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2. L'A DVERSUS CATHAROS ET VALDENSES : I CONTENUT

2.5 L IBRO QUINTO

Nell'ultima parte del trattato si sposta l'attenzione sulla critica mossa dagli eretici alla Chiesa sul piano sociale. A questo punto dell'opera si nota una svolta interessante: se infatti per la maggior parte dell'Adversus catharos et valdenses l'attenzione di Moneta è stata rivolta pressoché in modo esclusivo ai catari, trascurando totalmente i valdesi, si può notare ora come i poveri di Lione vengano presi in considerazione soltanto in riferimento alla critica sociale. Ciò è facilmente comprensibile, dal momento che il movimento valdese non ha sviluppato un sistema dottrinale autonomo: infatti mentre si potrebbe considerare il catarismo come una religione a sé stante piuttosto che un'eresia o comunque come una versione alternativa del cristianesimo, ciò non è ipotizzabile per i valdesi. Nonostante essi abbiano comunque alcuni punti in contrasto con la Chiesa per quanto riguarda gli aspetti propriamente dottrinali (rifiutano la transustanziazione e i sacramenti), i valdesi non propongono, come invece fanno i catari, un impianto teoretico antitetico al cristianesimo.

I primi capitoli di questa parte dell'Adversus catharos et valdenses sono dedicati all'ecclesiologia e sono volti a cercare di stabilire in che cosa consista realmente la Chiesa, quale sia il suo statuto e cosa si debba intendere con il termine Chiesa1. Secondo tutta la tradizione cristiana, la Chiesa deve essere intesa come la congregazione dei fedeli (congregatio fidelium) ed è proprio su questo punto che Moneta fa convergere tutta la sua argomentazione2. Il suo intento è quindi essenzialmente apologetico. Gli eretici non riconoscono la

1 Timko ha condotto un'approfondita analisi dell'ecclesiologia in Moneta da Cremona, cfr. TIMKO, The ecclesiology, cit.

legittimità della Chiesa: sostengono infatti fermamente che la Chiesa di Dio non è da identificarsi con la Chiesa romana, dal momento che i suoi costumi e i suoi riti non trovano un fondamento all'interno delle Scritture, anzi essi sarebbero contrari a ciò che Dio ha comandato3. Essi fondano la loro critica all'istituzione ecclesiastica sull'illegittimità della Donatio Constantini4. I

sacerdoti e chiunque faccia parte della Chiesa romana vanno contro gli insegnamenti di Cristo e per questo motivo nessuno di loro potrà entrare nel regno dei cieli. Sia catari che valdesi rifiutano la gerarchia ecclesiastica e non ne riconoscono l'autorità, ritenendo di rappresentare loro stessi la vera Chiesa di Dio. La Chiesa romana viene identificata dagli eretici con la bestia dell'Apocalisse5 e la donna che siede sopra la bestia sarebbe il papa. Moneta rifiuta ovviamente questa identificazione, portando a dimostrazione diversi passi scritturali, e pone la legittimità del papato rimandando alle parole pronunciate da Cristo a Pietro6. Nella visione dei polemisti medievali vi era l'idea che gli eretici appartenessero a una Ecclesia Malignantium e che invece i cristiani facessero parte della Ecclesia Sanctorum, rovesciando specularmente la prospettiva degli eretici; nella tradizione storiografica riferita all'eresiologia medievale si parla per l'appunto di tipologia delle due Chiese. Questo approccio trova sicuramente origine nelle due città agostiniane, la civitas Dei e la civitas diaboli. Le due Chiese sono tuttavia indistinguibili all'interno della Chiesa visibile, vale a dire finché si resta nel regno terreno. Ciascuna Chiesa

3 Cfr. ibid., p. 391.

4 Cfr. J.MIETHKE, La Donatio Constantini en el conflicto publicístico entre Papa y Emperador en el

siglo XIV, in «Patristica et mediaevalia» 27 (2006), Buenos Aires, pp. 3-23.

5 Cfr. Ap, 17, 3.

6 Sull'apologia del papato ha scritto un articolo Principe, all'interno del quale dedica un breve paragrafo alla trattazione della questione da parte di Moneta, cfr. W.H.PRINCIPE, Monastic,

Episcopal and Apologetic Theology of the Papacy, 1150 - 1250, in The Religious Roles of the Papacy: Ideals and Realities 1150 - 1300, ed. C. Ryan, Toronto 1989 (Papers in mediaeval studies 8), pp.

opera sotto l'influsso dello Spirito Santo, nel caso della Ecclesia Sanctorum, o del demonio per quanto riguarda la Ecclesia Malignantium7. Ovviamente, il punto di vista degli eretici era capovolto: i sacerdoti venivano accusati di empietà e di essere i rappresentanti del diavolo; per questo motivo i sacramenti somministrati dai sacerdoti ritenuti malvagi e comunque peccatori non hanno alcuna efficacia, dal momento che il medium, rappresentato dall'officiante, è corrotto8. La replica di Moneta consiste nel rimarcare come all'interno della Chiesa ci sono persone sia buone che cattive, e lo stesso avviene per i prelati, trattandosi di esseri umani che possono peccare; ciò non significa che non possano essere mezzi dello Spirito Santo, per cui i sacramenti da loro impartiti mantengono comunque la loro validità. Allo stesso modo, in quanto rappresentanti del bene sulla Terra, è lecito da parte delle autorità ecclesiastiche scomunicare e maledire, sotto alcune circostanze (soprattutto nel caso in cui l'obiettivo è combattere il male, in questo caso l'eresia) e questo rappresenta un ulteriore motivo di contrasto con gli eretici, dal momento che secondo questi ultimi nelle Scritture si trova esplicitato il divieto di giurare e di usare violenza di qualsiasi genere9. In seguito vengono affrontate anche altre questioni, come l'accusa da parte degli eretici alla Chiesa di possedere ricchezze e beni materiali, basandosi sui passi delle Scritture in cui si narra della povertà di Cristo e degli apostoli. Viene inoltre contestato il rito della messa e l'utilizzo delle immagini, in particolare dell'immagine della croce, poiché sarebbero segni di idolatria10. Inoltre Moneta esamina in che modo debba essere interpretato il comandamento di

7 In riferimento alla tipologia delle due Chiese ha scritto un interessante articolo Lucy Bosworth, cfr. L.E.BOSWORTH, The two churches typology in Medieval heresiology, in «Heresis» 24

(1995), cit., pp. 9-20.

8 Cfr. MONETA CREMONENSIS, Venerabilis patris Monetae Cremonensis, cit., V, pp. 430-438. 9 Cfr. ibid., pp. 439-441, 462-475.

non uccidere: gli eretici sostenevano l'illiceità e l'ingiustizia delle persecuzioni perpetuate nei loro confronti interpretando alla lettera il comandamento. L’inquisitore però ne sostiene non soltanto la liceità, ma anche la necessità, dal momento che si ha l'obbligo, valido soprattutto per l'autorità ecclesiastica, di punire e combattere il male: la sua probatio infatti consiste nell'affermazione secondo la quale è lecito e necessario il ricorso al gladius materialis per contrastare il male, da cui deriva la giustificazione di una giurisdizione temporale assoluta e dei mezzi a cui essa fa ricorso. Siccome il potere temporale deriva direttamente dalla volontà di Dio, esso è perfettamente legittimato nella soppressione del male, a cui viene ricondotto ogni disordine sociale per motivi religiosi11. Moneta riprende la divisione dei due poteri di Graziano e di tutta la tradizione canonica, una visione che caratterizza l'intero Ordine domenicano: sia la Chiesa che il potere secolare sono stati investiti dall'autorità divina, ognuno coi propri compiti e fini12.

Ciò che però rende particolarmente interessante, dal punto di vista della storia della filosofia, questa ultima sezione dell'opera è la presenza di tre trattazioni a carattere strettamente speculativo che poco hanno a che fare con lo svolgimento degli argomenti esposti in questo libro quinto, tanto da sembrare interruzioni piuttosto brusche. Esse infatti trattano del problema relativo all'immortalità o meno dell'anima13, dell'eternità o novità de mondo14 e infine del problema del necessitarismo e della conciliazione della libera volontà con la prescienza divina15. Un'ipotesi plausibile è che esse riassumano le problematiche sollevate dal catarismo e di cui Moneta si è occupato nel corso del trattato, vale a dire le riflessioni riguardanti l'anima, la cosmogonia

11 Cfr. ibid., pp. 508-545.

12 Cfr. TIMKO, The ecclesiology, cit., pp. 309-310.

13 Cfr. MONETA CREMONENSIS, Venerabilis patris Monetae Cremonensis, cit., V, pp. 416-430. 14 Cfr. ibid., pp. 477-505.

e il determinismo; in questo modo l'autore fornirebbe una risposta speculativa e filosoficamente fondata a tutta questa serie di problemi, dato che all'interno dell'opera Moneta si è preoccupato di esporre le varie posizioni e dottrine ereticali. La specificità filosofica di queste trattazioni sarà oggetto del capitolo quarto.

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