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L’Associazione culturale “Italia-URSS” nel dopoguerra

l’ICE, il VOKS e “Italia-URSS”

1.3 L’Associazione culturale “Italia-URSS” nel dopoguerra

Scopi, struttura e crescita dell’associazione

Nel dicembre 1944, nel tentativo di allargare la sfera dei rapporti italo-sovietici, venne costituita a Roma, su iniziativa di un gruppo di intellettuali e col patrocinio governativo, l’”Associazione italiana per i rapporti culturali con l’URSS”. La nascita di tale organismo

Roma-Berlino, La Nuova Italia, Firenze 1949. Sulla genesi dell’alleanza militare fra i due paesi si veda M.Toscano, Le origini diplomatiche del patto d’acciaio, Sansoni, Firenze 1956.

117 Cfr. V.Ferretti, Il Giappone e la politica estera italiana 1935-1941, Giuffrè, Milano 1995, pp.169-171.

Lo stesso Galeazzo Ciano aveva definito l’accordo con Germania e Giappone “patto a tre anticomunista per modo di dire, ma in realtà nettamente antibritannico”. G.Ciano, Diario 1937-1938, Cappelli, Bologna 1948, 2 novembre 1937

avveniva pochi mesi dopo il ripristino della relazioni fra i due paesi119 e l’ingresso nel governo italiano delle forze politiche antifasciste in seguito alla svolta di Salerno di Togliatti120. L’associazione “Italia-URSS” contribuì in modo fondamentale alla conoscenza

119 Irina Chormač, massima studiosa russa dei rapporti fra Italia e URSS, puntualizza che il 14 marzo 1944

furono stabilite fra i due paesi relazioni “dirette” e non diplomatiche tout court: il regime di armistizio imposto dal comando alleato all’Italia le impediva infatti di essere riconosciuta senza l’avallo dello stesso comando. Vyšinskij, vice commissario agli esteri, spiegò agli ambasciatori britannico e americano Kerr e Garriman che Mosca aveva stabilito delle relazione dirette con l’Italia perché, a differenza degli alleati, non aveva con Roma dei contatti diretti. Le relazioni diplomatiche vere e proprie vennero ristabilite il 25 ottobre 1944 con l’insediamento di M.Kostylev in Italia e la nomina di Pietro Quaroni a Mosca che tuttavia era presente nella capitale già da maggio, ossia successivamente allo stabilimento delle relazioni dirette fra i due paesi. Va detto che in questo caso i rapporti diplomatici formali con Roma erano già stati stabiliti, prima dell’azione sovietica, da USA e Gran Bretagna. Cfr. I.Chormač, SSSR-Italija i blokovoe protivostojanie v Evrope: vtoraja polovina 40- ych godov-pervaja polovina 60-ych g. (URSS-Italia e la contrapposizione in blocchi in Europa: seconda metà degli anni '40-prima metà degli anni '60), Institut rossijskoj istorii RAN, Moskva 2005, p.27, 44. Da segnalare inoltre la natura speculare del riconoscimento fra Italia e URSS a distanza di vent’anni: se infatti nel 1924 era stata l’Italia di Mussolini a riconoscere per prima la Russia sovietica, nel 1944 i ruoli si erano invertiti e fu il Cremlino a legittimare diplomaticamente il governo di Badoglio. La scuola storiografica sovietica ha offerto pochi contributi per uno studio specifico delle relazioni italo-sovietiche nel dopoguerra e durante la guerra fredda. Inoltre essi si basano soprattutto sull’analisi della stampa e risentono degli orientamenti generali della storiografia sovietica degli anni sessanta e settanta: si vedano A.S.Protopopova, Vnešnjaja politika Italii posle vtoroj mirovoj vojny. Kratkij očerk (La politica estera dell’Italia. Breve compendio), Moskva 1963 e A.Vanin, Sovetsko-ital’janskie otnošenija. Problemy, tendencii, perspektivy (Le relazioni italo-sovietiche. Problemi, tendenze, prospettive), Moskva 1982. L’apertura degli archivi sovietici dopo la caduta dell’URSS ha permesso di intraprendere delle ricerche, anche sui rapporti italo-sovietici, complete della documentazione russa. Tuttavia finora sono stati più gli studi relativi al legame con l’Italia fascista che quelli dedicati alla ripresa delle relazioni fra Mosca e Roma nel 1944 e al dopoguerra. Fra questi ultimi si veda S.V.Mazov, SSSR i sud’ba byvšich ital’janskich kolonij. 1945-1950 gg .(L’URSS e il destino delle ex colonie italiane. 1945-1950), in Rossija i Italija. Vyp.3: XX Vek (Russia e Italia. Terza uscita: XX secolo), Moskva 1998

120 La genesi della svolta di Salerno ha dato vita a un lungo e controverso dibattito storiografico. La tesi classica

della svolta di Salerno come di una linea elaborata da Togliatti, senza che questo escludesse peraltro la possibilità di un accordo con Mosca, è sostenuta in opere fondamentali come P.Spriano, Storia del partito comunista italiano, V, La Resistenza. Togliatti e il partito nuovo, Einaudi, Torino 1975; E.Ragionieri, La storia politica e sociale, in Storia d’Italia, vol.IV, t.III, Einaudi, Torino 1976, p.2372. Questo è stato l’orientamento generale seguito anche in altri contributi essenziali come quelli offerti da Aldo Agosti: si veda A.Agosti (a cura di), Togliatti e la fondazione dello stato democratico, Franco Angeli, Milano 1986. Tale orientamento viene da lui riconfermato in A.Agosti, Palmiro Togliatti, UTET, Torino 1996, pp.274-275; Id., Dizionario della Resistenza, Einaudi, Torino 2002, vol.II, p.654; Id., Sui compiti all’ordine del giorno dei comunisti italiani (documento redatto da Togliatti nel febbraio 1944), “L’Unità”, 28 ottobre 1991. Infatti l’apertura negli anni novanta degli archivi sovietici aveva avviato una nuova stagione di studi anche per quanto riguarda il tema della paternità della svolta di Salerno. Alcuni studiosi hanno messo in dubbio che tale soluzione sia stata frutto di una scelta indipendente di Togliatti, insistendo sul fatto che sia stato lo stesso Stalin a imporre l’alleanza della coalizione antifascista col governo Badoglio: in Italia è il caso di E.Aga-Rossi, V.Zaslavaky, L’URSS, il PCI e l’Italia: 1944-1948, in “Storia Contemporanea”, n°6, 1994; Id., Togliatti e Stalin. Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca, Il Mulino, Bologna 1997 [nuova ed.2007]. Silvio Pons, che ha lavorato a lungo sugli archivi sovietici dopo la loro apertura, mitiga tale interpretazione di tipo “revisionista” parlando di un accordo fra Stalin e Togliatti, in quella che definisce comunque una svolta repentina. Cfr. S.Pons, L’Italia e il PCI nella politica estera dell’URSS, in F.Gori - S.Pons (a cura di), Dagli archivi di Mosca. L’Urss, il Cominform e il PCI (1943-1951), Carocci, Roma 1998, pp.35-36. Tappa fondamentale di tale dibattito è stato il convegno internazionale organizzato dall’Istituto Gramsci, i cui interventi sono contenuti in R.Gualtieri (a cura di), Il PCI nell’Italia repubblicana. 1943-1991, Carocci, Roma 2001; lo stesso Gualtieri è l’autore di un articolo apparso sulla rivista “Millenovecento” in cui, intervenendo proprio sulla questione di Salerno, propone una terza via fra quelle dell’assoluta autonomia del leader italiano e dell’altrettanto totale subordinazione a Stalin. Cfr. R.Gualtieri, Tra Roma e Mosca, “Millenovecento”, ottobre 2003, pp.12-20. Giuseppe Vacca parla di scelta autonoma di Togliatti nella prefazione a Il PCI nell’Italia repubblicana, 1943-1991, op.cit., pp.XXVI-XVII e in G.Vacca, Togliatti sconosciuto, L’Unità, Roma 1994, pp.69-70, riprendendo, piuttosto che l’idea di “svolta”, il concetto di “continuazione” di una posizione filobadogliana di Togliatti già espressa nei discorsi alla radio

dell’universo sovietico nel nostro paese nel secondo dopoguerra ed ebbe un peso decisivo nello sviluppo delle relazioni culturali fra i due stati fino alla sua dissoluzione, in corrispondenza con la fine dell’Unione Sovietica nel 1991121.

Il primo articolo successivo a quello dell’atto di costituzione dell’associazione, contenuto nel progetto di statuto datato 21 ottobre 1944, pone fra gli scopi del neonato ente quelli di

promuovere e di sviluppare i rapporti culturali con l’URSS, e particolarmente essa intende: a) promuovere la conoscenza nella [sic] URSS delle correnti letterarie, artistiche, tecniche e scientifiche italiane mediante la divulgazione delle opere più significative; b) promuovere in Italia la conoscenza delle analoghe correnti dei popoli della URSS, a mezzo di conferenze, mostre artistiche, spettacoli teatrali, rappresentazioni cinematografiche, iniziative editoriali, e in genere con tutti quei mezzi che si ritengono adatti; c) coordinare e valorizzare l’opera di quanti in Italia intendono dedicarsi alla conoscenza dei problemi culturali, artistici e scientifici dell’URSS 122.

Presidente dell’associazione fu fino al dicembre 1946 lo storico della filosofia Guido De Ruggiero, militante del Partito d’Azione e poi membro della Democrazia Cristiana, che ne volle indirizzare l’attività al solo scambio di materiale fra gli uomini di cultura e di scienza

dell’ottobre precedente. Tale posizione era già presente in G.Bocca, Palmiro Togliatti, Laterza, Roma-Bari, 1973, p.358 e Maurizio e Marcella Ferrara, Conversando con Togliatti, Edizioni di Cultura Sociale, Roma 1953, p.339. Ennio Di Nolfo, che già aveva seguito l’interpretazione classica della svolta di Salerno (in E.Di Nolfo, La svolta di Salerno come problema internazionale in A.Placanica (a cura di), 1944, Salerno. Istituzioni e società, Est, Napoli 1986, pp.21-45), l’ha riproposta in difesa dagli attacchi dell’interpretazione “revisionista” in E.Di Nolfo, I vincoli internazionali di una diplomazia incompiuta, in A.Giovagnoli (a cura di), Interpretazioni della repubblica, Il Mulino, Bologna 1998, p.123; Id.La repubblica delle speranze e degli inganni, Ponte alle Grazie, Firenze 1996, p.515, n.29. In relazione alla storiografia Russia, Irina Chormač, massima studiosa delle relazioni italo-sovietiche, in SSSR-Italija i blokovoe protivostojanie v Evrope, op.cit.p.29, attribuisce a Togliatti la scelta della svolta. L’autorevole storico russo delle relazioni internazionali Michajl Narinskij, che pure ha una posizione più equilibrata rispetto alle interpretazioni “revisioniste”, propende per l’affidare a Stalin la decisione sulla svolta, sulla base del colloquio Stalin-Togliatti del 4 marzo 1944, il cui contenuto fu trovato in un documento d’archivio sovietico. Cfr. M.Narinskij, Togliatti, Stalin i “povorot v Salerno” (Togliatti, Stalin e la svolta di Salerno) in Ržeševskij (a cura di), Vtoraja mirovaja vojna. Aktual’nye problemy (La seconda guerra mondiale. Problemi attuali), Nauka, Moskva 1995; Id., Togliatti, Stalin e la svolta di Salerno, in “Studi Storici”, n°3, 1994, p.11. Il documento che attesterebbe l’imposizione fatta da Stalin a Togliatti in merito alla svolta di Salerno era stato portato alla luce da Konstantin Scirinia nel 1989. Cfr. K.Scirinia, Protiv uproščennogo predstavlenija o kominternovskoj koncepcii mirovoj revoljucii i o diktate Stalina v kominterne (Contro la semplificazione della concezione della rivoluzione mondiale da parte del comintern e la dittatura nel comintern di Stalin), in Komintern: opyr, tradicii, uroki. Materialy naučnoj konferencii posvjaščennoj 70-letiju Kominterna (Il Komintern: esperienza, tradizioni, lezioni. Materiali della conferenza scientifica dedicata al settantesimo anniversario del Komintern), Institut markizma-leninizma pri CK KPSS, Moskva 1989, pp.65-66. Altri storici russi sostengono la tesi che vede Stalin principale ispiratore della svolta di Salerno. Si vedano ad esempio: V.Volkov, Sovetskoe rukovodstvo i nekotorye problemy Jugo-Vostočnoj Evropy v poslednij god vojny, 1944- 1945 g. (La leadership sovietica e alcuni problemi dell’Europa sudorientale nell’ultimo anno di guerra, 1944- 1945), relazione presentata alla Conferenza internazionale sull’instaurazione dei regimi comunisti in Europa Orientale, 1945-1950, Mosca, marzo 1994; L.Gibianskij, Formirovanie sovetskoj blokovoj politiki (Formazione della politica del blocco sovietico), in A.Čubarian-N.Egorova, Cholodnaja vojna 1945-1963. Istoričeskaja perspektiva (La guerra fredda 1945-1963. Prospettiva storica), Moskva 2003, p.146.

121 Per una ricostruzione d’insieme dell’attività dell’organizzazione dalla sua costituzione allo scioglimento si

veda G.Gravina, Per una storia dell’Associazione Italia-URSS in “Slavia”, A.II, luglio-settembre 1993

122 Una copia del primo progetto di statuto contenente l’articolo citato, insieme a un esemplare dello statuto

dei rispettivi stati. In seguito il lavoro venne ampliato, in conformità all’articolo dello statuto sopraccitato, con un maggior coinvolgimento pubblico a conferenze, mostre, concerti, pubblicazione di stampa periodica123 e proiezioni di film.

Nella seconda metà degli anni quaranta la crescita di “Italia-URSS” fu vertiginosa: nel 1946 si contavano 12 sezioni fra le quali non rientravano altre di grandi dimensioni come Livorno, Verona, Ferrara e Taranto; nel 1947 i membri dell’associazione erano già 20000 e le sezioni locali eran salite a 16124; un anno dopo gli associati erano più di 71000 con 132 sezioni mentre alla fine del 1950 si raggiunse una crescita record con mezzo milione di iscritti125.

Questa crescita straordinaria ebbe fra le sue cause, oltre la generale impennata di consenso riscossa dal movimento comunista nella seconda metà degli anni quaranta, anche l’avvicendamento del prof. De Ruggero alla presidenza dell’associazione e la trasformazione di quest’ultima da organismo culturale di elite a struttura fiancheggiatrice del PCI con base di massa, sebbene a Roma e a Mosca ci fossero state visioni diverse a proposito: se infatti l’associazione auspicava la propria immediata riconversione in organizzazione di massa con finalità propagandistiche dell’Unione Sovietica, anche se non ufficiali, il Cremlino invece puntava a un’evoluzione più graduale dei compiti e della natura di massa di “Italia-URSS”. Una comunicazione del 1946 inviata a Mosca dal segretario generale dell’associazione Giuseppe Berti fu esplicita delle intenzioni italiane:

123 Dal luglio 1945 iniziò la pubblicazione della rivista “Cultura Sovietica” in cui personaggi politici e pubblici

scrivevano articoli di ogni genere sull’URSS e sulle relazioni con l’Italia. Tuttavia per mancanza di mezzi nel 1946 uscirono solo tre numeri della rivista e fu sostituito da un bollettino bisettimanale “Rassegna della stampa sovietica” (3000 esemplari) che uscì fino alla fine dell’anno per quattro volte. La sezione giovanile pubblicò nel 1946 un bollettino settimanale dedicato alla vita della gioventù sovietica. Nel 1947 l’attività editoriale dell’associazione aumentò sensibilmente: continuò l’uscita della “Rassegna della stampa sovietica”, uscì per la prima volta “Università” mentre il 7 novembre, per celebrare il trentesimo anniversario della rivoluzione d’ottobre, apparve in 25000 copie la rivista “URSS”. Dal giugno del 1948 si rinnovò l’edizione della rivista illustrata “Italia-URSS” col raggiungimento, alla fine dell’anno, di una tiratura di 26000 copie. Quest’ultima pubblicazione dal 1953 divenne un mensile di attualità illustrata col titolo ”Realtà sovietica”. Cfr. I.Chormač, SSSR-Italija i blokovoe protivostojanie v Evrope: vtoraja polovina 40-ych godov-pervaja polovina 60-ych g. , op.cit., pp.186

124 Una sezione distaccata dell’associazione venne creata anche a Tempio Pausania, secondo quanto indicato da

una missiva inviata il 15 aprile 1947 da Antonio Biancareddu alla sede romana dell’ente culturale. GARF, f.5283, op.16, d.218, p.103. Antonio Biancareddu, di professione falegname, fu tra i fondatori della sezione del partito socialista a Tempio e tra il 1944 e il 1946 segretario della Camera del Lavoro della cittadina gallurese. La mancanza di ulteriori informazioni sulla presunta sezione staccata di “Italia-URSS”, che Biancareddu comunica di aver costituito a Tempio induce a pensare, in linea peraltro con quanto segnalato nei diversi rapporti della sede centrale romana relativamente ai piccoli centri, che alla costituzione non seguì un’effettiva attività per difficoltà organizzative, economiche o di altro tipo. Le informazioni su Antonio Biancareddu sono state gentilmente concesse dal Sig. Agostino Spano di Tempio Pausania.

125 I.Chormač, SSSR-Italija i blokovoe protivostojanie v Evrope: vtoraja polovina 40-ych godov-pervaja

Noi vediamo la possibilità di uno sviluppo dell’associazione soltanto nella sua trasformazione in una larga associazione di massa tipo “France-URSS”. Noi riteniamo a questo proposito che i motivi politici che ne hanno impedito la creazione su queste basi nel 1945 oggi nella stessa misura non esistono. L’associazione dovrebbe, di fatto [sottolineato nel testo], non ufficialmente, diventare il braccio destro del Partito per la propaganda dell’URSS, pur mantenendo il suo carattere politico largo e accogliendo nella sua direzione elementi dei vari partiti. È chiaro che l’associazione per il suo stesso carattere potrebbe fare per l’URSS un lavoro più efficiente di quanto non posa fare il Partito stesso e prendere posizione in molti casi in cui il Partito per ragioni evidenti non può farlo 126.

La risposta sovietica, databile verso la fine del 1946, fu affidata a E.M.Meleško, direttore del dipartimento dell’Europa occidentale del VOKS, che scrisse al membro della direzione A.D.Kislovoj:

Tuttavia occorre considerare che la trasformazione dell’associazione in organizzazione di massa incontrerà l’opposizione da parte del presidente De Ruggero, da parte della classe intellettuale di sinistra che sta attorno a lui e da parte del governo italiano, dal quale dipende in gran parte i futuro dell’associazione: il governo ne è infatti il finanziatore. Ci sembra che un passaggio netto nell’attività dell’associazione verso un’organizzazione di massa e una propaganda politicamente aspra possa allontanare dall’associazione quella classe intellettuale che ora riunisce e del sostegno della quale ora si serve, e allo stesso modo suscitare un conflitto tra l’associazione e il governo. Né una cosa, né l’altra, secondo noi, non sono desiderabili in quanto, allo stato attuale delle cose questo può minacciare la stessa esistenza dell’associazione “Italia-URSS”. Considerando tutto questo, oltre che lo svolgimento della propaganda politica costituisce uno dei compiti del VOKS, il nostro dipartimento propone di: 1) indirizzare tutta l’attività della sezione italiana del VOKS in modo tale che possa contribuire a una graduale trasformazione dell’associazione in un’organizzazione di massa127. La cautela insita nelle parole del dirigente del VOKS è giustificata dal fatto che, a livello di gestione, ancora nell’agosto del 1947, sebbene la direzione fosse composta per la grande maggioranza da iscritti al partito comunista, eran tuttavia presenti anche dei membri di altre forze politiche o senza partito128: un’improvvisa virata verso posizioni più radicali avrebbe probabilmente determinato l’allontanamento di chi nell’associazione vedeva finalità principalmente culturali. Inoltre la prudenza dei sovietici aveva anche ragioni economiche: un’aperta offensiva propagandistica dell’associazione avrebbe infatti potuto offrire alle componenti non di sinistra del governo ragioni sufficienti per tagliare i finanziamenti statali, come si sarebbe verificato in seguito, in corrispondenza con l’inasprirsi della lotta politica interna. In questo caso la motivazione economica, il taglio dei finanziamenti pubblici a

126 GARF, f.5283, op.16, d.218, p.130 127 Ivi, p.52

128 Nella relazione inviata dall’associazione al VOKS in data 5 agosto 1947 risultano appartenenti alla direzione i

seguenti nomi: Ranuccio Bianchi Bandinelli, senza partito ma simpatizzante comunista, in qualità di presidente provvisorio, succeduto a De Ruggero; Maria Romita, socialista nella carica di vice presidente. Al comitato direttivo appartenevano: Giuseppe Berti, comunista, segretario generale dell’associazione; il prof. Colonnetti, democristiano, Concetto Marchesi, comunista; il prof. De Maria, liberale; Natalino Sapegno, non iscritto a nessun partito ma di idee comuniste; Vezio Crisafulli, comunista; Gastone Manacorda, comunista; il prof. Azzi, senza partito; Ettore Lo Gatto, senza partito; Delio Cantimori, di orientamento comunista ma non tesserato; Massimo Bontempelli, senza partito; Il prof. Greppi, repubblicano. Ivi, pp.309-311

“Italia-URSS”, sottintendeva una ragione politica ben precisa: la circospezione da parte di Mosca rispondeva in ultima istanza all’esigenza di non rompere l’alleanza antifascista che permetteva alle forze di sinistra di stare al governo di un paese, comunque, appartenente alla sfera d’influenza occidentale; tutto ciò avveniva poi in un momento (la risposta del VOKS è della fine del 1946) decisamente delicato della storia nazionale e mondiale.

All’inizio di febbraio in Italia era infatti entrato in funzione il terzo governo De Gasperi, che aveva sostituito quello nato all’indomani del referendum, mentre lo stesso presidente del consiglio a gennaio era volato a Washington per sollecitare il governo USA ad approvare l’erogazione dei prestiti della Export-Import Bank e degli altri aiuti economici129. Fra la crisi di governo del gennaio e quella del maggio, che avrebbe determinato la rottura del patto tripartito, ci fu uno dei passaggi fondamentali nell’economia della montante guerra fredda, ossia il messaggio di Truman al Congresso americano del 12 marzo sulla necessità di sostenere la Grecia e la Turchia davanti alla “minaccia comunista” e sul generale impegno degli USA a difendere “i popoli liberi del mondo”130. La dottrina Truman, che trovava una

129 Il dibattito storiografico sulla presunta contropartita politica richiesta dagli ambienti finanziari e governativi

americani a De Gasperi in cambio del sostegno economico ha portato a esiti diversi e contrastanti. Secondo Giorgio Amendola, De Gasperi fu obbligato a rompere il tripartito per ricevere l’investitura ufficiale di Washington. Cfr. G.Amendola, Riflessioni su un’esperienza di governo del PCI. 1944-1947 in “Storia Contemporanea”, V, 1974. Warner, pur parlando di implicito ricatto economico, non si sbilancia nel sostenere che De Gasperi ricevette durante il soggiorno americano dirette pressioni per allontanare i comunisti dall’esecutivo. Cfr. G.Werner, L’Italia e le potenze alleate dal 1943 al 1949, in AA.VV., Italia 1943-1950. La ricostruzione, Laterza, Roma-Bari 1974, p.375. Antonio Gambino ritiene arbitrario dichiarare che De Gasperi estromise le sinistre dal governo su ordine del Dipartimento di Stato americano. Cfr. A.Gambino, Storia del dopoguerra dalla liberazione al potere DC, Laterza, Roma-Bari 1978, p.374. Secondo la Aga-Rossi, Truman e l’establishment politico di Washington vedevano in De Gasperi un leader debole e dubitavano della capacità da parte del segretario della DC di stare alla guida del governo, sebbene proprio la sua visita negli States era stato un segno della sua affidabilità. E.Aga-Rossi, PCI e URSS nel periodo staliniano (1944-1953), in G.Nicolosi (a cura di), I partiti politici nell’Italia repubblicana, Soneria Mannelli, Rubbettino 2006, pp.102-103

130 All’interno della sterminata storiografia sulla guerra fredda si indicano i contributi che concentrano

l’attenzione sulle sue origini: J.-L.Gaddis, The United States and the Origins of the Cold War: Implications,