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1 Contaminazioni di lingua e immagini

3.3 La linguistica del testo

3.3.14 L’iconolinguistica, Bildlinguistik

La particolare dimensione espressiva a cui facciamo riferimento, per la sua stessa natura, può essere analizzata secondo prospettive teoriche diverse: una di queste è quella proposta dall’“iconolinguistica”.109 Nata in ambito tedesco nell’ultimo ventennio la Bildlinguistik o

109 Per la traduzione del termine tedesco Bildlinguistik abbiamo scelto il termine italiano ‘iconolinguistica’ con

l’intenzione di rimanere nella traccia segnata dalla tradizione iconologica gia a partre dal 1593, con la pubblicazione del trattato Iconologia overo Descrittione Dell'imagini Universali cavate dall'Antichità et da altri luoghi di Cesare Ripa (4.2.3.3). Le pubblicazioni di Erwin Panofsky ad esso ispirate hanno infatti influenzato la terminologia

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“iconolinguistica” è una disciplina giovane dell’ambito degli studi sul linguaggio che potremmo definire liminare, perché si colloca in prossimità di molte aree di ricerca al confine con il visuale e intende appunto ricucire la soglia fra studi di ambiti disparati - linguistico, letterario, visuale, musicale. È un campo di ricerca che si propone di descrivere come avvenga la produzione, ma soprattutto la lettura dei messaggi ibridi che si avvalgono di immagini come portatrici di parte del loro significato.110 Essa rappresenta uno dei principali fili conduttori di questa ricerca dal momento che buona parte dei materiali che compongono il corpus di riferimento di questo lavoro è costituito da testi fatti di lingua e immagini fisse e in movimento.

Partendo dal presupposto che le combinazioni di testo e immagini rappresentino oggi la normalità della dimensione comunicativa,111 Ulrich Schmitz (2003, 257), uno dei principali

successiva sia in tedesco – Ikonographie, Ikonologie, Bildakte; che in italiano – ‘iconografia’, ‘iconologia’, ‘atti iconici’ (4.2.3.5).

110 Numerose le pubblicazioni sull’argomento a partire dagli anni 2000: Stöckl 2016; Margrit Siever 2015; Ortner

2013; Diekmannschenke et al. 2011; Große 2011; Stöckl 2004; Schmitz 2003; Fix 2000, 2011; Antos 2001; Kress, van Leeuwen 2001. Per le risorse in rete cfr. Wetzchewald 2012a.

111 La difficoltà a individuare una categoria capace di descrivere adeguatamente il fenomeno di significazione legato

all’uso multimodale del linguaggio ha prodotto un proliferare di definizioni. Per un primo orientamento riportiamo l’accurata sinossi terminologica proposta da Siever (2015, 48) in relazione alle principali categorie definitorie elaborate a partire dalle matrici Text-Bild-, Sprache-Bild- e multimodale fino a questo momento in area tedesca: »Text-Bild-Kombinationen« (Ballstaedt 2005: 63; Bucher 2011b: 150; Demarmels 2007: 152; Große 2011: 75-77; Holzheid 2011: 16; Hoppe et al. 2004: 157; Luginbühl 2011: 258; Muckenhaupt 1986: 4; Nöth 2000a: 493; Schmitz 2001a: 429)

»Text-Bild-Konstellationen« (Bucher 2011b: 131; Hoffmann 2001: l32; Nöth 2000b: 484; Voßkamp, Weingart 2005: 16)

»Text-Bild-Konglomerate« (Runkehl 2005: 207; Schmitz 2003b: 250, Schmitz 2004d: 113-114)

»Text-Bild-Gefüge« (Schmitz 2003b: 255, Schmitz 2004d: 114, Schmitz 2004c: 73, Schmitz 2005: 208, U. Schmitz 2006a: 193; Wetzchewald 2012: 83)

»Text-Bild-Komposition« (Ballstaedt 2005: 69; Schmitz 2004b: 161)

»Text-Bild-Gemenge« (Schmitz 2004c: 72, Schmitz 2005: 190, U. Schmitz 2006b: 93) »Text-Bild-Cluster« (Steinseifer 2011a: 179)

»Text-Bild-Koalition« (Schmitz 2004b: 163)

»Text-Bild-Zusammenstellung« (Steinseifer 2009: 430) »Text-Bild-Produkt« (Gnach, Perrin 2011: 221) »Text-Bild-Ensemble« (Storrer 2008: 321)

»Text-Bild-Kommunikat« (Diekmannshenke 2008: 97)

»Sprache-Bild-Kombination« (Klemm, Stöckl 2011: 10-11; Luginbuhl 2011: 258; Stöckl 2004b: 230) »Sprache-Bild-Verknüpfung« (Stöckl 2011: 56)

»Sprache-Bild-Verbindung« (Stöckl 2004b: 250)

»Sprache-Bild-Komplex« (Große 2009: 154; Große 2011: 52) »Sprache-Bild-Koppelung« (Stöckl 2004b: 120)

»Sprache-Bild-Gefüge« (Große 2009: 150)

»bi- und multimodale Botschaft« (Schmitz 2011b: 25) »multimodales Gesamtprodukt« (Eckkrammer, Held 2006: 2) »multimodales Cluster« (Bucher 2011b: 126; Steinseifer 2011a: 181) »multikodales Artefakt« (Fix 2009: 120)

»multimodales Artefakt« (Schneider, Stöckl 2011b: 27) »multimodal artefact« (Jewitt 2009d: 300)

»multimodale Sehfläche« (U. Schmitz 2006a: 202) »multimodal ensemble« (Jewitt 2009d: 300).

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esponenti di quest’area di ricerca, evidenzia che la comprensione del messaggio non è possibile se non in questa relazione e introduce il termine Konbild,ovvero il “contesto visuale” (4.2.3). In un suo saggio del 2008, provocatoriamente intitolato ‘Bildakte’ How to do things with pictures?, Ulrich Schmitz ipotizza una possibile estensione della teoria degli atti linguistici anche alle immagini (4.2.3.5), ridefinendoli Bildakte, ‘atti iconici’. Sulla traccia di Klaus Sachs-Hombach (2006, 189) introduce il concetto di «funzione illocutiva» delle immagini intesa come forza elementare legata alla loro proprietà indessicale di raffigurare qualcosa (4.2.3.4). L’elementare forza illocutiva dell’immagine consente al soggetto di raffigurarsi con l’immaginazione i singoli aspetti di oggetti reali o fittizi (Schmitz 2008, 421) e le relazioni concettuali che fra essi intercorrono. A differenza di quanto accade con i segni linguistici, questo avviene però attraverso la visualizzazione dei tratti concettuali rilevanti in base al discorso e al contesto. I conglomerati di lingua e immagine non possono dunque che mantenere una forte dipendenza dal ‘contesto visuale’, Konbild in cui vengono prodotti. I tratti tipici di questo tipo d’interazione non presentano infatti caratteristiche lingua specifiche, ma discorso specifiche, presentano tratti comuni che variano a seconda dell’argomento e del contesto comunicativo. A emergere è il concetto di comunità d’interessi, da cui dipende anche l’organizzazione semantica dei materiali multimodali di vario genere.

Qualche anno dopo nel 2004 Hartmut Stöckl dedica all’argomento una fondamentale monografia: Die Sprache im Bild - Das Bild in der Sprache. Zur Verknüpfung von Sprache und

Bild im massenmedialen Text. Questo libro in cui Stöckl declina in ogni possibile variante il

rapporto fra lingua e immagine approfondendone le numerose diramazioni teoriche costituisce una pietra miliare sull’argomento. Ad esso ha fatto seguito nel 2011 la raccolta di saggi

Bildlinguistik. Theorien – Methoden – Fallbeispiele a cura di Hajo Dikmannsheke, Michael

Klemm e Hartmut Stöckl in cui la dimensione teorica viene declinata sul piano empirico analitico. Affrontare la relazione che si crea fra testo scritto e immagini secondo questa nuova prospettiva significa riflettere su forme di referenzialità diverse da quelle consuete, che si pongono nella dimensione dell’“intertestualità” (Haßler 1997) e della “transmedialità” (Ryan 2004) (3.3.4). Nella comunicazione digitale infatti il testo scritto non è autonomo, ma ha il ruolo di attivare possibili percorsi inferenziali secondo una logica che fa perno proprio sull’immagine. Il messaggio verbale in combinazione con l’immagine emerge dunque con un ruolo particolare, un ruolo ancora in corso di definizione sul piano teorico, ma che è possibile collocare nella tradizione delle didascalie negli indovinelli grafici o droodle analizzati da Umberto Eco già nel 1997 (4.2.1.1).

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A differenza della linguistica pura, l’iconolinguistica tematizza le relazioni esistenti fra lingua e immagine come se fossero un “testo unico”, Gesamttext (Doelker 1997, 29; Krämer 2001, 11). L’intento di questo ambito di ricerca, secondo Stöckl (2011, 55) dovrebbe dunque essere quello di mettere a fuoco la testualità delle immagini e spiegare in che modo esse integrino il potenziale semantico del messaggio. Le immagini materiali e visuali, le immagini verbali (espressioni figurate, metafore) e le immagini mentali (fantasie, idee, immaginazione) sono infatti nell’uso digitale indissolubilmente legate e devono essere comprese nel rispetto di questo legame (Diek- mannshenke, Klemm, Stöckl 2011, 9).

Alla luce di tutto questo sembra dunque legittimo prevedere, come suggerisce Hartmut Stöckl (2004, 5-6), che sia sul piano ricettivo che su quello produttivo il nostro rapporto con la lingua, e in particolare con la lingua scritta, sia destinato a modificarsi e che di conseguenza il concetto prototipico di testo in ambiente digitale in un futuro ormai non molto lontano passerà dall’essere, come sosteneva János Petőfi (1990), prevalentemente verbale112 ad essere

prevalentemente multimodale. Il focus di questa ricerca si colloca nella relazione sinergica fra lingua e immagini, i testi multimodali digitali hanno infatti potenziato e amplificato gli effetti semantici derivati dalla sovrapposizione di queste due modalità essi tuttavia – come vedremo nella sezione 4, dedicata alle immagini – erano già presenti nei media tradizionali.

112 «Un testo è un oggetto semiotico relazionale prevalentemente verbale con una manifestazione fisica scritta a

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