• Non ci sono risultati.

L’attività psicomotoria come metodologia trasversale

L’ATTIVITA’ PSICOMOTORIA NELLA SCUOLA

4.1 L’attività psicomotoria come metodologia trasversale

L’attività psicomotoria si basa sulla cosiddetta ricerca-azione25. L’attenzione, in questo caso, deve essere fondamentalmente rivolta alle fasi del:

 Processo sviluppo psicomotorio;  Processo di acquisizione e conoscenze;  Processo di conseguimento delle abilità;  Processo di appropriazione delle competenze.

Inoltre, l’attività psicomotoria è caratterizzata da un approccio pedagogico non direttivo che ha come riferimenti:

 La globalità della persona;

 L’adozione di un numero limitato di regole, ma ferme.  La consultazione di norme.

 La persona come “agente sociale”.

E prevede obiettivi elastici che fanno riferimento:  Alla creatività attraverso l’espressione ludica,

 A forme di libera espressione e comunicazione motoria,  Alla dinamicità del gruppo classe,

 Ad un orientamento propositivo.

Un ulteriore elemento di riflessione riguarda i luoghi e gli oggetti che sono presenti nella scuola. Tutt’oggi nell’ambiente scolastico sono distinte costantemente le aule dalle palestre. Le prime infatti sono state pensate come spazi del cognitivo mentre le seconde sono progettate come luoghi del motorio. L’aula, con i suoi banchi quasi sempre disposti a file, inadeguati alle diversità staturali e funzionali dell’alunno, hanno rappresentato in molti casi l’esempio di uno spazio fisico nel quale il corpo e la dimensione motoria non hanno spazio.

25 (Cfr. GOMEZ PALOMA, Dispensa per gli studenti del corso di laurea in Scienze della formazione

39

La struttura spaziale destinata alla “classe” è stata ed è spesso un luogo che ignora i bisogni corporei, che non favorisce i processi di confronto ed apprendimento cooperativo e che stabilisce relazioni simboliche che limitano i processi formativi. La cattedra, più grande dei banchi è spesso posta più in alto rispetto agli alunni, esprime infatti simbolicamente la “fisicità dell’autorità docente” e la sua posizione spaziale simboleggia quindi il potere dell’insegnante nei confronti degli alunni condizionando i processi di socializzazione fondamentali soprattutto nella scuola primaria.

La palestra si presenta spesso priva di attrezzature e in alcuni casi è solo un’aula priva di banchi, senza quei colori, quegli spazi e quei sussidi indispensabili alla creatività ed ai processi di apprendimento.

Da questo scenario ne traiamo l’immagine di un bambino che è la somma di capacità distinte, assolutamente autonome, che non hanno nessuna relazione o possibilità di integrazione.

La luce e i colori sono ulteriori fattori di influenza, perché costruiscono una realtà delle immagini ed un clima dei luoghi che trasforma di volta in volta l’ambiente condizionando il rapporto che dobbiamo instaurare.

Anche i suoni, determinano condizioni di benessere o tensioni, che possono influenzare l’attenzione e l’apprendimento.

La temperatura, infine, è un altro elemento che comporta atteggiamenti e reazioni toniche e posturali che indicano un linguaggio di apertura e di chiusura, un intenzione di liberare calore o di trattenerlo.

In qualche modo il corpo riesce ad esprimere molte più cose di quando possa fare la comunicazione verbale. La difficoltà sta nel saperlo legger e interpretare. Il rischio diventa quello di rifiutare il linguaggio del corpo in quanto rappresenta un mondo inesplorato e sconosciuto che è più semplice e più comodo ignorare ed archiviare. L’influenza del corpo e della corporeità nei processi di apprendimento oggi è una certezza scientifica.

In campo formativo il corpo ed il movimento, possono essere quindi “strumenti di apprendimento” di conoscenze ed abilità di tipo trasversale, in taluni casi diventano “l’ambiente nel quale e grazie al quale si realizza l’apprendimento” oppure possono diventare “i soggetti di apprendimento” consentendoci l’acquisizione di comportamenti a carattere soggettivo o collettivo con forte valenza sociale.26

26

40

Tenere conto dei diversi significati dell’espressione corporea è perciò di fondamentale importanza, in modo da conoscerne la giusta grammatica e dare il giusto significato alle sue diverse forme comunicative.

4.2 Il setting

Di fondamentale importanza diventa il setting di apprendimento.

E’ inimmaginabile che lo scenario di fondo possa essere rappresentata da un’aula o da una struttura organizzata in maniera stereotipata che non sia rispondente ad un clima accogliente; clima che deve caratterizzare un ambiente di apprendimento affinché le risorse e le potenzialità di ciascuno si possano esprimere in una dimensione originale e creativa.

Le caratteristiche del setting si dovranno manifestare in maniera tale da far si che:  Il docente possa porsi nei confronti dei propri allievi come un aiuto-guida e

regista delle esperienze formative, senza dare in alcun modo l’idea di esercitare un potere autoritario e trasmissivo.

L’allievo possa sviluppare una capacità pro-attiva, cioè rielaborativa nei confronti delle consegne proposte.

Le esperienze possano essere vissute nella prospettiva di una consapevolezza, responsabilità e flessibilità delle proprie scelte e dei propri percorsi, anche attraverso momenti di riflessione e di condivisione.

I traguardi di competenze, dunque, devono essere favoriti dal coinvolgimento attivo della persona, che diventa il protagonista principale.

L’allievo sarà agevolato nella rappresentazione di se stesso, accompagnato da un insegnate che non si “sostituisca” a lui, ma che lo stimoli all’autonomia, sollecitando in modo pertinente, e congruo, l’istanza di cambiamento.

I percorsi di apprendimento, allora, dovranno tendere a valorizzare al massimo i processi di apprendimento degli alunni, attraverso le attività di ricerca/riscoperta/ricostruzione/reinvenzione di concetti, regole, teorie e procedure. Al riguardo, è opportuno tenere presente che:

 Si conosce veramente solo ciò che si è scoperto, per cui occorre favorire la riscoperta.

41

 La riscoperta favorisce la memorizzazione; inoltre, essa non risulta utile solo ai fini dell’acquisizione delle conoscenze, ma anche ai fini della formazione delle abilità e degli atteggiamenti.

 La ricerca avviene sempre secondo i ritmi e gli stili di apprendimento dei singoli alunni, nonché dei loro livelli di sviluppo e delle loro motivazioni (atteggiamenti, interessi, predilezioni).

In modo da favorire un’inversione di tendenza circa il modo di porsi in una relazione educativa, diventa importante:

L’ascolto attivo, contro ogni eccesso di lezionismo, iperstrutturato e

precostituito. Tale strategia è centrata sul feedback e riflette sul comportamento comunicativo e sui meccanismi di risposta relazionale. Esso non rispecchia le sole parole, ma i sentimenti che le accompagnano, il tono di esse ed il coinvolgimento emotivo che manifestano; pertanto, implica una competenza metacomunicativa.

L’attività conversazionale o dialogica, contro ogni eccesso di comunicazione a

senso unico. Tende a valorizzare le esperienze pregresse di ognuno, la partecipazione ed il coinvolgimento di tutti nel descrivere determinate difficoltà personali e le modalità per superarle inducendo alla condivisione di un percorso effettuato.

Il domandare, come opportunità di risposte possibili ed alternative, in contrapposizione all’interrogare, la cui funzione mira all’ottenimento di una sola, unica risposta.

Il problematizzare, come scoperta e ricerca di altre domande nonché discussione del punto di vista dell’altro (argomentando, confutando, condividendo, contestando), in opposizione ad ogni assertività non giustificata.

Il problem solving come processo attivo con il quale il soggetto che apprende cerca di trasformare lo stato iniziale di un problema in quello da raggiungere per la sua risoluzione.

Per risolvere un problema, il soggetto che apprende deve: 1. Identificare e definire l’enigma in questione; 2. Rappresentare mentalmente il problema; 3. Pianificare le procedure di risoluzione;

42

I vantaggi di questa strategia vertono sul fattore incognito per favorire la partecipazione e la cooperazione.

Prevede, inoltre, l’accettazione di regole (durata, luogo, criteri di scelta degli argomenti) nonché la negoziazione degli atteggiamenti. Crea un clima amichevole nei gruppi di apprendimento incentivando così un profondo scambio di emozioni che colora la verbalizzazione circolare.

Risulta chiara, dunque, la necessità di realizzare delle attività che pongano le basi cognitive e socio-emotive per una partecipazione attiva, critica e consapevole del soggetto in formazione, affinché possano maturare, in lui, quelle qualità di autonomia e di responsabilità che dovranno caratterizzare il suo modo di essere.

Sintetizzando, la predisposizione dell’ambiente rispetto alla programmazione dei contenuti incide non poco nella realizzazione di un itinerario psicomotorio.

Documenti correlati