• Non ci sono risultati.

L’ambivalente ruolo della Russia nel conflitto

Ad un primo sguardo, sembrerebbe che la Russia supporti decisamente l’Armenia nel conflitto, innanzitutto perché parte della stessa alleanza militare. Una sensazione, tra l’altro, grandemente condivisa in Azerbaigian. Se si pensa,

17 F. Vielmini, Il dominio congelato del Karabakh, in Grandi giochi nel Caucaso, Roma, Limes, febbraio

2014, p. 174.

18 Secondo l’art.51 “Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di

autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le misure prese da Membri nell’esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell’azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale”. In Carta delle Nazioni Unite, Centro studi per la pace (http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=onucarta).

19 Nagorno-Karabakh: Getting to…, op. cit., p. 3. 20 Atto Finale, Helsinki, op. cit., p. 4.

tuttavia, alla storia del conflitto nella sua interezza21, si nota come Mosca abbia

appoggiato prima l’una, poi l’altra parte, in ragione di convenienze politiche. Ad esempio, nel 1988, allo scoppio del conflitto, i leader sovietici avevano supportato la posizione di Baku, sostenendo che il Nagorno-Karabakh dovesse rimanere entro i confini della RSS azerbaigiana. Ovviamente, allora come oggi, le posizioni non erano unanimi e c’era chi, invece, sosteneva le richieste degli armeni del Karabakh22. Per quanto il supporto all’Armenia sia stato maggiore nel corso degli

anni, è innegabile che anche l’Azerbaigian abbia a volte beneficiato, direttamente o indirettamente, dell’aiuto russo (come nella Operacija Kol’co).

In particolare, l’ambivalenza della Russia nel conflitto ha la sua espressione maggiore nel fatto che vende armi ad entrambi gli schieramenti. L’85% degli armamenti di Baku sono, infatti, forniti da Mosca23. È un fatto abbastanza curioso,

se si considera che, nel caso il conflitto riesplodesse, l’Armenia, si troverebbe a fronteggiare un esercito azerbaigiano equipaggiato proprio dal suo alleato. Per questo motivo, a questa notizia sono seguite reazioni anche molto contrariate, dal momento che alcuni in Armenia hanno osservato che la Russia è più preoccupata a mantenere un equilibrio tra le parti, piuttosto che dare un sostegno maggiore al proprio alleato24. Una supposizione confermata dal Segretario generale della CSTO,

che ha ammesso la strategia di Mosca nel mantenere la parità nella vendita degli armamenti a Baku e Erevan, intendendo che quanti ne compra l’Azerbaigian, altrettanti ne vengono forniti all’Armenia25.

Un esempio di quanto la situazione sia ambigua è stato l’episodio accaduto il 12 novembre 2014, quando un elicottero armeno è stato abbattuto dall’esercito azerbaigiano, uccidendone i tre membri dell’equipaggio. L’azione è stata giustificata da Baku dicendo che l’elicottero aveva attraversato la linea del “cessate il fuoco” ed, inoltre, si stava preparando ad attaccare il paese; un’accusa a cui

21 Si rimanda al volume, più volte citato, di T. De Waal, The Black Garden…, op. cit.

22 Transcript: Russia's Aims and Priorities in Nagorno-Karabakh, Atlantic Council, 1 ottobre 2012

(http://www.atlanticcouncil.org/en/news/transcripts/russias-aims-and-priorities-in- nagornokarabakh-10-1-12-transcript).

23 J. Kucera, Report: Azerbaijan Gets 85 Percent Of Its Weapons From Russia, eurasianet.org, 17

marzo 2015 (http://www.eurasianet.org/node/72581).

24 A. Badaljan, ODKB gotovitcja k vojne s Armeniej, Lragir.am, 24 marzo 2015

(http://inosmi.ru/sngbaltia/20150324/227079077.html).

25 Rossija prodaet Azerbajdžany oružie s učetom sobljuženija paritetov s Armeniej – Bordjuža,

Novosti-Armenija, 18 giugno 2015 (http://www.newsarmenia.ru/defence/20150618/43237315.html).

Erevan ha risposto dicendo che il mezzo si trovava nella parte del Karabakh e non era armato26. È stato l’episodio più grave dalla tregua del 1994, avvenuto, tra

l’altro, dopo un’estate di frequenti schermaglie tra le parti, diminuite soltanto dopo un incontro tra İlham Aliyev, Serž Sargsyan e Vladimir Putin, a Soči27. Il

risentimento nei confronti della Russia è aumentato quando è circolato il forte sospetto che il sistema di difesa aerea che aveva abbattuto l’elicottero, fosse uno

Strela russo. Il possesso di armamenti russi da parte dell’Azerbaigian ha fatto

apparire Mosca coinvolta nell’incidente, anche se indirettamente28. Ad accrescere

l’indignazione dell’Armenia nei confronti del suo alleato sono stati altri due fattori. Il primo è stata la mancata condanna dell’attacco da parte della Russia (una critica all’Azerbaigian è stata espressa solo tramite la CSTO)29, che si è limitata a chiedere

alle parti di astenersi da una escalation di violenze. Il secondo è che l’OSCE Minsk

Group non ha preso provvedimenti per fare sì che l’Azerbaigian facilitasse il

ritrovamento e il recupero dei corpi delle vittime dell’incidente, cosa che Erevan si aspettava, soprattutto visto che Mosca avrebbe potuto fare pressioni sul Minsk

Group a tale proposito30. A tutto questo rancore, tuttavia, non sono seguite reazioni

particolari. Considerata la posizione geopolitica dell’Armenia, non è possibile alienarsi la Russia, o prendere decisioni senza il suo consenso. Infatti, a questo grave episodio, non è seguita la rappresaglia annunciata né da parte armena, né da parte delle forze del Karabakh31.

Una situazione che ha giocato a favore dell’Azerbaigian. Le mancate contromisure hanno permesso a Baku di evitare un escalation che portasse al disgelo il conflitto. In tal caso, considerato, soprattutto, che l’attacco è stato portato

26 Azerbaijan Downs Helicopter on Karabakh Frontline, eurasianet.org, 12 novembre 2014

(http://www.eurasianet.org/node/70881).

27 Putin, Aliev, Sargsjan. Sovmestnyj uik-end trëch prezidentov ne rešil problem Karabacha,

Dožd’telekanal, 10 agosto 2014 (http://tvrain.ru/teleshow/here_and_now/putin_aliev_sargsjan_sovmestnyj_uik_end_treh_prezide ntov_ne_reshil_problem_karabaha-373817/).

28 M. Grigoriyan, Armenia: Feeling Betrayed by Russia?, eurasianet.org, 20 novembre 2014

(http://www.eurasianet.org/node/71031)

29 S. Ghazanchyan, International response to Armenian helicopter downing was a step forward: Sharmazanov, Public Radio of Armenia, 17 novembre 2014 (http://www.armradio.am/en/2014/11/17/international-response-to-armenian-helicopter- downing-was-a-step-forward-sharmazanov/).

30 M. Grigoriyan, Armenia: Feeling Betrayed by Russia?, op. cit.

31 “The consequences of this unprecedented escalation will be very painful for the Azerbaijani side

and will remain on the conscience of the military-political leadership of Azerbaijan”. Cit in

avanti dall’Azerbaigian per motivazioni non ancora chiare (non esistono forze di

peacekeeping sulla linea del “cessate il fuoco”, pertanto non vi sono osservatori

esterni che possano effettivamente verificare cosa sia successo), non avrebbe sorpreso se la comunità internazionale avesse fatto ricadere la responsabilità di un nuovo conflitto su Baku. Inoltre, l’Azerbaigian ha potuto testare l’umore del Cremlino su questo tema. Se fosse seguita una rappresaglia, voleva dire che l’interventismo russo nel Caucaso era ancora molto attivo. Invece, Mosca non ha considerato l’episodio grave abbastanza per aprire un nuovo fronte nel Near

Abroad. L’Ucraina, le tensioni con l’Occidente e la situazione in Medio Oriente sono

questioni sufficientemente complicate senza riaprire un contenzioso congelato da più di vent’anni. Un altro fattore che gioca a favore dell’Azerbaigian è il fatto che la Russia è sì alleata dell’Armenia, ma, non del Nagorno-Karabakh. Infatti, Mosca non riconosce l’indipendenza del Karabakh, pertanto non estende i suoi obblighi di alleato a questa regione32. Una situazione complicata ma con delle sfumature che

potrebbero fare la differenza tra un coinvolgimento della Russia o meno in caso di conflitto.

La presenza della Russia nell’OSCE Minsk Group e la sua ambivalenza in termini militari verso l’Azerbaigian e l’Armenia sono il fattore determinante per il mantenimento dello status quo nella regione. Gli attori occidentali non hanno saputo opporre un adeguato bilanciamento alla politica russa, facendo sì che gli interessi di Mosca prevalessero sul raggiungimento della pace. In questo modo, la Russia può usare la politica della “carota e del bastone”, sia con Erevan che con Baku. Questo fa sì che l’Azerbaigian, sebbene sia il più indipendente degli stati caucasici, non possa mai essere completamente libero di scegliere ciò che persegue meglio i suoi interessi nazionali, se non vuole che da un ruolo ambivalente, il Cremlino passi ad un definitivo sostegno all’Armenia. Concludendo:

“Russia is both an indispensable player in the resolution of the conflict, but one who is not trusted either […]. Russia is both a player and a mediator. Russia simultaneously has a military relationship with both countries and is also negotiating peace with them. This conflict will not be solved without

Russia, and yet [..] this conflict will not be solved exclusively by Russia either”33.

Capitolo 5

L’EREDITÀ POLITICO-CULTURALE DELLA RUSSIA IN AZERBAIGIAN

Considerato il lungo periodo che l’Azerbaigian ha trascorso come parte dell’Impero russo, prima, e dell’Unione Sovietica, poi, è inevitabile che siano rimaste delle tracce di questo passato anche nell’Azerbaigian attuale. È facile notarlo quando si trascorre nel paese un tempo sufficientemente lungo. In questo capitolo si è scelto di fare riferimento anche ad esperienze personali per supportare le informazioni fornite in merito all’eredità lasciata dalla Russia in Azerbaigian.