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L E OPERE ANTI ERETICALI PRECEDENTI ALL ’A DVERSUS CATHAROS ET VALDENSES

3. L E FONTI DELL 'A DVERSUS CATHAROS ET VALDENSES

3.1 L E OPERE ANTI ERETICALI PRECEDENTI ALL ’A DVERSUS CATHAROS ET VALDENSES

Sicuramente Moneta ha ben presenti le opere degli autori a lui precedenti che hanno scritto contro gli eretici, a partire ovviamente da Agostino, che Moneta cita costantemente all'interno di tutta l'opera: pur non riprendendo alla lettera passi delle opere dell'Ipponate, l'impianto argomentativo di quest'ultimo soggiace all'intera struttura dell'Adversus catharos et valdenses. L'agostinismo – e i costanti riferimenti all'intero corpus agostiniano – di Moneta si evince infatti chiaramente e in particolar modo dalla concezione che egli ha della struttura ordinata del cosmo, intesa come espressione del bene e della volontà divina; una concezione, infatti, di chiara ascendenza agostiniana e che in Moneta, esattamente come per Agostino, diventa la definitiva e incontrovertibile dimostrazione che esiste un solo, unico principio a reggere il mondo e che esso è interamente volto al bene1. È quindi evidente in Moneta un forte agostinismo sia nell'intento che nell'impianto argomentativo fondamentale dell'opera, ma si può notare come l’inquisitore non riprenda Agostino per quanto riguarda gli aspetti storico- dottrinali relativi al dualismo, probabilmente perché il Domenicano era ben conscio delle differenze imprescindibili tra manicheismo tardo-antico e il catarismo a lui contemporaneo, sia per quanto riguarda il contesto storico che per le diversificazioni dottrinali. Per quanto sia evidente la presenza di parallelismi, trattandosi ovviamente di movimenti di impostazione dualistica, Moneta non attribuisce al catarismo le informazioni che Agostino riferisce a proposito del manicheismo, ma basa la sua opera su informazioni ricavate nel

1 Le opere agostiniane a cui Moneta presta particolarmente attenzione sono il Contra

Manichaeos, il De Libero Arbitrio e il De Natura Boni, cfr. AURELIUS AUGUSTINUS, Opere di

modo più diretto possibile dal catarismo stesso, attraverso testimoni che lui stesso ha incontrato durante la sua attività inquisitoriale.

Le opere volte a confutare l'eresia specificamente catara precedenti all'Adversus catharos et valdenses sono svariate2: la prima testimonianza di un'eresia con impostazione dualistica che viene denominata precisamente come catarismo risale alla testimonianza di Ecberto di Shönau3, i cui Sermones risalgono al 1163; successivo (composto prima del 1190) è poi il Liber anti- heresis di Durando d'Osca4 a cui segue il De fide catholica di Alano di Lilla, composto tra il 1190 e il 12025, il Liber anti-heresis di Eberardo di Béthume che risale all'inizio del secolo XIII6, il Contra hereticos di Ermengaudo di Béziers del primo quarto del secolo XIII7, il De heresi catharorum in Lombardia composto prima degli anni 1214-12158, un'altra opera di Durando d'Osca, il

2 Caterina Bruschi fa una rassegna delle opere anti-ereticali anteriori alla metà del secolo XIII all'interno dell'articolo Detur ergo Sathane. Il tema della vindicta nel Liber suprastella di Salvo

Burci, cfr. BRUSCHI, Detur ergo Sathane. Il tema della vindicta nel Liber suprastella di Salvo Burci,

in «Mélanges de l'École française de Rome. Moyen-Âge» 112 (2000), Roma, pp. 149-182. 3 Cfr.ECKBERTUS SCHONAUGIENSIS, Sermones contra catharos, in PL, 195, coll. 13-98; su Ecberto di Shönau si veda lo studio di Manselli, cfr. MANSELLI, Ecberto di Shönau e l'eresia catara in

Germania alla metà del sec. XII, inID. et al., Arte e storia. Studi in onore di Lionello Vincenti, Torino

1965, pp. 311-388.

4 Cfr.DURANDUS DE OSCA, Der Liber antiheresis des Durandus von Osca, ed. K. V. Selge, in Die

Ersten Waldenser: mit edition des Liber antiheresis des Durandus von Osca, I, Berlino 1967.

5 Cfr. ALANUS DE INSULIS, De fide catholica contra hereticos, in PL, 210, coll. 306-430.

6 Cfr. EVERARDUS BETHUNIENSIS, Liber antiheresis, ed. M. de la Bigne, Lione 1677 (Maxima bibliotheca Veterum Patrum, XXIV).

7 Cfr. ERMENGAUDUS, Contra hereticos, in PL, 204, coll. 1235-1272. Si veda anche lo studio di Manselli, cfr. MANSELLI, Ermengaudo, il Contra Valdenses e il nuovo capitolo sui Valdesi, in ID.,

Studi sulle eresie del secolo XII, Roma 1975 (Studi Storici 5), pp. 127-134.

8 Cfr. De heresi catharorum in Lombardia, ed. Dondaine, in La Hiérarchie Cathare en Italie. I : Le De Heresi Catharorum, in «Aevum» 19 (1949), Milano, pp. 306-312.

Liber contra manicheos risalente al 1222-12249, il De altéra vita di Luca di Tuy del 123410, il Liber Suprastella del piacentino Salvo Burci del 123511, il Contra

patarenos di Pietro da Verona la cui composizione viene situata tra il 1235 e il 124512, il Liber contra molteplices et varios errores di Vacario contro Ugo Speroni della prima metà del secolo XIII13 e infine la Disputatio inter catholicum et

patarium hereticum datata tra il 1224 e il 123114.

Sicuramente l'opera di Alano di Lilla presenta una confutazione a carattere maggiormente speculativo e sistematico rispetto alle altre opere anti-ereticali; non è certo se Moneta conoscesse il De fide catholica, dal momento che non si ritrovano citazioni di Alano né parallelismi diretti nell'Adversus catharos et valdenses. È però probabile che il magister domenicano ne fosse venuto a conoscenza, dato che l'impostazione dell'opera dell'inquisitore presenta una struttura molto simile a quella del De fide catholica; potrebbe essere verosimile che Moneta avesse avuto accesso all'opera probabilmente attraverso Rolando da Cremona, il quale potrebbe configurarsi come il tramite del magister con l'ambiente intellettuale parigino.

9 Cfr. Une somme anti-cathare. Le Liber contra manicheos de Durand de Huesca, ed. Thouzellier, Louvain 1964 (Spicilegium sacrum lovaniense. Études et documents 32).

10Cfr. LUCAS TUDENTIS,De altéra vita fideique controversiis adversus Albigensium errores, ed. M. de la Bigne, Lione 1677 (Maxima Bibliotheca Veterum Patrum 25).

11 Cfr.SALVUS BURCIUS,Liber suprastella, cit.

12 Cfr. PETRUS MARTYR,Summa contra patarenos, in Une somme contre les hérétiques de S. Pierre

Marthyr (?), ed. Kaeppeli, in «Archivum Fratrum Praedicatorum» 17 (1947), cit., pp. 320-335.

13 Cfr. ILARINO DA MILANO, L'eresia di Ugo Speroni nella confutazione del Maestro Vacario, Città del Vaticano 1945 (Studi e testi 115).

14 Cfr. Disputatio inter catholicum et patarinum hereticum. Die Au-seinandersetzung. der

katholischen Kirche mit dem italienischen Katharem im Spiegel einer kontroverstheologischen Streitschrift des 13. Jahrhunderts. Untersuchungen zum Text, Handschriften und Edition ed. C.

La prima fondamentale differenza tra il De fide catholica e l'Adversus catharos et valdenses è costituita dal fatto che l'opera di Alano, oltre a essere di gran lunga meno voluminosa rispetto a quella di Moneta, è dedicata a combattere tutti i non appartenenti al cristianesimo: quindi non solo catari e valdesi ma anche ebrei e islamici. Inoltre le varie problematiche dottrinali vengono trattate in modo meno diffuso e approfondito. Il progetto di Alano si caratterizza dunque per l'intento di fornire una prospettiva il più ampia possibile, proponendosi un'apologia della fede cristiana contro le altre religioni monoteiste e le devianze ereticali interne al cristianesimo stesso, benché in realtà a ebrei e islamici venga dedicata soltanto una piccola parte dell'opera; infatti l'attenzione viene indirizzata in modo preponderante verso il catarismo che – unitamente al movimento valdese – è l'oggetto di attenzione da parte di Alano per i primi due libri del De fide catholica. Si può notare come in quest’ultimo non sia presente una disamina puntuale e sistematica di tutto il sistema dottrinale cataro; Alano infatti si limita a elencarne i punti fondamentali; non è quindi possibile sapere quanto egli avesse esperienza diretta del catarismo. Tuttavia il De fide catholica può essere considerato una fonte attendibile per la conoscenza del catarismo, dal momento che tutte le informazioni in esso riportate sono confermate da tutte le altre fonti anti-ereticali. Sicuramente le informazioni fondamentali di carattere dottrinale sono assolutamente attendibili – se ne trova inoltre conferma nell'Adversus Catharos et valdenses –, tuttavia l'opera di Alano non presenta de facto una confutazione dettagliata di ogni articolo di fede del catarismo. Diversamente avviene invece per l'opera di Moneta, quasi come se quest'ultimo fosse maggiormente conscio dell'importanza della portata a carattere teoretico delle credenze degli eretici. Si può però notare come in Alano sia comunque presente, seppure venga sviluppato in modo meno approfondito, lo stesso schema argomentativo che si ritrova poi nell'opera di Moneta, simile dal punto di vista della struttura generale a quella del De fide

catholica. Alano, come Moneta, dà inizio alla sua confutazione a partire dalle tesi degli eretici, benché poi di fatto non sempre non riesca a tracciare una separazione netta tra rationes e auctoritates, così come invece compie l’inquisitore domenicano. Entrambi gli autori confutano le posizioni del catarismo riportando le argomentazioni eterodosse volte a dimostrare l'esistenza di due principi. Il ragionamento degli eretici si ritrova riportato in modo pressoché identico sia in Alano15 che in Moneta, benché nell'opera di quest'ultimo il tema venga esaminato in modo più approfondito16. L'argomentazione dei catari, come si è precedentemente illustrato, presenta la seguente struttura: da una causa non mutevole non può derivare nulla di mutevole, di conseguenza Dio ‒ il principio buono ‒ non può essere il creatore delle cose mutevoli, vale a dire del mondo terreno. Alano riporta allo stesso modo di Moneta le credenze degli eretici a proposito della caduta angelica , dello statuto di Lucifero e dell'origine degli uomini, i quali altri non sarebbero che angeli caduti. Dopo aver brevemente trattato la questione del primo principio, Alano passa a esaminare la figura di Cristo (se egli fu veramente uomo o se, come affermano i docetisti, avesse soltanto natura spirituale), riportando prima le tesi catare e in seguito quelle della Chiesa. Si ritrova la stessa struttura argomentativa e lo stesso ordine di trattazione dei problemi anche in Moneta17. Allo stesso modo del magister domenicano, Alano tratta anche del problema della resurrezione, dal momento che i catari – come si evince da questi autori – ritenevano che il corpo materiale non potesse risorgere poiché derivava dal demonio. A questo punto Alano riporta una tesi molto interessante attribuita ai catari18. Secondo questa tesi l'anima perisce insieme al corpo; non è chiaro, essendo il catarismo un movimento

15 Cfr. ALANUS DE INSULIS, De fide catholica, cit., coll. 308-312.

16 Cfr. MONETA CREMONENSIS, Venerabilis patris Monetae Cremonensis, cit., I, pp. 7-24. 17 Cfr. ibid., pp. 234-262.

molto eterogeneo e per nulla unitario, a quali catari Alano si riferisca, se a un gruppo specifico o alla maggioranza di essi. La loro argomentazione viene riportata nel modo seguente: «sicut post mortem bruti nullum apparet vestigium animae, ita post mortem hominis, nullum vestigium animae remanet»19. A ciò Alano fa seguire una dimostrazione dell'immortalità dell'anima20. Moneta non fa alcun accenno a questa posizione all'interno del suo trattato. Pare però comunque evidente una dipendenza da parte di Moneta dall'opera di Alano, dal momento che anche nel testo dell’inquisitore è presente una parte piuttosto ampia dedicata alla confutazione della mortalità dell'anima21. Appare dunque chiaro, secondo quanto riportato da Alano, come all'interno del catarismo fosse presente una corrente che non credeva nell'immortalità dell'anima; probabilmente è contro questa posizione che Moneta scrive la trattazione in difesa dell’immortalità dell’anima. In seguito a questa ampia trattazione, Alano si concentra sugli aspetti cristologici del cristianesimo22. I passi successivi dell'opera sono dedicati alla disamina di vari argomenti che vanno dall'Antico Testamento, ai comandamenti fino al problema del battesimo; egli analizza inoltre il problema di stabilire se la confessione e la penitenza abbiano un qualche valore, cosa che veniva negata dagli eretici. Alano prosegue con l'esaminare i sacramenti: matrimonio, confirmatio, ordine ed estrema unzione23. Si passa poi al problema della Chiesa e del suo legame con le cose materiali, in primis relativamente ai luoghi di culto24. Alano conclude il primo libro del De fide

catholica, dedicato al catarismo, riferendo alcuni dettagli sui comportamenti

19 Ibid., col. 329.

20 Cfr. ibid., coll. 328-334.

21 Cfr. MONETA CREMONENSIS, Venerabilis patris Monetae Cremonensis, cit., V, pp. 416-430. 22 Cfr. ALANUS DE INSULIS, De fide catholica, cit., coll. 334-337.

23 Cfr. ibid., coll. 349-371. 24 Cfr. ibid., coll. 371-373.

dei catari, come il rifiuto da parte degli eretici di cibarsi di alimenti con origine animale25. Il libro secondo è dedicato invece ai valdesi26: questa divisione netta sembra riproporsi nelle intenzioni di Moneta, ma de facto non ritroviamo nell'Adversus catharos et valdenses un'attenzione ugualmente ripartita all'interno del testo tra catari e valdesi. Anzi, nell'opera di Moneta i valdesi sembrano essere quasi del tutto dimenticati: a essi si accenna soltanto verso la fine dell'opera, in cui viene descritta l'origine del loro movimento, il problema della predicazione e la loro critica nei confronti della Chiesa e dell'attaccamento da parte di quest'ultima ai beni materiali e alle ricchezze27. Alano inizia il libro dedicato ai valdesi proprio partendo dal problema della predicazione, la quale non può essere portata avanti dagli uomini comuni secondo la posizione della Chiesa, in opposizione proprio a quanto veniva sostenuto dal movimento valdese che disconosceva qualsiasi autorità ai prelati rivendicando un rapporto diretto di obbedienza con Dio28. Il resto del secondo libro del De fide catholica presenta sezioni dedicate al problema della menzogna, del giuramento, della violenza e dell'omicidio29. In merito al tema del ricorso alla violenza e alla legittimità di quest'ultima quando si tratti di combattere il male si ritrova la stessa argomentazione anche in Moneta. Per quanto riguarda Alano, Caterina Bruschi sottolinea come

la spersonalizzazione dell'azione repressiva, di cui il ministro diviene solo esecutore in virtù del proprio ruolo di guida, costituisce il presupposto fondante di tutto il discorso: solo al braccio della giustizia secolare, viene concesso un intervento coattivo nei confronti degli eretici, intervento che si giustifica

25 Cfr. ibid., coll. 376-378. 26 Cfr. ibid., coll. 377-400.

27 Cfr.MONETA CREMONENSIS, Venerabilis patris Monetae Cremonensis, cit., V, pp. 401-408. 28 Cfr. ALANUS DE INSULIS, De fide catholica, cit., coll. 377-390.

sulla base non tanto della divergenza dottrinale quanto, più a monte, dell'opzione di distacco dalla Chiesa di origine. Ciò dal momento che questa separazione induce, per un soggetto altrimenti indirizzato verso la salvezza, un riflusso verso l'unica morte negata anche dalle Scritture, vale a dire quella dell'anima. Viene colpita l'apostasia, non l'alterità di professione : «Similiter heretici propter heresim non sunt occidendi, sed propter characterem christianum quem habent, ad causam Ecclesie reducendi sunt. Si tamen Mis peccatis laborant quibus mors temporalis debetur, a indice seculari puniri possunt, si tamen eos puniat, intuitu iustitie, non ex ira, vel animi rancore». L'abuso diventa dunque discriminante per la con-valida dell'atto risolutivo di condanna, in quanto se è vero che in Alano è la legge a legittimare il ruolo, ed il ruolo a giustificare l'azione, è anche vero che in quest'ottica l'iniziativa personale, se anche scaturita da un ruolo riconosciuto, viene punita nel momento in cui non è avallata dalla legge nelle forme e nei modi30.

Da questa rapida disamina dei contenuti e della struttura dell'opera di Alano, appare evidente come l'Adversus catharos et valdenses di Moneta ricalchi il De fide catholica nell'impostazione generale presentando le stesse tematiche e problematiche che nell'opera del Domenicano vengono però affrontate in maniera più diffusa, dettagliata e approfondita.

Similmente al De fide catholica, anche la Summa contra haereticos attribuita a Prevostino (o Prepositino) da Cremona potrebbe essere stata verosimilmente una fonte di Moneta. Il modo attraverso cui l’inquisitore domenicano può essere venuto a conoscenza di quest'opera può essere facilmente rintracciato nella terra di provenienza, dal momento che sia Moneta che Prevostino sono originari di Cremona, come attestato

chiaramente dal loro nome. Tuttavia Prevostino si trovava in terra francese al momento della composizione della sua Summa contra haereticos; Moneta potrebbe aver avuto accesso al testo proveniente quindi dall'ambiente parigino tramite Rolando, come per l'opera di Alano. Nondimeno costruire ipotesi attorno alla dipendenza dalla Summa contra haereticos potrebbe rivelarsi troppo azzardato, dal momento che numerosi studiosi hanno avanzato dubbi sulla paternità dell'opera che è stata attribuita a Prevostino. Non è comunque da escludere che Moneta avesse tra le mani questo testo, se si ritiene certa come data di composizione i primi anni del secolo XIII; in tal caso essa sarebbe di molto precedente all'Adversus catharos et valdenses. La questione dell'attribuzione dell'opera è stata affrontata da Garvin e Corbett nell’introduzione all'edizione dell'opera31. In sei dei dieci manoscritti conosciuti, l'opera è anonima e i restanti manoscritti hanno tre differenti attribuzioni. George Lacombe ascrisse l'opera a Prevostino in virtù del fatto che Guglielmo d'Auxerre aveva asserito che Prevostino aveva vissuto tra gli eretici e aveva attuato qualche conversione; inoltre la Summa contra haereticos si trova tra due collezioni anonime di sermoni ritenuti appartenenti a Prevostino, cancelliere di Parigi tra il 1206 e il 1210, all'interno del manoscritto Ms Torino, Bibl. Naz. D.V.2. La tesi di Lacombe viene messa in discussione da Ottaviano e viene comunque considerata poco attendibile dagli altri studiosi. Due manoscritti – Praga, Chapitre métropolitaine 527 e Vaticano, Chisianus lat. A.V.156 – attribuiscono l'opera a un magister gallus ed è Prepositino stesso a definirsi magister gallus nella sua Summa de penitentia iniungenda. Garvin e Corbett riportano come questo epiteto ricorra più volte nei manoscritti di Praga e si ritrovi anche in alcuni sermoni conservati in Ms Lucca, Bibl. Comunale 2210. A ogni modo, non si conosce il nome dell'autore né sono

31 Cfr. PSEUDO-PRAEPOSITINUS CREMONENSIS, The summa contra haereticos ascribed to

Praepositinus of Cremona, edd. J. N. Garvin - J. A. Corbett, Notre Dame 1958 (Publications in

presenti all'interno dell'opera riferimenti ad avvenimenti o personaggi dell'epoca. Oltretutto non sono stati neppure rintracciati parallelismi con altre opere anti-ereticali: in questo modo non si può attribuire una datazione certa all'opera; secondo l'analisi di Garvin e Corbett la collocazione temporale proposta si situa molto probabilmente tra la fine del secolo XII e le prime decadi del secolo XIII32. Non è però possibile sapere con assoluta certezza se la Summa contra haereticos fosse realmente anteriore all'Adversus catharos et valdenses, anche se l'ipotesi di Garvin e Corbett è che la Summa contra haereticos fosse stata composta alla fine del secolo XII33. Lo psuedo-Prevostino intende contrastare, all'interno della Summa, sia l'eresia catara che quella dei pasagini. Per quanto riguarda l'eresia catara, a cui viene dedicata maggiore attenzione da parte dell'autore, vengono riportati gli stessi punti problematici che si ritrovano all'interno dell'Adversus catharos et valdenses: i problemi dogmatici fondamentali riguardano essenzialmente il problema dell'esistenza di due principi e la cristologia. Sia in Moneta che nello Pseudo-Prevostino si ha conferma delle stesse dottrine ascritte al catarismo: stando a quanto viene riportato da entrambi gli autori, infatti, dal principio malvagio deriverebbe tutto il mondo materiale: la creazione di questo mondo sarebbe dunque da attribuire al diavolo, così come l'intero Antico Testamento e di conseguenza la legge mosaica. Il testo dello Pseudo-Prevostino dà conferma, come l'Adversus catharos et valdenses, del docetismo professato dai catari e affronta anche il problema della distribuzione di punizioni e ricompense: così come Moneta, anche l'autore della Summa contra haereticos riporta come secondo i catari le pene e i premi, i peccati e i comportamenti virtuosi in realtà sono equivalenti: nessuna persona è peggiore o migliore di un'altra. A tal proposito viene anche riportato un interessante argomento a carattere razionale che si basa sul concetto di infinito: siccome il fuoco dell'inferno è infinito, nessuna punizione

32 Cfr. Ibid., p. XIV. 33 Cfr. ibid., p. XV.

è maggiore rispetto a un'altra34. Appare evidente come la struttura della

Summa dello Pseudo-Prevostino sia molto simile a quella dell'Adversus catharos et valdenses: essa infatti inizia con il problema della creazione da parte del principio malvagio e prosegue con il problema costituito da alcuni passi dell'Antico Testamento, si concentra in seguito sulla figura di Cristo e sulla resurrezione degli uomini. Lo Pseudo-Prevostino tratta inoltre di tutti gli altri temi che sono presenti anche nell'Adversus catharos et valdenses, dai sacramenti ai comandamenti, al vegetarianismo, alle istituzioni ecclesiastiche, alla necessità della preghiera fino all'uso del gladius materialis. Lo Pseudo-

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