giuridica del Mezzogiorno, 2013, fasc. 3, pp. 455-481.
194 FREGNI M.C., Mercato unico digitale e tassazione: misure attuali di progetti di riforma, in Rivista
129 armonizzare il panorama normativo in campo contrattuale circa la fornitura di contenuti digitali e con riguardo a taluni aspetti della vendita di beni online, in un più ampio sforzo volto a rendere possibile la portabilità transfrontaliera dei primi.
Queste indicazioni si collocano nella scia delle proposte contenute nella comunicazione “Strategia per il mercato unico digitale in Europa” del 6 maggio 2015195, fortemente sostenute dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Il fine è quello di migliorare nel complesso l’accesso ai beni e servizi digitali per i consumatori e le imprese, creare un contesto favorevole e parità di condizioni affinché reti digitali e servizi innovativi possano svilupparsi adeguatamente, nonché portare ai massimi livelli il potenziale di crescita dell’economia digitale196.
Si ricerca a tale scopo un’armonizzazione dal punto di vista contrattuale dei diritti nazionali per favorire il commercio elettronico, per assicurare un elevato grado di certezza del diritto per le imprese che operino in questo settore ed, infine, per superare l’attuale approccio territoriale delle pratiche di licenza esclusiva dei contenuti digitali acquistati dai residenti in un dato stato membro, al fine di favorire la portabilità cross-border nell’Unione degli stessi.
Perché sia possibile approntare un quadro normativo prima e la concreta attuazione di tali intenti programmatici poi, è necessario sostenere anche l’allestimento di un adeguato sistema di e-government, che diventi il veicolo principale per la realizzazione di una società dell’informazione in cui tutti i cittadini possano godere dei benefici economici e sociali derivanti dall’impiego delle tecnologie informatiche.
195 Commissone europea, Bruxelles, “Strategia per il mercato unico digitale in Europa”, 06.05.2015,
COM(2015) 192.
196 MARCHETTI F., La strategia della Commissione europea per il mercato unico digitale nelle
prossime iniziative legislative, in Rivista di diritto internazionale privato e processuale, I, 2016, p.
130 L’e-government si basa sulla garanzia di accesso elettronico ai servizi pubblici da parte degli individui e sull’interconnessione telematica dei vari organi delle amministrazioni, tramite il ricorso all’uso di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, coniugate all’acquisizione di nuove competenze cui debbano conformarsi le politiche decisionali pubbliche197.
La strada maestra per addivenire alla creazione di un siffatto apparato di e-
government passa necessariamente per un processo di digitalizzazione delle
pubbliche amministrazioni europee (e, come è ovvio, italiane). Così si potrebbe consentire l’interoperabilità, la connettività, lo scambio di informazioni e la fruizione ottimale dei servizi pubblici online tra le varie amministrazioni, sia a livello nazionale che comunitario. Come corollario ne consegue la revisione delle politiche di uniformazione degli standard di interoperabilità tra le entità pubbliche dell’Unione e i diversi paesi membri, sulla falsariga di quanto riportato nel libro bianco “Ammodernamento della standardizzazione delle ICT nell’UE”198. Ancora, con l’Agenda Digitale Europea si intende promuovere una più agevole fruizione dei servizi pubblici digitali per i cittadini e le imprese. È quindi necessario ridisegnare il quadro normativo in materia di identificazione e autenticazione elettronica al fine di raggiungere il riconoscimento della cosiddetta identità digitale. Ogni legislatore nazionale è chiamato ad ottemperare alle best practices promosse dalla Commissione per permettere la mutua interoperabilità transfrontaliera dei servizi pubblici elettronici.
197 MERLONI V.F., Introduzione all’eGovernemnt: pubbliche amministrazioni e società
dell’informazione, op. cit., p. 4.
198 COM(2009) 324. Con tale libro ci si prefigge l’obiettivo di normalizzare ed amalgamare il
panorama delle regole tecniche sulle ICT su tutto il territorio europeo così da raggiungere una migliore interoperabilità e standard qualitativi più elevati di certezza del diritto.
131 Alla luce di questa sintetica ricostruzione degli indirizzi politici comunitari, sorge spontaneo domandarsi quale sia la portata dell’impatto della digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche nella creazione del mercato unico digitale europeo. Per far ciò, uno strumento - di cui si serve il linguaggio istituzionale comunitario in materia - consisterebbe nell’inquadrare il grado di rilevanza del processo di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche muovendo da un dato empirico: l’incidenza della spesa pubblica (i.e. la spesa erogata ed intermediata dalle amministrazioni pubbliche) sul PIL dei paesi dell’Unione europea. Si osserva, così, come poco meno del 50% del PIL dell’Unione sia costituito dalla spesa pubblica199. Ciò implica che tutto ciò che ruota attorno alle discipline di erogazione dei servizi all’immensa platea diversificata dei cittadini, di scelta dei propri contraenti, di erogazione di finanziamenti di opere e servizi attuate dalle pubbliche amministrazioni europee (e dai soggetti che rientrano nel conto consolidato delle amministrazioni pubbliche nazionali secondo il Sistema europeo dei conti - SEC2010) sia cruciale in vista sia della digitalizzazione del settore pubblico sia della società e, con essa, “della determinazione dei caratteri fondamentali delle
democrazie europee e della cittadinanza nazionale ed europea”200.
Il panorama prospettato dall’Agenda Digitale Europea contempla una società nella quale i diritti fondamentali della dignità e dell’integrità della persona si sviluppino anche nella dimensione digitale. Per far ciò, le politiche europee non possono non basarsi sul diritto all’uguaglianza digitale, ossia sul diritto all’alfabetizzazione informatica, sul diritto all’accesso alla rete, sul diritto all’usabilità dei siti internet.
199 Cfr. Ragioneria generale dello Stato, La spesa pubblica in Europa: anni 2007-2015, in
www.rgs.mef.gov.it.
200 CALZOLAIO S., Digital (and privacy) by default. L’identità costituzionale della amministrazione
132 Ecco che, quindi, l’Agenda Digitale predispone un piano d’azione volto alla costruzione di un mercato e di una società digitale che passi attraverso l’affermazione di un diritto al rilascio di servizi (tramite l’impiego di tecnologie
ICT), ovvero un diritto a specifiche prestazioni, che amplia il contenuto
dell’uguaglianza digitale e che può essere definito quale un diritto fondamentale all’inclusione digitale201. Diritto da apprezzarsi in una dimensione collettiva e non quale semplice manifestazione episodica di un bisogno individuale.
Tornando a monte, ovvero alla considerazione della rilevanza della digitalizzazione delle amministrazioni rispetto all’impatto delle spese pubbliche sul PIL, è da tenere, dunque, in considerazione che prestazioni quali la protezione sociale, la sanità e l’istruzione rappresentano rispettivamente le prime tre voci di spesa degli stati membri dell’Unione, occupando il 30% del PIL europeo (e italiano). È facile, allora, comprendere come il peso di tali voci sul PIL degli stati membri comporti che il tema della digitalizzazione abbia un non trascurabile impatto in relazione alla qualità, rapidità, efficienza dei servizi resi dalle amministrazioni pubbliche ai cittadini ed alle imprese europei. Pertanto, è possibile affermare che il processo di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche dell’UE incida direttamente sul rapporto di cittadinanza e sulla tutela dei diritti fondamentali dei cittadini dei diversi paesi membri.
Lo stesso tema della semplificazione amministrativa202 si lega inevitabilmente a doppio filo alla digitalizzazione della pubblica amministrazione203.
201 CASSETTI L.-RICCI S., L’Agenda Digitale Europea e la riorganizzazione dei sistemi di welfare
nazionale: le nuove frontiere dei diritti sociali nella knowledge based society, in federalismi.it, XX,
2011.
202 Per quanto riguarda l’ordinamento italiano si veda al riguardo la legge delega n.124/2015.
203 In tal senso la digitalizzazione diventa la leva principale della semplificazione amministrativa.
133 In conclusione, in ottemperanza ai dettami fissati dall’Agenda Digitale Europea in materia di e-government, il processo di digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche si erge a sintesi di due orientamenti interconnessi: la garanzia della fruizione dei diritti fondamentali da un lato, l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa dall’altro204.