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La nascita della classe operaia nella regione MONA e i legami con i moviment

I primi scioperi e le prime organizzazioni sindacali all’interno del mondo arabo fanno la loro comparsa all’inizio del XX secolo, quando l’intera regione è sotto il controllo europeo. In Anatolia, ad esempio, nel 1907 nasce il primo sindacato dei ferrovieri, mentre in Egitto tra il 1908 e il 1910 gli stessi ferrovieri danno vita a svariati sit-in, rivendicando un aumento dei salari.60 L’avvento di nuovi mezzi

di comunicazione quali le linee ferroviarie, l’ampliamento dei porti di Alessandria d’Egitto o di Abadan in Iran e l’espansione degli impianti estrattivi e delle aziende tessili contribuiscono all’emergere della cosiddetta classe operaia nel Nord Africa e in Medio Oriente.61 Molti dei primi sindacati sono il

prodotto dell’azione di attivisti legati ai partiti comunisti. In Iran, ad esempio, il primo grande sciopero avviene nel maggio 1929, proprio grazie all’azione di

59The Coordination Committee of Trade Unions and Workers Committees. Shi’ min tārīḫ al-ṭabqa al-‘amila

al-baḥranīa. Beirut, 1978.

60Jafari Peyman, “Introduction: against all odds – labour activism in the Middle East and North Africa”,

Workers of the World, Vol.1, N.7, novembre 2015.

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lavoratori influenzati dalle idee marxiste, i quali riescono a formare cellule clandestine all’interno della compagnia petrolifera anglo-persiana di Abadan.62

Elemento comune a tutti i movimenti operai della regione è lo stretto rapporto, a volte controverso, con il movimento nazionalista (al-qaūmīa al-‘arabīa). All’inizio del XX secolo, infatti, in tutti i paesi della regione il nazionalismo trova una propria declinazione attraverso partiti o movimenti che fanno della lotta per l’indipendenza il loro primo obbiettivo. Tali gruppi vedranno nella classe operaia e nei nascenti sindacati un possibile alleato, ma anche un elemento facilmente subordinabile.

In Tunisia, ad esempio, il movimento nazionalista è guidato dal partito Neo- Dustūr, fondato nel 1934 da giovani intellettuali, tra i quali il futuro presidente Bourghiba, allo scopo di porre fine al protettorato francese. I sindacati del paese, maggiormente organizzati rispetto a quelli degli stati limitrofi, condividono la lotta contro il potere straniero e garantiscono, così, al partito nazionalista un forte supporto popolare.63 Muḥammad ‘Ali, considerato il

fondatore del movimento dei lavoratori tunisini, sebbene influenzato dalle teorie marxiste riguardanti la lotta di classe, ritenne più urgente quella contro la dominazione francese. Come, infatti, sottolinea Burke:

Conditions in Tunisia were not yet ripe for class struggle or a full-fledged social revolution. While accepting the general theory of class struggle, they denied its validity for colonial Tunisia, where the process of industrialization and class formation had been delayed and distorted. Race took precedence over class in defining the major social cleavages in colonial Tunisia. The chief concern was

62Stephanie Cronin, “Popular politics, the new state and the birth of the Iranian working class: the 1929

Abadan oil refinery strike”, Middle Eastern Studies, Vol. 46, settembre 2010.

https://www.researchgate.net/publication/233304585_Popular_Politics_the_New_State_and_the_Birth_of_t he_Iranian_Working_Class_The_1929_Abadan_Oil_Refinery_Strike.

63Navill Barbour, “Variations of Arab National Feeling in French North Africa”. Middle East Journal, Vol. 8,

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not so much with the local class struggle as with getting rid of the European occupiers. 64

Beinin e Lockman analizzando, invece, lo sviluppo del movimento operaio egiziano dagli albori fino all’avvento di Nasser, arrivano a formulare l’ipotesi della persistenza di una dialettica classe-nazione. Essi, infatti, evidenziano come il forte legame che unisce, a partire dagli anni ’20-’30, i lavoratori al partito nazionalista Wafd (“delegazione”) contribuisca a plasmare la coscienza della classe operaia egiziana, così che «the class questions were most often perceived in national terms». 65I due autori, tuttavia, vedono nell’alleanza stretta dai

sindacati con la borghesia e gli intellettuali alla guida del movimento nazionalista una sorta di “trappola” per i lavoratori, che rischiano di occupare una posizione subordinata. Con l’avvento di Nasser66 nel 1956, tale

subordinazione sembra avverarsi, i sindacati egiziani, infatti, da quel momento verranno controllati e manipolati dal governo. Come evidenzia Jafari:

National populism was in a way the recognition of the power of the working class and at the same time an attempt to neutralize its social radicalism by denying working class subjectivity and instead promoting the notion of the “people”.67

Nel Golfo, invece, l’indipendenza arriva nel 1971 (unica eccezione è lo Yemen, che acquista l’autonomia nel 1967), in un periodo, dunque, successivo a quello dei restanti paesi arabi. Se la fine del protettorato inglese non porterà alla

64Citazione tratta da Edmund III Burke, Yaghoubian Nejde, Struggle and survival in the modern Middle East.

(Berkeley: University of California Press, 2006), pag.171.

65 Joel Beinin, Zachary Lockman. Workers on the Nile: Nationalism, Communism, Islam and the Egyptian

Working Class, 1882-1954, (Princeton: Princeton University Press, 1987), pag.452.

66Ibid.

67Jafari Peyman, “Introduction: against all odds – labour activism in the Middle East and North Africa”,

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nascita di esperimenti di tipo socialista quali il nasserismo o il ba’athismo, indubbiamente, è possibile evidenziare la presenza di forti movimenti nazionalisti e di sinistra, meno studiati e conosciuti rispetto a quelli medio- orientali e nord-africani. La storia e lo sviluppo di tali movimenti è inscindibile da quella di quelli operai.

All’interno delle compagnie estrattive straniere della penisola, infatti, i lavoratori organizzano i primi scioperi a cavallo fra gli anni ’40-’50 (il primo in Arabia Saudita avviene, ad esempio, nel 1945 presso la Saudi Arabian Oil

Company) con i quali rivendicano una diminuzione delle ore di lavoro o la

concessione di un giorno di riposo settimanale.68

In quegli stessi anni, le idee nazionaliste e l’ideologia comunista si diffondono, grazie all’azione di studenti che ritornano in patria dopo periodi di residenza all’estero o di professori provenienti dall’area medio-orientale e dal Nord Africa (è, ad esempio, il professor Al-Ḫatīb, formatosi presso l’università americana di Beirut, a dare vita al ramo kuwaitiano del Movimento dei Nazionalisti Arabi69).

In Arabia Saudita circola clandestinamente il quotidiano del partito comunista libanese Al-Ṣarḫa (“il grido”) e nel 1954 viene formato il Fronte di Riforma Nazionale (ğibha al-iṣlāḥ al-waṭanī), che, oltre a lottare per la liberazione del paese dall’ingerenza britannica, farà proprie le istanze dei lavoratori che richiedono di poter formare sindacati.70 Tale meccanismo è riscontrabile anche

in Bahrain dove il primo movimento nazionalista, l’Alto Comitato Esecutivo (hī’a al-tanfīḏīa al-‘ulīa), formatosi a metà degli anni ’50, trovando l’appoggio del movimento operaio, darà voce alle richieste da esso provenienti.

68Allami ‘Ahud, “Al-ḥarakāt al-qawmīa wa al- īsārīa fi al-sa’udīa”. Al-Maqal, 26/06/2014,

https://www.almqaal.com/?p=3483 (consultato il.).

69Al-taīār al-taqaddumī al-kūwaitī. “Al-taīarāt al-sīāsīa fi al-kūwait”. Al-taqaddomi,

http://taqadomi.com/wp-

content/uploads/downloads/2013/12/%D8%A7%D9%84%D8%AA%D9%8A%D8%A7%D8%B1%D8%A7% D8%AA-%D8%A7%D9%84%D8%B3%D9%8A%D8%A7%D8%B3%D9%8A%D8%A9.pdf.

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2.3 I primi scioperi e il primo movimento nazionalista: la hī’a al-tanfīḏīa al-