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L’approccio costruttivista e i nuovi movimenti sociali

1.3 I movimenti sociali

1.3.2 L’approccio costruttivista e i nuovi movimenti sociali

L’approccio di tipo costruttivista all’interno delle scienze sociali divenne estremamente popolare inizialmente in ambito europeo e dagli anni ’80 anche negli Stati Uniti, dove gli approcci strutturali cominciano ad essere messi in discussione. Teorie come quella della mobilizzazione delle risorse appaiono inadeguate, in quanto non sembrano tener conto del processo attraverso il quale gli aderenti ad un movimento attribuiscono significato agli eventi: una tensione sociale diventerebbe tale solo dopo che gli individui l’hanno interpretata e definita come problematica.25 Vengono, inoltre, rifiutati approcci che ritengono

le categorie come precostituite. E’ necessario, infatti, studiare il processo attraverso il quale queste categorie prendono forma. Le strutture sociali crollano in quanto sono gli individui stessi che le producono costantemente. Ad essere al centro dell’indagine sociologica è la percezione della realtà di individui e gruppi che non è mai definita come immutabile. Solo così si potrà comprendere il loro protestare. Se gli approcci strutturalisti sembravano far derivare l’agire degli individui da determinate costrizioni strutturali, che inevitabilmente li spingono all’azione, viene, invece, sottolineato come attori di una stessa classe non si comportino nello stesso modo e, anche qualora i comportamenti coincidessero, le motivazioni ed emozioni che li spingono sono differenti. 26

Le motivazioni degli attori sociali, infatti, sono radicate in un’identità complessa, motore scatenante dell’azione, dalla quale scaturiscono richieste e rivendicazioni, amplificate dalle emozioni. L’identità sociale fa sì che gli individui si pensino e agiscano come membri di un gruppo specifico. Gli attori

25Ulf Hjelmar, “Constructivist analysis and movement organizations: conceptual clarifications”, Acta

Sociologica, Vol.39, N. 2 (1996), pp.169-186 www.jstor.org/stable/4194816.

26 David Snow, Pamela Oliver, Social movements and collective behavior: social psychology of considerations and

dimensions. In Karen Cook, Garry Alan, Fine, James House, Sociological perspectives on social psychology,

28

sociali sono, però, caratterizzati da più identità sociali, ma, in situazioni di confitto, l’identità collettiva sembra prevalere sulle altre per poter affrontare il confronto con altri gruppi rivali. 27

Ad esaltare il ruolo dell’identità sono anche i teorici dei cosiddetti nuovi movimenti sociali. Melucci, infatti, descrive l’identità collettiva come ponte fra comportamento e significato, condizioni oggettive e motivazioni soggettive.28 I

teorici di tale approccio si pongono in antitesi con la visione marxista che riduce tutte le azioni in termini economici e che descrive i rapporti sociali come dettati esclusivamente dalle tensioni tra le classi. Al contrario, alla luce delle proteste che infiammano l’Europa e gli Stati Uniti negli anni ’60, l’azione collettiva sembra ora scaturire da variabili non economiche quali l’ideologia, la cultura o la politica, mentre l’identità degli attori sociali non è ridotta a quella di classe, ma si inseriscono nuovi elementi quali l’etnicità, la razza o il genere. La totale cesura con il passato, già presente nel termine “nuovi”, non è, tuttavia, così drastica: vi è una sorta di continuità o legame fra i “vecchi” e i “nuovi” movimenti. Sia che gli attori siano studenti, donne, minoranze sessuali o che i temi centrali ruotino attorno ai concetti di pace e giustizia è possibile trovare dei predecessori in alcuni casi anche nel XIX secolo. 29

Gli studi portati avanti da autori quali Habermas, Touraine o Melucci ci aiutano in misura maggiore a comprendere il perché dell’attivismo e non tanto come, successivamente, l’azione si sviluppa. Essi ci descrivono un mondo in cui il potere e il denaro sembrano prevaricare anche in ambiti tradizionalmente simbolici quali lo sviluppo dell’identità. Il contributo di tali studiosi è, dunque, quello di tratteggiare le trasformazioni sociali che hanno dato vita alle società post-ind,ustriali e che hanno fanno emergere nuove forme di attivismo, in reazione a nuove modalità di dominazione del sistema, quali ad esempio

27Ibid.

28Antonio Melucci. Nomads of the Present: Social movement and identity needs in contemporary society, (Temple

29 l’utilizzo dell’informazione.

Sebbene appaia più corretto parlare di un insieme di teorie, in quanto vi sono numerose varianti, è possibile delineare dei tratti comuni a tutti questi movimenti. Secondo Klaus Eder30, infatti, essi forniscono un modello culturale e

morale nuovo che si pone in netto contrasto con quello di tipo utilitaristico portato avanti dall’élite al potere.

Due questioni hanno fatto discutere a lungo gli studiosi dei nuovi movimenti e hanno fatto emergere posizioni diverse. Si è, infatti, a lungo dibattuto circa la natura culturale o politica di tali movimenti. Accuse provenienti da sostenitori di altri approcci riguardavano il loro carattere apolitico o prepolitico. Se, infatti, durante gli anni ’60 i movimenti emergenti combinavano l’elemento culturale e politico, nei decenni successivi molti hanno dato priorità ad un orientamento di tipo culturale, in cui centrale è la questione dell’identità. Secondo Melucci,31

tuttavia, tale approccio apolitico non coincide, però, con una fuga nella sfera individuale e costituisce, invece, un punto di forza dei nuovi movimenti. Essi, infatti, rappresentano una minaccia maggiore rispetto a movimenti politici tradizionali, in quanto sfidano il potere e l’egemonia culturale di un sistema che trae la sua forza dal controllo dei media e dell’informazione.32

Un altro nodo cruciale fonte di scontri è la base sociale su cui si fondano i nuovi movimenti, non più identificabile con la classe operaia. Se da una parte si cerca di abbandonare il concetto di classe, sostenendo che il supporto a un determinato gruppo non è più dettato dalla condivisione di interessi economici ma di valori, dall’altra viene sostenuto che la nuova classe media rappresenti la colonna portante dei movimenti sociali moderni, anche se difficilmente

29Steven Buechler, “New social movement theories”, The sociological Quarterly, Vol. 36, N.3 (Estate 1995),

pp. 441-464 http://jstor.org/stable/4120774 .

30Klaus Eder. The new politics of class: social movements and cultural dynamics in advanced societies, (Londra:

Sage publications, 1993).

31Antonio Melucci, Nomads of the Present: Social movement and identity needs in contemporary society, (Temple

University Press, Philadelphia, PA, 1989).

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definibile, in quanto concetto o troppo generico o specifico.

1.4 La classe operaia della regione MONA: soggetto autonomo e degno di