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Capitolo 1. Le precedenti rivoluzioni industriali

1.6 L’era digitale

Tutto questo fermento scientifico, tecnologico, politico, culturale portò negli anni Sessanta ad una nuova rivoluzione industriale, la terza, con la quale si apre l’era del digitale e dell’informatica.

Nel dopoguerra le innovazioni hanno iniziato a susseguirsi ad un ritmo serrato a partire dall’invenzione dei semiconduttori degli anni Sessanta, dei computer negli anni Settanta per poi convenzionalmente concludersi con la diffusione di Internet negli anni Novanta.

La maggior parte delle invenzioni e degli avanzamenti tecnologici, come vedremo nei prossimi capitoli, sono generati dalla necessità dell’uomo di risolvere un problema o dalla ricerca di un maggior benessere.

Così è stato nel secondo dopoguerra quando le crisi petrolifere degli anni Settanta e la conseguente stagflazione ha costretto a trovare nuovi metodi per garantire la crescita dei paesi sviluppati.

Gli investimenti si indirizzarono in primis sulla ricerca di fonti di energia alternativa al petrolio che nel giro di pochi anni aveva più che raddoppiato il suo prezzo mettendo in ginocchio tutte le economie occidentali che dipendevano da esso. Si focalizzarono poi sullo sviluppo informatico per rispondere alla necessità di mettere in comunicazione il mondo globalizzato.

Nel frattempo, il successo del sistema fordista sembrava arrivato al capolinea e la globalizzazione aveva dato la possibilità di cogliere i benefici di delocalizzare la produzione nei paesi del secondo e del terzo mondo per risparmiare sui costi di manodopera.

Una crescita economica rallentata o nulla e la combinazione di disoccupazione e inflazione, hanno aperto la strada alla necessità di riorganizzare un sistema produttivo non più sostenibile e non più adatto ai bisogni del mercato.

Alla rigidità del sistema, delle mansioni, dei processi, del prodotto, dei numeri della produzione del sistema fordista si contrapponeva il metodo Toyota, adattato

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alla necessità di flessibilità nelle mansioni e competenze della manodopera, alla possibilità di personalizzazione del prodotto ma soprattutto orientato a gestire in modo efficace le veloci variazioni delle quantità produttive, periodicamente correlate alla domanda del mercato.

Il sistema Toyotista, inventato all’interno della fabbrica di auto giapponese dalla quale prende il nome, ha fatto virtù della condizione di scarsità di risorse nel Giappone nel dopoguerra per organizzare un metodo in grado di ridurre drasticamente gli sprechi ed aumentare la produttività.

Il modello orientale, che non poteva competere con i complessi industriali occidentali che sfornavano prodotti a ritmi incessanti, ha basato il proprio successo sulla rivalutazione del contributo umano riorganizzandolo in un sistema complesso e altamente automatizzato, nel quale diventano essenziali il controllo dell’efficienza gestionale e un approccio quanto più flessibile ad azioni e decisioni.

Rispetto al ruolo di mero esecutore al quale era stato relegato nel sistema fordista, l’operaio e il capitale umano dell’azienda riacquistano dignità diventando essenziali nell’organizzazione e nel miglioramento qualitativo delle auto Toyota. L’introduzione di macchinari a maggiore automazione e flessibilità costringeva l’operaio giapponese ad uscire da un’azione ripetitiva e ad intervenire su macchinari sempre diversi.

L’information technology diventa lo strumento essenziale per mettere in pratica questo bisogno di elasticità produttiva. Le nuove macchine della terza rivoluzione industriale sono sistemi intelligenti in grado di cambiare rapidamente e reagire alle necessità del mercato ma anche di gestire l’approccio produttivo del just in

time che punta a produrre solo ciò che è stato già venduto o che si prevede di

vendere nel breve periodo, cercando di ridurre al minimo le scorte di magazzino di materie prime e di lavorati per evitare che rimangano inutilizzati o invenduti. Non è più la fabbrica a decidere come e cosa immettere sul mercato ma è il bisogno del consumatore che vuole decidere cosa comprare e quando a guidare la produzione.

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Ma il digital manufacturing delle imprese Toyota è solo la punta dell’iceberg di un cambiamento tecnologico verso il quale ci si stava avviando e che avrebbe presto investito tutta la società.

Tecnologie sofisticate sempre più accessibili, metodi di produzione sempre più efficienti e un imprenditore che allora sembrò folle e visionario, furono le basi sulle quali iniziò ad affermarsi la concezione di computer non più come macchina per pochi ma come strumento in grado di semplificare la vita di tutti.

La missione del fondatore di Apple, Steve Jobs, che voleva portare in ogni casa un computer lanciando nel 1977 “Apple II”, il primo computer disponibile ad un prezzo accessibile sul mercato di massa, ha cambiato totalmente il modo di intendere la tecnologia mettendo nelle mani di tutti la possibilità di migliorare e di facilitare il proprio lavoro attraverso una macchina.

A completamento di questo processo innovativo durato quasi quattro decenni, nel 1991, internet viene reso di dominio pubblico per fini scientifici e commerciali aprendo le porte alla realizzazione di una rete globale attraverso la quale ogni individuo può accedere per disporre di una vasta quantità di contenuti, e permettendo a chiunque, in qualsiasi parte del mondo, di condividere informazioni.

Come abbiamo visto, a cambiare non è stato solo il sistema produttivo; la terza rivoluzione industriale ha decretato il passaggio da un’economia tangibile, basata sull’importanza del capitale, sulla capacità delle industrie di generare beni fisici, ad una economia intangibile, fondata sulla centralità della conoscenza e delle informazioni, spostando i pesi dell’incidenza sul sistema produttivo dal settore secondario al terziario.

Le macchine e le innovazioni tecnologiche hanno seguito lo stesso passo: da hardware sono diventate sempre più software.

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Dal racconto e analisi delle precedenti rivoluzioni industriali abbiamo potuto capire quanto il contesto politico nazionale e internazionale, sociale e ideologico, e le caratteristiche e disponibilità di fattori di produzione (capitali, materie prime e caratteristiche della manodopera) siano stati indispensabili per creare le condizioni sulle quali l’uomo ha concepito invenzioni e innovazioni tecnologiche.

Le invenzioni che hanno caratterizzato le rivoluzioni industriali sono state le scintille che hanno permesso all’uomo di migliorare l’efficienza produttiva tramite l’introduzione di innovazioni tecnologiche in un’organizzazione sistematica dei sistemi produttivi.

Come vedremo nei prossimi capitoli, la quarta rivoluzione industriale nasce dalle stesse basi, dalla stessa scintilla innovativa, ma stavolta deve fare i conti con una realtà politica, economica e sociale più complessa nella quale la portata delle tecnologie e il loro impatto dirompente rischiano di portare indesiderabili conseguenze.

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