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L’impatto dell’aumento di capitale sul Core Tier

IL CASO: L’AUMENTO DI CAPITALE DI UNICREDIT SPA

3.1 UniCredit: la storia

3.2.4 L’impatto dell’aumento di capitale sul Core Tier

L’aumento di capitale Unicredit - come detto in precedenza - ha riscontrato un notevole successo di adesioni soprattutto negli investitori istituzionali che hanno dato fiducia all’Istituto di Credito italiano in un ottica di ristrutturazione e riorganizzazione patrimoniale del bilancio societario.

L’operazione straordinaria sul capitale ha infatti permesso a Unicredit Spa di chiudere la trimestrale di marzo con un Core Tier 1 pari a 10,31% ben oltre la soglia minima del 9% stabilita dall’accordo di Basilea 3.

Soddisfacente è stata, altresì, la risposta degli investitori privati che hanno sottoscritto in collocamento l’aumento di capitale. Una scelta non facile quella dei piccoli risparmiatori che sono chiamati a sottoscrivere capitale di rischio: scelta che non premia quanti hanno deciso di puntare sul rialzo del titolo in Borsa considerato che nei mesi successivi alla chiusura dell’aumento si è registrato un trend al ribasso dovuto non solo alla mancanza di fiducia del Mercato nei confronti di Unicredit ma sopratutto al momento poco brillante che ha condizionato gran parte dei titoli azionari bancari presenti sul listino di Piazza Affari.

Il grafico che segue mostra, infatti, il rally dei prezzi del titolo Unicredit: dopo un periodo di euforia dovuto ai buoni risultati dell’aumento di capitale il titolo ha dovuto affrontare quello che è stato l’accentuarsi della crisi dei Titoli di Stato. Un differenziale dei rendimenti sui titoli decennali tedeschi e italiani (spread) molto alto ha penalizzato in generale tutti i titoli bancari (e quindi anche Unicredit) che hanno iscritti nell’attivo patrimoniale una gran quantità di Titoli del debito pubblico italiano.

81 Grafico 2. Quotazioni titolo Unicredit dal 23 dicembre 2011 al 22 giugno 2012

Fonte: Borsa Italiana

Non è mai facile, infatti, per gli investitori scegliere di dirottare i propri risparmi su titoli rappresentanti frazioni di capitale sociale di aziende in generale, e nel caso specifico di titoli bancari.

Elevato, infatti, è il rischio che gli investitori assumono in riferimento a quello che è l’effettivo rendimento economico dell’investimento, considerato la non opportuna possibilità di disinvestimento (dovuta alla flessione sensibile della curva dei prezzi) e la scarsa probabilità di distribuzione degli utili agli azionisti al termine dell’esercizio 2012.

82 3.3 Emissione di bond del 2012

UniCredit perfeziona una doppia operazione sui bond, mentre in Borsa le azioni della banca continuano a essere ben comprate e Bankitalia monitora con attenzione l'evolversi dell'azionariato di piazza Cordusio.

Il 16 gennaio 2012 Unicredit ha infatti deciso da un lato di deliberare un programma di covered bond fino a 25 miliardi, dall'altro di acquistare fino a un massimo di 3 miliardi di euro di propri bond.

Obiettivo, aumentare la liquidità e migliorare il Core Tier 1 dopo che UniCredit ha presentato in via ufficiale a Bankitalia il piano per arrivare al 9% entro la fine di giugno 2012, secondo le richieste dell'Eba.

Nel dettaglio, l'istituto ha depositato alla Borsa del Lussemburgo la documentazione per il lancio di un nuovo programma di obbligazioni bancarie garantite.

Il programma è fino a 25 miliardi, ma per ora c'è stata solo una emissione di 7 miliardi.

I titoli – che sono obbligazioni garantite da un portafoglio di mutui residenziali e commerciali o altri attivi che restano in bilancio all'emittente – non hanno rating ma seguono quello della banca e non verranno utilizzati per fare funding sul mercato.

Per contro possono essere utilizzati come collaterali nelle operazioni di rifinanziamento con la Bce o presso altre controparti.

Per ora non è stata decisa la tabella di marcia per le nuove emissioni collegate al programma appena deliberato.

Oltre ai covered bond, la banca ha lanciato il riacquisto di bond emessi su un valore nominale di 5,5 miliardi di euro.

L'offerta è limitata al raggiungimento di 3 miliardi di valore nominale.

In questo caso il vantaggio per la banca è che compra a prezzi scontati rispetto al valore nominale, dando un premio pari al 10% circa, rispetto alle quotazioni del giorno precedente sul mercato secondario.

83 L'obiettivo, come detto, è migliorare il Core Tier 1: nel supplemento del prospetto si spiega che assumendo un riacquisto pari al 25% dei 3 miliardi «ci si attende un impatto positivo sul Core Tier 1 ratio pari a circa 2,7 punti base e profitti per circa 123 milioni».

Assumendo invece – prosegue il documento – un riacquisto pari al 100%, l'impatto sul Core Tier1 sarebbe pari a 10,9 punti base e profitti per 490 milioni. L'operazione sui bond è stata avviata nel bel mezzo dell'aumento di capitale di UniCredit e durante questo periodo, in Borsa, il titolo ha registrato un forte rialzo.

Un segnale del crescente interesse del mercato, peraltro confermato dalle posizioni che si stanno via via delineando nel capitale.

Capital research ha raddoppiato la quota al 5,4% e una nutrita pattuglia di imprenditori privati si sta posizionando sul titolo.

D'altra parte il fronte arabo si sta muovendo in ordine sparso. Se Central Bank of Lybia e Lia non hanno sottoscritto e sono destinate a scendere al 2,9% e all'1,8%, il fondo di Abu Dhabi Aabar, che aveva annunciato di essere pronto a salire fino al 6,5%, post ricapitalizzazione dovrebbe invece restare intorno al 5%, come spiegato negli aggiornamenti Consob.

«Se entrano soci istituzionali di livello è positivo», ha dichiarato Angelo Miglietta, segretario generale della Fondazione Crt.

I diversi movimenti nel l'azionariato della banca, ad ogni modo, sono monitorati con attenzione dalle autorità di controllo: «La Banca d'Italia segue con attenzione l'evoluzione degli assetti azionari delle banche, le quali assumono rilevanza sia a fini del rispetto delle vigenti disposizioni in materia di partecipazione nel capitale delle stesse, che per il complessivo impatto sui profili gestionali e strategici degli intermediari medesimi», si legge nella risposta a un'interrogazione di Maurizio Fugatti (Lega) fornita in commissione Finanze della Camera dal ministero del l'Economia.

L'interrogazione chiedeva chiarimenti sulla partecipazione del fondo Aabar in UniCredit e sulla difesa del ruolo delle fondazioni rispetto agli azionisti stranieri. Il Tesoro, precisando di non avere ancora informazioni sui partecipanti

84 all'aumento di capitale, ricorda che lo statuto di UniCredit impedisce a un singolo socio di far valere diritti di voto per una quota da capitale superiore al 5 per cento.

In ogni caso, si legge ancora nella risposta, il ministero del l'Economia agisce quale Autorità di vigilanza sulle fondazioni, «ma non può assumere iniziative atte ad assestare quei rapporti di azionariato che trovano nel mercato la loro formazione».